Note alla storia

E' passato tanto, troppo tempo. Alcuni fra voi forse se ne accorgeranno. Per tutti voi che state leggendo (e non sapete quanto significhi per me) e per queste persone in particolare, che mi sono sempre state vicine, rimando alla dedica finale, perchè ne possiate attingere un pezzettino che, credetemi, è anche vostro...
Vi consiglio di leggere la storia con il sottofondo dell'omonimo brano di Francesco Renga.
Un cuore che batte contro il mio orecchio.
Il tuo sguardo scherzoso incorniciato dagli occhiali. E poco più in là il tuo, mamma, luminoso e dolce, su questo letto che ci avvolge di luce, sospesi nel tempo mentre stringo nel pugno una ciocca dei tuoi capelli rossi, e tu ridi.
Poi un lampo verde, una saetta che squarcia il silenzio e questa nostra luce perfetta.
E io che spalanco gli occhi.

Notte fonda
Senza luna
E un silenzio che mi consuma
Il tempo passa in fretta
E tutto se ne va...
preda degli eventi e dell'età
Ma questa paura per te non passa mai


Guardo davanti a me, e impiego un po’ a capire che quello che ho davanti è il rettangolo sfocato della finestra. Fuori sta piovendo, ma non è stato questo a svegliarmi. Mi tiro su a sedere, piano, per non svegliare Ginny che dorme, stretta al cuscino come al solito.
Infilo gli occhiali e tutto si fa più chiaro, ma soltanto intorno a me.
Scivolo fuori dal letto e mi sposto nella casa buia.
Quante volte mi sono sentito così, e quante ho fatto finta di non accorgermene… Quanto a lungo l’ho negato con me stesso fingendo che tutto andasse bene, ripetendomi che la mia perfezione era già con me, e che sarebbe solo migliorata con il tempo. Come se un salto avesse separato due metà della mia vita.
Qualcosa suona sopra la mia testa e mi rendo conto di essere entrato nella cameretta di Lily e di aver sfiorato lo scacciapensieri che Ginny ha messo lì per lei. Magari funzionasse davvero…
Mi avvicino alla culla di nostra figlia. Dorme, proprio stanotte. Ginny mi ucciderebbe se la svegliassi. Alzo lo sguardo sulla finestra poco distante. La luce della luna si riflette spesso su quella ricamata sopra al suo pigiama e che ne riprende il nome, ma stasera la luna non c’è. Anche il cielo è rimasto solo.
Appoggio le mani sulle sponde e resto a guardarla, immerso nel silenzio più totale, il suo piccolo corpo che si alza e si riabbassa sotto al costante respiro del sonno. Un silenzio che mi consuma.
Amore mio… sei nata da poco e da quel giorno qualcosa è cambiato. Qualcosa si è bloccato. O forse il contrario…
Sono trascorsi già dieci anni, amore mio. Sono successe così tante cose, non sono stati di sicuro anni vuoti, questo no. Ma il tempo è passato lentamente eppure anche incredibilmente veloce. Ci sono ricordi stampati nella mia memoria in cui tutto è rallentato, tutto è stato vissuto appieno come forse mai ero stato capace di fare prima: il giorno in cui ho sposato la tua mamma, quelli in cui sono nati i tuoi fratelli, i piccoli momenti importanti che si sono affacciati lungo la nostra vita. Ma intorno a tutto questo c’è solo un vuoto immenso che non so spiegarmi, che non ho mai voluto capire. Fa troppo male, amore mio…
Tutto è scorso via, tutto se ne va, un giorno dopo l’altro, e crediamo – ci illudiamo, forse – di poter scivolare via anche noi, in fondo cosa costa rimandare di un giorno, un solo giorno ancora? E forse è così che i giorni diventano settimane, mesi, anni. E alla fine ci perdiamo.
Faccio scivolare piano l’indice nel tuo pugno e tu lo stringi, forte e intensa.
Sai, ricordo l’ultimo anno della guerra come se fosse ieri. Ci sentivamo così indaffarati e impotenti nello stesso momento, inermi e immobili eppure sempre freneticamente impegnati, a volte con le azioni, più spesso con la mente o con il cuore. Abbiamo vissuto in preda agli eventi. Un anno che sembra essere durato secoli, che per certi versi vive ancora. Dentro di me lo so, e con te non lo posso più nascondere…

Angelo, prenditi cura di lei
Lei non sa vedere al di là di quello che dà
E l'ingenuità è parte di lei...
Che è parte di me


Mamma, che stanotte sei entrata nel mio sogno, guardala, lei che si chiama come te e che già ti assomiglia così tanto, con quel ciuffo di capelli rossi che nonostante tutto mi strappa un sorriso.
Lei che è ancora una pagina bianca, e per questo così speciale e così fragile. Lei che non si rende conto di quanto significhi per noi, e di cosa in futuro potremmo rappresentare per lei.
Lei che ha con sé quella semplice ingenuità che la mette in pericolo e la protegge nello stesso istante. Quell’ingenuità che ho perso, che mi sembra di non aver mai avuto. Ora più che mai, in questa solitudine che mi avvolge come se il peso di tutto fosse ancora sulle mie spalle, il peso degli obiettivi da vincere, dei nemici da sconfiggere, delle aspettative del mondo, e il mio, quello che mi chiede di cambiare, di permettermi una vita diversa ora che tutto è finito, che tutti sono andati avanti tranne me. Ora che il passato è passato mentre per me è ancora presente. Perché, anche se non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo nemmeno con me stesso, so cosa ho intorno e cosa mi impedisce di afferrare la mia vita, so cos’è questo velo che mi separa dalla realtà, e che si è scostato solo in quei momenti vividi e belli che ricordo con tanta gioia.
E’ la paura e la voglia di cambiare, di diventare me stesso anche se non so più chi sono. Mi sono separato da me in quell’anno difficile più di quanto me ne rendessi conto, e non mi sono più ritrovato davvero. Ma in fondo non è stato così per tutta la mia vita? Mi sono conosciuto perché gli altri intorno a me sapevano già chi ero, a volte a torto e altre a ragione, e questo mi ha fatto crescere e prendere consapevolezza. Ma dopo la guerra, le voci degli altri non hanno più avuto peso, si sono affievolite e zittite. Sono finalmente diventato uno qualunque. Un ex prescelto che non sa più cosa conservare del proprio io. Che da troppo tempo non sa più chi sia veramente.
Una nuova vita. Un nuovo destino. Mio. E non so che cosa vuol dire.
Le ciglia di Lily tremano. Angelo, prenditi cura di lei.

Cosa resta
Del dolore
E di preghiere, se Dio non vuole?
Parole vane al vento
Ti accorgi in un momento:
Siamo soli è questa la realtà.
Ed è una paura che non passa mai


Pace. Finalmente pace. Perché non riesco a sentirla appieno sulla pelle?
Mi sembra di voler afferrare il fumo mentre cerco di riaggrapparmi nei ricordi di chi ero. E stanotte, per la prima volta, mi chiedo se non sia tutto un errore. E’ cambiato tutto così tanto, forse dovrei farlo anche io. Forse non riesco a ritrovarmi perché non posso più esistere così com’ero prima…
Sai, amore mio, imparerai che quando succedono delle cose brutte le persone cercano ciò che resta di familiare. Così abbiamo fatto tua madre e io, i nonni, i tuoi zii, tutti i Maghi e le Streghe del mondo. Poi pian piano abbiamo iniziato a sbriciolarci di fronte alla realtà. Ricordo ancora il giorno in cui tua madre è scoppiata in lacrime, senza un’apparente ragione, per poi lasciarsi sfuggire il nome di tuo zio Fred. Tutti abbiamo dovuto imparare ad accettare, tutti abbiamo affrontato i nostri fantasmi prima o poi. E io, piccola mia, l’ho mai fatto? Sono mai stato abbastanza forte da lasciarmi andare? Abbastanza debole da guardare negli occhi la mia anima e ripensare a ciò che è successo, se mi ha cambiato, e quanto e come? Abbastanza da concedermi di darmi spazio, di darmi tempo, per prenderne davvero consapevolezza? Forse è per questo che tutto continua a tornare a galla e mi impedisce di stringere il presente?
Cosa resta del dolore che abbiamo vissuto? Di quel dolore da cui siamo stati vissuti, in realtà. Che abbiamo così faticosamente allontanato pur di sentircelo il meno possibile addosso… A te posso dirlo, bimba mia. Credo di non averlo mai affrontato, solo parole vuote, e distanze che mi hanno svuotato ogni secondo di più, come granelli di sabbia che hanno scavato nel mio cuore senza che me ne accorgessi. Senza che lo evitassi, perché non sono stato capace di accorgermi nemmeno di quanto potesse essere pericoloso.
Siamo soli, amore mio, e non lo dico da orfano o da incompreso, non mi sono mai considerato così, neanche quando ho dovuto prendere delle scelte importanti, che magari spesso ho sbagliato ma per cui avrei sempre potuto chiedere un consiglio. No, non sto parlando di questo. Ma ci sono cose, Lily, che solo tu potrai capire, per quanto potremmo amarti io e le altre persone con cui crescerai. Solo noi possiamo guardarci dentro, amore, fare i conti con noi stessi, e aiutarci per primi.
Ed è una paura che mi spezza il respiro.

Angelo, prenditi cura di lei
Lei non sa vedere al di là di quello che dà


Mio Angelo, proteggi il suo cuore quando non potrò farlo io. Lascia che una piccola parte di lei sia sempre come ora, fiduciosa e felice, ignara di quanto può essere complicato il mondo. Serena come adesso mentre sorride nel sonno, un calcetto che scosta appena la copertina dalle sue gambe, avvolte nella tutina blu che si sta sfocando…

E tutto il dolore
Che grida dal mondo
Diventa un rumore
Che scava, profondo...
Nel silenzio di una lacrima


Non sento le nocche bianche che stringono forte la culla.
Non percepisco i miei occhi assenti ora incapaci di vedere.
E tutti i pensieri che ho sempre respinto mi si riversano addosso come onde di un oceano in tempesta… Quanto ho rischiato? Quanto abbiamo rischiato tutti? E’ davvero sempre servito? Quante persone abbiamo perso? Quanto di noi abbiamo perso?
Mamma. Papà. Sirius…
E nel mio cuore esplode un grido che copre il suono di tutti gli altri nomi ma non i loro volti nella mia mente, un urlo che non arriva alle labbra ma che espande il suo calore tutto dentro di me, per la prima vera volta, un rumore che scava profondo e brucia e fa male mentre mi invade con il suo dolore…
Poi le mani di Ginny sul mio petto che si socchiudono appena, la sua guancia sulla mia schiena che ormai trema. Un abbraccio altrettanto silenzioso e muto, ma completamente diverso. E in quel silenzio sento scendere una lacrima mentre tutto torna nitido.

Lei non sa vedere al di là di quello che dà
L'ingenuità è parte di lei
Che è parte di me.


Sposto piano le mani dal lettino e le appoggio su quelle di Ginny, ora che posso tornare veramente a guardare mia figlia.
Angelo, proteggila da tutte le mie apprensioni, lei che stanotte è stata la chiave del mio cuore.
Angelo, proteggila dalle difficoltà perché non intacchino mai davvero la sua sincerità.
Angelo, proteggi tutto ciò che lei è ora più che mai, e quel lato di lei che ancora vive dentro ognuno di noi.
Che è parte di lei.
Che è parte di me.

Note di fine capitolo

La storia che avevo deciso a grandi linee nel 2017 “per non bloccarmi” dopo la lettura del settimo libro. Non ha funzionato. Ma è cresciuta, cambiata, diventata più mia e più nostra. E anche se non sarà la migliore è speciale per me, ora più che mai. I 10 anni sospesi di Harry, i miei 10 anni sospesi. Angelo, prenditi cura di me…
A chi non ha mai smesso di crederci, anche quando quasi non ci credevo più nemmeno io.

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