Note alla storia

Titolo:La via del perdono
Autore/data: Ida59 – 18 giugno-21 luglio 2014
Beta-reader: nessuno
Tipologia: breve storia in tre parti
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus, Silente, Caramel, Sirius
Pairing: Severus/Lily
Epoca: 4° anno
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Stava per scendere all’inferno: era quella la via per il perdono.
Parole/pagine: 8.725 parole (8.383 senza citazioni dal libro), 20 pagine.
Nota 1: storia scritta per l’iniziativa “La Sfida olimpica”, specialità Tiro (storie di tenacia) nell’ambito della Severus House Cup del Forum “Il Calderone di Severus”.
Nota 2: la storia prende consistente ispirazione anche da ciò che è stato scritto, da me e da altri (Anastasia, Chiara e Nadia), nella discussione “Rileggiamo e commentiamo insieme HP4" una volta arrivati alla splendida pagina in cui Severus mostra il Marchio a Caramel, del Forum “Il Calderone di Severus”. Ringrazio quindi le amiche, in particolare Nadia che ha scritto con passione tante cose meravigliose nella discussione, che mi hanno permesso di attingere anche alle loro parole.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, ove presente, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e i versi di questa poesia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
 
 
Indice
 
Parte I
Ecco. Il Marchio Nero.

Parte II
Stringere la mano all’odio.

Parte III
La promessa rinnovata.

 

Parte I

Ecco, Il Marchio Nero.

 
Il Marchio sul suo braccio bruciava, bruciava ancora, con feroce intensità, da più di un'ora ormai, ricordandogli dolorosamente tutte le colpe del suo passato e diffondendo tutto intorno una cupa ombra oscura che preannunciava una nuova tragedia imminente sul futuro del mondo magico.
Il Marchio bruciava e quell'idiota di Caramel si rifiutava, ostinato e troppo spaventato, di ascoltare la cruda verità che Silente gli svelava e, anzi, osava addirittura minacciarlo.
Non poteva permetterlo!
Senza quasi che il mago se ne rendesse conto, la sua mano destra aveva slacciato veloce, quasi con furia, i bottoncini della manica sinistra, lì dove il mai dimenticato bruciore del Marchio urlava alla sua anima il ritorno dell'Oscuro Signore; lì, sulla sua pelle chiara che un tempo lontano era stata innocente, dove per lunghi anni era sempre rimasto celato; lì, dove ora le spire dell’immondo serpente dell’oscurità  avrebbero mostrato a tutti il suo orrido passato denso di imperdonabili colpe.
- Se sei contro di lui, Cornelius, allora restiamo dalla stessa parte.[1]
Le parole di Silente risuonarono dure nell'aria tesa, come un ultimatum, come una dichiarazione di guerra.
Una guerra dichiarata dal bruciore intenso di quel maledetto Marchio col quale tanti anni prima un giovane mago alla ricerca di conoscenza e vendetta aveva rovinato la propria vita ed ucciso ogni speranza di futuro.
Una guerra in cui Severus Piton aveva deciso da molti anni da quale parte si sarebbe schierato, una guerra in cui il mago sapeva perfettamente qual era il suo dovere. E l'avrebbe compiuto, quel dovere, fino in fondo, a qualsiasi prezzo - fosse pure la sua stessa vita, che così avrebbe almeno acquistato un minimo di valore per la causa - perché era troppo importante l'obiettivo finale di salvare il mondo magico dalla folle crudeltà dell'uomo che, con lusinghe di sapere e potere, lo aveva indotto a perdere l'innocenza e dannare per sempre la propria anima lordandosi le mani di sangue.
Una guerra che Severus Piton era pronto a combattere con tutto se stesso: glielo si poteva leggere senza fatica nello scintillante sfavillio dei profondi occhi neri ora animati, anzi, quasi soverchiati, dalle potenti emozioni che si affollavano nel suo cuore; la sua coraggiosa determinazione era invece incisa nel profondo pallore, quasi luminoso, del suo viso incorniciato dai lunghi capelli corvini.
- Non può essere tornato, Silente, non è possibile... – piagnucolò flebile il Ministro.
Quel pavido di Caramel fuggiva la verità ma, come Silente invece aveva affermato con decisione, era necessario agire in fretta, il più presto possibile, e fare fronte comune contro il ritorno dell'Oscuro Signore.
Ben lungi dal non provare alcuna emozione, come tutti credevano e come lui stesso voleva che continuassero a credere, in quel momento il mago ne era invece completamente pervaso e non riuscì più a controllarle. Incapace di trattenersi oltre, in un istante si trovò parato davanti a Silente, deciso a sostenere le sue parole di fronte all'uomo che avrebbe dovuto difendere il mondo magico ed invece si ritraeva terrorizzato dalla verità, quella verità che bruciava con ferocia nella profondità della sua carne.
In quell’esatto momento, la maschera di gelida impassibilità costruita nel corso degli anni ed indossata ogni giorno con distaccata disinvoltura si infranse di schianto; con un gesto rapido Severus sollevò la manica della veste nera e, volontariamente e dolorosamente, tese con decisione l'avambraccio sinistro verso il Ministro:
- Ecco. Ecco. Il Marchio Nero.
Caramel si ritrasse con disgustato orrore alla vista del serpente che avvolgeva con le sue spire sinuose il teschio che spiccava, nero come la morte, a deturpare la sua pelle candida d’una innocenza da troppi anni perduta, tangibile simbolo delle sue colpe. Ma il mago continuò imperterrito, forte della sua decisione a perseguire l'unico obiettivo che contava davvero:
- Non è netto come un'ora fa, quando è diventato scuro, ma si vede ancora.
La voce uscì inaspettatamente roca e sofferta dalle sue labbra sottili, soverchiata dalle emozioni che ardevano tumultuose nel suo cuore per quel gesto terribile e potente che mai aveva compiuto prima e che mai avrebbe pensato di poter compiere. Quel gesto che rivelava a tutti la sua tremenda caduta. Quel gesto che doveva compiere perché non c'era altro modo per convincere l'idiota che dirigeva il mondo magicoche Voldemort era di nuovo la tragica realtà contro la quale dovevano lottare.Subito, tutti insieme, uniti.
- Ogni Mangiamorte è stato marchiato a fuoco così dal Signore Oscuro. Era un modo per riconoscerci, e per convocarci a lui.
Marchiato, proprio come unanimale, incatenato da quel Marchio come uno schiavo.
E un tempo lontano, ma mai dimenticato, il mago era stato crudele e feroce più di un animale; e si era inginocchiato più e più volte a baciare l'orlo della veste di tenebra del suo Padrone, mentre le catene lo stringevano e lo obbligavano a immolare nel sangue la sua innocenzalacerando per sempre la sua povera anima.
- Quando lui toccava il Marchio di qualunque Mangiamorte, dovevamo Smaterializzarci, e Materializzarci immediatamente al suo fianco.
Sì, anche lui, come tutti gli altri Mangiamorte, reso loro uguale dall’argentea maschera priva d’ogni espressione e dominata dalle scure orbite vuote, colme solo di morte; lui, che credeva d’essere loro superiore in intelligenza e conoscenza; lui, per questo immensamente più colpevole nella sua folle scelta volontaria.
Invece anche lui era diventato una bestia, proprio come ogni altro Mangiamorte, e aveva obbedito senza fiatare ai crudeli ordini di morte; e poi aveva chiuso forte gli occhi per dimenticare la propria umanità e si era tappato le orecchie per non sentire le urla strazianti in mezzo al cerchio bestiale che si chiudeva brutale intorno al falò, sanguinosa ferita rossa inflitta nel mezzo della notte nera.
Le parole che aveva appena pronunciato, accostando di nuovo se stesso a quel passato colpevole, lo avevano straziato a fondo. Era stato come ammettere davanti a tutti le sue orribili colpe, era stato come rivivere in quello stesso istante, con la coscienza di oggi, i crimini di ieri. Era il dramma della sua coscienza rinnovata che ogni notte con perfida fantasia creava nuovi incubi per tormentarlo con atroce crudeltà; era il lacerante rimorso che nel ricordo nasceva prima ancora della colpa stessa; era la spietata condanna nella consapevolezza dell’impossibilità del perdono per quei crimini di cui aveva fin troppo chiaro il peso ed il valore e che era determinato ad affrontare fino in fondo, pagandone il prezzo senza concedersi il minimo sconto, implacabile giudice di se stesso, incapace perfino di implorare perdono.
- È dall'inizio dell'anno che questo Marchio ha cominciato a diventare più evidente.
Giorno dopo giorno, il passato era tornato inesorabilmente in vita straziando a fondo la sua anima, esacerbando i rimorsied ampliando i rimpianti, soffocandolo col peso delle sue tremende memorie. Ricordandogli ogni sua giusta promessa, imprimendogli nel cuore il dovere che aveva liberamente scelto, con forza maggiore anche di quel dannato Marchio.
- Anche quello di Karkaroff. Perché crede che Karkaroff sia fuggito stanotte? Abbiamo sentito entrambi il marchio bruciare. Abbiamo capito entrambi che era tornato. Karkaroff teme la vendetta del Signore Oscuro. Ha tradito troppi dei suoi vecchi compagni per essere certo di essere il benvenuto.
Ma lui non era un codardo: era rimasto, anche se colui che aveva tradito era stato proprio l'Oscuro Signore in persona; e avrebbe continuato ad ingannarlo, convincendolo d'essere ancora un suo schiavo, sempre incatenato dall’orrida  serpe, nera di perdizione, che sfregiavano il candore della pelle del suo avambraccio. E invece era libero. Severus era libero di combattere dopo aver compiuto finalmente la scelta giusta, di lottare anche per la propria redenzione alla ricerca di quel perdono che ancora non riusciva a convincersi di meritare, nonostante tutte le accorate e ripetute assicurazioni di Albus.
Severus non era fuggito: era rimasto lì, nella sua amata Hogwarts, a spiegare, a tentare di convincere quell’idiota di Caramel che invece perdeva tempo prezioso; era lì, con l’avambraccio scoperto a mostrare con umiltà le proprie colpe, sentendosi quasi nudo, indifeso davanti a quella platea indifferente che si ergeva a tribunale ai suoi occhi neri traboccanti d’emozioni. Eppure, nessuna giuria sarebbe potuta essere più rigida e severa della sua stessa coscienza.
Severus lo sapeva fin troppo bene: quel tribunale lo aveva già giudicato a priori, tanti anni prima, quando ancora il segno indelebile del Marchio non c’era a bollarlo come diverso; loro stessi lo avevano marchiato come tale, rifiutandolo ed umiliandolo, relegandolo fuori dalle loro vite; loro stessi lo avevano condannato come Mangiamorte prima ancora che lo diventasse. Perfino Lily lo aveva reputato tale e, giudicandolo ormai perduto, lo aveva abbandonato senza rimpianto, chiudendogli la porta in faccia nel buio della notte. E nell’oscurità della notte, ormai solo, Severus era irrimediabilmente sprofondato.
Così, adesso, era facile per loro vedere solo quel Marchio in lui, quel Marchio che li disgustava e li portava a ritrarsi inorriditi; quel Marchio che, in un certo senso, loro stessi per primi gli avevano impresso indelebile, nel cuore e nella mente. A nessuno di loro importava realmente capire quanto potesse essere cambiato nel corso dei lunghi anni di solitaria e silenziosa sofferenza: la condanna sul suo capo di diverso rimaneva, inesorabile e inflessibile per quel passato imperdonabile che aveva appena mostrato loro e per il quale lui stesso continuava a tormentarsi e a soffrire in silenzio.
Senza rendersene conto, mentre riversava quel fiume di parole sul Ministro, Severus aveva alzato il mento, con fierezza, ed i suoi occhi neri fiammeggiavano, traboccanti di ardente determinazione.
Non era la vendetta che cercava, ma l'affermazione di sé come persona nuova, ben diversa dal giovane vendicativo che si era per sempre macchiato l'anima porgendo il proprio braccio all'Oscurità. Anche se tutti loro non lo sapevano, e magari neppure sarebbero mai stati disposti a crederlo, adesso il suo braccio era al servizio di Silente; combatteva per proteggere il mondo magico, che ancora e sempre lo rifiutava; lottava per respingere quell'oscurità che troppo a lungo lo aveva avvinto a sé rubandogli ogni cosa: non solo il presente ed il futuro, ma anche la speranza, la speranza del perdono.
Avrebbe combattuto per loro, fino in fondo, senza paura e senza cedimenti, anche se nessuno l’avrebbe mai saputo: lo aveva promesso, tanti anni prima, soprattutto a se stesso. Lo avrebbe fatto a qualsiasi costo, fosse pure stato a pena della sua stessa vita: perché nessun prezzo era troppo alto per un uomo che combatteva per la redenzione della propria anima, per cercare di raggiungere di nuovo la luce che aveva perduto quando aveva scelto di scendere nell'abisso infernale di Voldemort facendosi imprimere a fuoco, nella carne e nell'anima, quell'orrendo Marchio.
" … ci sono macchie che non vengono via, Piton. Macchie che non vengono mai via… “[2]
Così gli aveva detto Barthy Jr. sotto le mentite spoglie di Moody, minacciandolo, solo pochi mesi prima.
Ma non era vero.
Severus quella macchia maledetta se la sarebbe strappata via, un giorno, se non dalla carne almeno dall'anima. Sarebbe stato il giorno del suo riscatto e finalmente sarebbe stato di nuovo libero e, forse, anche in grado di perdonarsi. O, almeno, di sentirsi degno di implorare il perdono.
Era per questo che combatteva e che si era preparato così minuziosamente per tanti anni, quegli anni in cui aveva rinunciato a vivere richiudendosi nella fredda e silenziosa oscurità del suo sotterraneo: per riguadagnare infine la luce che aveva perduto quando aveva scelto le fiamme infernali di quel Marchio maledetto.
Alle ultime, fiere parole del mago, accompagnate da quel gesto colmo di sofferta dignità, Caramel si allontanò scuotendo la testa e Severus ebbe l'impressione che non avesse compreso una sola parola del torrente impetuoso che, incredibilmente, era uscito dalle sue labbra di solito sempre serrate in una stretta linea sottile. Lui, sempre così silenzioso e schivo, aveva quasi perso il controllo di sé e aveva investito il Ministro con quel fiume ininterrotto di parole, mostrando a tutti il Marchio Nero, orrido simbolo delle colpe del suo passato.
In quelle parole era racchiuso il suo mondo e la sua tragica storia; era il racconto straziato della sua scelta sbagliata e della sua inesorabile caduta, ma anche della sua nuova scelta, quella più difficile ma finalmente giusta, e della sua faticosa risalita; era tutto ciò di tremendo che quel Marchio significava per lui: era stato la sua condanna, ma sarebbe stato anche la sua sospirata redenzione. Era stato come mostrare la sua anima, nuda e inerme, era stato mostrare il suo vero se stesso a tutti gli altri.
Per quanto tremendamente difficile, aveva slacciato ad uno ad uno i bottoni che celavano la sua vergogna e sollevando la manica aveva mostrato a tutti l’orrore imperdonabile del suo passato; era stato come confessare ogni errore commesso su quella strada sbagliata imboccata per vendetta; era stato ammettere la sua straziante sofferenza per tutto ciò che aveva perduto.
Anche se loro, probabilmente, non avevano compreso nulla al di fuori dell’apparenza di colpevolezza sancita da quel ributtante sfregio nero inciso nella sua pelle chiara. Invece aveva offerto loro la possibilità di intuire la propria anima, di sfiorarla con la loro se avessero voluto, di vederla ed osservarne l’oscurità, ma anche la luce che vi brillava dentro. Solo per un istante, prima di ritornare a indossare la sua gelida maschera imperturbabile e recitare il suo ruolo oscuro, disgustandoli e facendosi odiare.
Eppure lo aveva fatto, senza la minima esitazione, per difendere la verità, lui sempre costretto a mentire e a mascherare se stesso negando perfino la propria umanità.
Lo aveva fatto per la propria lealtà a Silente, alla cui spaventosa verità Caramel non voleva credere; lo aveva fatto per la causa dell'Ordine e per la salvezza del mondo magico, perché Il mago sapeva fin troppo bene di cosa era capace Voldemort, e questa consapevolezza terribile gli bruciava nella carne, nell'anima e nel cuore, più ed oltre il Marchio del suo passato colpevole. Per questo si era umiliato davanti a tutti mostrando il simbolo della sua colpa, ma tutto sembrava inutile: Caramel stava fissando disgustato l'orrendo Marchio sul suo braccio, troppo spaventato dalla verità per riuscire a comprenderla ed accettarla.
 

Note di fine capitolo

[1] Tutte le battute, salvo specifiche note, sono tratte dalla parte finale del capitolo 36 di “Harry Potter e il calice di fuoco”.

[2] Battuta tratta dal capitolo 25 di “Harry Potter e il calice di fuoco”.

 

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