Note al capitolo
Punto di vista di Harry
Dopo aver visto morire centinaia di persone davanti ai suoi occhi, Harry Potter non era più facilmente impressionabile.
Probabilmente non lo era mai stato veramente altrimenti non avrebbe mai potuto combattere contro Voldemort dall'età di undici anni e riuscire a rimanere sano di mente.
Le battaglie contro i Mangiamorte negli ultimi quattro anni lo avevano temprato a tal punto che ormai non sentiva neppure più quell'adrenalina che nei primi mesi di guerra non smetteva mai di scorrergli nelle vene.
Era come se queste battaglie giornaliere l'avessero assuefatto: lanciare incantesimi per difendersi o per attaccare a seconda dei casi, erano diventate ormai azioni meccaniche, non racchiudevano più in sé né paura né rabbia. Ecco perché cominciavano a non essere più efficaci come un tempo, ecco perché Harry rischiava ogni giorno sempre più di morire, ecco perché era ormai rassegnato a non poter vincere questa guerra contro Voldemort. Perché sentiva che in fondo non gliene importava più nulla.
Voldemort avrebbe vinto con facilità, perché Harry Potter non provava più nessun sentimento, perché il cuore di Harry era diventato insensibile al proprio dolore e soprattutto al dolore degli altri.
Ricordava di aver letto in un libro babbano un'espressione che non era mai riuscito a comprendere fino in fondo: possedere un cuore bianco. Finalmente capiva il significato di quella frase, un cuore bianco era un cuore come il suo, un cuore arido, senza più sentimenti, senza più emozioni.
Le parole di Silente dopo la morte di Sirius riempivano la sua testa:
"Nell'Ufficio Misteri c'è una stanza che viene sempre tenuta chiusa.Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell'intelligenza umana e della natura...E' la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità e che Voldemort non possiede affatto. E' stata quella a spingerti a salvare Sirius questa notte, e ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può sopportare di risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti ciò che ti ha salvato è stato il tuo cuore."
Cosa mi salverà ora che l'ho perduto?
Non è stata una decisione del tutto consapevole quella di allontanarmi dalle persone che amavo.
Ammetto che avevo già pensato di farlo ad un certo punto della mia vita perché pensavo che sarebbero state più al sicuro lontane da me, ma qualcuno mi fece capire che non mi sarebbe servito a niente rimanere da solo, senza amici, senza amore.
Ricordo come se lo vedessi qui davanti a me il volto di Hermione rigato dalle lacrime e quello di Ron ferito dal mio comportamento e quello di Ginny fiero e senza timore dopo che gli dissi che non volevo più avere niente a che fare con loro. Le parole della piccola Weasley, però, mi aprirono gli occhi:
"Chi ti credi di essere Harry per trattarci così? Credevo che fossimo amici! Non fai altro che allontanarci, continui a chiuderti sempre di più in te stesso. E adesso questa storia che non vuoi più avere a che fare con noi..."
"Ho visto morire Sirius davanti a miei occhi, hai un'idea di ciò che lui rappresentava per me? Credi che voglia vedervi fare la stessa fine?"risposi con rabbia
"So che lo amavi, lo amavamo tutti, era impossibile non volergli bene, ma credi veramente che lui avrebbe voluto che tu reagissi così? Sirius era un combattente, non ha mai smesso di lottare e l'ha fatto per te, per i tuoi genitori, per i suoi amici e soprattutto per se stesso. Ha rischiato tutto per ritrovarti, non ha mai perso la speranza di poterti rivedere, neppure durante i lunghi anni ad Azkaban. Era un grande Mago, ma soprattutto era un grande uomo in ogni senso del termine, e tu dovresti cercare di onorare la sua memoria vivendo al massimo delle tue capacità, proprio come lui ha sempre fatto, ma invece tu hai rinunciato a tutto, e mi dispiace dovertelo dire ma è come se tu lo stessi uccidendo un'altra volta comportandoti così."
Ricordo i suoi occhi scuri infiammati di rabbia mentre mi diceva queste cose. Ricordo Ron ed Hermione a bocca aperta quasi spaventati dal suo fuoco e ricordo le mie lacrime iniziare a scorrere. Cercai di smettere di piangere, ma non ne ero capace. Era come se la tensione degli ultimi mesi, o forse degli ultimi anni si stesse sciogliendo dopo aver sentito quelle parole. E poi, quando le lacrime si furono calmate, Ginny ricominciò in tono più dolce:
"Sappiamo perchè lo stai facendo, sappiamo perchè stai cercando di allontanarti da noi: perché hai paura che essere tuoi amici significa per noi essere il primo bersaglio di 'Tu sai Chi'. Probabilmente è vero..."
La guardai con sorpresa, mi aspettavo che per farmi sentire meglio mi avrebbe detto bugie. Anche Ron ed Hermione erano sorpresi quanto me, ma poi lei continuò:
"Se ho imparato qualcosa di Riddle durante il mio primo anno è che lui agisce proprio così, usa le tue debolezze per sottometterti, per distruggerti. Ma tu devi capire che il tuo piano non può e non avrebbe mai potuto funzionare. La scelta di combattere contro V-Voldemort al tuo fianco è nostra e non tua. Sappiamo quello a cui andiamo incontro...Io non ho paura, e avrei fatto questa scelta anche se non ti avessi mai conosciuto, perché è ciò che è giusto fare. Quindi allontanati pure se vuoi ma non potrai proteggermi, combatterò comunque al tuo fianco fino alla fine!"
La guardai a lungo, non riuscivo a togliere i miei occhi dal suo viso fiero, dai suoi occhi dolci e allo stesso tempo pieni di forza. Col senno di poi credo di poter dire con certezza che quello fu il momento in cui mi innamorai perdutamente di lei.
"Harry"Hermione mi toccò il braccio. Aveva smesso di piangere e anche il suo volto sembrava tornato deciso. "Ginny ha ragione, non puoi decidere per noi. Combattiamo insieme a te contro Voldemort da sempre e non puoi pensare che possiamo smettere ora. E' la nostra battaglia tanto quanto è la tua!"
"E' così Harry," iniziò Ron," non puoi pensare di liberarti di noi tanto facilmente. Sei il mio migliore amico, sei come un fratello per me e io non ti abbandono. Tutto il mondo magico è in guerra contro 'Tu sai chi', tutti dovranno scegliere da che parte stare prima o poi. Noi lo abbiamo già fatto e che tu lo voglia o no, tutti noi combatteremo. Ne varrà la pena quando elimineremo dalla circolazione quei bastardi un volta per tutte!"
Guardai Ron ed Hermione con il cuore gonfio di affetto. Ron aveva ragione: loro due erano sempre stati per me come il fratello e la sorella che non avevo mai potuto avere, e io li avevo ripagati ferendoli e privandoli della mia fiducia e del mio rispetto, pensando che era mio dovere rimanere da solo nella mia guerra contro Voldemort. Ricordo che li abbracciai forte quel giorno, e in quell'abbraccio ci promettemmo l'un l'altro di rimanere sempre uniti in questa maledetta guerra.
Ma si sa, ogni promessa prima o poi viene infranta e io mi ritrovo oggi qui, da solo, nascosto in questo cespuglio, bacchetta in pugno, aspettando di incontrare il prossimo Mangiamorte e sperando invece che questa volta si pari davanti a me Voldemort in persona per completare finalmente il mio destino; per sapere una volta per tutte se sarò la vittima o il carnefice di questo dramma; per porre fine a tutto questo scempio che è diventata la mia vita.
E' notte. Tra i rami degli alberi sopra di me riesco a vedere uno spicchio di cielo, riesco a vederne le stelle. Dovrebbe riuscire a confortarmi questa vista: nonostante la violenza in questo mondo, lassù le stelle immutabili continuano a guardarci, e continuano a illuminare i nostri cuori con la loro bellezza, ma sul mio non hanno più alcun effetto. Se fosse per me le oscurerei tutte, non hanno alcun diritto di stare sopra di noi ad osservare che ci uccidiamo l'un l'altro come se fosse uno spettacolo a cui stanno assistendo dalle loro comode poltrone. Vorrei conoscere un incantesimo da potere scagliare contro di loro, ma so che non esiste, so che non posso farci niente. Loro continueranno a risplendere lassù a dimostrazione dell'inferiorità di noi uomini che anche davanti alla loro bellezza non fermiamo il nostro odio e la nostra violenza.
Un tempo amavo le stelle. Quando stavo ancora ad Hogwarts, delle sere uscivo dalla Torre di Grifondoro portando con me il mantello di invisibilità di mio padre, la mia Firebolt e la mappa del Malandrino e andavo a volare al campo di Quidditch. Da lassù le stelle erano così vicine che mi sembrava di poterle toccare. In quegli anni le stelle mi davano ancora conforto, ma oggi invece guardandole non sento altro che rabbia.
So perché ho iniziato ad odiarle.
E' stato l'10 Agosto di quattro anni fa. E' stata la notte che ha cambiato per sempre la mia vita, la notte in cui Ron ed Hermione sono morti.
Era una notte piena di stelle. I babbani chiamano quella notte la notte di San Lorenzo, la notte in cui si possono esprimere i desideri. Ora so che le storie che da piccolo sentivo raccontare dai Babbani a proposito di quell'evento sono solo favole: quella notte ho espresso molto desideri ma nessuno si è mai avverato.
Ron e Hermione erano marito e moglie. Tutti sapevamo che probabilmente si erano innamorati fin dal primo momento che si erano visti sul treno per Hogwarts quasi quattordici anni fa. Certo discutevano spesso, se vogliamo usare un eufemismo, ma sotto tutto quel fuoco e fiamme c'era un profondo amore. Quando erano insieme le loro anime si accendevano. Credo che non si sentissero mai così vivi come quando si trovavano l'uno accanto all'altra. Si completavano a vicenda ed era incredibile vederli insieme!
Nonostante il loro amore fosse chiaro davanti agli occhi di tutti, ci volle comunque tutto lo sforzo mio e di Ginny per fare in modo che quei due testardi se lo confessassero. Dovemmo chiuderli con uno stratagemma nella Torre di Astronomia per una notte intera, ma dal giorno dopo non abbandonarono mai più l'uno il fianco dell'altra.
Si sposarono appena terminata Hogwarts. La guerra era già iniziata da due anni, sapevano che avrebbero potuto morire e volevano essere sicuri di poter passare il maggior tempo possibile insieme, volevano appartenere l'una all'altro e volevano che tutto il mondo sapesse che niente poteva separarli perché erano una cosa sola.
Fu un bel matrimonio e io fui testimone di Ron e Ginny di Hermione. Mentre si scambiavano i voti nuziali ricordo che i miei occhi non lasciarono mai quelli di Ginny e so che in quel momento anche noi due ci scambiammo le nostre promesse d'amore.
Pochi mesi dopo Hermione rimase incinta. Sarebbe dovuta essere una notizia meravigliosa, ma con la guerra in corso e con tutti i problemi che ne conseguivano Ron ed Hermione presero in considerazione l'idea di rinunciare al bambino. Ginny fece loro cambiare idea.
"Non potete rinunciare a questa creatura, è il frutto del vostro amore, dovete dargli una possibilità di vivere!"
"Ginny, io e Ron vogliamo combattere. Non possiamo rimanere a braccia conserte a guardare voi lottare da soli. Cosa succederebbe al bambino se uno di noi o entrambi non ce la facessimo? Se fosse arrivato in un altro momento sarebbe stato diverso ma..."
"Queste sono idiozie!" Ginny guardò con occhi fiammeggianti Ron ed Hermione. "Conosco bene Ron e conosco bene te Hermione, sai bene che sei come una sorella per me. So che non volete veramente rinunciare a questo bambino. Deve nascere Hermione, o lo rimpiangerete per tutta la vita. Ma non capite?" si chinò e posò una mano sul ventre di Hermione. "E' un segno di speranza! In mezzo a tutto questa violenza e terrore è potuta comunque avvenire una cosa così meravigliosa!" con le lacrime agli occhi guardò prima Ron e poi Hermione. "Questo bambino porterà così tanta gioia nella nostra vita, ne sono sicura, ci darà ancora più forza per combattere, e se mai dovesse succedere qualcosa a voi due avrà tutta la famiglia Weasley al suo fianco, e Harry e i tuoi genitori Hermione. Non sarà mai solo."
Rupert Sirius Weasley nacque il 14 Settembre dell'anno successivo.
Non credo di aver mai assistito a una giornata più bella in tutta la mia vita.
Ron ed Hermione erano estatici! So che non si pentirono mai di aver cambiato idea; Rupert da quel giorno colmò tutte le nostre vite di gioia.
Io sono il suo padrino anche se non credo che lui lo sappia, non so neppure se si ricorda di me.
Dovrebbe avere quasi cinque anni ormai.
Un'altra promessa che non ho mantenuto, non mi sono occupato di lui come Ron ed Hermione avrebbero voluto. Sono sicuro che i Weasley si stanno prendendo cura di lui, e se è con loro non avrà di sicuro bisogno di me. Probabilmente Ginny gli starà facendo da mamma.
E' stato Draco. Ad ucciderli quella sera d'estate è stato Draco Malfoy.
Era riuscito a trovare Lee Jordan, il custode segreto di Ron ed Hermione.
L'aveva torturato fino a farsi dire dove si trovavano e poi l'aveva ucciso.
Non era stato un attacco voluto da Voldemort. Malfoy aveva agito da solo.
Nel corso degli anni aveva iniziato ad odiare Ron più di quanto avesse mai odiato me.
Ron in battaglia aveva ucciso suo padre e poco tempo dopo era anche riuscito a far imprigionare ad Azkaban sua madre. Draco non glielo perdonò mai.
Li uccise solo per vendetta personale. Prima torturò Hermione costringendo Ron ad assistere impotente e poi li uccise entrambi.
Li trovammo a terra, gli occhi spalancati rivolti l'uno verso l'altra come se anche nella morte volessero in qualche modo rimanere legati da un ultimo sguardo. Trovammo Rupert nella camera segreta che Silente aveva suggerito loro di costruire. Probabilmente Hermione o Ron avevano capito che qualcosa di tremendo stava per accadere e nascosero il piccolo.
Draco non ebbe il tempo di cercarlo e comunque non lo avrebbe mai trovato: solo membro della famiglia conosceva l'ingresso e la parola d'ordine per accedervi. Fu Ginny ad andare da Rupert per prima. Lo trovò che dormiva cullato dalla voce di sua madre che attraverso un carillon incantato gli cantava una ninna nanna.
Quando la voce di Hermione arrivò alle mie orecchie crollai. Non potevo credere che se ne fossero veramente andati.
I miei due migliori amici! Con loro avevo condiviso tutto ciò che di importante era avvenuto nella mia vita. Che senso c'era a continuare a lottare ora?
Metà del mio cuore morì insieme a loro quella notte e non credo di essermi più ripreso veramente dopo la loro morte.
Lo uccisi quella sera stessa.
Rintracciai Draco in una taverna non molto distante dalla cittadina dove vivevano Ron ed Hermione.
Andai verso di lui e senza dire una sola parola alzai la mia bacchetta pronto a colpire. In quel momento lui alzò lo sguardo verso di me. Credevo che in quegli occhi di ghiaccio avrei visto soddisfazione, vittoria e invece vidi solo tristezza e disgusto. In un altro tempo e luogo forse ne avrei avuto pietà, ma non quella sera, non con le immagini dei corpi scempiati dei miei amici davanti ai miei occhi, non con la voce di Hermione nelle mie orecchie mentre cantava per il suo bambino.
Fu la prima volta che pronunciai l'Avada Kedavra, fu la prima volta che uccisi qualcuno, l'unica per vendetta.
Solo dopo, vedendo gli occhi sbarrati di Draco davanti a me capii perché nei suoi occhi, poco prima, avevo visto quel vuoto. Uccidendolo avevo ucciso anche una parte di me stesso.
Mi chinai per vomitare.
Sentivo che non sarei più potuto tornare ad essere un uomo completamente felice: avevo perduto la speranza, avevo perduto la gioia di vivere. Mi ero vendicato ma non avrei riavuto indietro i miei amici. Avevo solo fatto ancora più male a me stesso.
Quella sera me ne andai.
Tornai a casa e di fronte a Ginny preparai le mie cose e mi avviai per sempre fuori dalla sua vita.
Teneva ancora in braccio Rupert. Mi ricordo che tra le lacrime mi supplicava di non andarmene, di non lasciarla lì da sola.
"Ho perso anch'io mio fratello. Ho perso l'unica vera amica che abbia mai avuto. Non lasciarmi anche tu, amore mio. Dobbiamo prenderci cura di Rupert. Lo avrebbero voluto loro. Dobbiamo essere forti insieme. Harry ti prego....ti amo....Harry."
Non dissi nulla, non le rivolsi neppure una parola, non la degnai più di un solo sguardo. Vigliacco fino all'ultimo me ne andai lasciandola sola.
L'ultima cosa che mi ricordo di quella notte fu che alzai lo sguardo al cielo cercando conforto nelle stelle, ma per la prima volta nella mia vita non lo trovai.