Note al capitolo

Note: Non so da dove sia nata questa cosa, forse dalla mia testa bacata (sicuramente). Se ci sono degli errori, mi scuso anticipatamente. Se la trama fa schifo, mi scuso anche per quello. Questo è solo il prologo, se vi ho incuriosito solo un po' vi invito a leggere il primo capitolo quando lo pubblicherò (il più presto possibile). Grazie per essere arrivati qui, ci vuole coraggio. Rose98

Epilogo

 

 

Era una fredda mattinata di inizio Febbraio e un gufo stava volando verso una casetta in mezzo alla campagna, portando appresso una lettera dall'aria ufficiale, con un messaggio molto importante.
"Gentili signori Weasley,
Al seguito di un fatto accaduto l'altro giorno e che vi coinvolge, siete tenuti a presentarvi al Ministero della Magia Lunedì 6 Febbraio, alle ore 9.30, al reparto Accoglienza, terzo piano, aula 3, per una spiegazione più dettagliata dell'argomento.
Grazie
Segretaria Ufficio Accoglienza-Madge Lyroi"
Il gufo entrò in una stanza, illuminata dalla luce fioca del sole di Febbraio, andando a posarsi su una sedia in un angolo su cui erano appoggiati un paio di jeans scuri da uomo e una camicetta bordeaux da donna.
Puntò i suoi occhietti sul letto che stava al centro della stanza da cui si distinguevano due persone coperte con grosse coperte pesanti. L'uomo era sdraiato a pancia in giù e un suo braccio penzolava oltre il letto, la donna, invece, era girata su un fianco e sentendo il fruscio del gufo sbatte piano piano le palpebre, svegliandosi. Osservò la finestra, dimenticata come sempre aperta dal marito, e sbuffò appuntandosi in mente di rimproverare ancora una volta il marito, poi si ricordò del fruscio e spostò lo sguardo sul fondo della stanza dove il gufo se ne stava appollaiato sulla sedia.
"Ah è arrivata la posta",pensò,"strano però, di solito arriva a colazione... Deve essere qualcosa di importante."
Così scostò le pesanti coperte di lato, causando un grugnito dal marito che però non si mosse di un millimetro, e incalzate le ciabatte a motivi viola, si alzò dal letto e arrivata davanti al gufo gli sfilò la lettera e gli diede un biscottino per ringraziarlo.
Questo, soddisfatto, spiegò le ali e volò via.
La signora girò la lettera che si trovava fra le sue mani e lesse il destinatario "Signori Weasley" quindi decise di aspettare che il marito si svegliasse per leggerlo assieme, allora silenziosamente uscì dalla stanza ed entrò in quella della figlia.
La stanza era di una tonalità rosata con motivi di angeli e nuvole, sulla parete destra si trovava un armadio bianco e al centro, sopra ad un tappeto di velluto anch'esso bianco, c'era un lettino su cui dormiva una graziosa bambina. La signora Weasley si avvicinò piano e osservò il volto angelico di sua figlia, coronato sa grandi boccoli castani che al sole assumevano striature rosso acceso.
La bambina sbatté gli occhietti rivelando due occhioni grandi di un blu intenso, come l'oceano.
-Mamma- disse allungando le piccole braccia verso la madre.
-Vieni piccola. Andiamo a fare colazione.- e così dicendo prese la bambina in braccio ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro di sé.
Prima di scendere le scale che portavano al piano inferiore passò dalla sua camera e svegliò il marito.
-Ron è ora di alzarsi.- come risposta ricevette una specie di grugnito mischiato ad un "sì".
-Ti aspetto giù in cucina. Sbrigati che c'è una lettera importante che dobbiamo leggere.- ancora un grugnito.
La moglie decise di ignorare la manata risposta e chiuse la porta dirigendosi in cucina dove appoggiò la piccola nel suo seggiolino e le diede il suo ciuccio per tenerla occupata mentre lei preparava la colazione.
Tirò fuori dalla vestaglia la sua bacchetta e con un piccolo colpo ordinò alle pentole di cucinare il bacon e ai coltelli di tagliare il pane mentre lei sbatteva le uova in una bacinella. Volendo poteva fare anche quello con la magia ma a Hermione piaceva fare qualcosa di per sé ogni tanto senza bacchetta, dopotutto era nata Babbana e fare quelle cose senza magia la faceva ritornare piccola, quando ancora non era a conoscenza del mondo magico e la Domenica aiutava la mamma a preparare la colazione. Veniva svegliata dal frastuono che faceva sua madre con le pentole così andava in cucina.
Venne destata dai suoi pensieri quando sentì uno strano odore e si accorse che il bacon stava per bruciare così agitando la bacchetta spense il fuoco e versò la colazione su dei piatti che mise poi sul tavolo apparecchiandolo con cucchiai e coltelli.
Poco dopo fece la sua comparsa il marito che prese posto accanto alla figlia e si versò un bicchiere di succo di zucca nel bicchiere e lo sorseggiò ancora addormentato.
-Alla buon ora! Pensavi di svegliarti a mezzogiorno?- lo rimproverò la moglie.
-Hermione lo sai che non mi piace svegliarmi presto la Domenica mattina-
-Va be non fa niente. Potresti imboccare Rose per favore? Sai non vorrei che si sporcasse, gli ho appena cambiato il pigiama.-
-Certo, amore.- disse lui distrattamente mentre, con un cucchiaino, imboccava la figlia. Per qualche minuto fecero colazione in silenzio, occupato solo da qualche risata dalla piccola Rose causata dal padre che faceva il gioco dell'aereoplano, poi a Hermione venne in mente una cosa e senza dire niente al marito corse su per le scale, rischiando di cadere, per entrare nella propria stanza per prendere qualcosa.
-Her...?- Ron la guardò un po' perplesso poi ritornando ad imboccare la figlia disse a quest'ultima -La mamma certe volte è proprio strana, vero Rose?- ricevendo come risposta uno sguardo curioso dalla bambina.
Hermione aveva sentito le ultime parole del marito, così, mentre ritornava in cucina commentò -Io non sono strana, faccio sempre le cose per una ragione precisa e questa ragione, mio caro, è una lettera dal ministero arrivata questa mattina indirizzata a noi, ma se non ti interessa posso fare a meno di leggertela.- disse acida sventolando la busta davanti al viso di un Ron sempre più perplesso.
-Ah, va bene, mi rimangio ciò che ho detto. Di che si tratta?-
-Non lo so.- le rispose lei aprendo, con un coltello, la lettera. La spiegò e molto velocemente la lesse ad alta voce, così che anche il marito potesse essere a conoscenza del contenuto. Quando ebbe finito alzò lo sguardo puntando i suoi occhi in quelli del marito e ci lesse un po' di preoccupazione, lo stesso sentimento che stava anche nei suoi occhi.
-Che vorranno?- chiese Hermione.
-Non lo so ma sicuramente è qualcosa di molto importante se ci hanno mandato questa lettera la Domenica mattina presto, non credi?-
-Si, molto probabilmente hai ragione. A questo ci penseremo domani, non voglio preoccuparmi per niente perché se poi salta fuori che si tratta di una cosa priva di significato non ha senso pensarci adesso. Ora, forza su! Vai a prepararti che dobbiamo essere alla Tana per le 11 mentre io vado a mettere a Rose qualcosa di decente.- disse poi portando le stoviglie nel lavandino e sparecchiando il tavolo.
-Ah, Ron? un ultima cosa: quando andiamo a letto ti farebbe niente chiudere la finestra? Sai il riscaldamento costa.-
-Va bene, cara.- e così dicendo si allontanò, salì le scale e si chiuse in bagno.
Lei scosse il capo e commentò alla figlia -Certe volte il papà sembra avere la memoria di un bambino di un anno. Scommetto che tu avresti più memoria di lui anche se hai solo un anno e mezzo.-
Dopodiché prese in braccio la piccola e la portò nella sua stanza. Qui la fece adagiare sul lettino, poi aprì l'anta dell'armadio bianco e tirò fuori un vestitino bianco a fiori rossi, con maniche lunghe, una calzamaglia rossa e una canottiera bianca, il tutto abbinato ad un paio di scarpette bianche con un fiocchetto ai lacci laterali. Vestì la bambina e poi la portò con sé nella sua stanza così da poterla tenere d'occhio mentre si cambiava.
Hermione scelse un paio di jeans blu notte e una maglietta azzurro cielo con le maniche larghe dal suo armadio poi indossò gli indumenti e, dato che le rimaneva ancora una buona mezzora prima di andare, decise di giocare un po' con la figlia. Dopotutto non aveva mai tempo di stare un po' da sola con lei, tra il lavoro, le faccende di casa e altre questioni arrivava a casa sempre stanca.
Così si sdraiò sul letto accanto alla figlia e le fece il solletico sotto le ascelle, sotto ai piedi e sul pancino. La bambina rideva, rideva e no riusciva più a fermarsi quindi, Hermione, avendo paura che le mancasse il fiato a forza di ridere smetté e la prese in braccio facendo in modo di trovarsi sotto con la piccola a cavalcioni sulle sue gambe.
Rose le riservò uno sguardo curioso poi la sua attenzione venne attratta da qualcos'altro che si trovava sul etto della madre. Hermione seguì lo sguardo della figlia e vide che la sua attenzione si era posata su un piccolo ciondolo che portava sempre al collo.
Era piuttosto antico e la donna, ricordando come lo aveva ricevuto, sorrise perdendosi nei ricordi.
Aveva ventidue anni, la guerra era finita da poco meno di quattro anni e davanti a lei si prospettava una vita lunga e piena di sorprese. Anche quella era stata un sorpresa.
Lei e Ron stavano insieme dalla fine della guerra e il loro rapporto procedeva a gonfie vele anche se qualche battibecco c'era ancora, ogni tanto. Amavano molto fare lunghe passeggiate per le vie di Londra la sera tardi con tutto il frastuono delle macchine in lontananza ma a loro non importava, bastava stare insieme.
Era una fredda sera di Novembre e anche quella sera decisero di fare un passeggiata giusto per fare qualcosa e per passare il tempo. Si stavano tenendo per mano e arrivati davanti ad un parchetto entrarono e si sedettero poco più in là, su una panchina illuminata dalla luce fioca del lampione. Ron le cinse le spalle con un braccio e l'attirò a se, in modo che lei posasse il suo capo sulla sua spalla e stettero lì, così, per una decina di minuti senza parlare, godendosi quel momento. Poi lui sembrò ricordarsi di una cosa e si spostò, in modo di girarsi difronte ad Hermione.
-Ti devo chiedere una cosa. Prometti di startene zitta per una volta, finché non finirò? Poi potrai pur parlare o urlare o fare quello che vuoi ma se non parlo adesso non so se riuscirò a dirtelo in un altro momento.- chiese lui.
Hermione aprì la bocca per ribattere ma vedendo la sua espressione seria la richiuse poco dopo facendo un lieve cenno col capo e invitandolo a parlare.
-Sono ormai quasi quindici anni che ci conosciamo, giusto? Abbiamo passato i primi otto a litigare e a punzecchiarci senza volere ammettere, prima a noi stessi e poi all'altro che ci piacevamo. Gli ultimi quattro anni sono stati i più belli della mia vita perché c'eri tu a rallegrare le mie giornate. Eri, e sei, la prima persona a cui penso quando mi sveglio la mattina e l'ultima prima di andare a dormire. Lo so che forse è presto, visto che ormai la minaccia di Voldemort è scomparsa e lui è morto ma sento che è il momento giusto per farlo quindi: Hermine Jean Granger vuoi cambiare il tuo cognome in Weasley sposandomi?-
Hermione continuò ad aprire e a chiudere la bocca per una decina di volte, che a Ron sembravano infinite, poi prese un profondo respiro e guardandolo negli occhi disse -si- poi si buttò tra le sue braccia che la strinsero in un dolce abbraccio carico di amore e gioia. Stettero così per molto tempo poi a Ron venne in mente un particolare che in quelle occasioni non doveva mancare così scostandosi dolcemente dall'abbraccio, infilò una mano nella tasca del giaccone ed estrasse una scatolina di velluto rossa, lunga e la aprì sotto lo sguardo commosso della, neofidanzata. Quest'ultima spalancò gli occhi e per la seconda volta in una serata rimase senza parole.
All'interno della scatolina giaceva una collana sottile al cui c'era un piccolissimo ciondolo a forma di cuore, contornato di piccolissimi diamanti.
-Lo so che è un po' diverso dal solito anello, ma proprio non mi andava di regalarti qualcosa di comune, volevo che questo regalo fosse speciale. Perché tu sei speciale.-
-Oh, Ron...- disse lei abbracciandolo nuovamente -Ti amo.- aggiunse poi.
-Anch'io, tanto.-

-Mama.- Hermione sussultò al suono della voce di sua figlia che la chiamava.
La bambina si trovava ancora sulle sue gambe e offesa della mancanza di attenzione nei suoi confronti aveva chiamato la mamma.
Lei, ridestandosi dai suoi ricordi, chiese alla figlia -Rose, ti piace questo ciondolo?-
-Ti, tato.-
-Allora sai cosa faccio? Te lo regalo.- disse la donna, così si slacciò il ciondolo dal collo e lo mise su quello della piccola che lo guardò come ipnotizzata, poi ricordandosi le buone maniere disse alla madre -Glattie mama.-
-Brava bambina. Rose, ascolta bene ciò che ti dico: questo ciondolo racchiude tutto il mio amore per te e anche quello di papà perché noi ti vogliamo tanto bene e saremo sempre con te, qualsiasi cosa accada. Ricordatelo, Rose.-
-Ba bene mama.-
Rose assomigliava proprio ad Hermione: aveva un'ottima memoria e la madre scommetteva che cresciuta, la bambina, avesse la sua stessa passione per lo studio.
-Bene ora andiamo dalla nonna. Ci sono gli zii e Al che ti aspettano.-
Solo allora si accorse del marito sulla soglia della stanza. Se ne stava appoggiato allo stipite con una gamba accavallata e le stava osservando. Quando incrociò gli occhi di Hermione le sorrise e annuì.
Poi, la famigliola, uscì di casa e se ne andò alla Tana.

 

 

 

Il giorno dopo, come previsto, i coniugi Weasley si alzarono di buon ora.
Avevano deciso di non portare con sé Rose, ma di lasciarla dalla nonna Molly che l'avrebbe accudita molto volentieri. Dopo la morte del figlio Fred era diventata piuttosto apprensiva nei confronti dei nipoti , quindi gli piaceva molto passare del tempo con loro.
Cambiarono la piccola e quando furono pronti la portarono alla Tana.
-Ciao piccola, comportati bene con la nonna e fai la brava. Ricordati sempre che io e papà ti vogliamo tanto tanto bene e te ne vorremo sempre.- disse Hermione avvolgendo la figlia in un grosso abbraccio.
-Hermione, andiamo! Guarda che la lasciamo solo per un paio di ore in ottime mani. Non andiamo mica in contro alla morte!-
-Ron! Non gufare. Su queste cose non si scherza!-
-Oddio, Hermione quanto sei ansiosa. Stai calma.-
-Bene, Molly. Se tardiamo, e Rose ha fame, dagli pure da mangiare ma non le nocciole. E' allergica. Per qualsiasi altro problema non disturbarti a mandare un gufo.-
-Hermione cara, tranquilla. Ho cresciuto 7 figli di cui 6 maschi. So cosa vuol dire essere madre.-
-Si giusto, hai ragione. Allora ciao.- un ultimo bacio alla figlia e i due se ne andarono. Erano quasi in ritardo.
Arrivarono davanti al ministero appena in tempo ed entrarono nell'apparentemente innocua, cabina telefonica. Una voce li accorse e gli diede il benvenuto poi vennero scortati fino al terzo piano.
Usciti dall'ascensore percorsero tutta la lunghezza del corridoio e arrivarono difronte all'aula 3. Il corridoio era illuminato da alcune lampadine e le piastrelle delle pareti erano verde pastello. Sembrava proprio una posto accogliente.
Entrambi lavoravano al ministero quindi conoscevano quel posto e sapevano che in quelle stanze si svolgevano i colloqui di lavoro e altre faccende varie che coinvolgevano una persona che non lavorava al ministero.
Ron bussò alla porta e quando sentì un “avanti” aprì la porta e fece entrare, prima la moglie, poi entrò lui, chiudendosi la portava alle spalle.
Chi si ritrovò difronte lo stupì molto, la stessa cosa era successa ad Hermione.
Al centro della stanza c'era una scrivania di mogano, dietro di essa c'era un signore con i baffi e la cravatta che se ne stava seduto su una sedia. Li accolse con un sorriso cordiale e li invitò a sedere su due poltrone.
Ma non era questo a stupire i due coniugi. Accanto alle due poltrone ce n'erano altre due e seduti supra di essere c'erano le due persone che non si sarebbero mai immaginati di avere di fronte, o meglio la persona.
-Ma...Malfoy.- sussurrò Ron.
-Weasley! E'sempre un piacere incontrarti. Anche tu qui?-
Davanti a loro c'era niente meno che Draco Malfoy, con i soliti capelli biondo chiaro, abiti eleganti e il solito ghigno stampato in faccia, accanto a lui era seduta una donna graziosa. Aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle in grossi boccoli, due occhi allegri ed accesi le illuminavano il viso, contornato da una bocca rossa come una rosa. Era semplicemente bella.
-Oh, mai voi dovete essere Ron e Hermione Weasley vero? Piacere di conoscervi! Sapevo che mio marito vi conoscesse ma non ho mai avuto occasione di incontrarvi.- a differenza del marito, la donna si alzò dalla poltrona e andò a stringere le mani ad un Ron un po' perplesso e ad una Hermione cordiale, che le rivolse un sorriso caloroso.
-Piacere mio- disse infatti.-Tu sei?-
-Oh, che scortese! Non mi sono neanche presentata! Io sono Astoria Malfoy, sua moglie.-
Dopo le presentazioni i tre ancora in piedi si accomodarono e rivolsero la loro attenzione all'uomo che stava al di là della scrivania.
-Buongiorno. Vi abbiamo chiamato qui oggi per una questione un po' delicata...-

 

 

 

Due ore dopo le due coppie uscirono dal ministero assieme.
Tutti e quattro avevano dipinto in volto diverse emozioni, tutte uguali: speranza, sospetto, paura, sgomento e tanta preoccupazione.
-Non è possibile.- disse in un sussurro Hermione.
-Ci deve essere qualcosa che possiamo fare.- ribatté Draco, sembrava quasi che stesse pensando ad una soluzione.
Ma la vera domanda che si ponevano tutti era -Perché loro?-
Erano giunti ad un incrocio dove circolavano poche persone.
Ad un tratto ad Hermione si illuminò il viso, era giunta a una conclusione.
-Aspettate! Se quello che ha detto il signor Greg è vero allora noi...Rose!- Gridò.
Nello stesso momento Astoria sussurrò -Scorpius.-
Proprio in quel momento un botto travolse Londra causando gli allarmi delle macchine e un sacco di fumo.
Erano stati colpiti, non c'era più nulla da fare. Loro li avevano trovati e uccisi.

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