La luce nell’ombra

 

Nelle mie orecchie ho l’eco delle tue parole; rimbombano ancora, indistinte eppure così chiare. Dure. Dure abbastanza da creare quella minuscola crepa nello spesso muro delle mie convinzioni, dei miei rancori, induritosi e fortificatosi ad ogni tuo insulto, ad ogni tuo sguardo di disgusto, ad ogni tua offesa. Basta davvero una piccola crepa a far crollare tutto?


“Sei una stupida..."


Ricordo ancora i miei primi giorni dopo la cattura. Avevano deciso che possedevo informazioni troppo preziose per venire semplicemente uccisa, così mi rinchiusero in una delle celle di Malfoy Manor, e fu allora che ti vidi la prima volta, dopo che avevi fatto finta di non riconoscermi, alla mia cattura.


"Se solo volessi, potresti salvarti la vita e invece continui a stare zitta e a farti torturare..."


Non mi guardavi mai, non mi parlavi mai. Ti limitavi a portarmi un tozzo di pane secco e dell’acqua, una volta al giorno. Aspettavi che finissi di mangiare tutto e poi riprendevi il vassoio, senza mai dire una parola. Io in tutta risposta ti fissavo, cercando in te una qualche traccia del Malfoy spocchioso e arrogante che ricordavo dai tempi della scuola, ma dietro il tuo viso pallido e scavato, più pallido e scavato del solito, riuscivo a percepire solo un barriera impenetrabile.


"A che scopo, poi? Pensi davvero che i tuoi compagni possano salvarsi in qualche modo?"


Ero sempre più debole e confusa. Avevo perso la cognizione dei giorni, ormai; l’unica cosa di cui fossi sicura era che venivo torturata ad intervalli più o meno regolari, per cercare di estorcermi informazioni, ma io non aprivo bocca se non per urlare. Ogni volta eri tu a riportarmi in braccio nella mia cella. Mi lasciavi cadere in malo modo sull’ammasso di vecchi cuscini e stracci che fungevano da letto e ti chiudevi la porta alle spalle.


"Pensi che Potter, o Weasley, o chiunque altro dei tuoi compari farebbero lo stesso per te?"



Era tutto uguale, in maniera quasi snervante: venivo prelevata dalla mia cella, torturata sempre allo stesso modo, con gli stessi incantesimi, nello stesso ordine e interrogata con le stesse domande. Il sapere cosa mi sarebbe aspettato, incantesimo dopo incantesimo, sempre in crescendo, mi distruggeva ancora di più, facendomi desiderare la morte ogni volta maggiormente, in maniera quasi disperata.
L’unica cosa che cambiava eri tu. Giorno dopo giorno rimanevi sempre un poco di più, osservandomi mentre pensavi che non me ne accorgessi. Non mi avevi mai parlato, fino a quel giorno, quando Bellatrix si lasciò prendere la mano più del solito, lasciandomi praticamente in fin di vita. Ero stremata dalla fame e dalle torture, al limite delle mie forze, e tu mi sovrastavi, guardandomi con disgusto, questa volta apertamente. Sembrava non riuscissi quasi a impedirti di parlare.


"Nessuno farebbe una cosa del genere. Nessuno!”


Incrociai il tuo sguardo guardandoti fisso negli occhi. La mia voce era strana, gutturale, graffiata a causa delle grida di dolore strappatemi poco prima.


“Eppure io lo sto facendo, Malfoy. E sono sicura, sicura, che anche loro farebbero lo stesso per me.”


Vidi la tua faccia finalmente perdere quella inquietante imperturbabilità e trasformarsi dalla rabbia. Mi afferrasti per un polso tirandomi con violenza, costringendomi ad alzarmi in piedi.


“Smettila di guardami così, non lo sopporto. E’ dai tempi della scuola che non fai altro che guardarmi con superiorità. Sempre in giro a testa alta a sputare sentenze, a giudicare! E’ facile per te… tu vivi in un mondo dove tutti fanno la cosa giusta e dove la gente è pronta a sacrificarsi l’una per l’altra. Pronta a morire per amore. Nel mio, di mondo, la parola ‘amore’ non ha alcun significato!”


Mi avevi preso con violenza per le spalle, le nocche bianche per quanto stringevi forte; gli occhi grigi sgranati, devastati da lacrime di rabbia trattenute a stento.


“Nel mio mondo, il mio migliore amico non ci penserebbe un secondo a tradirmi pur di salvarsi la vita! Nel mio mondo, o fai quello che ti dicono, o uccidono davanti ai tuoi occhi uno ad uno i tuoi cari fino a quando non rimani solo tu da torturare a morte. Non puoi scappare, non hai scelta!”


Quelle parole e quelle lacrime mi penetravano l’anima, provocando un dolore più acuto di quanto la tua stretta me ne stesse facendo in quel momento.
Basta davvero una piccola crepa a far crollare tutto?
Improvvisamente quel muro che avevo sempre immaginato tra i nostri mondi non mi sembrava più tanto insormontabile. Ormai vivevamo in un mondo semplicistico dove esistevano solo il bene e il male, il bianco e il nero. Ma non c’è solo questo. Da quella piccola crepa mi resi conto che al di là del muro, non ci vuole poi tanto a far filtrare un po’ di luce e che forse non tutti l’hanno scelta, quella oscurità.
Avevi i tratti del viso tirati per lo forzo di reprimere le tue emozioni, mentre scie umide di frustrazione, rabbia e dolore, sorde ai tuoi ordini, solcavano le tue guance. Non ti avevo mai visto così. Non avevo mai visto nessuno così. Mi accorsi che anche io stavo piangendo solo quando una goccia salata raggiunse l’angolo della mia bocca. Portai una mano sul tuo viso, come avevo fatto anni prima, ma questa volta con il garbo di una carezza, per cercare in qualche modo di arginare le tue lacrime. Mi aspettavo di essere scacciata da un momento all’altro, invece poggiasti il viso sul palmo della mia mano, stringendo forte gli occhi.


“Ti sbagli, Malfoy. C’è sempre una scelta.”



A quelle parole li spalancasti di nuovo, allontanandoti immediatamente da me.


“E quale sarebbe la mia scelta, eh?! Scappare con te e far trucidare senza pietà la mia famiglia?”


Ma un rumore fuori dalle scale non ti fece aggiungere altro. Era tua madre, venuta per comunicarmi che il Signore Oscuro aveva deciso per la mia morte. Non mi guardavi più e solo un battito di ciglia insolito mi aveva fatto capire che avevi sentito l’infelice messaggio. Lasciasti la stanza senza dare a vedere nessuno dei sentimenti mostratimi poco prima, impassibile come sempre, gli occhi bassi. Avevo però in cuor mio la sensazione che forse anche nel tuo, di muro, si fosse incrinato qualcosa.


                                                         ****


Passarono tre giorni senza che nessuno si presentasse nella mia cella. Non eri più venuto neanche a portarmi il pranzo e quando pensai che non ti avrei mai più rivisto, eccoti. Questa volta mi guardavi esplicitamente e, anche se continuavo a non capire i tuoi pensieri, sembravi deciso. Ti avvicinasti con lentezza e una volta di fronte a me, mi prendesti entrambi i polsi con una mano sola. Sentii del metallo freddo a contatto con la mia pelle e quando tentai di abbassare lo sguardo, tu mi costringesti ad alzare la testa facendo una cosa che mai mi sarei aspettata: mi desti un bacio, a fior di labbra. Era stato irrealistico, tanto leggero e delicato, quasi fraterno, da farmi appena comprendere le parole che mi sussurrasti poco dopo.


“Questo era il bacio della morte, Granger.”


Ai miei polsi era comparsa una corda stretta e guardandola capii: era la fine. Fuori dalla cella ci attendevano altri due Mangiamorte per scortarci da Bellatrix Lestrange, la quale era riuscita a convincere il Signore Oscuro ad essere la mia carnefice. Sapevo che mi avrebbe torturata fino allo stremo delle mie forze e l’ansia non mi permetteva quasi di respirare.
Stavamo attraversando il cortile interno quando improvvisamente fuori dalle mura si sentì un gran baccano e senza preavviso venni come risucchiata, mentre il mondo diventava ovattato, come se una barriera impedisse ai suoni di arrivare chiaramente alle mie orecchie. Conoscevo quell’incantesimo semplice, eppure quasi geniale: ero temporaneamente rinchiusa in una specie di bolla che mi nascondeva al mondo esterno e praticamente per mezz’ora buona sarei stata invisibile a tutti. Mi girai di scatto verso di te e ebbi la netta impressione che ci fosse un sorriso nascosto sotto il tuo solito ghigno. Tua madre ti aveva appena raggiunto, insieme a Bellatrix e altri Mangiamorte, tutti molto agitati.


“Non so come, ma quelli dell’Ordine sono riusciti ad abbattere la nostra barriera e-“
“Lo so, madre.”  Tu la interrompesti con voce tranquilla.
“Come fai a saperlo, sono appena comparsi, ma… dov’è la ragazza?!”


Madre e figlio si guardarono fissi negli occhi per un istante, poi Narcissa si portò le mani tremanti alla bocca, sconvolta.


“Draco, cosa hai fatto…”


Io guardavo basita la scena dalla mia prigione temporanea, mentre Bellatrix urlava contro la sorella, sfoderando la bacchetta.


“E’ stato lui! Lui ha disattivato la barriera, lui l’ha fatta scappare! Probabilmente è lui il responsabile del furto di ieri notte!”
“No! Sono sicura che non è stato lui.”
Narcissa si torceva le mani “Forse hanno trovato un altro modo…”
“E’ inutile che cerchi di non vedere la verità, Narcissa! Tuo figlio è un traditore. Deve morire!”



Altri Mangiamorte avevano raggiunto il cortile, aspettando ordini per la fuga e guardavano la scena con rabbia crescente. Narcissa si rivolse di nuovo a te, la sua voce sottile sembrava quasi una supplica.


“Draco…?”

In tutta risposta, tu le sorridesti rassicurante.


“Non credevo che ne sarei stato in grado, ma ho fatto la mia scelta, madre.”


A quelle parole, Bellatrix ti puntò la bacchetta contro, senza pietà. Narcissa si parò davanti la sorella per impedirle di farti del male, ma servì a poco: Bellatrix prima colpì la donna in pieno petto con uno Schiantesimo, e poi ti raggiunse con un fascio di luce verde.


“NO!!!”


Io non potei fare altro che battere inutilmente i pugni contro la barriera iridescente e urlare con tutto il fiato che avevo, mentre guardavo esterrefatta il tuo corpo inerme cadere senza vita poco lontano.
Intorno a me i Mangiamorte si Smaterializzavano uno ad uno, mentre le voci dell’Ordine si facevano sempre più vicine, ma non mi importava, non riuscivo a smettere di distogliere lo sguardo dal tuo viso. Improvvisamente le mie mani furono di nuovo libere, ma me ne resi conto solo quando sentii qualcosa di metallico cadere a terra, riportandomi alla realtà. Sul suolo c’era un diadema dall’aria molto antica, con lo stemma di Corvonero, e allora capii il perché di quel bacio: era per distrarmi mentre Trasfiguravi l’Horcrux rubato in una corda per legarmi, per darmi il modo di portarlo via con me, e alla tua morte l’incantesimo si era spezzato.
Quel bacio della morte era per te, non per me.
Aspettavo impaziente che la barriera si dissolvesse, mentre le lacrime continuavano a scendere inarrestabili, annebbiandomi la vista. Quando finalmente potei uscire, mi avvicinai. Avevi un’espressione serena, quasi un sorriso. Le mie lacrime ti bagnavano il viso. Ti chiusi gli occhi con delicatezza, posandoti un bacio lieve sulle labbra.


“Questo era il bacio della libertà, Malfoy.”


Basta davvero una piccola crepa a far crollare tutto?
Prima di morire, c’era una scintilla che non avevo mai visto nel tuo sguardo, una sicurezza sconosciuta, una tranquillità mai provata; forse finalmente anche tu eri riuscito a vedere la luce al di là del muro.

Note di fine capitolo

Ciao a tutti! Ho scritto questa storia in occasione del contest 'Guerre dramionesche', per il gruppo 'Mangiamorte'. E' stata una faticaccia, lo ammetto! Non ho mai scritto così, di solito prediligo uno stile molto più semplice, ma la storia mi è venuta in mente in questo modo e non sono riuscita a modificarla! Si colloca nel 7° libro, e ipotizza che Harry e Ron riescano a scappare, mentre Hermione rimane a Malfoy Manor. Mi rendo conto che alcuni punti possano risultare un po' oscuri... tiratemi pomodori senza problemi, è stato un esperimento!
Grazie a chi è arrivato fin qui, un bacio, alla prossima!

Sophie!

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