Note alla storia
Scritta per un contest su EFP e piazzatasi terza. Spero vi piaccia! ^^Note al capitolo
Non c'è trucco e non c'è pairing! Volevo una storia sull'amicizia e sul trovare l'amicizia in persone inaspettate, secondo me nelle fic è un sentimento sottovalutato. E volevo evitare i soliti pairing della next-gen, anche se mi piace molto l'idea di Al e Scorpius amici... Phyllis e la Angleregg sono personaggi che ho già usato in altre mie fic, Bess è fresca di creazione. Buona lettura!
Ciao papà,
scusa se ti rispondo soltanto adesso, ma tra i compiti e le lezioni, gli allenamenti di Quidditch e tutto il resto crollo addormentato non appena raggiungo il Dormitorio, la sera. Non credevo che essere un Portiere fosse così faticoso e, da quello che mi hai scritto, neanche tu, eppure sono sempre esausto quando il nostro Capitano ci manda sotto le docce.
Per il resto… Ho rimediato a quel brutto voto della settimana scorsa, adesso gli Incantesimi di Appello mi vengono alla perfezione.
Non so se dovrei rivelartelo, ma il professor Vitious si è complimentato con me, ha detto che non ne vedeva uno così ben eseguito da quando Harry Potter vinse la prima prova del Torneo Tremaghi richiamando la sua scopa direttamente dalla sua stanza del Dormitorio. Forse questo pensiero gli è venuto perché ero così nervoso che, al posto del topo che stavamo usando per l’esercitazione, ho esclamato “Accio gatto!” e dopo trenta secondi è piombata in classe Mrs. Purr, che miagolava come un’indemoniata. Ma quanti anni ha quella bestiaccia?
Qualche minuto dopo, invece, è arrivato Gazza, furibondo e sudaticcio; a quanto pare, ha corso fin dal piano terra rincorrendo la gatta volante per più di sei rampe di scale. Ha provato a mettermi in punizione, ma Vitious per fortuna si è messo in mezzo e mi ha salvato. Comunque nei prossimi giorni dovrò stare attento perché non si vendichi.
Ti farò sapere gli sviluppi di questa storia al più presto, comunque, non è il caso di preoccuparsi per ora.
Dai un bacio alla mamma da parte mia.
Scorpius
A dire la verità, questa storia mi spaventa molto più di quanto sono pronto ad ammettere. Gazza è sempre più vecchio e rugoso o, sembra quasi rattrappito nei suoi vestiti, eppure fa sempre una paura del diavolo.
Non posso dirlo a mio padre, però, perché prima mi prenderebbe in giro e poi comparirebbe a Hogwarts per dire la sua. So che a lui piaceva vedere il nonno comparire nei corridoi per dettare legge anche a scuola, eppure non è lo stesso per me, anche se papà proprio non lo capisce.
Non capisce che io non gradisco le sue piazzate come faceva lui con suo padre, è imbarazzante vedere un proprio genitore a scuola.
Faccio giusto in tempo a sigillare la busta e ad affidarla al mio gufo, quando la porta della Guferia si spalanca all’improvviso. Eccolo, puntuale come la Morte: Gazza compare all’improvviso con il suo grosso naso e la solita aria arcigna, probabilmente certo di avermi colto sul fatto.
«Allora, ragazzino, che combini?»
Alzo le spalle cercando di non mostrare alcuna reazione. È ciò che aspetta, lo so benissimo, ma non devo dargli appigli per mettermi in punizione. «Mando una lettera a casa», rispondo tranquillamente, «anzi, ha appena preso il volo. Mi dispiace, troppo tardi».
Stuzzicarlo è divertente, vuotare le tasche quando me lo ordina un po’ meno: tiro fuori la mia bacchetta, un fazzoletto sporco, un pezzetto di pergamena su cui ho scarabocchiato gli ultimi appunti a lezione con la McGranitt, un paio di Tuttigusti+1 vecchie di mesi che tengo di scorta per i momenti di calo degli zuccheri che prendono a metà mattina.
Niente di pericoloso o di compromettente, per fortuna. Intendiamoci, non che giri spesso con le Caccabombe in tasca, ma in altre occasioni avrei potuto finire nei guai. Gazza mi osserva di sbieco, deluso, ma mi ricorda che prima o poi mi coglierà con le mani nella marmellata e allora saranno dolori.
Non rispondo, guadagno la porta della Guferia e scappo. Dietro di me sento il custode lamentarsi per il regalino lasciatogli sulla spalla da un barbagianni della scuola e ridacchio, ormai a distanza di sicurezza.
«Non puoi continuare così», commenta Al a cena, quando gli racconto cosa è successo. «L’ho sentito che chiedeva l’autorizzazione per venire a controllare il tuo baule in Dormitorio, per fortuna gliel’hanno negata. Perché non lo dici a un insegnante? Vitious ti ha difeso a lezione, e sono sicura che il nostro Capocasa, il professor Phyllis…»
«Non voglio chiedere aiuto a nessuno», ribatto io scuotendo la testa. Sarebbe imbarazzante quanto vedere mio padre piombare qui a chiedere spiegazioni, mi vergognerei a morte fino ai M.A.G.O. e siamo solo al quarto anno. «È solo Gazza, per Merlino, devo solo aspettare che gli passi».
Al non è dello stesso parere, mentre assaggia il roast beef che è appena comparso nel piatto davanti a noi. «Hai maltrattato il suo gatto, è capace di perseguitarti per sempre, forse alla sua morte deciderà di rimanere fantasma solo per continuare a infastidirti».
«Grazie tante». Insomma, con amici del genere che bisogno ho di nemici? «Neanche l’avessi fatto apposta, credevo che Vitious mi avrebbe messo un’altra D».
«Ma no, sei stato bravo, hai richiamato Mrs. Purr che stava sei piani sotto di noi», mi consola Al ridacchiando.
Accanto a noi Bess Fawcett, secondo anno, ridacchia: «Ancora la storia di Mrs. Purr? Ne ha parlato tutta la scuola, sei diventato famoso».
Me ne sono accorto; persino Fred Weasley è venuto a complimentarsi con me, e in genere i cugini Grifondoro del mio amico fingono che io non ci sia, neanche quando sono in compagnia di Albus. «Grazie, Bess, ma non mi consola; Gazza mi dà il tormento tutti i giorni, va ancora bene che Hector vola abbastanza veloce da non farsi intercettare da quell’idiota».
La ragazzina ride ancora, come se la mia disgrazia fosse divertente. «Senti, perché non gli fai un Incantesimo di Memoria?», propone dopo aver bevuto del succo di zucca, e noto che ha dei bei baffi arancioni sulle labbra. «Mia madre lavora al Ministero, è un’Obliviatrice, e ogni giorno cancella i ricordi di non so quanti Babbani che sono incappati per errore nel mondo della magia. Secondo lei è anche divertente, in un certo senso, a volte poi le tocca inventare delle storie per convincerli che va tutto bene e assicurarsi che non ricordino nulla».
Certo, peccato che un Oblivion sia magia molto avanzata, che può essere utilizzata solo da chi è espressamente autorizzato dal Ministero e possiede il pieno controllo dell’incantesimo. Sicuramente non dal sottoscritto, dunque, che ha difficoltà anche ad Appellare un topo grassoccio a trenta centimetri di distanza!
Per carità, non che sbagliare su Gazza sarebbe una perdita per l’umanità; probabilmente se dimenticasse i motivi del suo astio verso noi studenti vivremmo tutti meglio, però… La punizione per aver effettuato un Oblivion in questo modo potrebbe essere ben peggiore della ridicola rappresaglia che sto subendo adesso.
«Non so fare un Oblivion, Vitious spiega gli Incantesimi di Memoria solo agli studenti del settimo anno, e solo teoricamente, senza insegnare la tecnica per eseguirli. È troppo pericoloso», commento io mesto.
Al si pulisce il viso nel tovagliolo e poi lo passa a Bess indicandole dove è sporca. Peccato, sarebbe stato divertente vederla fare la carina con Anthony Stern, un ragazzo del nostro anno, con quello sbaffo di succo in viso. «Per te sicuramente, ma forse conosco qualcuno che potrebbe fare al caso nostro».
Cara mamma,
ti prego, ti scongiuro, fai tutto ciò che in tuo potere ma ferma papà! Se vuoi un po’ di bene al tuo unico figlio, impedisci che irrompa a scuola lagnandosi di quanto poco sia tenuto in conto il nome dei Malfoy di questi tempi, o questo tuo unico figlio sarà preso in giro per l’eternità.
Devo dire che questi slanci di papà un po’ mi preoccupano, mi ricorda tanto il nonno… Forse basta dirgli questo, con l’ansia d’invecchiare prima del tempo che ha da quando ha cominciato a perdere i capelli, ma ti supplico, tienilo lontano da Hogwarts.
Gazza ha provato a intrufolarsi nel nostro Dormitorio un paio di volte: credo che voglia frugare tra le mie cose, visto che in pubblico non gli ho dato appigli per mettermi in punizione. Per ora la Preside lo ha ufficialmente richiamato ricordandogli che solo in condizioni di estremo pericolo per gli altri studenti è permesso violare in questo modo la privacy di un ragazzo, ma non mi sento molto tranquillo.
Al ti saluta e ringrazia per i biscotti, erano buonissimi. Non li ha mangiati tutti, per fortuna, ma è veramente un pozzo senza fondo. Forse è troppo abituato alla cucina della nonna, che a quanto pare sembra cucinare ogni volta come se fosse suo compito tenere all’ingrasso tutta la famiglia. In realtà lui si giustifica che è il Quidditch a fargli venire fame, ma non credo… Io quando finisco gli allenamenti voglio solo dormire!
Ti ringrazio per i tuoi complimenti, sono contenta che almeno tu sia felice se sono bravo in Incantesimi. Non capisco perché papà sia così fissato per Pozioni, ho visto il suo diploma e non ha mai brillato in questa materia…
Ti lascio, tra poco ho lezione di Aritmanzia e voglio ripassare le regole base, credo che la Vector oggi mi chiamerà a risolvere alcuni esercizi ed è meglio non indisporla.
Un bacio,
Scorpius
«Qui, Hector, ho una lettera per te». È strano che il mio gufo non risponda, in genere non appena entro nella Guferia mi viene incontro… Oh, no.
Dall’altro lato dello stanzone vedo muoversi un’ombra fin troppo familiare.
«Cercavi qualcosa, ragazzino?», mi domanda Gazza con l’aria di chi ha già la risposta.
Adesso ha passato il limite, penso, anche se sono comunque consapevole di dovermi controllare «Che cosa ha fatto al mio gufo?»
Gazza mi mostra una gabbia coperta da un telo, da cui sento giungere stridii piuttosto arrabbiati. «Lo vuoi?»
«Che cosa crede di fare? Non può sequestrare il mio gufo né leggere la mia posta, non ho fatto niente», sbotto arrabbiato. D’accordo, ho messo in ridicolo te e la tua gatta, ma non l’ho mica fatto apposta.
Gazza solleva l’altra mano e mi mostra un pacco con una W stampata in rosso brillante. So cos’è, ma non è roba mia. Anche se inizio a capire dove vuole arrivare.
«Oh, ma io l’ho trovato che trasportava una grossa scatola di Tiri Vispi Weasley… Dovresti sapere che questa robaccia è proibita nel castello».
E adesso che cosa si è inventato? «Non è vero, questa è una balla!»
«Come ti permetti, ragazzino? Quindici giorni di punizione è quanto ti meriti, e farò rapporto a chi di dovere».
Oh sì, facciamo rapporto. Gazza mi fissa, ma io non mi muovo, e così è lui ad andarsene, lasciando la gabbia con Hector sul pavimento della Guferia. Quando mi passa accanto, noto sul suo viso diversi segni simili a beccate e sorrido. Almeno non gli è stato così facile realizzare questo piano ridicolo, il mio amico non gli ha reso semplice catturarlo. Libero il mio gufo, che sembra pronto a rincorrere il custode per cavargli gli occhi, e lo calmo quanto basta perché si convinca che è più importante consegnare la mia lettera a casa.
«Accidenti, Hector, ci siamo fatti un brutto nemico», mormoro prima di lisciargli le piume arruffate con due dita. «Se mamma non ti consegna una risposta per me, stattene un po’ nella Foresta, lì i topi sono migliori e la compagnia di certo è meno asfissiante».
Quando ha preso il volo, scarabocchio su un foglietto una richiesta per il negozio di scherzi dei Weasley, domandando se è possibile dimostrare che negli ultimi tempi non ho ordinato nulla e lo affido a uno dei gufi della scuola, chiedendogli di fare più in fretta che può. Che poi è ridicolo, George Weasley conosce mille e più trucchi per far entrare la sua merce di nascosto a Hogwarts, sotto il naso di quell’idiota che mi sta perseguitando.
Improvvisamente l’idea di Bess non mi sembra poi così folle.
«Non puoi chiederglielo tu?»
Al scuote il capo, ridacchiando. Sarebbe carino che il mio amico non godesse così tanto delle mie disgrazie, ma ormai è tardi per lagnarsi.
«No no, a te serve il favore, quindi tu glielo chiederai», mi risponde come se fosse ovvio. Mi ha portato fino alla porta che dà accesso al Dormitorio di Corvonero ad aspettare sua cugina.
Perché è lei la fantomatica persona che dovrebbe saper fare un Oblivion perfetto e salvarmi dai guai, almeno secondo Albus, che si dice sorpreso che non ci abbia pensato da solo.
D’accordo, è la studentessa migliore del nostro anno e l’ho già vista in Biblioteca a dare ripetizioni ad alcuni dei suoi cugini più grandi, però dubito che perfino lei possa aiutarmi.
Anzi, spero che non voglia neanche ascoltarmi a dire il vero. Se le chiedesse Albus di darmi una mano potrei accettarlo, e forse lei sarebbe d’accordo per non discutere con suo cugino, ma non voglio essere in debito con lei.
Io e Rose ci tolleriamo, se così si può dire: lei e Al sono molto legati e passano molto tempo insieme, per studiare o semplicemente passare il pomeriggio in allegria. Lo capisco, sono cugini ma sono cresciuti come fratelli perché i loro genitori non soltanto sono imparentati, ma sono migliori amici e hanno giusto salvato il mondo magico insieme, però mi sono scoperto un po’ possessivo con Albus, come se non volessi dividerlo con lei.
Non credevo di essere così affezionato a lui, anche se effettivamente la nostra amicizia è la cosa più bella che mi sia capitata da quando sono entrato a Hogwarts. Ci siamo trovati subito, forse per la consapevolezza di condividere un problema analogo, essere preceduti dalla reputazione familiare. Se Al deve essere all’altezza della fama di suo padre, però, io devo combattere con l’opinione generale che i Malfoy siano malvagi di natura. I soldi di nonno Lucius non sono serviti a sistemare le cose, vent’anni fa, ma ho imparato a non fare mio questo problema, insieme al mio amico.
Quando si è accorto che mi dava fastidio andarmene quando arrivava sua cugina, Al ha perfino provato a farci diventare amici, anni fa, ma il risultato non è stato granché. Non credo che sia per i pregiudizi verso la mia famiglia che, secondo mio padre, Ron Weasley le ha inculcato fin dalla culla, anche perché Rose non ha mai dimostrato astio per me in quanto Malfoy… Non lo so, forse semplicemente le persone non si possono piacere per forza.
«Avanti, Al, dammi una mano, lei mi dirà per forza di no!», tento di convincerlo ancora una volta.
«Di chi parlate?», domanda proprio l’interessata, che mentre discutevamo è uscita dalla Sala Comune chiudendosi alle spalle la porta nera. Rose è una ragazzina carina, assomiglia molto a sua madre, specie nei capelli, a quanto mi ha raccontato Al, che sono crespi e molto mossi, anche se sono rossicci, segno distintivo dei Weasley. Porta l’apparecchio, se così si chiama; è una cosa insolita per una strega, ma mi pare che i suoi nonni materni siano Babbani e dentisti… Forse non sono riusciti a convincerli che un semplice incantesimo per rimpicciolirli e sistemarli un po’ è molto più semplice e rapido.
Sembra sorpresa di trovarci lì, da come ci guarda, ed effettivamente è strano che due Serpeverde si attardino in quest’ala del castello.
«Ciao Rose, come stai?», domanda Al con un bel sorriso sornione. «Scorpius ti deve chiedere una cosa, quindi l’ho accompagnato».
Squadro il mio cosiddetto amico con astio, arrabbiato per la posizione in cui mi ha appena ficcato. «Sì, ecco… Non so se ti è arrivata la voce che ho qualche problema con Gazza, in questi giorni», dico cercando di prenderla un po’ larga, prima di arrivare al dunque.
Rose ride, mentre sposta la sua borsa da una spalla all’altra, evidentemente infastidita dal troppo peso: «Se mi è arrivata voce? Ne parla tutta la scuola, non l’ho mai visto accanirsi in questo modo contro un singolo studente». Nessun singolo studente aveva fatto volare la sua gatta per metà della scuola, evidentemente. «È vero che voleva portarti dalla Preside per una confezione extra dei Tiri Vispi Weasley?»
«Sì, ma ho provato che non ho comprato nulla e la Preside sa che tuo zio è abbastanza furbo da far arrivare la sua roba in maniera meno vistosa», rispondo un po’ innervosito. La professoressa Angleregg ha ripreso Gazza per il suo accanimento e gli ha consigliato di concentrarsi sui veri problemi nella scuola, visto che in quattro anni non ho mai dato problemi salvo una volta che io e Al siamo stati beccati in giro dopo il coprifuoco. Eravamo al primo e non dovevamo ancora imparare ad apprezzare il Mantello dell’Invisibilità che il signor Potter ha dato al mio amico; da allora, però, abbiamo subito afferrato l’insegnamento di quella punizione e Gazza non ci ha più scoperto.
Rose sorride, ma sembra avere fretta di andarsene, probabilmente in biblioteca a studiare, perciò taglia corto. «Allora, che ti serve?»
Potrei adularla, ma so che non funzionerebbe, quindi è meglio rispondere senza tante storie. In fondo, è a me che serve il favore. Cerco di ignorare Al che ridacchia in maniera alquanto fastidiosa, mentre mi schiarisco la voce.
«Sapresti fare un Incantesimo di Memoria a Gazza?»
La reazione è esattamente quella che volevo evitare. Rose mi guarda ad occhi sgranati, poi scoppia a ridere come se le avessi raccontato la più divertente delle barzellette. «Stai scherzando? È un incantesimo che richiede un’autorizzazione dal Ministero, e poi è magia molto avanzata», aggiunge, come se la difficoltà di questo tipo d’incantesimi fosse il minore dei problemi.
Stringo i denti, sperando di avere almeno una chance. «Perché sei la migliore del nostro corso e forse della scuola intera», ammetto senza difficoltà, «e mio padre dice che tua madre era così secchiona da portarsi molto avanti sui programmi, perciò speravo…»
«Cosa, che sia secchiona quanto mia madre?», domanda Rose anticipandomi, per poi fulminarmi con lo sguardo e andarsene. Al mi guarda come se fossi un idiota e, improvvisamente, mi rendo conto che ho commesso un piccolo errore.
Cari mamma e papà,
spero che stiate bene e che l’influenza vi sia passata.
Mi spiace che la Preside Angleregg vi abbia scritto, forse la questione con Gazza mi è sfuggita di mano. Ho cercato di starmene tranquillo e di non dargli spunti per attaccarmi, ma evidentemente non è bastato, perché quel pazzo si è inventato un’accusa dal niente.
Comunque vi chiedo ancora di non intervenire e di lasciar fare a me per risolvere questa situazione. Non è solo un problema di orgoglio come credete voi, davvero, ma voglio uscirne da solo: non sono più un bambino e voglio dimostrare a me stesso di potermela cavare senza chiedere a mamma e papà. Vi voglio bene, ma devo imparare a fare da me.
Spero di raccontarvi una situazione migliore nella prossima lettera, vi voglio bene.
Scorpius
Questa volta sono nel parco a scrivere ai miei, da qualche giorno evito la Guferia per paura d’incappare in brutti soggetti con gatti scheletrici e ammuffiti al seguito. Hector sembra contento dei giorni di libertà che gli ho concesso, è arrivato con uno scoiattolo sotto gli artigli e lo sta divorando con gusto mentre sigillo la lettera.
Lo faccio volare e poi mi guardo intorno, per godermi la bella giornata con cui siamo stati graziati. L’aria è pungente e profuma di neve, presto arriverà l’inverno, che qui a Hogwarts è la stagione che preferisco, sembra di essere in un mondo fatato.
Quando l’ho confessato ad Al, si è messo a ridere dicendo che noi viviamo già in un mondo fatato… Che buffo che è.
All’improvviso la vedo, seduta sotto un albero con un grosso libro che, se sbattuto in testa a qualcuno, potrebbe fare dei gravi danni. Rose Weasley.
So che dovrei chiederle scusa, effettivamente sono stato molto indelicato nei suoi confronti: so che tiene ai voti perché anche lei si sente in dovere di dimostrare quanto vale, essendo la figlia della brillante Hermione Granger, perciò devo averla proprio punta sul vivo. Forse questa è l’occasione giusta per chiarire con lei.
In questi giorni mi sono trovato a pensare a quanto sarebbe più facile la vita, a volte, se si potesse usare un piccolo Incantesimo di Memoria qua e là, per smussare le cose brutte della vita. Un Oblivion per far dimenticare un’offesa, uno per vivere almeno una giornata lontano dall’ombra di mio padre e di mio nonno, uno perché la mia ex si scordi di come abbia totalmente ignorato il suo compleanno… Ma forse poi sarebbe difficile ricordarsi che bisogna fare attenzione alle parole, che sono una persona diversa dai Malfoy venuti prima di me, che bisogna prendersi cura di chi si dice di amare, anche quando si tratta di fare degli stupidi auguri.
Forse è meglio che Rose se ne sia andata in quel modo, anche se facessimo dimenticare a Gazza quello che è successo non mi sentirei a mio agio.
Nonostante questo, è giusto chiederle scusa, perciò mi alzo e vado a sedermi sotto lo stesso albero. «Ciao, disturbo?», domando piano per non spaventarla.
«Se dicessi di sì, te ne andresti?», ribatte lei senza alzare lo sguardo dalla pagina che sta leggendo. «Che cosa vuoi?»
Avanti, Scorpius, ingoia il rospo e fa’ la cosa giusta, mi dico cercando di zittire l’orgoglio. Io odio chiedere scusa, anche quando so di avere torto. Soprattutto quando ho torto.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto l’altro giorno; sono stato poco gentile, ma ti posso assicurare che non volevo offendere né te né tua madre. Credo davvero che tu sia una persona molto intelligente e brillante, sei la migliore in ogni corso».
Rose ancora non mi guarda, però vedo che la sua bocca si piega in un mezzo sorriso. «Lo so, Albus mi ha detto che sei un po’ stupido ma non cattivo, che ti è semplicemente uscita male la frase».
Ah, ma tante grazie, Al! Non appena lo incontro lo uccido, lo faccio a pezzetti e lo do in pasto a quegli strani animaletti non meglio identificati che sta allevando Hagrid, oh sì.
Mi faccio più vicino, cercando di mantenermi calmo. Mi sta provocando apposta, ci arriverebbe anche un bambino.
«Cosa leggi?», le chiedo davvero interessato, poiché ho notato che il libro non è uno dei testi adottati quest’anno. Poi noto l’argomento della pagina: Incantesimi di Memoria. Ma guarda…
«Mi stavo solo informando per pura curiosità», mi dice lei con un po’ troppa fretta per essere credibile, «è davvero un argomento molto interessante, ma sono incantesimi troppo difficili, ancora. Se sbaglio rischi di friggergli il cervello, forse per sempre».
«Quale cervello?», domando per sdrammatizzare. In realtà me lo domando davvero: un uomo che venera la sua gatta ed è pronto a inventarsi prove fasulle per far punire un ragazzino non deve avere tutte le Gobbiglie posizionate nello schema giusto. Se provo a spiegarmi perché lo faccia, la risposta è semplice: follia.
Rose mi dà un pugnetto contro la spalla, scuotendo la testa. «Stare troppo con mio cugino è dannoso, ricordatelo. Ti volevo chiedere una cosa, però».
Oh, davvero?
«Dimmi pure», la invito senza particolare intonazione nella voce. Sono curioso ma non voglio sembrare troppo interessato.
«Sì, ecco, vorrei sapere se hai provato a chiedere scusa a Gazza».
Eh? Scatto in piedi di colpo, come mi avesse chiesto se ho mai baciato un Troll. «Cosa? E perché dovrei?»
Un paio di ragazzine del primo anno ci fissano e parlottano tra tenendo una mano sulla bocca, di certo convinte che si tratti di un litigio tra innamorati. Illuse.
Rose sogghigna, visibilmente divertita dal mio comportamento. «Perché l’hai messo in ridicolo davanti a tutta la scuola e hai spaventato a morte la sua gatta, che è davvero anziana e non ha preso bene il volo che le hai fatto fare».
«Ma non l’ho fatto apposta», ripeto per l’ennesima volta, «ho sbagliato un incantesimo, tutto qua».
«Allora a maggior ragione, vai a dirgli la verità, chiedi scusa, è una soluzione semplice che non implica il rischio di fare un budino del cervello di Gazza».
Perché è così ragionevole e assennata? Controbattere mi diventa impossibile, mentre mi mordicchio un labbro cercando una buona risposta.
«Se lo fai, accetterò le tue scuse, altrimenti mi lagnerò di te con Albus per tutti i prossimi tre anni».
Questa poi! La guardo a bocca aperta, mentre si alza, raccoglie le sue cose e se ne va, lasciandomi lì come un perfetto idiota. Sono fregato.
«Mi dispiace, signor Gazza», ripeto chinando la testa.
Rintracciare questo vecchio pazzo è stato più semplice del previsto, era di nuovo in Guferia a tendermi un altro agguato.
Il mio comportamento a quanto pare l’ho totalmente spiazzato, perché mi sta guardando a bocca aperta come se stessi parlando in una lingua sconosciuta.
Gli spiego come è andata la questione – che poi è la stessa cosa che ha fatto Vitious la mattina stessa in cui è successo il fattaccio, penso tra me e me – gli racconto di com’ero nervoso per via del brutto voto ottenuto al primo tentativo, di come ho richiamato per errore Mrs. Purr per un’associazione di idee nel momento sbagliato, di come mi sia sentito in colpa.
Effettivamente un po’ mi sentivo in colpa, prima che si mettesse a pedinarmi. Gli ripeto per la terza volta le mie scuse e, non ottenendo alcuna risposta, faccio per andarmene.
Se non altro potrò dire a Rose Weasley che il suo consiglio era idiota, sarà una bella soddisfazione.
«Ragazzino, aspetta», mi chiama Gazza alle mie spalle.
E ora che vuole, darmi una punizione perché mi sono scusato?
Mi volto e lo vedo che mi tende una mano: «Ti ho giudicato male, non sei il teppista che credevo».
Per Merlino, un’ammissione di colpa da parte di Gazza? Forse dovrei lavarmi più spesso le orecchie, non è possibile!
Lui mi guarda con la mano tesa a mezz’aria e non posso fare altro che stringergliela, un po’ come se stessimo regolando i conti. «Ma non credere di ricevere un trattamento speciale dopo questo», aggiunge subito quasi ringhiando, «perché se ti becco a compiere qualche nefandezza di quelle che solo voi studenti sapete pensare, finirai in punizione come gli altri!»
Perché chi si aspettava qualcosa di diverso? Annuisco e sorrido, soddisfatto del risultato ottenuto.
Gazza mi guarda ancora per un istante, poi chiama Mrs. Purr, che si è nascosta sotto un secchio sporco quando sono entrato, e insieme se ne vanno.
«Hai visto, tesoro?», lo sento dire alla gatta. «Non è un ragazzo così cattivo, in fondo. Forse possiamo lasciarlo in pace, per un po’».
Io sono rimasto basito, sul serio. Tutto qui? Finisce così, senza spargimenti di sangue? Sono quasi deluso, devo ammetterlo.
«Hai visto? Avevo ragione io», esclama una voce che ormai conosco bene. Rose compare sulla soglia della Guferia, con le braccia incrociate e un gran sorriso.
«Mi secca ammetterlo, ma è vero», riesco a dire di controvoglia. La vedo sorridere ancora di più, mettendo bene in mostra l’apparecchio per i denti. «Allora, accetti le mie scuse per averti implicitamente dato della secchiona?»
«Sì, anche perché in fondo non hai tutti i torti», ammette lei. «Però non mi chiamare più così, mi dà fastidio. E neanche per mia madre».
«D’accordo. Amici?», le propongo allungando la mano verso di lei.
Inaspettatamente, Rose annuisce ma fa un passo indietro al contempo. «Va bene, ma la mano io non te la tocco dopo che hai stretto quella di Gazza!»
Oh, è vero. Mi guardo le dita come se avessero delle enormi pustole viola. «A proposito, mi faresti un favore?»
«Dimmi», risponde Rose laconica, roteando gli occhi al cielo.
«Mi faresti un Oblivion? Anche non subito, insomma, quando arriverai a questo argomento vorrei che mi usassi come cavia, ti prego», domando con voce un po’ implorante. «Questo scambio civile con Gazza mi ha traumatizzato, insomma, mi ha stretto la mano, mi ha toccato!»
«Neanche ti avesse abbracciato», esclama lei divertita, prima di invitarmi a dividere con lei e Albus gli ultimi dolcetti ricevuti dalla nonna.
Accetto, consapevole di aver ottenuto dei risultati inaspettati da questa vicenda, un’amica, e di avere un sacco di cose da scrivere ai miei nella prossima lettera. Non oso immaginare come reagirà papà quando scoprirà che è stata la figlia di Ron Weasley a tirarmi fuori dai guai…
Beh, per ora mi godo il momento di tranquillità. E, male che vada, posso sempre chiedere a mamma se sa fare gli Incantesimi di Memoria!
scusa se ti rispondo soltanto adesso, ma tra i compiti e le lezioni, gli allenamenti di Quidditch e tutto il resto crollo addormentato non appena raggiungo il Dormitorio, la sera. Non credevo che essere un Portiere fosse così faticoso e, da quello che mi hai scritto, neanche tu, eppure sono sempre esausto quando il nostro Capitano ci manda sotto le docce.
Per il resto… Ho rimediato a quel brutto voto della settimana scorsa, adesso gli Incantesimi di Appello mi vengono alla perfezione.
Non so se dovrei rivelartelo, ma il professor Vitious si è complimentato con me, ha detto che non ne vedeva uno così ben eseguito da quando Harry Potter vinse la prima prova del Torneo Tremaghi richiamando la sua scopa direttamente dalla sua stanza del Dormitorio. Forse questo pensiero gli è venuto perché ero così nervoso che, al posto del topo che stavamo usando per l’esercitazione, ho esclamato “Accio gatto!” e dopo trenta secondi è piombata in classe Mrs. Purr, che miagolava come un’indemoniata. Ma quanti anni ha quella bestiaccia?
Qualche minuto dopo, invece, è arrivato Gazza, furibondo e sudaticcio; a quanto pare, ha corso fin dal piano terra rincorrendo la gatta volante per più di sei rampe di scale. Ha provato a mettermi in punizione, ma Vitious per fortuna si è messo in mezzo e mi ha salvato. Comunque nei prossimi giorni dovrò stare attento perché non si vendichi.
Ti farò sapere gli sviluppi di questa storia al più presto, comunque, non è il caso di preoccuparsi per ora.
Dai un bacio alla mamma da parte mia.
Scorpius
A dire la verità, questa storia mi spaventa molto più di quanto sono pronto ad ammettere. Gazza è sempre più vecchio e rugoso o, sembra quasi rattrappito nei suoi vestiti, eppure fa sempre una paura del diavolo.
Non posso dirlo a mio padre, però, perché prima mi prenderebbe in giro e poi comparirebbe a Hogwarts per dire la sua. So che a lui piaceva vedere il nonno comparire nei corridoi per dettare legge anche a scuola, eppure non è lo stesso per me, anche se papà proprio non lo capisce.
Non capisce che io non gradisco le sue piazzate come faceva lui con suo padre, è imbarazzante vedere un proprio genitore a scuola.
Faccio giusto in tempo a sigillare la busta e ad affidarla al mio gufo, quando la porta della Guferia si spalanca all’improvviso. Eccolo, puntuale come la Morte: Gazza compare all’improvviso con il suo grosso naso e la solita aria arcigna, probabilmente certo di avermi colto sul fatto.
«Allora, ragazzino, che combini?»
Alzo le spalle cercando di non mostrare alcuna reazione. È ciò che aspetta, lo so benissimo, ma non devo dargli appigli per mettermi in punizione. «Mando una lettera a casa», rispondo tranquillamente, «anzi, ha appena preso il volo. Mi dispiace, troppo tardi».
Stuzzicarlo è divertente, vuotare le tasche quando me lo ordina un po’ meno: tiro fuori la mia bacchetta, un fazzoletto sporco, un pezzetto di pergamena su cui ho scarabocchiato gli ultimi appunti a lezione con la McGranitt, un paio di Tuttigusti+1 vecchie di mesi che tengo di scorta per i momenti di calo degli zuccheri che prendono a metà mattina.
Niente di pericoloso o di compromettente, per fortuna. Intendiamoci, non che giri spesso con le Caccabombe in tasca, ma in altre occasioni avrei potuto finire nei guai. Gazza mi osserva di sbieco, deluso, ma mi ricorda che prima o poi mi coglierà con le mani nella marmellata e allora saranno dolori.
Non rispondo, guadagno la porta della Guferia e scappo. Dietro di me sento il custode lamentarsi per il regalino lasciatogli sulla spalla da un barbagianni della scuola e ridacchio, ormai a distanza di sicurezza.
«Non puoi continuare così», commenta Al a cena, quando gli racconto cosa è successo. «L’ho sentito che chiedeva l’autorizzazione per venire a controllare il tuo baule in Dormitorio, per fortuna gliel’hanno negata. Perché non lo dici a un insegnante? Vitious ti ha difeso a lezione, e sono sicura che il nostro Capocasa, il professor Phyllis…»
«Non voglio chiedere aiuto a nessuno», ribatto io scuotendo la testa. Sarebbe imbarazzante quanto vedere mio padre piombare qui a chiedere spiegazioni, mi vergognerei a morte fino ai M.A.G.O. e siamo solo al quarto anno. «È solo Gazza, per Merlino, devo solo aspettare che gli passi».
Al non è dello stesso parere, mentre assaggia il roast beef che è appena comparso nel piatto davanti a noi. «Hai maltrattato il suo gatto, è capace di perseguitarti per sempre, forse alla sua morte deciderà di rimanere fantasma solo per continuare a infastidirti».
«Grazie tante». Insomma, con amici del genere che bisogno ho di nemici? «Neanche l’avessi fatto apposta, credevo che Vitious mi avrebbe messo un’altra D».
«Ma no, sei stato bravo, hai richiamato Mrs. Purr che stava sei piani sotto di noi», mi consola Al ridacchiando.
Accanto a noi Bess Fawcett, secondo anno, ridacchia: «Ancora la storia di Mrs. Purr? Ne ha parlato tutta la scuola, sei diventato famoso».
Me ne sono accorto; persino Fred Weasley è venuto a complimentarsi con me, e in genere i cugini Grifondoro del mio amico fingono che io non ci sia, neanche quando sono in compagnia di Albus. «Grazie, Bess, ma non mi consola; Gazza mi dà il tormento tutti i giorni, va ancora bene che Hector vola abbastanza veloce da non farsi intercettare da quell’idiota».
La ragazzina ride ancora, come se la mia disgrazia fosse divertente. «Senti, perché non gli fai un Incantesimo di Memoria?», propone dopo aver bevuto del succo di zucca, e noto che ha dei bei baffi arancioni sulle labbra. «Mia madre lavora al Ministero, è un’Obliviatrice, e ogni giorno cancella i ricordi di non so quanti Babbani che sono incappati per errore nel mondo della magia. Secondo lei è anche divertente, in un certo senso, a volte poi le tocca inventare delle storie per convincerli che va tutto bene e assicurarsi che non ricordino nulla».
Certo, peccato che un Oblivion sia magia molto avanzata, che può essere utilizzata solo da chi è espressamente autorizzato dal Ministero e possiede il pieno controllo dell’incantesimo. Sicuramente non dal sottoscritto, dunque, che ha difficoltà anche ad Appellare un topo grassoccio a trenta centimetri di distanza!
Per carità, non che sbagliare su Gazza sarebbe una perdita per l’umanità; probabilmente se dimenticasse i motivi del suo astio verso noi studenti vivremmo tutti meglio, però… La punizione per aver effettuato un Oblivion in questo modo potrebbe essere ben peggiore della ridicola rappresaglia che sto subendo adesso.
«Non so fare un Oblivion, Vitious spiega gli Incantesimi di Memoria solo agli studenti del settimo anno, e solo teoricamente, senza insegnare la tecnica per eseguirli. È troppo pericoloso», commento io mesto.
Al si pulisce il viso nel tovagliolo e poi lo passa a Bess indicandole dove è sporca. Peccato, sarebbe stato divertente vederla fare la carina con Anthony Stern, un ragazzo del nostro anno, con quello sbaffo di succo in viso. «Per te sicuramente, ma forse conosco qualcuno che potrebbe fare al caso nostro».
*
Cara mamma,
ti prego, ti scongiuro, fai tutto ciò che in tuo potere ma ferma papà! Se vuoi un po’ di bene al tuo unico figlio, impedisci che irrompa a scuola lagnandosi di quanto poco sia tenuto in conto il nome dei Malfoy di questi tempi, o questo tuo unico figlio sarà preso in giro per l’eternità.
Devo dire che questi slanci di papà un po’ mi preoccupano, mi ricorda tanto il nonno… Forse basta dirgli questo, con l’ansia d’invecchiare prima del tempo che ha da quando ha cominciato a perdere i capelli, ma ti supplico, tienilo lontano da Hogwarts.
Gazza ha provato a intrufolarsi nel nostro Dormitorio un paio di volte: credo che voglia frugare tra le mie cose, visto che in pubblico non gli ho dato appigli per mettermi in punizione. Per ora la Preside lo ha ufficialmente richiamato ricordandogli che solo in condizioni di estremo pericolo per gli altri studenti è permesso violare in questo modo la privacy di un ragazzo, ma non mi sento molto tranquillo.
Al ti saluta e ringrazia per i biscotti, erano buonissimi. Non li ha mangiati tutti, per fortuna, ma è veramente un pozzo senza fondo. Forse è troppo abituato alla cucina della nonna, che a quanto pare sembra cucinare ogni volta come se fosse suo compito tenere all’ingrasso tutta la famiglia. In realtà lui si giustifica che è il Quidditch a fargli venire fame, ma non credo… Io quando finisco gli allenamenti voglio solo dormire!
Ti ringrazio per i tuoi complimenti, sono contenta che almeno tu sia felice se sono bravo in Incantesimi. Non capisco perché papà sia così fissato per Pozioni, ho visto il suo diploma e non ha mai brillato in questa materia…
Ti lascio, tra poco ho lezione di Aritmanzia e voglio ripassare le regole base, credo che la Vector oggi mi chiamerà a risolvere alcuni esercizi ed è meglio non indisporla.
Un bacio,
Scorpius
«Qui, Hector, ho una lettera per te». È strano che il mio gufo non risponda, in genere non appena entro nella Guferia mi viene incontro… Oh, no.
Dall’altro lato dello stanzone vedo muoversi un’ombra fin troppo familiare.
«Cercavi qualcosa, ragazzino?», mi domanda Gazza con l’aria di chi ha già la risposta.
Adesso ha passato il limite, penso, anche se sono comunque consapevole di dovermi controllare «Che cosa ha fatto al mio gufo?»
Gazza mi mostra una gabbia coperta da un telo, da cui sento giungere stridii piuttosto arrabbiati. «Lo vuoi?»
«Che cosa crede di fare? Non può sequestrare il mio gufo né leggere la mia posta, non ho fatto niente», sbotto arrabbiato. D’accordo, ho messo in ridicolo te e la tua gatta, ma non l’ho mica fatto apposta.
Gazza solleva l’altra mano e mi mostra un pacco con una W stampata in rosso brillante. So cos’è, ma non è roba mia. Anche se inizio a capire dove vuole arrivare.
«Oh, ma io l’ho trovato che trasportava una grossa scatola di Tiri Vispi Weasley… Dovresti sapere che questa robaccia è proibita nel castello».
E adesso che cosa si è inventato? «Non è vero, questa è una balla!»
«Come ti permetti, ragazzino? Quindici giorni di punizione è quanto ti meriti, e farò rapporto a chi di dovere».
Oh sì, facciamo rapporto. Gazza mi fissa, ma io non mi muovo, e così è lui ad andarsene, lasciando la gabbia con Hector sul pavimento della Guferia. Quando mi passa accanto, noto sul suo viso diversi segni simili a beccate e sorrido. Almeno non gli è stato così facile realizzare questo piano ridicolo, il mio amico non gli ha reso semplice catturarlo. Libero il mio gufo, che sembra pronto a rincorrere il custode per cavargli gli occhi, e lo calmo quanto basta perché si convinca che è più importante consegnare la mia lettera a casa.
«Accidenti, Hector, ci siamo fatti un brutto nemico», mormoro prima di lisciargli le piume arruffate con due dita. «Se mamma non ti consegna una risposta per me, stattene un po’ nella Foresta, lì i topi sono migliori e la compagnia di certo è meno asfissiante».
Quando ha preso il volo, scarabocchio su un foglietto una richiesta per il negozio di scherzi dei Weasley, domandando se è possibile dimostrare che negli ultimi tempi non ho ordinato nulla e lo affido a uno dei gufi della scuola, chiedendogli di fare più in fretta che può. Che poi è ridicolo, George Weasley conosce mille e più trucchi per far entrare la sua merce di nascosto a Hogwarts, sotto il naso di quell’idiota che mi sta perseguitando.
Improvvisamente l’idea di Bess non mi sembra poi così folle.
«Non puoi chiederglielo tu?»
Al scuote il capo, ridacchiando. Sarebbe carino che il mio amico non godesse così tanto delle mie disgrazie, ma ormai è tardi per lagnarsi.
«No no, a te serve il favore, quindi tu glielo chiederai», mi risponde come se fosse ovvio. Mi ha portato fino alla porta che dà accesso al Dormitorio di Corvonero ad aspettare sua cugina.
Perché è lei la fantomatica persona che dovrebbe saper fare un Oblivion perfetto e salvarmi dai guai, almeno secondo Albus, che si dice sorpreso che non ci abbia pensato da solo.
D’accordo, è la studentessa migliore del nostro anno e l’ho già vista in Biblioteca a dare ripetizioni ad alcuni dei suoi cugini più grandi, però dubito che perfino lei possa aiutarmi.
Anzi, spero che non voglia neanche ascoltarmi a dire il vero. Se le chiedesse Albus di darmi una mano potrei accettarlo, e forse lei sarebbe d’accordo per non discutere con suo cugino, ma non voglio essere in debito con lei.
Io e Rose ci tolleriamo, se così si può dire: lei e Al sono molto legati e passano molto tempo insieme, per studiare o semplicemente passare il pomeriggio in allegria. Lo capisco, sono cugini ma sono cresciuti come fratelli perché i loro genitori non soltanto sono imparentati, ma sono migliori amici e hanno giusto salvato il mondo magico insieme, però mi sono scoperto un po’ possessivo con Albus, come se non volessi dividerlo con lei.
Non credevo di essere così affezionato a lui, anche se effettivamente la nostra amicizia è la cosa più bella che mi sia capitata da quando sono entrato a Hogwarts. Ci siamo trovati subito, forse per la consapevolezza di condividere un problema analogo, essere preceduti dalla reputazione familiare. Se Al deve essere all’altezza della fama di suo padre, però, io devo combattere con l’opinione generale che i Malfoy siano malvagi di natura. I soldi di nonno Lucius non sono serviti a sistemare le cose, vent’anni fa, ma ho imparato a non fare mio questo problema, insieme al mio amico.
Quando si è accorto che mi dava fastidio andarmene quando arrivava sua cugina, Al ha perfino provato a farci diventare amici, anni fa, ma il risultato non è stato granché. Non credo che sia per i pregiudizi verso la mia famiglia che, secondo mio padre, Ron Weasley le ha inculcato fin dalla culla, anche perché Rose non ha mai dimostrato astio per me in quanto Malfoy… Non lo so, forse semplicemente le persone non si possono piacere per forza.
«Avanti, Al, dammi una mano, lei mi dirà per forza di no!», tento di convincerlo ancora una volta.
«Di chi parlate?», domanda proprio l’interessata, che mentre discutevamo è uscita dalla Sala Comune chiudendosi alle spalle la porta nera. Rose è una ragazzina carina, assomiglia molto a sua madre, specie nei capelli, a quanto mi ha raccontato Al, che sono crespi e molto mossi, anche se sono rossicci, segno distintivo dei Weasley. Porta l’apparecchio, se così si chiama; è una cosa insolita per una strega, ma mi pare che i suoi nonni materni siano Babbani e dentisti… Forse non sono riusciti a convincerli che un semplice incantesimo per rimpicciolirli e sistemarli un po’ è molto più semplice e rapido.
Sembra sorpresa di trovarci lì, da come ci guarda, ed effettivamente è strano che due Serpeverde si attardino in quest’ala del castello.
«Ciao Rose, come stai?», domanda Al con un bel sorriso sornione. «Scorpius ti deve chiedere una cosa, quindi l’ho accompagnato».
Squadro il mio cosiddetto amico con astio, arrabbiato per la posizione in cui mi ha appena ficcato. «Sì, ecco… Non so se ti è arrivata la voce che ho qualche problema con Gazza, in questi giorni», dico cercando di prenderla un po’ larga, prima di arrivare al dunque.
Rose ride, mentre sposta la sua borsa da una spalla all’altra, evidentemente infastidita dal troppo peso: «Se mi è arrivata voce? Ne parla tutta la scuola, non l’ho mai visto accanirsi in questo modo contro un singolo studente». Nessun singolo studente aveva fatto volare la sua gatta per metà della scuola, evidentemente. «È vero che voleva portarti dalla Preside per una confezione extra dei Tiri Vispi Weasley?»
«Sì, ma ho provato che non ho comprato nulla e la Preside sa che tuo zio è abbastanza furbo da far arrivare la sua roba in maniera meno vistosa», rispondo un po’ innervosito. La professoressa Angleregg ha ripreso Gazza per il suo accanimento e gli ha consigliato di concentrarsi sui veri problemi nella scuola, visto che in quattro anni non ho mai dato problemi salvo una volta che io e Al siamo stati beccati in giro dopo il coprifuoco. Eravamo al primo e non dovevamo ancora imparare ad apprezzare il Mantello dell’Invisibilità che il signor Potter ha dato al mio amico; da allora, però, abbiamo subito afferrato l’insegnamento di quella punizione e Gazza non ci ha più scoperto.
Rose sorride, ma sembra avere fretta di andarsene, probabilmente in biblioteca a studiare, perciò taglia corto. «Allora, che ti serve?»
Potrei adularla, ma so che non funzionerebbe, quindi è meglio rispondere senza tante storie. In fondo, è a me che serve il favore. Cerco di ignorare Al che ridacchia in maniera alquanto fastidiosa, mentre mi schiarisco la voce.
«Sapresti fare un Incantesimo di Memoria a Gazza?»
La reazione è esattamente quella che volevo evitare. Rose mi guarda ad occhi sgranati, poi scoppia a ridere come se le avessi raccontato la più divertente delle barzellette. «Stai scherzando? È un incantesimo che richiede un’autorizzazione dal Ministero, e poi è magia molto avanzata», aggiunge, come se la difficoltà di questo tipo d’incantesimi fosse il minore dei problemi.
Stringo i denti, sperando di avere almeno una chance. «Perché sei la migliore del nostro corso e forse della scuola intera», ammetto senza difficoltà, «e mio padre dice che tua madre era così secchiona da portarsi molto avanti sui programmi, perciò speravo…»
«Cosa, che sia secchiona quanto mia madre?», domanda Rose anticipandomi, per poi fulminarmi con lo sguardo e andarsene. Al mi guarda come se fossi un idiota e, improvvisamente, mi rendo conto che ho commesso un piccolo errore.
*
Cari mamma e papà,
spero che stiate bene e che l’influenza vi sia passata.
Mi spiace che la Preside Angleregg vi abbia scritto, forse la questione con Gazza mi è sfuggita di mano. Ho cercato di starmene tranquillo e di non dargli spunti per attaccarmi, ma evidentemente non è bastato, perché quel pazzo si è inventato un’accusa dal niente.
Comunque vi chiedo ancora di non intervenire e di lasciar fare a me per risolvere questa situazione. Non è solo un problema di orgoglio come credete voi, davvero, ma voglio uscirne da solo: non sono più un bambino e voglio dimostrare a me stesso di potermela cavare senza chiedere a mamma e papà. Vi voglio bene, ma devo imparare a fare da me.
Spero di raccontarvi una situazione migliore nella prossima lettera, vi voglio bene.
Scorpius
Questa volta sono nel parco a scrivere ai miei, da qualche giorno evito la Guferia per paura d’incappare in brutti soggetti con gatti scheletrici e ammuffiti al seguito. Hector sembra contento dei giorni di libertà che gli ho concesso, è arrivato con uno scoiattolo sotto gli artigli e lo sta divorando con gusto mentre sigillo la lettera.
Lo faccio volare e poi mi guardo intorno, per godermi la bella giornata con cui siamo stati graziati. L’aria è pungente e profuma di neve, presto arriverà l’inverno, che qui a Hogwarts è la stagione che preferisco, sembra di essere in un mondo fatato.
Quando l’ho confessato ad Al, si è messo a ridere dicendo che noi viviamo già in un mondo fatato… Che buffo che è.
All’improvviso la vedo, seduta sotto un albero con un grosso libro che, se sbattuto in testa a qualcuno, potrebbe fare dei gravi danni. Rose Weasley.
So che dovrei chiederle scusa, effettivamente sono stato molto indelicato nei suoi confronti: so che tiene ai voti perché anche lei si sente in dovere di dimostrare quanto vale, essendo la figlia della brillante Hermione Granger, perciò devo averla proprio punta sul vivo. Forse questa è l’occasione giusta per chiarire con lei.
In questi giorni mi sono trovato a pensare a quanto sarebbe più facile la vita, a volte, se si potesse usare un piccolo Incantesimo di Memoria qua e là, per smussare le cose brutte della vita. Un Oblivion per far dimenticare un’offesa, uno per vivere almeno una giornata lontano dall’ombra di mio padre e di mio nonno, uno perché la mia ex si scordi di come abbia totalmente ignorato il suo compleanno… Ma forse poi sarebbe difficile ricordarsi che bisogna fare attenzione alle parole, che sono una persona diversa dai Malfoy venuti prima di me, che bisogna prendersi cura di chi si dice di amare, anche quando si tratta di fare degli stupidi auguri.
Forse è meglio che Rose se ne sia andata in quel modo, anche se facessimo dimenticare a Gazza quello che è successo non mi sentirei a mio agio.
Nonostante questo, è giusto chiederle scusa, perciò mi alzo e vado a sedermi sotto lo stesso albero. «Ciao, disturbo?», domando piano per non spaventarla.
«Se dicessi di sì, te ne andresti?», ribatte lei senza alzare lo sguardo dalla pagina che sta leggendo. «Che cosa vuoi?»
Avanti, Scorpius, ingoia il rospo e fa’ la cosa giusta, mi dico cercando di zittire l’orgoglio. Io odio chiedere scusa, anche quando so di avere torto. Soprattutto quando ho torto.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto l’altro giorno; sono stato poco gentile, ma ti posso assicurare che non volevo offendere né te né tua madre. Credo davvero che tu sia una persona molto intelligente e brillante, sei la migliore in ogni corso».
Rose ancora non mi guarda, però vedo che la sua bocca si piega in un mezzo sorriso. «Lo so, Albus mi ha detto che sei un po’ stupido ma non cattivo, che ti è semplicemente uscita male la frase».
Ah, ma tante grazie, Al! Non appena lo incontro lo uccido, lo faccio a pezzetti e lo do in pasto a quegli strani animaletti non meglio identificati che sta allevando Hagrid, oh sì.
Mi faccio più vicino, cercando di mantenermi calmo. Mi sta provocando apposta, ci arriverebbe anche un bambino.
«Cosa leggi?», le chiedo davvero interessato, poiché ho notato che il libro non è uno dei testi adottati quest’anno. Poi noto l’argomento della pagina: Incantesimi di Memoria. Ma guarda…
«Mi stavo solo informando per pura curiosità», mi dice lei con un po’ troppa fretta per essere credibile, «è davvero un argomento molto interessante, ma sono incantesimi troppo difficili, ancora. Se sbaglio rischi di friggergli il cervello, forse per sempre».
«Quale cervello?», domando per sdrammatizzare. In realtà me lo domando davvero: un uomo che venera la sua gatta ed è pronto a inventarsi prove fasulle per far punire un ragazzino non deve avere tutte le Gobbiglie posizionate nello schema giusto. Se provo a spiegarmi perché lo faccia, la risposta è semplice: follia.
Rose mi dà un pugnetto contro la spalla, scuotendo la testa. «Stare troppo con mio cugino è dannoso, ricordatelo. Ti volevo chiedere una cosa, però».
Oh, davvero?
«Dimmi pure», la invito senza particolare intonazione nella voce. Sono curioso ma non voglio sembrare troppo interessato.
«Sì, ecco, vorrei sapere se hai provato a chiedere scusa a Gazza».
Eh? Scatto in piedi di colpo, come mi avesse chiesto se ho mai baciato un Troll. «Cosa? E perché dovrei?»
Un paio di ragazzine del primo anno ci fissano e parlottano tra tenendo una mano sulla bocca, di certo convinte che si tratti di un litigio tra innamorati. Illuse.
Rose sogghigna, visibilmente divertita dal mio comportamento. «Perché l’hai messo in ridicolo davanti a tutta la scuola e hai spaventato a morte la sua gatta, che è davvero anziana e non ha preso bene il volo che le hai fatto fare».
«Ma non l’ho fatto apposta», ripeto per l’ennesima volta, «ho sbagliato un incantesimo, tutto qua».
«Allora a maggior ragione, vai a dirgli la verità, chiedi scusa, è una soluzione semplice che non implica il rischio di fare un budino del cervello di Gazza».
Perché è così ragionevole e assennata? Controbattere mi diventa impossibile, mentre mi mordicchio un labbro cercando una buona risposta.
«Se lo fai, accetterò le tue scuse, altrimenti mi lagnerò di te con Albus per tutti i prossimi tre anni».
Questa poi! La guardo a bocca aperta, mentre si alza, raccoglie le sue cose e se ne va, lasciandomi lì come un perfetto idiota. Sono fregato.
«Mi dispiace, signor Gazza», ripeto chinando la testa.
Rintracciare questo vecchio pazzo è stato più semplice del previsto, era di nuovo in Guferia a tendermi un altro agguato.
Il mio comportamento a quanto pare l’ho totalmente spiazzato, perché mi sta guardando a bocca aperta come se stessi parlando in una lingua sconosciuta.
Gli spiego come è andata la questione – che poi è la stessa cosa che ha fatto Vitious la mattina stessa in cui è successo il fattaccio, penso tra me e me – gli racconto di com’ero nervoso per via del brutto voto ottenuto al primo tentativo, di come ho richiamato per errore Mrs. Purr per un’associazione di idee nel momento sbagliato, di come mi sia sentito in colpa.
Effettivamente un po’ mi sentivo in colpa, prima che si mettesse a pedinarmi. Gli ripeto per la terza volta le mie scuse e, non ottenendo alcuna risposta, faccio per andarmene.
Se non altro potrò dire a Rose Weasley che il suo consiglio era idiota, sarà una bella soddisfazione.
«Ragazzino, aspetta», mi chiama Gazza alle mie spalle.
E ora che vuole, darmi una punizione perché mi sono scusato?
Mi volto e lo vedo che mi tende una mano: «Ti ho giudicato male, non sei il teppista che credevo».
Per Merlino, un’ammissione di colpa da parte di Gazza? Forse dovrei lavarmi più spesso le orecchie, non è possibile!
Lui mi guarda con la mano tesa a mezz’aria e non posso fare altro che stringergliela, un po’ come se stessimo regolando i conti. «Ma non credere di ricevere un trattamento speciale dopo questo», aggiunge subito quasi ringhiando, «perché se ti becco a compiere qualche nefandezza di quelle che solo voi studenti sapete pensare, finirai in punizione come gli altri!»
Perché chi si aspettava qualcosa di diverso? Annuisco e sorrido, soddisfatto del risultato ottenuto.
Gazza mi guarda ancora per un istante, poi chiama Mrs. Purr, che si è nascosta sotto un secchio sporco quando sono entrato, e insieme se ne vanno.
«Hai visto, tesoro?», lo sento dire alla gatta. «Non è un ragazzo così cattivo, in fondo. Forse possiamo lasciarlo in pace, per un po’».
Io sono rimasto basito, sul serio. Tutto qui? Finisce così, senza spargimenti di sangue? Sono quasi deluso, devo ammetterlo.
«Hai visto? Avevo ragione io», esclama una voce che ormai conosco bene. Rose compare sulla soglia della Guferia, con le braccia incrociate e un gran sorriso.
«Mi secca ammetterlo, ma è vero», riesco a dire di controvoglia. La vedo sorridere ancora di più, mettendo bene in mostra l’apparecchio per i denti. «Allora, accetti le mie scuse per averti implicitamente dato della secchiona?»
«Sì, anche perché in fondo non hai tutti i torti», ammette lei. «Però non mi chiamare più così, mi dà fastidio. E neanche per mia madre».
«D’accordo. Amici?», le propongo allungando la mano verso di lei.
Inaspettatamente, Rose annuisce ma fa un passo indietro al contempo. «Va bene, ma la mano io non te la tocco dopo che hai stretto quella di Gazza!»
Oh, è vero. Mi guardo le dita come se avessero delle enormi pustole viola. «A proposito, mi faresti un favore?»
«Dimmi», risponde Rose laconica, roteando gli occhi al cielo.
«Mi faresti un Oblivion? Anche non subito, insomma, quando arriverai a questo argomento vorrei che mi usassi come cavia, ti prego», domando con voce un po’ implorante. «Questo scambio civile con Gazza mi ha traumatizzato, insomma, mi ha stretto la mano, mi ha toccato!»
«Neanche ti avesse abbracciato», esclama lei divertita, prima di invitarmi a dividere con lei e Albus gli ultimi dolcetti ricevuti dalla nonna.
Accetto, consapevole di aver ottenuto dei risultati inaspettati da questa vicenda, un’amica, e di avere un sacco di cose da scrivere ai miei nella prossima lettera. Non oso immaginare come reagirà papà quando scoprirà che è stata la figlia di Ron Weasley a tirarmi fuori dai guai…
Beh, per ora mi godo il momento di tranquillità. E, male che vada, posso sempre chiedere a mamma se sa fare gli Incantesimi di Memoria!
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