Note alla storia

Gente, Ladyhawke è tornata per il 2011!
La storia che ho scritto giusto in tempo per la Befana si colloca all'interno di due iniziative differenti:
- La prima, aperta dalla sottoscritta, è Iniziativa mestieri e faccende di Accio
- La seconda è The one hundred prompt challenge che si trova sul forum di EFP.
The One Hundred Prompt Project Penso di aver detto più o meno tutto, perciò vi lascio alla lettura. Ci si becca, forse, nei commenti XD


Geraldine Fourner al suo terzo anno a Hogwarts aveva scelto Babbanologia più per curiosità che per serio interesse scolastico, lasciandosi guidare semplicemente dall’istinto. La materia l’aveva però inaspettatamente affascinata, tanto che aveva scelta di proseguirla oltre al quinto anno, finendo per diventare una delle poche studentesse a prendere un M.A.G.O. in Babbanologia. A quel punto tentare l’assunzione all’Ufficio Relazioni coi Babbani sembrò una scelta ovvia e ponderata, ma molto presto capì quanto poco fosse adatta a lei.
Al Ministero pochi avevano vere conoscenze Babbane e, con sgomento di Geraldine, lei stessa, spesso, prendeva cantonate clamorose, tanto che, in più di un’occasione, si dovette ricorrere agli Obliviatori per evitarsi dei guai.
Così, appena venticinquenne, arcistufa di arrabattarsi con informazioni di terza mano, Geraldine decise che l’unico sistema era di vivere come una vera Babbana per qualche mese. Alzò i tacchi dal Ministero, si trovò un lavoro qualsiasi e si tirò su le maniche. Per lei, nata e cresciuta in una famiglia di maghi, fu una fatica immane, ma le bastarono sei mesi quello che non avrebbe imparato in una vita con metodi tradizionali. Fu una sera, mentre scorreva gli appunti che aveva raccolto in tutto quel periodo, che capì che forse non solo lei, ma tutti i maghi e le streghe che volevano o finivano ad avere a che fare coi Babbani potevano aver bisogno di qualcosa di simile ad un vademecum di sopravvivenza.
Del resto, se Idonea Pontridge aveva avuto successo con un manuale di sopravvivenza nel territorio dei Jobberknoll*, poteva tentare anche lei.
Mise ordine tra le sue pergamene, le numerò, le divise in capitoli e tentò di farle pubblicare alla Obscurus Books*. La strega che visionò il materiale commentò qualcosa come “a chi mai interesserebbe interagire con quegli stramboidi?”, ma si risolse a pubblicarla tra un romanzo di misteriose passioni amorose e l’altro. Il successo fu, almeno per la casa editrice, inaspettato. A quanto pareva un sacco di streghe e maghi avevano bisogno di sapere come comportarsi con quelle strane persone senza bacchette magiche: la casa di Geraldine finì per essere letteralmente invasa da lettere che invocavano aiuto.
Per evitare che Hermann, il suo gufo da posta, morisse per il troppo lavoro, la strega fu costretta ad acquistarne un altro, il piccolo e veloce Ellroy. Geraldine si trovò dunque improvvisamente cucita addosso l’etichetta di Consulente in Babbanologia, e presto ricevette inviti per diversi teatri in Inghilterra e non solo per tenere lezioni pubbliche.
Lei per prima se ne stupì, e lo considerò un buffo fenomeno passeggero, ma la cosa si rivelò curiosamente duratura.
Così eccola lì, dieci anni dopo il suo successo editoriale, sposata naturalmente con un Babbano doc da un lustro, a prepararsi per un appuntamento al Globe Theatre.
Si vestì con abiti Babbani, non quelli vecchi e terribilmente demodé che usavano i maghi sotto copertura, ma secondo la tendenza quanto meno del decennio, prese il cappotto lasciando il mantello al sicuro nell’armadio e raggiunse l’ingresso di casa.
- Dave, io vado!
- Va bene. Perdona solo una domanda stupida: gli è così difficile capire che, semplicemente, a parte la storia della magia siamo uguali? – rispose l’uomo dall’altra parte della stanza.
- Mettila così, tutto guadagno per noi. – rispose la donna, saltellando sul posto per infilarsi le scarpe che aveva preparato vicino alla porta. – A più tardi! – urlò, prima di Smaterializzarsi. Il Globe Theatre*, del tutto identico a quello che i Babbani rimpiangevano da almeno trecento anni, sorgeva nella periferia della città, in una zona industriale che dopo le sei di sera diventava assolutamente deserta. Sospirando, Geraldine camminò fino all’ingresso del teatro, che da fuori pareva un semplice capannone in abbandono: suo marito aveva ragione, i maghi erano duri di comprendonio, ma di contro i Babbani non brillavano di intelligenza. C’era un lieve vento fresco che la accompagnava, e quasi si dispiacque di dover andare a chiudersi entro quattro mura; mostrò il suo cartellino di riconoscimento all’ingresso senza pensarci troppo e si diresse verso il cosiddetto “ingresso degli artisti”. Ebbe modo di incontrare il gentile direttore del teatro, che le parlò a lungo del valore del suo lavoro, mentre lei si incantava involontariamente di fronte alla lucentezza della sua pelata, e di chiacchierare con alcune addette alla platea, che le chiesero sottovoce consigli in privato per evitarsi l’onta di dover parlare in pubblico.
Rimasta sola guardò l’orologio, chiedendosi quanto tempo avesse ancora prima di dover aprire le danze. Con un sorriso, poi, si chiese a quale domanda assurda avrebbe dovuto rispondere quella sera, facendosi tornare alla mente alcuni episodi assolutamente ridicoli. Ricordava bene una ragazza di certo Purosangue che, seccata dalla sua condiscendenza nel descrivere le somiglianze dello stile di vita tra la progenie magica e il popolo inglese, si era alzata in piedi chiedendole se era vero che i Babbani avevano la coda.
Poco dopo le fecero segno di avvicinarsi verso il palco, visto che avevano già fatto passare il classico quarto d’ora accademico. Geraldine si guardò allo specchio del camerino un’ultima volta, si sistemò il rossetto e partì alla carica. Mentre si avvicinava alle quinte ricordava ancora le prime volte in cui si era dovuta mettere a parlare davanti a tante persone: la voce tremava e le gambe probabilmente perfino di più; ora invece era solo una leggera inquietudine che l’attraversava come una scarica elettrica mentre l’adorabile mago con la pelata lucente finiva di presentarla. Le fece segno di entrare in scena e lei mise finalmente i piedi sul palco.
La sua scenografia era decisamente più scarsa rispetto a quelle delle opere teatrali, ma trovava la poltrona di chintz rosa e il tavolino con un bicchiere d’acqua sufficienti; sorrise al centinaio di persone che le applaudivano e si accomodò sul suo trono.
- Buonasera e grazie a tutti per essere venuti. E grazie anche al signor Hesterson per avermi presentato con tanta gentilezza. – disse, lasciando scemare il brusio di sottofondo del teatro. Poi si schiarì la voce prima di parlare nuovamente. – Non so come avete immaginato questa serata, ma credo che una chiacchierata tra amici sia il modo migliore: dopotutto, lo sappiamo, i Babbani sono terribilmente strani!
Le risate in sottofondo la fecero sorridere. – Devo dirvi però che loro pensano le stesse cose di noi; è una diffidenza reciproca, e lo dico in qualità di moglie di un Babbano. Sapete, si sorprendono sempre che noi non riusciamo a capire cosa ci sia di difficile nel loro modo di vivere però… se siete qui lo saprete, rinunciare alla bacchetta è una faticaccia!
Una mano si levò veloce dalla platea, e Geraldine fece segno alla piccola strega di parlare. - Non ha mai pensato di studiare i Babbani senza dover per forza vivere come loro? Non è uno spreco di tempo?
- Oh be’… come si chiama lei?
- Prudence!
- Be’, Prudence, la sua teoria è quella che hanno tenuto tutti i Babbanologi fino a poco tempo fa. Naturalmente si può fare, ma si commettono continuamente un sacco di errori, e solo nelle cosiddette coppie miste la vicinanza senza la magia dà buoni risultati, ma bisogna non farsi scoprire da loro troppo presto. – spiegò sorridendo.
- Be’, ma li si può Schiantare o Obliviare, no? La segretezza magica ha pur un valore, ancora. – commentò ad alta voce un mago.
Geraldine rise: questo era uno venuto a rompere le uova di fata nel paniere. Se ne presentavano sempre tre o quattro, ignari di quanto lei si divertisse a fargli fare la figura dei Doxy. – Lei quante volte ha Schiantato o Obliviato sua moglie per risolvere velocemente i vostri bisticci?
Mezzo teatro rise, e l’altra metà rise ancora più fragorosamente, e Geraldine con loro; i pregiudizi erano duri a morire, ma se a lei toccava distruggerne qualcuno non si sarebbe di certo tirata indietro. – Ricordo un episodio, credo una delle prime lettere che mi giunsero dopo la pubblicazione del mio libro “Babbani Inglesi, come incontrarli e convivere felici”, che fa al caso nostro. Ricordo un ragazzo, neo diplomato a Hogwarts che aveva conosciuto sul lungo mare a Howth, in Irlanda, una ragazza che intuì presto non conoscere nulla di magia. Non mi spiegò come accadde ma si innamorò di lei ed approfittò della magia per conquistarla in ogni modo con sorprese incredibili di ogni tipo, ma in un paio di occasioni la ragazza notò che il suo ragazzo le nascondeva qualcosa. Per un paio di volte il nostro amico, preso dal panico, si ritrovò ad Obliviarla. La storia proseguì, i due si sposarono e alla fine il mago decise di confessare alla moglie qual era la sua vera natura.
Non si è mai capito come accadde, probabilmente i suoi incantesimi di memoria non erano il massimo, ma la mogliettina ebbe vaghe reminescenze di ricordi cancellati artificialmente, e finì per capire di essere stata presa in giro per un bel po’, seppur in buona fede.
Prima che mi chiediate com’è andata a finire, ve lo dico io: la dolce ragazza usò la scopa da corsa del marito come legna da ardere per vendetta, ma ora hanno due bambini in età per entrare a Hogwarts.
Il teatro si riempì di risate, che aumentarono quando qualcuno chiese il modello della scopa da corsa andata distrutta.
- Una Comet Duecentosettanta, all’epoca dei fatti un signor modello, mi scriveva disperato il mago. – commentò Geraldine, sempre più divertita. – Ad ogni modo questo aneddoto è utile per aprire uno spinosissimo problema: qualcuno di voi frequenta, ha frequentato o ha tentato di frequentare dei Babbani?
Diverse mani si levarono verso il cielo, alcune più timide di altre.
- Vi ricordo che frequentare Babbani non ha mai costituito reato, anche se nel 1789 alcuni esponenti delle più altolocate famiglie dei maghi hanno provato a proporre un disegno di legge apposito; perciò non abbiate vergogna, anzi, se avete delle curiosità che non ho avuto modo di chiarire non esitate a chiedere, sono qui per questo.
Geraldine sapeva che questo era l’inizio dello spettacolo vero, e non per opera sua di sicuro!
- Io mi sono sempre chiesta perché ognuno di loro debba avere quei carri assurdi per andarsene in giro, quando mi capita di dover passeggiare per Londra si è sempre in mezzo a questo chiasso infernale! – tuonò una signora grassoccia in prima fila con una tunica rosso acceso e una volpe, che si scoprì viva e presumibilmente addomesticata, afflosciata sulle sue spalle come una stola.
- I cosiddetti carri assurdi non sono altro che automobili. – Geraldine ripetè il nome perché vide alcune penne prendi appunti uscire da borse e tasche. – E’ uno dei modi più veloci e comodi che hanno per viaggiare, perché non hanno Metropolvere, non possono Smaterializzarsi e non volano sulle scope.
- Incredibile! – commentarono dal fondo.
- Hanno il treno, ma per distanze medie è sicuramente meglio l’automobile. Del resto anche il Ministero ne fa uso, nonostante alcune modifiche. – finì di chiarire. – Perciò, se si propongono gentilmente di darvi un passaggio non reagite come se vi stessero insultando, di solito è un favore. E se vi chiedono perché voi non ne siete in grado, anziché dire cose che potrebbero compromettervi, spiegate che avete poca confidenza con il traffico cittadino, e che vi fidate di più dei mezzi pubblici.
Diverse penne trascrissero fedelmente.
- Lei usa uno di quei cosi?
- Mio marito possiede un’automobile, e l’anno scorso ho preso la licenza per guidarla, quindi sì.
Ci fu un breve brusio di commento alla notizia bomba, poi diverse altre persone alzarono la mano.
- Il mago laggiù con la mantella gialla. – indicò Geraldine, soave. – Prego, dica pure.
- I Babbani hanno la tendenza a notare subito che abbiamo qualcosa che non va, mi chiedo: perché?
- Oh, è semplicemente una questione di apparenze. – la strega si passò una mano fra i capelli appena sistemati da un parrucchiere che di certo non aveva mai visto una bacchetta magica. – Lei, come molti di noi, si veste in un modo che i Babbani trovano ridicolo, strano, assurdo e, nei casi migliori, antiquato.
- E come ci si dovrebbe vestire? – chiese una signorina dall’aria particolarmente, quasi troppo interessata.
- Se vuole farsi considerare dal ragazzo che ha puntato il mio consiglio è di dimenticare i camuffamenti che avete nell’armadio: sono antiquati. La cosa più semplice che può fare è farsi coraggio e comprare una rivista Babbana di moda, sfogliarla e farsi un’idea. Dopodiché può o modificare i suoi vestiti o comprarli, facendo un po’ di pratica con le sterline. Io, ai miei tempi, ho imparato così. – con la mano indicò il suo vestiario, decisamente inusuale, agli occhi dei presenti. – Vogue è un’ottima rivista, se le interessa. – aggiunse.
- Ma le foto di quei giornali non si muovono, giusto? – chiese un altro mago.
- No, naturalmente. In realtà lo sapete, siamo noi ad aver rubato l’invenzione delle fotografie ai Babbani, e le abbiamo migliorate a modo nostro; semplicemente però, loro non possono copiare le nostre invenzioni.
- Ma io ho visto immagini in movimento!
- Penso che lei si riferisca al cinema, in realtà… - spiegare la tecnologia Babbana era sempre una seccatura, perché era complicato adottare un vocabolario adatto e comprensibile a tutti; la cosa le richiese diverso tempo e diversi intervalli le servirono per riempire con un Rabbocco i bicchieri d’acqua che beveva in continuazione. Alla fine tra elettricità, sistemi computerizzati, effetti speciali eccetera… era quasi più confusa lei degli altri maghi.
Ormai però erano passate più di due ore di chiacchiere; Geraldine, alquanto stanca, si apprestò a salutare i presenti.
- Purtroppo il mio tempo per stasera è finito. Se avrete altre domande, o curiosità a cui i miei libri non danno ancora risposta potete scrivermi, sia via gufo che via posta tradizionale. Per concludere, non abbattetevi per i vostri insuccessi, imparare dai Babbani è possibile. E anche non Schiantarli!
Dopo l’ultimo applauso, Geraldine si alzò in piedi, salutò il pubblico e uscì dietro le quinte. Salutò il direttore del Globe Theatre e tutti gli addetti, alcuni dei quali le infilarono in mano pergamene stropicciate con fare misterioso. Ringraziò tutti per la cortesia e uscì. Nella sera, camminando alla ricerca di un buon punto per Smaterializzarsi, aprì un paio di pergamene per leggerne il contenuto. Erano più o meno tutti disperati appelli di maghi o streghe perdutamente innamorate di questo o quella Babbana che chiedevano dritte, consigli e trucchi. Si irritava sempre quando suo marito definiva la sua corrispondenza della semplice Posta del cuore; lei si era data alla Babbanologia per motivi scientifici ed estremamente seri! Doveva però ammetterlo, in realtà era tutta invidia: loro avevano qualcuna a cui rivolgersi, mentre lei, per non far fuggire a gambe levate suo marito dopo le nozze, aveva dovuto fare tutto da sola, da brava pioniera. Così si Smaterializzò, compiaciuta dei suoi nervi saldi e della sua fortuna sfacciata, verso casa.

Note di fine capitolo

*Jobberknoll: creatura citata ne Animali Fantastici, dove trovarli di JKR
*Obscurus Books: casa editrice dei maghi sempre citata da JKR
*Globe Theatre: esatto, citazione di quello famoso Shakespeariano ^^

The One Hundred Prompt Project
Completate: 1/100

01. Alba 02. Pomeriggio 03. Tramonto 04. Sera 05. Notte 06. Bene 07. Male 08. Luce 09. Oscurità 10. Opposti 11. Vista 12. Udito 13. Tatto 14. Gusto 15. Olfatto 16. Sole 17. Pioggia 18. Neve 19. Nuvole 20. Tempesta 21. Giallo 22. Arancione 23. Rosso 24. Marrone 25. Verde 26. Blu 27. Viola 28. Nero 29. Grigio 30. Bianco 31. Sole 32. Stelle 33. Luna 34. Pianeta 35. Universo 36. Autunno 37. Inverno 38. Primavera 39. Estate 40. Nessuna Stagione 41. Temperatura 42. Freddo 43. Caldo 44. Gelo 45. Piacevole 46. Cuore 47. Emozioni 48. Sensazioni 49. Apatia 50. Empatia 51. Caos 52. Anarchia 53. Disordine 54. Ordine 55. Libertà 56. Passato 57. Presente 58. Futuro 59. Tempo 60. Senza Tempo 61. Origine 62. Nascita 63. Crescita 64. Vita 65. Morte 66. Acqua 67. Fuoco 68. Terra 69. Aria 70. Fulmine 71. Orgoglio 72. Insensibilità 73. Gelosia 74. Timidezza 75. Impulsività 76. Pigrizia 77. Collera 78. Vanità 79. Invidia 80. Insaziabilità 81. Addio 82. Bugie 83. Errore 84. Rimpianto 85. Vendetta 86. Sorte 87. Destino 88. Desiderio 89. Sogno 90. Incubo 91. Grazie 92. Scusa 93. Giustificazioni 94. Perdono 95. Scelte 96. Faccende 97. Tema libero 98. Tema libero 99. Tema libero 100. Tema libero

The One Hundred Prompt Project © BlackIceCrystal
Progetto originale della Big Damn Table © http://community.livejournal.com/fanfic100/ | http://community.livejournal.com/fanfic100_ita/

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