Note alla storia

Crossover con "James Cameron's Avatar".
Ho già caricato questa storia su EFP con il nome di piuma di Peeves. Non la sto copiando, andate a confrontare le email sui due siti per averne la prova.

Note al capitolo

Di solito, le mie storie “hanno una storia” (nel senso che mi ricordo bene qual era l’idea originaria e come mi è venuta), questa storia è particolare... perché non ne ha una particolare.
Premetto già che Fred Weasley, per me, non sarebbe mai dovuto morire... e probabilmente ho pensato di rendere giustizia a questo particolare personaggio con una storia. Poi ho pensato ad altri due personaggi (di ben altra saga, ovvero il fantastico film di James Cameron!) gemelli, di cui uno viene ucciso e l’altro ferito, e ho notato anche l’analogia con la leggenda di Castore e Polluce.
Okay, ho capito, la storia ha una storia ^-^
Spero vi piaccia!

 

Capitolo 1

Reparo

 

(Stati Uniti d’America, 2148)

 

Jake Sully guardò il volto esangue di suo fratello nella scatola di cartone.

Non doveva andare così.

Si sentiva uno schifo. Più di quanto non si sentisse già uno schifo di solito.

Non era giusto.

Era lui, quello scemo, quello inutile, quello imbecille in ogni senso a dover morire.

Non Tommy.

Non quello sveglio, quello ricercato dai cervelli di mezzo universo, quello che aveva ancora tutta una strada davanti e...

 

Qualcosa si mosse in lui, qualcosa che non sentiva da quando era piccolo e aveva inspiegabilmente fatto diventare rosa la maglia dell’allenatore di calcio.

La sua vista si annebbiò: i lineamenti dell’uomo che gli stava parlando del cavolo di subentro al cavolo di contratto di cavolo si dissolsero, e la sua voce ad un tratto parve lontana.

 

Gli sembrò di cadere.

 

(Londra, Inghilterra, 24 Luglio 2017)

 

La stanza in cui era sembrava ingigantita. Si guardò intorno: era casa sua.

O una versione un secolo più antica. Ma i mobili erano disposti nello stesso modo della casa in cui era cresciuto.

Era praticamente seppellito in quella che sembrava una poltrona gigante.

Un uomo stava parlando con due adulti, questi un uomo e una donna. Aveva in mano due lettere. Lettere. Di carta.

“Tu devi essere Jake Sully” disse l’uomo tendendo una mano “Piacere di conoscerti. Professor Neville Paciock”

“Lasciatemi in pace...” mugugnò, prima di accorgersi di avere al posto della voce una specie di squittio ridicolo

“Lo scusi, signore. Non si è ancora ripreso per bene dagli orecchioni... no, non è contagioso ma...” disse l’uomo che stava parlando con il professore

Un momento: orecchioni? Quando li aveva avuti aveva...

UNDICI ANNI!

Quindi l’uomo che aveva parlato doveva essere...

Papà!

E dunque Tommy doveva essere...

Vivo e soprattutto da qualche parte qui intorno!

E, cosa più importante...

Puntò i piedi per terra, appoggiò le mani sulle ginocchia e si mise in piedi. Poi camminò verso il professor Paciock e gli strinse la mano.

Tanto valeva farsi perdonare...

“Piacere di conoscerla, professore”

“Che succede qui?” un’altra voce-squittio intervenne

Tommy e la mamma stavano scendendo le scale, Tommy saltellando ogni due gradini.

Il professor Paciock, passando lo sguardo da Jake a Tommy, sorrise. Cosa stava pensando, Jake non lo sapeva.

Tommy, invece, guardò subito Jake. Sembrava stupito quanto lo era lui.

“Riunione di gabinetto!” annunciò Jake facendo gesto a Tommy di seguirlo in bagno. Rifugiarsi in bagno e conversare lì era una cosa che avevano fatto molto spesso, da piccoli.

Entrarono entrambi nel bagno e si chiusero dietro. Tommy si sedette sull’orlo della vasca da bagno e Jake, come al solito, sulla tazza del water, dopo aver abbassato il coperchio.

“Cosa è successo?” chiese Jake a Tommy

“Non lo so, credimi. L’ultima cosa che mi ricordo è che ero adulto e un dannato bastardo mi aveva appena scaricato addosso la sua pistola” rispose Tommy “E poi mi sono ritrovato sul letto. E qui c’è la cosa strana. Questa sembra casa nostra. Quei due sono mamma e papà. Ma...”

“Tutto troppo vecchio, lo so. Sembra di essere nel 2000, forse nel 2010...”

“Duemila e diciassette. Ventiquattro di Luglio del duemila e diciassette. C’era un calendario in camera nostra, con delle croci sui giorni che mancano al nostro compleanno. Ah, e siamo in Inghilterra, a Londra... sulla mia scrivania c’erano alcuni pieghevoli sulle scuole secondarie di Londra... e ho guardato nello studio di papà e c’erano alcune scartoffie a proposito dell’ambasciata americana”

“E che vuole sto Neville Paciock?”

“Non lo so... però... Jake, ricordi tutte quelle cose strane che ci sono accadute da ragazzi... tipo... quando stendesti quel bullo senza nemmeno toccarlo? O quando feci saltare in aria una provetta senza che ci fosse niente di pericoloso lì dentro quando il prof mi sgridò? E se fosse una cosa del genere? Se fossimo tornati indietro nel tempo con una nuova vita?”

“Quindi, che suggerisci?”

“Vivere. Magari potremo incontrare qualcuno che ci potrà dire quello che è successo”

“Ehi, scordatelo. Io non ci torno nel tempo in cui tu sei morto e io non cammino”

“Ok, allora ricominciamo la scuola secondaria e ci rifacciamo una vita. Okay?”

“Okay fratello!”

Uscirono dal bagno e tornarono nel soggiorno, dove mamma, papà e il professor Paciock stavano ancora parlando. Mamma e papà sembravano confusi.

“Non ce lo aspettavamo... ci siamo trasferiti dagli Stati Uniti solo da un mese... accidenti...”

“Cosa sono quelle facce?” chiese Jake perplesso

“Jake, Tommy...” disse il professor Paciock “Vi sono mai capitate delle cose... inspiegabili? Ci sono cose che voi riuscite a fare e gli altri bambini no?”

“Della serie...?” chiese Tommy. Come Jake, doveva aver intuito che quel tizio ne sapeva qualcosa dei loro strani problemi.

“Far saltare per aria una provetta piena di aceto?” fece Jake mollando una gomitata al gemello

“Oppure far diventare rosa la maglia dell’allenatore di calcio?” replicò Tommy “O fare un salto di due metri quando Curtis ha tentato di spingerti nei cassonetti... Jake?”

“Oppure far inciampare la maestra di matematica quando prendesti un brutto voto... Tommy?”

“Oppure...”

“Oppure basta così” disse il professor Paciock “Non c’è nulla di strano in quello che avete fatto, almeno da dove vengo io. Anzi, a casa mia se ad un bambino non accadesse nulla del genere, è strano. Jake, Tommy... voi due siete maghi

“Non state scherzando, vero signore?” chiese Tommy

“Mai stato più serio” rispose il professor Paciock “Ma se davvero volete scherzare, dopo posso portarvi ai Tiri Vispi Weasley...”

“Ora state scherzando però!” Jake ribatté

Scherzi a parte... sto parlando sul serio. So che vuol dire essere un mago: io sono un mago, mia moglie è una strega e i miei figli... beh, entrambi hanno dimostrato di poter eseguire magie”

“Ma voi siete certo che...” chiese Tommy “mio fratello ed io... siamo maghi?”

“La vostra Traccia è comparsa in America, ma... sì. Ne sono più che certo. Anche perché sono passate delle carte tra il Ministero della Magia statunitense e quello inglese”

Tommy rimase zitto per un momento, e in quell’attimo Jake fu certo di rivedere l’espressione solita del Tom Sully biologo adulto.

“Questo spiega un sacco di cose” Tommy disse sorridendo

 

(Tiri Vispi Weasley, Diagon Alley – 27 Luglio 2017 - pomeriggio)

 

A Frederick Weasley piaceva un casino rimanere al negozio di suo padre... di solito era quando la mamma non poteva badare a lui e nemmeno la nonna, però non gli importava che fosse perché i suoi erano impegnati: comunque gli piaceva.

Di solito, si rifugiava nel retrobottega con un paio di giochi e passava il tempo lì a divertirsi. Quando andava lì, poi, papà gli regalava sempre qualcosa di nuovo... e poi, alla prima favorevole occasione, andavano a prendersi il gelato.

Al momento, stava girando senza meta nel negozio semideserto. Papà stava parlando con un tipo... un suo vecchio amico, a quanto pareva.

Vicino allo scaffale dei Cappelli Decapitati, uno specchio rimandava l’immagine di un ragazzino di undici quasi dodici anni, con i capelli neri e ricci e la pelle scura... lui e sua sorella Roxanne erano i primi Weasley documentati con i capelli neri...

Quasi all’improvviso, due ragazzini, più o meno della sua età, fecero irruzione nel negozio finendo di ingollare due coni gelato.

Sicuramente erano maghi, perché i Babbani a Diagon Alley erano più unici che rari, ma i loro abiti li contraddistinguevano inequivocabilmente come Babbani di nascita.

“Ciao!” disse uno dei due esibendo il migliore dei suoi sorrisi. Era decisamente spiazzato, quindi... sì, Babbano di nascita e primino di Hogwarts.

“Tom Sully” disse il ragazzo che aveva salutato tendendo una mano “E quello è mio fratello Jake”

“Frederick Weasley, ma puoi chiamarmi Fred. Anche voi farete il primo anno a Hogwarts, vero? Io devo ancora prendere tutto, però alcuni miei cugini mi passano qualche libro”

Jake annuì.

“Noi abbiamo già comprato tutto, ma i nostri genitori vogliono anche prenderci un regalo perché sanno che comunque se il regalo di compleanno ce lo fanno tra un mese poi non ci sarà molto utile ad una scuola di magia...” spiegò “Insomma sai... i nostri genitori non sono mica mago e strega...”

“Nah, non preoccuparti, non siete i primi maghi che vengono da famiglie senza magia. Anche mia zia Hermione è Babbana di nascita, ma è nei ranghi alti al Ministero... anche se bisogna dire che la mia famiglia è bella grossa, prima di poter dire altro... ho perso il conto del numero di cugini che ho qualche anno fa. Magari adesso che ci vediamo a Hogwarts ve li presento”

Uno dei due, Tom o Jake, Fred non li distingueva ancora, scrollò le spalle e sorrise, accennando al fatto che loro non avessero cugini ed era già tanto se erano due.

“Come mai sei qui se non stai ancora facendo acquisti?” chiese... sì, questo era Tom. Sembrava di gran lunga più sveglio.

“Questo negozio qui è di mio padre” spiegò Fred “Posso venirci quasi quando voglio, ma quando ho altro da fare preferisco stare con i miei cugini... mia sorella è una tale rompi...”

“Nostro padre invece lavora all’ambasciata americana a Londra” disse Jake. Adesso che Fred ce li aveva più presente... Jake aveva una maglietta blu. Tommy invece una camicia gialla.

“Ambasciata?” chiese Fred

“Sai, una specie di punto di riferimento per gli americani qui in Inghilterra... noi ci siamo trasferiti dagli Stati Uniti un po’ di tempo fa”

“Ah, capito. Quello che qui fa la Cooperazione Magica Internazionale” disse Fred

A quel punto, papà salutò il suo amico e ridiresse la sua attenzione al negozio.

“Allora, Fred, ti stai facendo degli a...”

Si fermò quando notò Jake e Tommy, quasi trasalendo.

“Papà, questi due sono Jake e Tom Sully” Fred spiegò, quasi in imbarazzo “Si sono trasferiti qui dall’America”

“Ah, l’America...” commentò papà “Patria del Quodpot e...”

Quodpot?” chiesero Jake e Tommy perplessi

“Io da che mondo è mondo giocavo a calcio” aggiunse Jake

“Sono Babbani di nascita, papà” spiegò Fred alzando le spalle “Hugo certe volte parla del calcio... i suoi nonni materni sono Babbani... Hugo sarebbe mio cugino” aggiunse, notando l’espressione perplessa di Jake e Tommy

Papà fece un sorriso che gli arrivava quasi alle orecchie... o meglio all’orecchio, dato che da quando Fred aveva memoria gliene mancava uno, e scompigliò i capelli di Jake.

“Beh, se voi due siete come posso indovinare che siate...” disse rivolgendosi ai gemelli “Benvenuti ai Tiri Vispi Weasley. Se vi va, iniziamo pure col giro completo...”

 

(Casa Sully, Londra, Inghilterra – 27 Luglio 2017 – sera tardi)

 

Balthazar, il gufo di Tommy, sembrava più irrequieto che mai nella gabbia... non sembrava un animale molto tranquillo, ma dato che ancora non avevano amici a cui “mandare un gufo”, Tommy lo teneva ancora nella gabbia. Non voleva dare una cattiva impressione ai vicini.

Jake invece aveva scelto un gatto, qualcosa che sicuramente dava meno nell’occhio. L’aveva adocchiato in mezzo ad una cesta di gattini appena nati, nulla più che un mucchio di pallette di pelo tutte occhioni, nasino e codina. L’esemplare in questione era un maschietto rosso con gli occhi di due colori diversi e il pelo talmente folto che non stava a posto. Jake l’aveva chiamato Pluffa, dal nome di una delle quattro palle di cui Fred gli aveva parlato quando aveva iniziato a parlare di Quidditch.

Al momento Pluffa era rannicchiato a miagolare sul letto di Jake, che era invece seduto accanto al fratello a parlare della giornata.

“Quel George Weasley mi sembrava strano” commentò Tommy.

“Chi, il padre di Fred? Quello senza un orecchio?” chiese Jake “In effetti, ci guardava in modo strano. Come se non avesse mai visto due gemelli.”

“Poi, quello che ha detto... se siete come posso indovinare che siete... no, Jake, secondo me ha visto dei gemelli eccome. E magari li conosceva pure bene. E poi il fatto che ha un orecchio solo potrebbe far presumere che gli sia stato tagliato”

Jake si guardò intorno. Ai muri della stanza erano appesi i poster dei 30 Seconds to Mars, della nazionale di calcio statunitense e dell’Apprendista Stregone, e adesso anche un poster di Quidditch, regalato loro da Fred, che si muoveva. O meglio, i giocatori si muovevano.

Non era molto diversa da come si ricordava la sua cameretta. Balthazar e Pluffa a parte.

“D’accordo, io intanto penso a Pluffa” disse Jake alzandosi e prendendo in braccio il gattino. Prese il biberon pieno di latte che gli avevano dato quando aveva preso Pluffa e lo imboccò. Il gattino leccò la punta della bottiglietta per un po’, poi sbadigliò e si acciambellò nelle mani del ragazzino.

“Bravo micetto” commentò Jake solleticandogli il muso con un dito

“Sei definitivamente tornato bambino, eh Jake?” disse Tommy alzandosi e infilando alcuni biscottini tra le sbarre della gabbia del suo gufo.

Siamo bambini, Tommy” Jake ribatté mettendo Pluffa nella cesta “Inutile che cerchi di negarlo. Siamo alti un metro e cinquanta, forse anche meno, abbiamo a malapena la licenza elementare e siamo ufficialmente minorenni!”

“E tutti quegli anni li vuoi negare?”

“Dato che due o tre li ho passati in guerra...

Tommy rimase zitto e aprì la gabbia del suo gufo, lasciando che prendesse il volo fuori dalla finestra.

“Mi fa strano” commentò “Sapere che non rivedrò più Norm, Davey, Serge... tutta la banda... insomma erano i miei amici...”

“Ce ne faremo di nuovi, a Hogwarts...”

“Ricordi che alla scuola media ci mandarono dallo psicologo dopo tutti i nostri tentativi di giustificare le cose strane che accadevano? Adesso sappiamo che è vero...”

“Non l’abbiamo mai fatta, la scuola media. Abbiamo dieci anni e undici mesi

“Lo so, ma... ricordi che le cose strane, dopo la terapia, erano iniziate a farsi molto, molto più rare... e altrettanto più distruttive? E che eri soprattutto tu a fartele venire? Tanto per dirne una, Jake, mi sai dire esattamente cosa ti accadde in Venezuela?”

No

Ma era stata una cosa inspiegabile, quella. Non voleva raccontarla perché non gli andava di ricordarla, ma certe volte, negli incubi, si ricordava ancora di quella notte in cui, durante una lite particolarmente accesa con un suo commilitone, gran parte degli esplosivi nell’armeria che stavano sorvegliando era saltata in aria, uccidendo l’altro soldato e ferendo irrimediabilmente lui.

Mentre esclamava la sua negazione, “quasi inspiegabilmente”, il vetro della finestra si incrinò e poi si ruppe.

“Jake, mi dispiace” disse Tommy notando la finestra rotta “Non volevo darti fastidio”

Estrasse di tasca la bacchetta magica.

“Questo stava negli esercizi base, l’ho letto in macchina” spiegò facendo un passo verso la finestra “Reparo!

I cocci di vetro si sollevarono da terra per tornare al loro posto, lasciando soltanto una piccola incrinatura sulla finestra.

“Tu pensi solo ai libri” Jake commentò guardando il fratello

“E tu solo al pallone” ribatté Tommy “Vedi di impegnarti stavolta, dato che ce l’abbiamo, la possibilità... studia, stavolta!”

Jake prese dal comodino la sua bacchetta magica e la puntò sull’incrinatura del vetro.

“Reparo. Reparo. Cazzo, riparati! Reparo!”

La crepa nel vetro sparì. Fosse stato così facile anche risolvere il resto dei problemi...

 

 

(La Tana, Ottery St. Catchpole, Inghilterra, 31 Agosto 2017, sera)

“Sai, nonno? Il mese scorso al negozio sono arrivati due ragazzi simpatici” stava dicendo Fred al nonno “Spero proprio di rivederli domani al treno”

“Di chi parli, Fred?” chiese Zio George afferrando la prima sedia a tiro

“Jake e Tommy, papà... i gemelli Sully” Fred si spiegò “Quelli che si sono trasferiti dall’America”

Zio George saltò sul posto, letteralmente. Ma anche gli altri adulti non sembravano molto tranquilli.

“Fred, senti, perché non raduni gli altri e non vi fate una partita a Spara Schiocco?” chiese Zia Angelina “Avanti...”

Fred si cavò di tasca un mazzo di carte e fece gesto agli altri di seguirlo. Salirono alcune rampe di scale e si rifugiarono in una delle camerette.

Albus chiuse la porta dietro di sé e si sedette per terra. Il resto della squadra giovanile Weasley-Potter era già sul pavimento.

“Che c’è di tanto strano in due gemelli?” chiese Lily a Fred

“Vorrei proprio saperlo” disse Fred scuotendo la testa

“E io vorrei proprio sapere dov’è Teddy!” commentò James “Cavolo, possibile che non ci segue più?”

“Possibilissimo, Jim. Ha diciannove anni, comprendi?” ribatté Fred “E idem come sopra per Victoire e Molly, ormai sono troppo grandi per essere catalogate tra noi ragazzi.”

Nella stanza, la più grande era Dominique, quattordici anni. Seguivano Lucy, tredici, James e Louis, dodici, Fred, Rose e Albus, undici, Lily e Hugo, nove, e Roxanne, sette.

“Papà mi ha detto che non erano in sei” intervenne Louis “Forse...”

“Sì, ma foto di questo settimo Weasley mica ci stanno!” James ribatté

“E appunto in questo contesto si inserisce la questione dei gemelli” disse Rose alzandosi “Magari queste foto le abbiamo viste... ma non le abbiamo mai... beh, cagate! Fred, i Sully... erano gemelli identici, vero?”

“Fino all’ultimo capello” confermò Fred

“E hai detto che tuo padre è rimasto stranito quando li ha visti?”

“Esattamente”

“Allora, credo di avere una spiegazione” concluse Rose “Fred, tuo padre aveva un fratello gemello.”

Note di fine capitolo

I nomi Davey e Serge sono presi da un’altra storia su Avatar che sto scrivendo, e sono in effetti due scienziati: un fisico e un biotecnologo.
Tommy ha usato il Reparo perché (come Hermione) si è esercitato negli “incantesimi semplici”. Dato che Hermione l’ha fatto senza venire punita, non vedo perché Tommy non potesse farlo!
Il figlio grande di George si chiama davvero Fred.
Si parla di Quodpot, una variante americana del Quidditch dove la Pluffa esplode se non si fa gol, nel libro Il Quidditch Attraverso i Secoli.
E, ultima cosa, il fatto della magia distruttiva è stato ispirato in parte dalla storia di Ariana Silente.
Ovviamente, dato che Jake e Tommy non sono stati “affrontati” da dei ragazzi shockati ma da uno psicologo, le loro reazioni magiche non sono state tanto distruttive, ma comunque abbastanza da ferire.

Se vi è piaciuta, fatemi sapere ^-^

Volpotta

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