Note al capitolo

Una delle storie più sceme che abbia mai scritto, spero vi strappi almeno un sorriso ^^
“Eccolo! Eccolo!” pensò Tonks. E, colta da un’irrefrenabile gioia, prese ad arrotolarsi attorno al braccio uno dei festoni argentei che aveva trafugato dall’albero di Natale, posto davanti all’arazzo con la genealogia dei Black.
Era dalle quattro del mattino che aspettava quel momento! Ecco Remus, veniva verso di lei, e le avrebbe dato il suo regalo, un bellissimo anello di fidanzamento! Cioè, non proprio di fidanzamento, lo sapeva che era presto per una cosa così, stavano segretamente assieme da solo tre mesi… ma per lei l’anello avrebbe avuto quel significato, insomma, che stavano sul serio assieme!
Caspita, però il pacco che teneva in mano era esagerato. Lì dentro ci poteva stare comodo un anello con la circonferenza del girovita di Hagrid…
“Buon Natale, Tonks.”
“Oh, ma che carino che sei a chiamarmi subito con il mio nome ufficiale senza passare per la solita trafila.”
Lui le sorrise. “Tregua natalizia.”
Abbracciò più stretto il suo ingombrante pacco, guardandosi nervosamente attorno.
“Ho dovuto farti un regalo…” iniziò, sembrando quasi seccato.
“Dovuto?”
“Sì, visto la tua chiara intenzione di farne uno a me, era obbligatorio che io ricambiassi allo stesso modo. Ed è dall’inizio di novembre che tu mi lanci chiare allusioni sul fatto che…” aprì una mano, piegando un dito per ogni voce che elencava. “Hai passato in rassegna tuuutti i negozi Babbani che conosci, tuuutte le bancarelle dei mercatini che frequenti, sei andata persiiino a Diagon Alley, che per te di solito è una barba peggio di quella di Merlino… e è stato così un casino scegliere qualcosa che potesse piacere a un lupo mannaro assurdo come il sottoscritto.”
Non resistette alla tentazione di prenderlo in giro. “Ti sei accorto che stai iniziando a parlare come me?”
“Mi sono calato nella parte,” tagliò corto lui. “Hai anche appeso in cucina una pergamena con un elenco di tuuutte le cose che potevano piacermi, così che potessi scegliere comodamente cosa farmi regalare. L’hai appesa, per la precisione, sull’anta dove Molly nasconde i dolci.”
“Tu sei goloso…”
Era vero, lì era sicura l’avrebbe notata.
“Sì, ma non sono l’unico che ha accesso alla cucina! Quella pergamena l’hanno letta tutti!” la guardò storta.
“E che c’è di male?”
“Nell’elenco c’era, tra le altre cose:
-un paio di boxer super sexy per poter farmi apprezzare ancora di più tutte le curvature sinuose del tuo fondoschiena. E anche del davantischiena.
“Ehm…”
“E poi, questa ha fatto strillare Molly:
-una delle bacchette create da Fred e George, ma non di quelle che si trasformano in un merluzzo, ma questa speciale, a tiratura limitata, che si trasforma in un paio di tette. Taglia a tua scelta.”
Remus la guardò con cipiglio severo.
“Beh, che c’è di sbagliato? Agli uomini piacciono queste cose sconce!” si difese con convinzione. Li aveva visti i poster in camera di Sirius, mica era una sprovveduta!
“I gemelli sono in punizione da quando Molly ha letto la tua pergamena e ora pensa che io sia un pervertito. Sai cosa ha ricamato sul mio maglione, quest’anno?”
“Dei cuoricini?” Sperò di aver indovinato, sarebbe stato adorabile infilato in un maglione a cuoricini.
Remus lo prese da sopra il suo pacco e glielo lanciò. “L’ha ricamato subito dopo aver sfilato di mano il tuo elenco a Ginny. A Ginny, Tonks. Ha quattordici anni, è una bambina!”
Lei non si scompose. “E con questo? Ti garantisco che è molto più sveglia lei che la maggior parte delle persone che bazzicano per questa casa. Mi ha raccontato che con Billy Arcott ha…”
Venne interrotta bruscamente. “No! Ti prego, non lo voglio sapere. Ti prego.”
“Ok. Beh, interessante lo schiaccianoci gigante.” E anche originale, di cosa si lamentava?
“Non è uno schiaccianoci.”
“E allora cos’è?”
“Chiedi a Hagrid. Chiedigli cosa fa  ai Thestral maschi non destinati alla riproduzione. E che attrezzo usa per interrompere la loro carriera di stalloni prima che abbia inizio.”
“Oh,” Tonks lasciò cadere il maglione a terra. “Ma non fa nulla, tanto non ti serve.”
Ma lui non sembrava molto convinto, anzi, si stava decisamente arrabbiando. “A te forse non servirà un maglione in più. Ma io sono un po’ a corto di… beh… di tutto. E non posso riparare i miei vestiti all’infinito, fra poco dovrò girare nudo.”  Fissò con rancore il maglione steso a terra.
Tonks gli sfilò il pacco di mano, posandolo con cautela sugli scalini dell’ingresso dell’appartamento di Grimmauld Place dove si erano rifugiati per avere un poco di intimità, e poi gli porse il suo.
Remus lo guardò sospettoso.
“Non morde mica.”
“Giuralo.”
Lei gli diede uno spintone. “Stupido! Aprilo!”
L’accontentò, posandolo a terra e sedendosi davanti a esso, iniziando a scartarlo piano piano, con cura.
Gli spinse via dolcemente le mani. Quel pacchetto lo aveva fatto lei, a fatica aveva sistemato la carta attorno al regalo fastidiosamente morbido, e aveva finito per imbalsamarlo con metri di scotch.
Strappò con foga la carta, gettando brandelli colorati ovunque. “E’ così che si scartano i regali, se no non c’è gusto!”
Remus raccolse il contenuto del pacchetto.
“Beh, ti piace?” gli chiese allegra, anche se conosceva già la risposta. Bastava guardare l’espressione di assoluta gratitudine stampata sul suo viso.
“Grazie, Tonks. Grazie. Dopotutto, non dovrò girare nudo.”
“Un vero peccato, eh?”
Lui le sorrise allungando una mano e spettinandola in un gesto affettuoso.
“Ma se ancora diventi tutta rossa se c’è un pochino di luce di troppo nella tua camera e sono tutto nudo e magari anche…”
Arrossì, sentendosi molto, molto stupida. Era vero, faceva tanto la spaccona sfacciata, ma poi… certo, il suo imbarazzo si limitava ai primi minuti di approccio, minuti che diventavano ogni volta sempre di meno.
Remus la guardava da sotto in su, sembrava sinceramente dispiaciuto. Sicuramente si era reso conto di averla offesa.
“Grazie davvero per il regalo, l’ho apprezzato moltissimo.” Abbassò gli occhi sul suo, e fu la sua volta di arrossire.
“Il mio… ecco…” Scrollò tristemente le spalle, in un gesto di scusa.
Tonks non permise al suo gesto di smorzarle l' entusiasmo, e lo scartò in meno di un secondo, ma…
“Uhm… bello…”
“Bello?”
“Immagino che tu non abbia letto l’elenco delle cose che sarebbero piaciute a me”, osservò scherzosamente.
Lui si sforzò di sorriderle. “Sì. Un anello, o un anello o… aspetta…” si schiacciò un dito sulla bocca, guardando per aria. “Un anello?”
“Già, ma non fa nulla. Questo mi piace, sul serio!” tacque per un lungo istante. “Ma cos’è? Un lampadario?”
“No…”
“Oh… un casco da astronauta?” tentò di infilarselo in testa, strappandogli una risatina nervosa.
“E’ un acquario.”
“Un acquario?” ripeté, cercando di non sembrare troppo delusa. Non le riuscì molto bene.
“Che ti aspettavi?” scattò lui. “Lo sai bene che Sirius ha dovuto firmare anche a nome mio il regalo che ha fatto a Harry, perché non avrei potuto comprargli nulla. Sarei stato l’unico a non regalargli nulla,” cambiò posizione, profondamente a disagio. “Io ho solo una vecchia valigia, pochi vestiti non proprio nuovi, e questo acquario, nient’altro.”
Tonks gattonò fino a lui, soffocandolo nell’abbraccio più stretto che le riusciva.
“Va bene così, Remus, mi è piaciuto, sul serio!”
“Mmm… se preferisci un anello, comunque, posso sempre fartene uno con la stagnola dei cioccolatini.”
Tonks finse di pensarci su. “Che proposta allettante. Ma credo proprio che mi terrò l’acquario.”



Erano seduti nel minuscolo salottino dell’appartamento di Tonks, le gambe allungate sul tappeto decorato con una sobria stampa a triangoli magenta.
“Oh, ma come sei carino con il maglione nuovo che ti ho regalato!” disse lei, annuendo in segno di approvazione e spingendosi indietro per osservarlo meglio.
“Dici?” domandò Remus, notando quanto fosse brava nel dire bugie riuscendo a sembrare spudoratamente sincera.
“Certo!” e glielo sfilò, lanciandolo per aria. Cadendo fece uno strano suono liquido.
Remus non ci fece caso, sorrideva tra sé e sé. Tonks voleva mostrargli che era una donna audace, affinché non avesse più dubbi in merito. E lo era sul serio, lo era ogni volta che facevano l’amore un po’ di più.
“Per Merlino!” strillò la donna audace, dandosi una manata sulla fronte. “Ti sto affogando il maglione!”
Saltò in piedi, guardando nella direzione verso cui l’aveva lanciato.
“Cosa?”
Lo prese per una mano, strattonandolo. “Che sciocca, non ti ho ancora mostrato cosa ho messo nel tuo acquario.”
La seguì docilmente, molto incuriosito. Per lei era stato solo un regalo deludente, ma per lui aveva una valenza affettiva. Glielo avevano regalato i suoi genitori quando era stato ammesso a Hogwarts ed era l’unica cosa che si era portato via dalla casa dove era cresciuto.
Chissà che ci aveva messo, Tonks?
“Ecco qui!” disse togliendo il suo regalo di Natale dall’acqua e strizzandolo sul parquet che il padrone di casa aveva provveduto a far posare solo due settimane prima. E che entro una settimana si sarebbe sollevato per lasciar posto ad un altro pavimento.
Remus osservò perplesso la coppia di molluschi provvisti di un gran testone che si spingevano pigramente nell’acqua.
“Che carini,” mentì. “Sono calamari, vero?”
“Sì.”
“Perché hai scelto proprio dei calamari?” chiese accigliandosi. Non che giudicasse male la sua scelta poco ortodossa, lui ci aveva infilato un vasto assortimento di mostriciattoli magici lì dentro, alcuni anche parecchio maleducati.
“Perché così mi hai regalato esattamente quello che volevo.”
Remus socchiuse gli occhi, sforzandosi di vedere in essi qualcosa anche di solo vagamente somigliante a un anello.
Alla fine si arrese. “Non assomigliano affatto a quello che volevi tu.”
“Dici?”
Annuì lentamente.
Tonks lo guardò con sufficienza, per poi gettargli le braccia al collo.
“Adoro il tuo regalo, lo sai?”
“Non è vero.”
Non era uno sciocco e tutta la storia del regalo era stata per lui abbastanza umiliante.
“Sì, invece. E’ magico, ma magico forte!” gli scoccò un bacio sulla bocca e poi si ritrasse.
“Dopo aver comprato R.J. e Doretta ero così ispirata…”
“Hai dato a quei due cosi viscidi i nostri nomi?” Non voleva crederci.
“Sì, che idea romantica, vero? Insomma, ero così ispirata che… non ci crederai mai! Ho cucinato qualcosa di commestibile!”
“Commestibile?”
“Proprio così,” disse lei orgogliosa. “R.J. e Doretta prima erano in compagnia di un bel gruppo di amichetti. Li avevo chiamati Cagnaccio, Locchio, Sevvie… insomma, l’Ordine degli Invertebrati. Erano un sacco di anelli!”
Remus si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere. Ma da dove le venivano certe idee?
E comunque… “Non assomigliano affatto a degli anelli.”
“Da vivi no”, concordò lei, prima di scoccargli un altro bacio. Si staccò da lui, correndo come una furia in cucina. Dopo aver provocato un discreto trambusto tornò accanto all’acquario con un piatto tra le mani.
“… ma li hai mai visti fritti?”
Remus si lasciò cadere per terra, affondando il viso tra le mani e scuotendo il capo con divertita incredulità.
“Sono anche dorati.” aggiunse, ignorandolo.
“Dorabile…”  
“No, dorati.”
“No. A-dorabile.” scandì e la tirò per terra, accanto a sé. “Tu sei adorabile, Doretta.”
“Adesso non osare iniziare a chiamarmi…”
“Doretta?”
In un lampo Tonks mise mano alla bacchetta. “Stupef…”
POP!
Sgranò gli occhi, esterrefatta. “Ops…”
“Oh,” Remus si impose di rimanere serio, anche a rischio di strangolarsi. “Vedo che Fred e George producono le loro bacchette anche in una versione dedicata al diletto della clientela femminile.”
“Ops!” ripetè Tonks, ormai dello stesso colore dei triangoli stampati sul suo tappeto.
Passò un lungo istante a fissare inebetita quello che teneva in mano. Poi tirò su rumorosamente con il naso e si gettò l’ex bacchetta dietro le spalle, mentre lui la guardava in attesa di una spiegazione.
“Quella l’ho avuta in omaggio perché c’era il 3x2. Ne ho comprata una come regalo natalizio per…”
Remus si tappò le orecchie. “Ti prego. Non lo voglio sapere. Ti prego.”
“Non per Ginny,” pensava disperato. “Ti prego, non per Ginny!”
“Per Minerva…”
Quindi era così, non c’era limite al peggio.
“Ti avevo detto che non lo volevo sapere!” gemette.
“L’altra invece era per…” continuò lei, ridendo sotto i baffi.
Lui mise la mani avanti. “Ok, hai vinto tu. Pur di non saperlo sono disposto a fare qualunque sciocchezza. Persino, ehm… persino… Mangiare quello che hai cucinato.”
Allungò una mano e si infilò un anello di calamaro sul dito, cacciandoselo poi in bocca.
“Allora?” gli chiese, trepidante.
“Avevi ragione tu,” osservò stupito. “Sono molto meglio degli anelli di stagnola. Quelli, dopo che li hai succhiati per due minuti, non sanno più di cioccolata, né di nient’altro di commestibile.”
Fece per afferrarne un altro, ma lei lo fermò.
“No, quello, no,” lo prese e se lo gettò dietro la schiena, a far compagnia alla bacchetta. “Lasciagli godere il suo giocattolo per un po’ prima di mangiartelo. Lui, prima che lo friggessi, era …” Gli sussurrò il nome all’orecchio.
“Ninfadora?”
“Sì, razza di caprone che non la vuol capire che il mio nome è Tonks?”
“Posso risparmiarti la fatica di stendere una lista con i regali da farmi per il mio compleanno?”
Annuì circospetta.
“Bene, sento la necessità impellente di possedere un Pensatoio al contrario, per poter spazzar via dalla memoria quello che ho appena sentito.”
La strega malefica ridacchiò. “D’accordo, basta che non mi chiami più in quel modo osceno.”
“Mi spiace, ma non è possibile.”
“E perché no?”
“Non è più Natale. Tregua finita.”

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