Natale stava arrivando a Hogwarts, e Lily non vedeva l’ora di poter tornare dai suoi genitori, di ricevere il maglione di nonna Molly, e di sentire i buffi aneddoti dei suoi zii. Le era mancata la calda atmosfera della sua casa, in quei mesi, e le lettere di mamma e papà non avevano fatto altro che acuire la nostalgia. La scuola decorata a festa, però, era stupenda e magica come non era mai stata; anche se James la prendeva sempre in giro per la sua mania di guardare per aria, e osservare le decorazioni.
- A stare con il naso sempre insù ti prenderanno per spostata. – le diceva, ridacchiando.
Quando non voleva fare lo stupido però sapeva dimostrarsi gentile: teneva sempre un posto per lei, a tavola, e le permetteva di frequentare i suoi amici più grandi. Se poteva, tormentava Al. In quanto Serpeverde era di certo un nemico molto più appetibile, che rispondeva agli insulti con fatture discrete, fra l’altro.
Ma non era solo la sua curiosa ossessione per le decorazioni natalizie che potevano renderla una ragazzina un po’ strampalata; la sua mania di conversare con il mobilio della scuola era diventata, in quei mesi, motivo di chiacchiere. Spesso aveva coinvolto anche le sue compagne di stanza in strambe conversazioni con Sir Cadogan, o con il frate Grasso che davano esiti esilaranti e comici, nella maggior parte dei casi. Non che andasse d’accordo con tutti: alcune armature scricchiolanti non erano molto… loquaci; il Barone Sanguinario e la Dama Grigia erano sempre così cupi che difficilmente riusciva a cavar loro fuori qualcosa di più di un buongiorno o una qualche banale osservazione sul tempo; ma con qualcuno aveva creato un rapporto del tutto speciale. Severus Piton, il ritratto più spaventoso, maleducato e scorbutico che si ricordasse subiva costantemente, da mesi, le visite entusiaste della giovane Grifondoro, che lo aveva eletto suo beniamino.
- Che vuoi ancora, sciocca ragazzina? È mai possibile che nessuno possa proibirti di venire quaggiù a tormentarmi? – borbottò Piton un martedì pomeriggio, massaggiandosi le tempie. Se la giovane Lily Potter era felice di avere un amico così originale, il fu professore e preside di Hogwarts trovava quelle insistenti visite e quell’allegro chiacchiericcio insopportabili. Perché quella ragazzina dal sorriso genuino e l’aria di chi è cresciuto nella bambagia doveva sbattergli in faccia ossessivamente il suo dolore?
- Questo è un paese libero, ex preside, e in un paese libero è diritto di ognuno di noi fare quello che più gli piace, se non infrange la legge. – recitò compita, mentre ricopiava degli appunti di Erbologia, ricordando un, non sapeva bene quale, discorso di sua zia Hermione sui diritti civili degli Elfi Domestici.
- Ed è un vero peccato. – commentò asciutto il mago defunto, accarezzando con la mano la sua cornice.
- Ti mancherò per le vacanze di Natale, a me non la fai, Ex preside. – canticchiò la ragazzina. – Starai da solo per due intere settimane. Partiamo lunedì prossimo.
- Tu e quella manica di disgraziati cronici di entrambi i tuoi fratelli, voglio sperare.
- Ora che ci penso, non mi hai ancora voluto dire perché Al ti piace tanto. Mi racconta sempre che lo fissi, a lezione. – disse, leziosa. – E’ il fascino Potter, vero?
Severus sgranò gli occhi, guardando quella peste di ragazzina sconvolto: battè codardamente in ritirata, sapendo che quello era l’unico modo di porre fine alla conversazione.
Lily si strinse nelle spalle a quella reazione. Non se la prese minimamente, Piton lo faceva in continuazione e lei aveva imparato ad accettarlo; sapeva che in ogni caso l’avrebbe trovato lì il giorno successivo.
- Da dove vieni? – le chiese James Sirius, vedendola entrare in sala comune.
- Dal sotterraneo di Pozioni, mi serviva un posto tranquillo per ricopiare degli appunti.
- Nell’aula di Pozioni? – fece Alastair, quarto anno, stravaccato sulla poltrona accanto al camino - Ma è un posto umido e orribile! – c’era da rabbrividire solo al pensiero!
Lily posò i suoi libri sul tavolino in legno scuro accanto alla poltrona del fratello, e alzò le spalle, distratta: - Beh, c’è il ritratto dell’ex preside Piton che mi fa compagnia, di solito.
- Il ritratto di Piton? Quel ritratto? – fece Alastair, sorpreso.
- Sì… - perché tanta sorpresa, si chiedeva Lily. – E’ l’unico ritratto che c’è là sotto.
- Ma se quel pipistrello rachitico parla solo per insultare noi e Phyllis! L’altro giorno mi ha dato dello sterco di Troll! Sterco di Troll a me! – s’infervorò Alastair, ancora umiliato al ricordo di quell’infelice giornata.
- Con me ci parla, e non insulta nemmeno Al. – replicò Lily, senza scomporsi. L’ex preside aveva un caratterino difficile, lo sapeva che non era alla mano con tutti.
- Al è un Serpeverde, maltratta meno tutti quelli verde e argento, lo sai. – sbottò James, irritato.
- Be’, ma tua sorella è Grifondoro, dovrebbe detestarla. – ribattè l’amico. – Va a finire che l’unico Potter che detesta sei tu.
- E’ una questione di nome di battesimo. – spiegò Lily enigmatica mentre si accomodava sul bracciolo della poltrona occupata da James. – L’ho chiesto a papà, e lui mi ha risposto così.
- Ah ah. – sbadigliò Alastair, affascinato. – Questioni di saghe famigliari, in pratica. Divertente, Potter, che hanno fatto i precedenti proprietari dei tuoi nomi perché tu ti meritassi tanto odio? - Dovremmo chiedere a mio padre…
- O all’ex preside. Parla di vecchi rancori, quando accenno all’argomento. – sospirò Lily. – Riuscirò a farmelo dire, ci scommetto!
James alzò gli occhi al cielo, e fece cenno all’amico puntando un dito contro alla sua testa, come a intendere che la sorella era completamente matta. Il gesto non passò inosservato, e si ritrovò lo spigolo del manuale di Incantesimi nella nuca.
Mentre ancora si massaggiava il collo mormorando insulti alla sorella, Alastair si era alzato.
- Siccome vi divertite vi lascio, ho compiti arretrati. – detto questo sparì in dormitorio, dove probabilmente avrebbe arraffato il necessario per andarsene a studiare in biblioteca.
- Mi piace Alastair, è forse il più simpatico dei tuoi amici, mi dà sempre retta. – commentò Lily, non appena lei e James rimasero soli.
- Splendida notizia, me ne compiaccio. – brontolò l’interessato. – Però dovresti smetterla di continuare a blaterare “Piton qua, Piton là”… è fastidioso e lui sta sui boccini a tutti quanti! Incrociando le braccia al petto Lily si lasciò scivolare dal bracciolo alla seduta della poltrona, finendo quasi sulle ginocchia di James, che si spostò prontamente per lasciarle spazio e per non averla addosso.
- Sì be’… il suo atteggiamento non aiuta a renderlo mister simpatia. – convenne. – Ma papà ha insistito perché il suo ritratto fosse a scuola, il minimo che posso fare è essergli amica, no?
- Ne parli come se ti piacesse…
- Ma a me lui piace! – sbottò.
- Starai scherzando, spero! – Agrippa maledetto, una sorella in combutta con il male. Non sapeva forse le belle cose che aveva fatto il suo amico a due dimensioni?
- No, per niente. Ha sofferto tanto, e vive con il senso di colpa, certe volte neanche mi vuole parlare e corre nell’ufficio del preside…
O forse, pensò James, fugge dalla tua aberrante parlantina. E mentre la sorella gli spiegava il perché e il per come Severus Piton fosse, in fondo, un’anima adorabile e gentile sopraffatta da errori di valutazione e spirali perniciose di omicidi e sventura, maturò un piano diabolico.
- Se ti piace così tanto perché non lo tiri fuori dalla sua cornice, gli farà piacere. – disse.
Questa volta fu Lily a guardarlo storto. – James, guarda che è morto.
- Lo so che è morto. – insistette il ragazzo, sempre più divertito all’idea di giocare un tiro mancino alla sorellina. – Ma anche i ritratti di tizi morti hanno diritto ad un po’ di felicità, no?
Lily alzò un sopracciglio, scettica. – Mi prendi in giro?
- No, affatto. È come la storia delle fiabe babbane con un fondo di verità. Sembrano scemenze, ma in fondo non mentono.
- Non ti seguo. – commentò la ragazzina, appoggiando un braccio al bracciolo e sorreggendosi la testa.
- Il principe ranocchio: un principe babbano veramente trasfigurato e salvato dalla strega di passaggio che ha poi conquistato il regno sposandolo; la Maride innamorata di un umano che ci è rimasta secca; il soldatino maledetto di stagno; la Bella e la Bestia, che credo fosse in realtà un mannaro… - elencò compito.
- Sì… d’accordo, ma con i ritratti mi viene in mente solo Dorian Gray.
- Sì be’, non penso che Piton sia stato usato come esempio di bellezza. – ridacchiò James, Merlino, sembrava un Augurey rachitico.
- Vieni al dunque! – sbottò la ragazzina, indispettita. Detestava il fratello quando faceva lunghissimi giri di parole.
- Il dunque è che se vuoi dire al tuo amichetto che lo… oddio… non farmelo dire… - suvvia, in nome dello scherzo poteva sforzarsi - be’ ami per davvero, nel senso che se sei disposta a essergli amica vita natural durante, se glielo giuri prima di Natale, penso che potrà uscirsene dal quadro.
- Sul serio? – Lily si allungò avvicinando il suo visino a quello del fratello, tutta elettrizzata. Lo scetticismo di poco prima era del tutto scemato. L’Ex preside Piton era sufficiente a farle perdere la capacità di ragionare. James Sirius sorrise, la piccola era davvero ingenua e pilotabile.
- Sì, è il mio regalo di Natale per te. Una volta liberato quel coso, però, tienilo lontano da scuola.
- Oh… - disse la piccola. – Tu come lo sapevi? E perché non mi hai detto niente prima?
- Sto andando per deduzione logica, con le leggende e i miracoli natalizi mica vai sempre sul sicuro, no? E non te l’ho detto prima proprio perché volevo farti una sorpresa. – si difese James con l’aria di chi la sapeva lunga. Oh, doveva raccontarlo ad Al quanto prima. Doveva assolutamente saperlo! Magari, in biblioteca… - Senti, vado a fare un salto in biblioteca anche io, devo chiedere ad Al una cosa. – disse, alzandosi e lasciando tutta la poltrona alla sorella. – Tu vedi di trovare un momento adatto alla tua dichiarazione. – si trascinò velocemente fuori dalla sala comune e poi scoppiò a ridere. James Sirius Potter era fiero della sua genuina malvagità. Gabbare Lily era sempre uno spasso.
La ragazzina incrociò le gambe e rimase comodamente seduta a godersi il caldo del camino. La scoperta che aveva fatto era intrigante, anzi, sconvolgente! Si sentiva come un’eroina di quei libri dell’ottocento o giù di lì che aveva nonna Molly alla Tana e che sua madre snobbava con aria di superiorità. James aveva sicuramente esagerato di proposito, parlando di dichiarazione amorosa; lo sapeva anche lei che a undici anni non si prova amore. Però l’ex preside era stato amico della sua nonna Lily, e aveva aiutato suo padre più di una volta nel momento del bisogno, nonostante tutto. Un minimo di “Potter-riconoscenza” gli era dovuta, anche se fissava Al e ingiuriava James. Lei poteva dirgli di volergli davvero bene, e parlavano un sacco… lo vedeva che a volte lui era indulgente con lei… be’… non le era chiaro il perché, ma non la insultava mai. Quasi mai… poco e con affetto, ecco. Tamburellava la dita sul bracciolo della poltrona, sempre più immersa nei suoi pensieri. Avrebbe tentato l’impresa, questo era sicuro: l’ex preside si meritava una vita decente dopo tutto quello che aveva passato, non poteva marcire per l’eternità su una tela. Già, ma quando? La sera stessa! O forse bisognava scendere subito e provare… no, mai fare le cose a mente fredda. Ci avrebbe dormito su.
Soddisfatta dei suoi ragionamenti Lily si alzò e riprese a fare la vita della tipica studentessa di Hogwarts, tranne per il fatto che quella sera sognò Severus Piton vagare per Hogwarts sulle sue gambe.
Il giorno dopo, mercoledì mattina, si svegliò raggiante: il suo piano geniale era prossimo all’attuazione! Scese a far colazione più pimpante che mai: non aveva lezione di pozioni, quel giorno, perciò aveva tutto il tempo di prepararsi per il dopo lezione. Sedette al tavolo di Grifondoro estasiata, e non fece altro che chiocciare contenta con tutte le sue amiche.
- L’hai intortata proprio bene. – Ammise Al, passando accanto al fratello che si apprestava a lasciare la Sala Grande. – Sembra entusiasta.
- Oh sì… e vedrai come lo sarà dopo. – rise di gusto James.
- Non avrai esagerato?
- Sono sicuro che Lily la prenderà con filosofia. – considerò il Grifondoro. Sua sorella non era una che se la prendeva troppo.
- Non è la sua reazione il problema. È la reazione dell’altro che mi impensierisce di più. – con tutto il rispetto, Al non voleva affrontare la furia né di un ritratto inquietante, né di un mago morto.
- C’è sempre il piano B.
- Piano B? – domandò scettico Al, alzando un sopracciglio.
- Chiedere aiuto a papà. – Sospirò James, vergognandosi di dover ancora ricorrere a suo padre per problemi più grandi di lui. Si voltarono entrambi a guardare Lily chiocciare felici: inutile pensarci ora, di certo avrebbero saputo dell’impresa della sorella.
Quella mattina Lily Luna Potter fu l’alunna più distratta di tutta la scuola: sulle sue pergamene non c’erano altro che tentativi di dichiarazione. Era convinta che le parole giuste potessero fare una gran differenza, sul risultato finale. E, dopotutto, nessuno era mai morto per aver perso una lezione del professor Ruf.
Giunta l’ora di pranzo, Lily s’ingozzò di pollo arrosto con insolita ingordigia: aveva deciso che era stufa marcia di aspettare, e che voleva approfittare della pausa tra le lezioni del mattino e quelle pomeridiane per correre nel sotterraneo e compiere, finalmente, la sua missione! Bevve così velocemente il suo succo di zucca che un rivolo arancione le colò sul mento e poi giù sul collo fino alla divisa.
- Tutto bene, Lily? – le chiese Sophie, una delle sue compagne di stanza, perplessa.
- Oh, sì… è che… che… - “devo fare una dichiarazione d’amore all’ex professore di pozioni, quello morto”… decisamente non suonava bene. Pensò velocemente a qualcosa da dire mentre si puliva dal rivolo di succo. – Devo fare una cosa per… per una scommessa con James, e se perdo mi darà il tormento. Ci vediamo dopo, ok? Ciao! – e detto questo si alzò, incamminandosi velocemente perso i piani inferiori della scuola, lasciando l’amica piuttosto perplessa. Arrivò di sotto in un battibaleno, e si ritrovò davanti alla porta dell’aula di Pozioni prima di quanto immaginato: correva con tanta foga che quasi finì per sbattere il naso contro il legno. Si fermò giusto in tempo, per fortuna; non voleva certo ritrovarsi con il naso aquilino dell’ex preside! Con tutto il rispetto, quello non era proprio un naso invidiabile. Fece un respiro profondo per calmarsi, prima di entrare:poteva forse farsi vedere in quello stato pietoso? Sospirando aprì la porta e entrò nell’aula, buia e spettrale come al solito. Il momento era solenne.
- Ex preside! Sono io, Lily! Sono arrivata un po’ prima oggi.
Piton era al suo posto, accigliato e serio come al suo solito. Per Morgana, quella ragazzina ora anticipava pure le sue visite! Si era ormai abituato a sopportarla ad orari conosciuti e predeterminati: che gli comparisse davanti senza preavviso era indecente! Non gli lasciava il tempo di prepararsi in alcun modo, così.
- Ex preside?
Maledetta quella sua voce cristallina e infantile così allegra. Poteva quasi sentire Silente sghignazzare dalla presidenza.
- Ma allora ci sei, ex preside Piton! Mi stavo quasi preoccupando! – sbottò la Grifondoro, raggiungendo la parete che ospitava il fu Severus Piton.
- Potrei essere da qualche altra parte, forse? – biascicò con fare velenoso.
- Be’, magari nell’ufficio della preside… - tentennò la giovane, posando la sua borsa.
- Forse avrei dovuto andarci, considerata la tua scocciante presenza, ragazzina.
Lily lo guardò torva: no, oggi non avrebbe accettato quel suo caratteraccio, con tutti gli sforzi che faceva per lui! – Ehi, io vengo sempre a farti compagnia, non trattarmi come tutti gli altri! Oggi sono qui per un motivo serio anche!
Severus rimase in silenzio: la mocciosa si era accalorata, tipico segno dell’intemperanza Potter, ed era la prima volta che veniva alla luce quest’aspetto del suo carattere. Di solito era così gentile in ogni frangente… - Allora dimmi subito che hai, così accorciamo l’agonia ad entrambi!
Fissò la ragazzina con i suoi neri occhi fatti con colori ad olio magici, e la vide irrigidirsi e mettersi tutta impettita.
- Be’… ecco… - cavoli, no, no. NO! Niente tentennamenti nel momento clou! – Il fatto è che…
- Prima delle lezioni del pomeriggio. – commentò Piton, fiacco.
- Il fatto è che volevo esprimerti tutto il mio imperituro amore, affetto e stima, ex preside Piton. – blaterò tutto in una volta. – Davvero, te lo dico con il cuore in mano. – aggiunse, compita.
Severus Piton rimase letteralmente pietrificato per circa cinque minuti, diventando del tutto simile a un qualsiasi ritratto pomposo di un tizio qualunque catapultato per caso alla National Gallery. Lily dal canto suo rimase a fissarlo per un po’, sperando che quell’attesa fosse il preludio del prodigio tanto sperato. Che delusione però: non una scintilla, non un guizzo, niente trasformazione. In qualche modo sperava che il pittore avesse abbruttito Piton di proposito, e che migliorasse, una volta riacquistata una forma corporea…
- Ehm… ex preside? – chiamò, titubante.
Come… cosa… come osava quella tappetta ridicola rivolgergli simili parole? Pensava fosse solo una petulante in buona fede!
- Ex preside?
- Come ti è venuto in mente di dire idiozie simili a me? A me? – urlò, quasi lanciandosi fuori dalla cornice. Lily per un breve istante ebbe infatti l’impressione che il prodigio stesse finalmente funzionando.
- Ecco io… - pigolò lei – Non è colpa mia se non ha funzionato. Non se la prenda con me, sono innocente. – disse, dandogli per la prima volta del lei.
- Non ha funzionato COSA? – tuonò Piton, ancora preda della tachicardia. Porco troll, che fatica infame essere morti. – Di che diavolo parli?
- Del Natale, le fiabe, le leggende… quelle cose lì. – cominciò a balbettare Lily, in preda allo sconforto.
- Con ordine, Potter! – ordinò Piton, cominciando a massaggiarsi le tempie. Quel cognome gli avrebbe portato sfortuna per sempre, era chiaro.
Tra un profondo respiro e l’altro, la terzogenita di Harry Potter, il salvatore del mondo magico, riuscì a spiegare a grandi linee il suo piano geniale.
- James mi aveva detto che…
- James? Quella zucca vuota? – ululò Piton dopo aver ascoltato quella spiegazione raffazzonata. Evidentemente il vecchio James Potter e il morto Sirius Black si erano reincarnati in questo insulso James Sirius Potter per poterlo torturare in allegria. Da farsi venire il mal di testa sul serio… e questa piccola oca gli aveva pure dato retta!
- E’ mio fratello, ex preside. – spiegò la ragazzina con ovvietà.
- Questo tuo fratello ti ha gabbato come una sciocca! – tuonò, possibile che Lily fosse così stupida? Non aveva ereditato niente da sua nonna?
- Quindi non funziona? Resterai nella cornice per sempre? – ormai era chiaro che James l’aveva presa in giro tutto il tempo, però un pochino ci aveva sperato.
Severus sospirò… Morgana, l’ingenuità di quella piccola strega aveva un che di disarmante. E non se l’era nemmeno presa con quel delinquente del fratello maggiore. Tipico di Lily, la sua Lily.
- No Lily, non uscirò mai da questa cornice e non me ne andrò a spasso. Non sono Severus Piton, sono solo il suo ritratto. – spiegò, stanco, evitando per cortesia di dirle che il suo vero corpo era in decomposizione da qualche anno, ormai.
- Già… non ci avevo mai pensato, che sei solo un ritratto, intendo. – riflettè Lily, pensierosa. – Sei piuttosto realistico.
Piton le lanciò un’occhiata di fuoco infastidito da quella confidenza che lei continuava ad ostentare. Avrebbe dovuto essere imbarazzate per la figuraccia, e invece se ne stava lì a disquisire. – Vai a pestare tuo fratello da parte mia. – le disse, prima di ritirarsi nell’ufficio della preside.
Lily eseguì puntualmente l’ordine di Severus non appena trovò il fratello da solo in Sala Comune, circa cinque ore dopo il fattaccio.
- Sei un idiota. – gli disse, tirandogli in testa il suo libro di Pozioni.
- Ehi! Che diavolo ti è preso, si può sapere? – mugugnò James, dolorante.
- Tu e il tuo stupido scherzo della dichiarazione, l’ex preside se l’è presa con me! – sbottò la giovane, arrabbiata.
- Cos’è, non ama il romanticismo? – ghignò lui, divertito. O Merlino, quasi si immaginava la scena: avrebbe dovuto appostarsi, lo sapeva, si era perso un gran bello spettacolo.
- E’ stato crudele da parte tua. Non farmi scherzi del genere! – Cielo, che scema che era stata. Non gli avrebbe creduto mai più.
- Pensavo te ne saresti accorta, che posso farci se sei spostata? – non fece quasi in tempo a concludere la frase che Lily l’aveva colpito di nuovo con il suo libro. – Ahi. – gemette, mentre la sorella si allontanava. Almeno non avrebbe dovuto affrontare un Piton redivivo.
Lily disertò le sue visite all’aula di pozioni fino al giorno della partenza: il suo senso del pudore si era risvegliato, e compresa l’entità della sua figuraccia si era vergognata del suo gesto. Non voleva guardare Piton negli occhi, perché sapeva che non avrebbe potuto sostenere il suo sguardo. L’avrebbe salutato prima di partire perché gliel’aveva promesso, e tanto basta. Così il mercoledì, prima di prendere il suo bagaglio era nuovamente scesa nei sotterranei.
- Ex preside?
Piton rispose con un grugnito. Che sollievo risentire quella voce di bambina dopo giorni di assenza! Non l’avrebbe mai ammesso, ma nonostante tutto quello che era successo Lily era una compagnia più piacevole di Phineas.
- Sono venuta solo a salutarti perché parto. Non ti scoccerò per due settimane, contento? – fece una pausa. – Ho dato in testa a James il libro di pozioni. Dice che gli ho ammaccato la testa, ma Al mi ha assicurato che è solo un Grifondoro piagnone.
- Perché proprio con il libro di pozioni? – chiese Piton, fiero della sua vendetta per interposta persona. Era ora che James le prendesse da qualcuno!
- Contrappasso. – spiegò la giovane, prima di ridere soddisfatta. – La seconda volta l’ho preso di spigolo, si lagnava come una femminuccia.
Severus apprezzò il gesto, ma non gli riuscì di unirsi alla risata della ragazzina. Si accontentò di un sorriso sghembo.
- Ora vado, o perdo il treno. – si accomiatò la bambina. – Passa un buon Natale, e non stare sempre qui, fai un po’ di visite in giro, c’è tanto spazio ad Hogwarts.
Severus la guardò correre via, verso un Natale di regali, giochi e parenti. A lui invece sarebbe toccato indossare uno strambo cappello gentilmente offertogli da Albus Silente; forse valeva la pena seguire il consiglio e cominciare ad andarsene a zonzo per il castello.

- Salutato il tuo amico? – le chiese James, non appena la sorella lo raggiunse.
- Sì, gli ho detto che ti ho malmenato, e lui ha gradito molto.
- Non poteva non apprezzare il pestaggio di uno stupido Grifondoro cacasotto. – commentò Al, felice di avere una piccola alleata contro il fratello.
- Ma vai a mangiare il moccio di gigante, sporco serpente! – ribattè gelido James, prima di varcare il portone d’ingresso e mettere il muso al freddo, diretto alle carrozze.
- Non siamo obbligati a tenercelo nello scompartimento, dopotutto. – disse Al ad alta voce, mentre s’incamminava nel cortile innevato.
- Ma ti toccherà dividere con lui la casa per due settimane. – convenne Lily.
- L’anno prossimo chiedo a Piton di farmi posto nel ritratto. – commentò Al, facendo ridere la sorella di cuore.

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