Note alla storia

|| Scritta sulle note di 'Divenire', l'album di Einaudi. Grazie a Rhoy che mi ha fatta da beta.

Un cielo scuro, l'aria fredda che ti ghiaccia i polmoni, tu la senti. Ma continui a respirare, come se credessi di doverti punire. Punire per tutto. L'ululo del vento è il canto della tua anima, né bianca né nera. Tu, sai benissimo che sei una via mezzo. Lo sei sempre stato, grigio, come il fumo ingannevole ed imprendibile. Ed intorno a te, ora ci fai caso, non riesci a fare altro che vedere quel colore. Lo senti tuo, è espressione del tuo passato e presente. Le scarpe sulla ghiaia bianca scricchiolano, ed il suono è come un tuono nel silenzio. Sei lì da solo e ti sembra di sentire qualsiasi cosa. Il tuo cuore nel petto che batte incalzante, ad un ritmo che non riesci a controllare. Bum. Bum. Bumbumbum. Bum. Ma sei lì, forse per l'ultima volta, forse chissà.

Era tanto che non aprivi quel cancello, che tuttavia sembra essere ancora in perfette condizioni. Merito degli elfi? Tuo no di certo. Non un cigolio, quando gira sui cardini, neanche un fiato di dolore per ciò che dietro di sé ha celato. Il sentiero bianco, che sembra stagliarsi direttamente contro il cielo scuro, ti conduce verso la tua casa dei giochi. Il brecciolino non finisce dove tu hai iniziato, ma giunge fin dove tu non vorresti mai dover arrivare. Sembra quasi una favola dell'orrore, con il sentiero candido che, passo dopo passo, ti accorgi essere macchiato di sangue invisibile. Ma l'ululo del vento continua ad accompagnarti nel tuo cammino, ti fa da spalla e ti sembra di non essere solo. Dopo tanti anni, dopo tutto, ancora ti nutri di illusioni, Draco?



La tua mano pallida contro il portone di legno scuro ti restituisce un'immagine violenta. E' diventata più grande, più forte, dall'ultima volta che ce l'hai poggiata sopra. La sfumatura, è quella ad essere rimasta insana, con le vene percettibili sotto lo strato di pelle. Come avesse catturato al suo interno, l'aria stessa, malata, del tuo luogo-tesoro. La accarezzi, ritrovando la superficie liscia come la ricordavi. Una porta sempre aperta verso le situazioni sbagliate, i momenti sbagliati, le persone sbagliate, che abbracciavano gli ideali di tuo padre. E i tuoi? Sorridi, non è vero? Ma c'è amarezza, in quella debolezza di labbra tirate poco naturalmente. Debolezza, la parola chiave di tutta una vita. La tua vita. Vorresti sospirare, lo vedo, ma non lo fai. Sarebbe anche quella una debolezza, ancora adesso.

Ah, sì. L'odore così maledettamente familiare, ti sembra ieri. Non sei tanto sorpreso, di ritrovare tutto com'era una volta. La mano invisibile degli elfi giace ancora una volta intorno a te. Ti guardi in giro, non fatichi a ricordare ogni minimo particolare di quella casa, che un tempo è stata anche la tua. Provi a far rinascere nella tua mente momenti, immagini, attimi e non c'è nemmeno bisogno che ti sforzi. La prima cosa che catturi, è il silenzio. Non quello di ora, ma quello che c'è sempre stato. E' per questo, che un'impressione strana ti fa contrarre lo stomaco. Ti sembra quel Natale di tanti anni prima, tu nell'ingresso, circondato dal silenzio, come se ci fossi solo tu. Ma tu sapevi che tua madre era probabilmente nel salone, a leggere un libro davanti il camino acceso. E che tuo padre era ai piani superiori, nel suo studio. In quel silenzio, tu ti sentivi a casa, protetto, e infondo, non ti sentivi poi così solo. Odi ancora l'ululo del vento, giovane uomo?



Feste, balli, fantasie. E' il ricordo di sempre. Un canto vola via, quando viene dicembre. Ti ricordi, tu e Pansy, volteggiare in quell'angolo laggiù sulle note di una musica celestiale? Era bellissima, in quel suo vestito bordeaux. Faceva quasi male, a guardarla, le sue labbra sporche dello stesso colore del suo vestito. Pansy era stata sempre violenta, in tutto il suo essere. Una bellezza violenta, una lingua violenta, una passione violenta, un dolore violento, un travolgimento violento, un orgoglio violento con degli ideali violenti. Ti fa male, la consapevolezza che della sua violenza t'e rimasto solo il ricordo. Lei non c'è più, come l'ululo rimasto fuori da quella porta e tu in questo silenzio non ti senti più a tuo agio. Non come quel lontano Natale. Lanci un grido, che rimbomba tra le pareti e muore solo nelle tue orecchie. Anche lui, da solo. Ti chiedi perchè sei tornato, sei pentito, vorresti andare via. Ma tu lo dovevi fare, non è vero? Prima di lasciarti te stesso alle spalle, dovevi farlo. Quella casa, è l'unica cosa che ti tiene ancora legato a chi ti ha cresciuto e a quelli che, a loro modo, ti hanno voluto bene.

Là, su quelle scale, una volta sei caduto e ti sei sbucciato un ginocchio. Gli elfi domestici ci hanno messo un attimo ad arrivare, esortati dalle urla inviperite di tua madre. Nel giro di due secondi, era tutto come se niente fosse accaduto. Quella traccia di sangue sul marmo bianco era stata cancellata via. Era tornato ad essere puro. Puro come il tuo sangue. Puro come ti era stato insegnato ad essere. E credevi fosse dannatamente giusto, tutto quello. Una parte di te, forse nascosta, lo crede ancora. Gli ideali nascono sempre da ottime motivazioni. E' il modo in cui si sceglie di metterli in pratica, che può renderli sbagliati. Senza nemmeno saperlo, le tue mani erano già sporche di sangue prima ancora di toccarlo. E puntualmente, tua madre, tornava a farti apparire puro, suo malgrado. Anche ai tuoi grandi occhi da bambino, poi da adolescente troppo viziato. E forse, sai benissimo che certe cose non cambiano mai.



Era proprio lì, il passaggio che usavi per sgattaiolare fuori di notte, senza che tuo padre lo sapesse, per andare a fare danni con Theodore e Blaise. O per andare da Pansy. E lì, invece, quando eri molto piccolo, proprio in quel cassetto, tenevi nascosti i dolciumi che rubavi a casa degli altri bambini purosangue. I tuoi te ne avrebbero comprati a montagne, ma fare le cose di nascosto ti metteva una certa adrenalina. Poi, ci hai preso il vizio, non è vero Draco? Durante l'estate del tuo quinto anno, già ti sentivi un assassino prima ancora di cominciare il sesto. Il peso di una gogna invisibile sulla tua gola. La lama affilata, ti sembrava di vederla. Oppure, di notte, ricordi? Spesso venivano a trovarti, nei sogni, labbra tirate e screpolate, grigie, putride, ma frementi dalla voglia di darti un bacio di cui non ti saresti liberato mai più. La tua voce che all'improvviso squarciava la notte, il cuscino bagnato di sudore, tua madre che silenziosa piangeva chiusa nella sua camera e che, per nulla al mondo, si sarebbe fatta vedere in quelle condizioni, se solo avesse saputo che tu la spiavi dal buco della serratura. Capisci che è inutile chiudere gli occhi con lentezza, perché il dolore al cuore non se ne va. I flash di quello che è stato, non se ne vanno.

Quante cose cambieresti, se potessi tornare indietro? La salveresti, la vita di Pansy? E quella dei tuoi genitori? Faresti le stesse scelte? E lo uccideresti davvero, Silente? Proveresti a lasciare fuori Piton da tutto quello che è successo? Piangeresti, tra le braccia di Theodore? E sceglieresti di sposare Daphne, come volevano i tuoi genitori e come, effettivamente, stai per fare? Cercheresti di... fare amicizia con Harry Potter? Provarci sul serio, intendo. Ti sei mai piaciuto, fino ad adesso? Certo che ti piaci. E' quello che ti sei sentito costretto a fare, che non ti è piaciuto. Ma tu oramai sei Draco Malfoy. Non riesci ad essere solo Draco. Non sei Lucius, come tutti credono, ma non sei nemmeno solo Draco. Ci hai provato, lo so. Ma è più facile essere quello che tutti si aspettano, quello che sei sempre stato. Ormai ti ci ritrovi, in quei panni, ti senti comodo. E lo dimostra il fatto che stai per decidere di passare il resto della tua vita con una donna di cui non ti importa niente, nonostante ormai potresti prendere delle decisioni diverse, per te stesso. E l'assenza di Pansy, ti sembra insostenibile come mai lo è stata.



E' lì che deve rimanere il tuo addio. Vivere nella casa che per te è stata una gioiosa prigione? No, non lo faresti. Senti un fantasma che ti aleggia sulle spalle, ma non riesci a vederlo. Lo percepisci e cerchi di capire cos'è. La presenza dei tuoi genitori? No, non credi. Qualcuno con una situazione irrisolta? Può darsi, ma chi? Ti volti ed i tuoi occhi incontrano all'improvviso un altro paio di iridi identiche alle tue. Chi è? Sei tu, il tuo riflesso nello specchio appeso alla parte ti guarda spaurito, con un dolore sordo in fondo allo sguardo. I capelli biondissimi, quasi bianchi, ordinati come sempre. Le guance un po' scavate, decisamente troppo pallide. Le rughe di un volto che ha visto e vissuto troppe cose, in troppo poco tempo. Il riflesso, sembra quasi chiederti perché? Che ne è stato della mia infanzia, della mia adolescenza? Avrei voluto l'occasione di essere ingenuo, per una volta. Ti senti come se, dopo tanti anni, ti fosti accorto di qualcosa di davvero importante. Ti sembra di essere stato derubato, privato del tuo tempo, dei tuoi problemi, delle tue angosce e delle tue preoccupazioni. Ti sembra che ti sia stata rapita l'infanzia ed è per questo che non hai molti ricordi felici. Non sei mai stato come gli altri bambini e non sapevi che da grande non avresti avuto, al contrario di tutti gli altri, dei ricordi felici di quando eri piccolo. Di quando eri adolescente.

Schiudi appena alle labbra, vorresti rispondere a quello sguardo penoso che ti lancia il riflesso, ma non sai cosa dire per consolare quel ragazzo. Una marea ti bugie ti prudono sulle labbra, ansiose di uscire e di alleviare le angosce di quel Draco. E le tue. Stai bene, Draco. Sei vivo, Draco. Ti sposerai, Draco. Non sei in prigione, Draco. Non hai mai ucciso, Draco. Sei un purosangue, Draco. Sei un Malfoy, Draco. Sii felice, Draco.



Ti dici di esserlo già. Allora smettila di piangere. Lascia che l'illusione culli ancora le tue pene per l'ennesima 'ultima volta'.

Note di fine capitolo

Mi piacerebbe conoscere il vostro parere.

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