Note alla storia
Storia scritta per il Meme dell'Estate indetto da Michiru nel suo lj e basato sul prompt Ciambella e braccioli.Note al capitolo
La storia ha un pairing un po'... particolare (e quando mai le mie storie non hanno pairing particolari? XD), ma non spaventatevi, per il momento è puramente platonico. Dopo aver letto una ff su di loro, ho pensato che non sarebbero stati male come coppia, così ci ho provato anch'io... anche se ho "usato" Albus e Rose ancora piccolini e quindi non c'è nulla di così sconvolgente.Chiudo qui, altrimenti la faccio ancora moooooolto lunga, quindi vi auguro buona lettura^^
Cousins' Treaty
Il giardino della Tana era piena di giochi e attrazioni per i bambini, ormai la vecchia casa Weasley si era trasformata in una specie di asilo. Nonna Molly era sempre felice di avere i nipotini che gironzolavano per casa, preparava sempre i manicaretti più buoni e non perdeva occasione per raccontare un sacco di storie sugli avi della famiglia Weasley.
Capitava più di qualche volta che anche i figli di Molly si fermassero un po’ alla Tana, per riposarsi o, visto che era estate, approfittarne per prendere un po’ di sole e divertirsi lontano dal caos della città.
George aveva comprato una piscina gonfiabile come se ne trovano tante nel mondo Babbano, ma grazie a un incantesimo era stata ingrandita e fatta diventare lunga diversi metri, così da poter organizzare delle gare di nuoto per i bambini più grandi, e divisa in più parti, per garantire anche ai più piccoli la sicurezza necessaria per imparare a stare a galla.
Rose aveva imparato a nuotare da qualche tempo e non aveva difficoltà a competere con i cugini più grandi; Albus, Lily, Hugo e gli altri più piccolini erano sempre nella parte di piscina dedicata a loro e non provavano minimamente a staccarsi dal bordo. Harry, Ron e George le avevano provate tutte per farli muovere, soprattutto Albus, che era il più grande del gruppetto e di sicuro si sarebbe divertito di più con Rose nelle gare.
Anche Hermione aveva provato a convincere il nipote a rilassarsi un po’ e lasciarsi guidare dall’acqua, ma a nulla erano valsi anche i suoi tentativi.
Quella mattina di agosto Harry e Ron erano di nuovo lì con i propri figli: Rose e James sguazzavano felici e si sfidavano nella loro parte di piscina, mentre Albus, Hugo e Lily erano ancora intenti a imparare.
Il secondogenito di casa Potter sembrava il più titubante di tutti, sentire l’acqua che ti avvolge senza quasi farti respirare non era mai stata una bella sensazione. Ciambella e braccioli non aiutavano molto, tenevano a galla, certo, ma Albus non riusciva a tollerarli. Così, stanco delle continue insistenze del padre e di quegli arnesi avvolti al suo corpo, uscì dall’acqua con l’intenzione di non farvi più ritorno.
“Le altalene sono molto più sicure”, si disse raggiungendo i giochi babbani costruiti dal nonno e, dopo aver sfilato ciambella e braccioli, prese posto su uno dei due dondoli.
Restò in silenzio a fissarsi i piedini tutti sporchi di terra per alcuni minuti, alternando lunghi sospiri.
«Nuotare non è poi così male», disse una voce alla sua destra. Albus non si era accorto che qualcuno avesse preso posto accanto a sé, né che quel qualcuno si fosse avvicinato. Rose gli sorrideva serena.
«Solo perché tu lo sai fare bene», si lamentò Albus girandosi dall’altra parte e non degnandola di uno sguardo.
«Non essere sciocco, anch’io non sapevo nuotare fino a qualche settimana fa», rispose la cugina cercando qualche argomento per convincerlo a rientrare in acqua.
Albus continuò a mantenere lo sguardo su un punto nel quale si intravedeva uno gnomo che cercava di entrare nel giardino della Tana, cercando di non ascoltare quanto avesse da dire Rose, perché sapeva essere molto persuasiva e lui non aveva nessuna intenzione di rientrare in acqua.
«Facciamo un patto», iniziò dopo un po’ di tempo la ragazzina. «Se io ti insegno a nuotare, tu quest’inverno mi insegni a pattinare».
Albus vagliò la proposta, in fondo Rose non aveva mai imparato bene a pattinare come lui e quindi si poteva dire che fossero alla pari, ma l’acqua non gli piaceva proprio, era così viscida quando avvolgeva il suo piccolo corpo e gli sembrava di non riuscire più a muoversi.
Dopo vari ripensamenti, liste dei pro e dei contro, come faceva spesso zia Hermione, e altri pensieri ben poco felici sulla natura di quell’elemento a lui ancora estraneo, si convinse che la soluzione di Rose non era poi così male e che avrebbero potuto provare. Anche se i dubbi di Albus venivano più dalla giovane età della sua nuova insegnante, visto che neanche gli adulti erano riusciti a farlo interagire nel modo giusto con l’acqua. Come poteva riuscirci Rose?
Albus annuì alla proposta, la ragazzina emise un gridolino soddisfatto e si alzò di scatto, prendendo per mano il cugino e trascinandolo fino al bordo della piscina.
«Per prima cosa devi rilassarti, non so cosa ti abbia detto la mamma, ma secondo me dovresti provare a pensare a qualcosa che ti piace», disse Rose come una macchinetta. «Per esempio a te piace volare, no? Allora pensa di essere sospeso in aria sulla tua scopa».
Albus non ebbe il coraggio di dissentire, così chiuse gli occhi e ripensò alle volte in cui aveva volato su una scopa, sia con papà sia da solo. Volare su una scopa l’aveva sempre trovato più rilassante e sicuro che entrare in una piscina piena d’acqua, ma pensando una cosa del genere, in quel frangente, era sicuro non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua fobia, così chiuse ogni porta ad altri pensieri e si concentrò sulle sole sensazioni che provava quando volava.
«Bene», iniziò Rose, dopo averlo visto cambiare espressione più volte in quei cinque minuti di rilassamento. «Ora non ci resta che entrare in acqua e fare in modo che tu ti senta a tuo agio come quando voli su una scopa», sorrise poi, infilando i piedi nella piscina.
Albus la guardò ancora per qualche istante incerto se ubbidire o scomparire in qualche nascondiglio della Tana. Poi prese coraggio e si immerse in piscina come aveva fatto la cugina: senza braccioli e ciambella a sostenerlo gli sembrò di sprofondare ancora di più e subito la sensazione di rilassamento scomparve.
Rose si accorse della tensione di Albus e gli afferrò le mani per farlo restare di più a galla. «Al, ripensa a te che voli sulla scopa», gli sussurrò dolcemente la ragazzina. «Bene, ora alza prima una gamba e poi l’altra e fatti sorreggere dall’acqua».
Non sapeva se fosse stata la voce dolce della cugina o il fatto che realmente si stesse rilassando, ma Albus per la prima volta riuscì a stare a galla in acqua senza l’aiuto di braccioli e ciambella.
La piccola lezione di nuoto proseguì per circa mezz’ora, nella quale il secondogenito di casa Potter capì che stare in acqua e nuotare erano le cose più naturali del mondo. Il timore di andare a fondo c’era ancora, ma era pressoché un ricordo lontano, che sfiorava Albus solo quando non sapeva cosa fare.
«Ti va una piccola gara?» chiese a un tratto Rose, ben sapendo che Albus sarebbe riuscito a sostenere anche quella sfida.
«Ma ho appena imparato, non sono ancora tanto sicuro di farcela...», iniziò a dire, ma la cugina era già partita verso la parte opposta della piscina e lui fu costretto a seguirla.
Si meravigliò di toccare il bordo per primo, come se una forza invisibile gli avesse dato una forte spinta per arrivare fino a lì. Il suo stile non era stato di sicuro perfetto, ma poco importava: aveva vinto sulla sua insegnante.
Rose arrivò nel giro di qualche secondo: «Hai visto che mi hai battuta?» chiese sorridendo. «Al, non avevo dubbi che potessi farcela», aggiunse vedendo la faccia del cugino, tra lo sconcertato e il felice.
“Ho davvero imparato così bene?” si chiese mentre Rose gli si avvicinava e festeggiava felice il fatto che anche lui sapesse finalmente nuotare e che avrebbe potuto competere con cugini i più grandi.
«È pronta la merenda», la voce di Molly li distrasse da ulteriori festeggiamenti e nel giro di due minuti si ritrovarono davanti a lei.
Albus andò a gustarsi il proprio pane e marmellata sull’altalena ai piedi della quale aveva lasciato braccioli e ciambella, li guardò ancora una volta e un sorriso gli si dipinse sul volto.
«Perché sorridi?» chiese Rose, sedendosi accanto a lui come aveva fatto poco prima.
«Pensavo che non ho più bisogno di aiuti per restare a galla o nuotare», rispose voltandosi a guardarla. Si alzò dall’altalena e si chinò fino a scoccarle un piccolo bacio sulla guancia. «Grazie per avermi insegnato a nuotare», sorrise ancora prima di risedersi sul dondolo e continuare a mangiare la merenda.