Note al capitolo
Grazie a RobyLupin per il betaggio ^^.
Ho scritto questo racconto molti mesi fa e ora sento che è giunto il momento di liberarmene.
La porta del Rifugio (1) si spalancò lasciando che la voce di Rose invadesse l’ingresso.
A ben guardare sembrava che la povera porta fosse stata abbattuta dalla voce di Rose.
Hermione ed Hugo seguivano la bambina. Ognuna delle sei mani portava un pacco o pacchetto: era il 19 settembre, giorno del compleanno della giovane signora Weasley, ed i festeggiamenti avevano previsto una mattinata di shopping in Diagon Alley, un pranzo a base di mega gelato ed una puntatina dai nonni Granger con relativa, dovuta, tappa al parco giochi Babbano vicino.
Il programma prevedeva una giornata di relax casalingo con la festeggiata servita e riverita come un pashà al femminile, ma imprevisti improrogabili dell’ultimo minuto avevano costretto il signor Weasley a recarsi a lavoro. Ron aveva lasciato il letto imprecando come poche altre volte sua moglie lo aveva sentito fare. Il capo del Dipartimento Auror era stato avvertito da un paio di settimane che quel giorno l’Auror Weasley sarebbe rimasto a casa, però aveva avuto necessariamente bisogno di lui. Miseriaccia!
Così Hermione si era ritrovata sola con due volenterosi ed eccitati bambini.
Dopo l’uscita di Ron aveva pensato di girarsi dall’altra parte, lei che era rimasta a letto: nel Dipartimento di Magisprudrenza difficilmente c’erano imprevisti che avrebbero costretto una dipendente a correre in ufficio durante la sua giornata di permesso.
Le giunse però con chiarezza una vocina:
- Non fare rumore, – credeva di sussurrare Rose a suo fratello.
A queste parole rispose un mormorio indistinto: sicuramente Hugo si stava difendendo dalla velata, ingiusta accusa di essere rumoroso.
Hermione sorrise. I bambini dovevano essere andati in cucina, stando alla direzione in cui si era perso il veloce ticchettio prodotto dei loro piedini.
Il sorriso sulle labbra di Hermione si gelò all’istante: volevano prepararle la colazione.
Merlino solo sa cosa due bambini possono fare in una cucina!
Merlino ed ogni madre, si intende.
Il dolce tepore delle coperte la convinse a lasciarli fare, sarebbe stato così ingiusto impedir loro di rendersi utili e coccolarla come desideravano. In fondo lei era pur sempre una strega, rimettere in ordine non era di certo un dramma.
Pochi minuti dopo i piedini tornarono a percorrere scale e corridoi.
Erano stati veloci, constatò Hermione.
Entrarono in camera e la donna finse di dormire.
- Mamma? – la chiamo Hugo timoroso, come se non volesse svegliarla.
Rose restò stranamente in silenzio.
Hermione non volle far friggere troppo il suo bambino ed aprì lentamente gli occhi.
Hugo era vicino al comodino con una grossa tazza piena di latte e cereali tra le mani ed un sorriso enorme che metteva candidamente in mostra le finestrelle create dalla mancanza degli incisivi inferiori.
- Buon compleanno, mamma!
La strega si ritrovò a constatare che, volente o nolente, era una donna sentimentale, come il pizzicore agli occhi le dimostrava senza possibilità di appello.
- Grazie tesoro, – disse sollevandosi e mettendosi a sedere. Prese la tazza dalle mani di Hugo e la posò sul comodino. – Un augurio di buon compleanno va sempre accompagnato con un abbraccio ed un gran bacio, lo sai vero? – continuò sorridendo.
Hugo scoppiò a ridere e l’accontentò.
Rose era rimasta sulla porta e li guardava con un broncio portentoso.
Hermione la notò e l’invitò a raggiungerla.
- Tu non me li fai gli auguri?
- Ti ha preparato latte e cereali, che ci vuole a preparare latte e cereali? Non è un vero regalo! Dovevamo preparare delle frittelle, delle crêpes, dei biscotti, una torta!
Nessuno in famiglia aveva mai sospettato le aspirazioni da pasticcere di Rose, si fermò a riflettere un attimo Hermione, giusto il tempo di notare due grosse, grasse, minacciose lacrime agli angoli degli occhi di sua figlia, la cui voce aveva tradito tutta l’isteria possibile in una bambina di otto anni.
- A me piace latte e cereali. Mamma, è vero che piace anche a te latte e cereali? – intervenne Hugo guardando la sua mamma con il più cuccioloso dei suoi sguardi.
Era tra due fuochi.
- Certo che mi piace latte e cereali, - un singhiozzo la minacciò dalla porta - Ora mangio quello che mi hai preparato, poi scendiamo e mettiamo su una colazione da re con frittelle e crêpes. - terminò rivolgendosi a Rose.
Prese la tazza e cercò il cucchiaio, che però non c’era.
Notando le manovre della madre Hugo si affrettò a chiedere:
- Che c’è, mamma? Cosa cerchi?
- Il cucchiaio, tesoro, dove lo hai poggiato?
La bocca del bambino iniziava appena ad aprirsi quando Rose eruppe:
- Hai dimenticato il cucchiaio? Come fa a mangiare latte e cereali senza cucchiaio? Sei proprio un caso disperato…
- Dovevi prenderlo tu! - scattò lui alzandosi in piedi - Io avevo le mani impegnate! Tutte e due. Il cucchiaio toccava a te.
Rose, colta in fallo, si zittì corrugando la fronte, certamente alla ricerca di una buona contro accusa.
- Basta, - intervenne la strega - Non importa. Farò Evanescere un cucchiaio con la mia bacchetta.
- Mamma mamma mamma mamma! Posso provare io? Io faccio magie, io sono grande. - Rose si era precipitata verso la madre al suono della parola “bacchetta”.
Era vero, la bambina aveva compiuto la sua prima magia, ed anche qualcuna in più ormai, ma, come tutti i giovani maghi al di sotto degli undici anni, non aveva il diritto di possedere ed usare una bacchetta magica. E, come tutti i giovani maghi al di sotto degli undici anni, desiderava ardentemente poterlo fare.
Hugo, invece, era ancora alle prime armi. Però la sua prima, e finora unica, magia aveva costretto il padrone di casa a cercare asilo in soffitta. (2)
La sorella non perdeva occasione per ribadire la propria superiorità in ogni campo e per fare le fusa col suo papà.
Presagendo il “pericolo pianto”, il quale poteva arrivare da tutte le direzioni, Hermione svicolò:
- Sai che non posso farti usare la bacchetta, perché non hai ancora undici anni, quindi farò da me, ma in cucina accenderemo il frullatore elettrico.
Gli sguardi stupiti dei suoi bambini le dimostrarono che aveva proposto l’intrattenimento giusto.
Hermione Granger in Weasley era una strega di origine Babbane, figlia di due dentisti. Aveva vissuto i suoi primi undici anni da Babbana, anche se le manifestazione del potere magico che albergava in lei avevano confuso i suoi anni dai sei agli undici, finché non l’era stato spiegato che altro non era che una strega. Pertanto conosceva benissimo il mondo-senza-magia ed i ritrovati dell’ingegno Babbano. Vivendo da strega, abituandosi alle comodità magiche, trascurava certi elettrodomestici come il phon asciugacapelli o il frullatore, ma li possedeva e li spolverava.
Per cui non trovava nulla di eccezionale in un interruttore, ma era ben consapevole che chi non ci era abituato, i Maghi, ne rimaneva affascinato come lei lo era stata dalle bacchette magiche e dai gufi postini, ormai più di vent’anni prima.
Rose ed Hugo vivevano in una famiglia di maghi, anche se frequentavano i nonni materni assiduamente, e gli interruttori li attraevano come sidro con le mosche.
- Lo accendo io! - Rose fu velocissima.
Hugo iniziò a lamentarsi però Hermione riprese la situazione in mano:
- Lo accenderemo due volte.
In cucina le cose non filarono lisce come Hermione aveva caldamente sperato: i bisticci tra i bambini continuarono ad oltranza ed il frullatore rischiò di rompersi a furia di essere continuamente acceso e spento per essere acceso di nuovo. La donna si convinse che parte della sua pazienza fosse finita con le uova e la farina sotto la frusta dell’elettrodomestico, così decise di passare fuori il resto della giornata.
Dopo aver vinto la lotta per convincere Rose che non poteva indossare la sua canotta blu senza metterci un giubbotto sopra, dato il vento freddo che soffiava, e la battaglia con Hugo, il quale “non poteva lasciare Artiade (2) da solo tutto il tempo” , uscirono bardati come se avessero dovuto affrontare una tempesta di neve.
In breve il vento che l’aveva fatta imporre sulle rimostranze di Rose si placò dando alla bambina il diritto di lamentarsi.
La mattinata fu lunghissima, passata volando da una vetrina all’altra. Il compleanno di Hermione trascorse comprando regali per Hugo e Rose: l’edizione con illustrazioni magiche a colori di “Gli animali fantastici: dove trovarli” per Hugo, un paio di scarpette bianche per Rose, l’immancabile bacchetta magica giocattolo ciascuno ed altro ancora.
L’obbligatoria tappa da “Tiri Vispi Weasley” diede un po’ di riposo alle sue orecchie perché Rose si piantò saldamente davanti alla gabbia delle nuove Puffole Pigmee, quelle celesti, zittendosi nella contemplazione delle bestioline.
All’ora di pranzo, per evitare ogni possibile fonte di discussione tra i suoi figli propose il pasto dei sogni di ogni bambino: il gelato, solo il gelato.
Le sue speranze di godere ancora di un po’ di silenzio si infransero contro quel talento di sua figlia, capace di parlare sempre, di qualunque cosa, anche se non riceveva alcuna risposta.
I tre mossero verso Casa Granger nel primo pomeriggio, mentre Diagon Alley si svuotava.
I nonni erano impreparati a quella visita, ma un paio di nipotini sono sempre ben accetti ovunque. Il problema era rappresentato dagli appuntamenti con i pazienti che i due professionisti dovevano smaltire.
Ad Hermione toccò un altro paio d’ore di solitudine con Rose ed Hugo. Suggerì vanamente loro di fare un pisolino e cedette alla richiesta di preparare una torta.
- Un compleanno senza torta non vale! - argomentò Rose, sostenuta dal fratello.
I due di fronte ad un dolce diventavano complici perfetti.
Per evitare al frullatore di sua madre la fine rischiata dal proprio, la strega preferì usare una spolverata di magia, ma la ciambella al cioccolato che cucinarono quietò gli animi dolcemente.
Non appena ebbero finito di lavorare, i coniugi Granger tornarono da figlia e nipoti e tutti, dopo una lauta merenda con la ciambella ed il buonissimo e stranissimo succo di frutta alla pesca, si misero in marcia verso il parco giochi.
Ai bambini piaceva correre da una giostra all’altra costringendo nonni e genitori a correre con loro.
Il nonno era felice dell’entusiasmo mostrato da Rose ed Hugo per semplici altalene e scivoli ed era colui che li seguiva con gioia.
La signora Granger si sedette accanto alla figlia, la quale aveva un’espressione molto stanca.
- Giornata intensa? Con i bambini, dico.
- Sì. - rispose la giovane donna senza mezzi termini.
- Dovresti comprare un lettore DVD e dei DVD di film per bambini.
- Mamma! - si indignò - Non metterò i miei figli davanti ad uno schermo solo perché sono un po’ stanca.
- Come preferisci.
Hugo stava dando la scalata ad una piramide di corda, sotto l’occhio attento del nonno.
- Potresti far vedere loro Pinocchio o La Sirenetta. - azzardò la donna più anziana.
- Vedere La Sirenetta? E dove? Nonna dove si vede La Sirenetta? - nessuna delle due donne si era accorta che Rose si era avvicinata loro ed ora guardava la nonna ad occhi sgranati, in attesa della rivelazione.
- In televisione, tesoro. Hai presente quella specie di quadro nero che abbiamo a casa? Quella dove ci sono spesso le immagini diverse, che cambiano?
Rose aveva ben presente quell’affare che la incuriosiva un po’. Aveva chiesto alla mamma perché non ne avessero uno a casa e si era sentita rispondere che l’avevano avuta ma il papà l’aveva tolta perché si divertiva di più a fare altre cose e non la usava più. (3)
- E come si fa a vedere La Sirenetta?
- Si mette un disco nella televisione e partono le immagini.
- Che immagini?
- Della Sirenetta.
- E si vede Ariel? Ariel che nuota e conosce il principe? - Rose era visibilmente emozionata.
- Sì. - fu la perfetta, sintetica risposta della nonna.
La bambina si volse verso la madre:
- Mamma, io voglio vedere La Sirenetta. Ti prego. - la voce incrinata non prometteva nulla di buono.
- Vedremo Rose, vedremo.
Da quando aveva saputo della possibilità di poter vedere il suo alter-ego fantastico preferito Rosie non aveva smesso di parlare nemmeno mentre mangiava la squisite caramelle gommose che il nonno aveva comprato per lei ed Hugo in pacchetti rigorosamente distinti e stracolmi.
Hermione aveva concesso loro il diritto di mangiarne quante ne desideravano augurandosi che impastassero i dentini della figlia abbastanza da impegnarla in un’attività che prevedeva sì l’uso della bocca, ma che non fosse il parlare.
Hugo invece era stanco e taciturno. Non era un gran chiacchierone solitamente e dopo una giornata di spese, dolci e giochi accusava un po’ di stanchezza, la cui diretta conseguenza era il completo silenzio.
Rose invece proseguiva imperterrita:
- Chissà Ariel di che colore ha i capelli nella televisione? Castani. - diceva sognante piroettando e guardando di sottecchi i propri capelli volteggiare. - Mamma? - dovette insistere.
- Nel film Disney sono rossi, se non ricordo male. - rispose la donna mentre controllava il contenuto delle buste per distribuirle ai figli.
- Rossi? - la notizia non sembrò gradita in un primo momento - Ah! Come quelli del re suo padre, giusto.
Per quest’uscita di sua figlia Hermione non poté che sorridere: ricordava bene come il padre della principessa del mare avesse i capelli rossi per Rose. Aveva costretto Ron a rettificare la versione de La Sirenetta che aveva raccontato alla bambina ma, evidentemente, l’aitante re era rimasto come nell’originale versione “made in Ron”. (4) In fondo un paio di colori non sono fondamentali allo svolgimento della vicenda. Hermione infatti era certa che anche il colore degli occhi di sua maestà Tritone fosse fedele alla prima versione, cioè celesti.
Guardò l’orologio: era quasi l’ora di cena, ma dubitava che i bambini avrebbero mangiato altro dopo tutti quei dolci, come, d’altronde, lei stessa. Suo marito si sarebbe preparato un panino al ritorno, non aveva voglia di mettersi a cucinare solo per uno.
Intanto Rose già cercava il punto giusto del salotto dove poter mettere il televisore mentre Hugo si sincerava delle condizioni di Artiade. Ritornò in salotto con la scatola, che fungeva da tana per il suo zamputo amico tra le mani e si sedette sul divano intento a rimirare la bestiola, che, per quieto vivere, era stata un po’ rimpicciolita.
- Ma quando te ne liberi? - gli chiese la sorella.
- Cosa? - chiese lui sulla difensiva stringendo la scatola contro il petto - Di Artiade, dici?
- Sì.
- Mai. Perché dovrei?
- A papà non piace e nemmeno a me. - continuò Rose incrociando le braccia e guardando dall’alto in basso il fratello che se ne rimaneva seduto.
- Io mi ricordo che ti piaceva all’inizio, che lo volevi sempre vedere. - la punzecchiò Hugo.
- Ed ora ho cambiato idea. - controbatté la bambina inviperita. - E’ solo una brutto animale con tante zam…
Hermione, dalla cucina, sentì chiaramente la voce di sua figlia venir meno a metà della parola. Si recò in salotto e trovò Rose che si tastava il collo terrorizzata ed Hugo che la guardava torvo.
- Ecco, - disse il bambino - Sta' un po’ zitta.
Rose accortasi della presenza della madre le corse incontro in lacrime, singhiozzava a stento.
Hugo aveva compiuto la sua seconda magia, e gli era venuta parecchio bene.
- Rosie, calmati. Non è niente di grave, non ci vorrà molto per farti tornare la voce, basterà un incantesimo sempli… - si bloccò anche lei, non perché Hugo avesse attuato sulla madre un incantesimo tacitante, come sulla sorella, ma perché un’idea malsana le era balenata in mente. - La mamma ti preparerà una pozione, non preoccuparti, ma, tesoro, bisogna aspettare domani mattina: l’Erba Salina che è necessaria va esposta alla luce dell’alba perché sprigioni tutte le sue qualità. Domani riavrai la tua voce.
Non esisteva nessuna Erba Salina da esporre al primo sole, alla strega sarebbe bastato fare un silenzioso incantesimo mentre sua figlia beveva fiduciosa la finta pozione, ma un po’ di pace valeva il rischio di essere scoperta se un giorno, giunta ad Hogwarts, Rose si fosse ricordata dell’Erba Salina e l’avesse cercata nel libro di Pozioni o di Erbologia.
La piccola Weasley si lasciò cadere a peso morto sul tappeto, con l’aria più abbattuta di sempre, dopo aver recuperato un libro di fiabe, ed Hermione raggiunse Hugo sul divano. Il bambino era ancora piegato sulla sua preziosa scatola ma una dolce carezza raggiunse la sua testolina costringendolo ad alzarla. Il sorriso che albergava sulle labbra della mamma lo stupì molto ma gli piacque e lo ricambiò in fretta.
Al suo rientro, un paio d’ore dopo, Ron trovò in salotto uno spettacolo bizzarro: Hugo dormiva rannicchiato in un angolo del divano abbracciato alla scatola in cui soggiornava il nemico, Rosie si era addormentava stesa sul tappeto con il libro delle fiabe aperto davanti ed Hermione sonnecchiava seduta con la testa riversa sullo schienale.
Si accostò a sua moglie e la svegliò delicatamente accarezzandole la fronte:
- Ciao amore. Stanca?
La donna schiuse appena gli occhi ed annuì impercettibilmente porgendo le labbra per un lieve bacio di saluto.
- Allora la torta che ti ho comprato la metto in frigo, la mangiamo domani. Ah! Me lo dici cosa avete fatto oggi per festeggiare mentre io lavoravo? - riprese a voce bassa.
Ma Hermione aveva già richiuso gli occhi e si era accomodata meglio.
- Non mi dici nemmeno cosa per c’è per cena? - la domanda cadde nel vuoto.
Note di fine capitolo
1 - Il Rifugio - mapina
2 - Non infierire… - mapina
3 - Negoziati - mapina
4 - La Sirenetta - mapina