Note alla storia
Storia scritta per il Meme dell'Estate indetto da Michiru nel suo lj e basata sul prompt Storie di fantasmi.Note al capitolo
Finalmente sono riuscita a scrivere una storia un po' più lunga delle solite 500-600 parole, diciamo che non vedevo l'ora di applicarmi per qualcosa di più... articolato.La storia è stata un po' sofferta (come altre ultimamente), infatti l'ho iniziata ai primi di luglio, ma uno dei miei beta mi aveva insinuato troppi dubbi, così ci ho rimuginato su per un po', ma finalmente l'ho finita. Ero anche indecisa se dividerla in due capitoli, ma in questi giorni ho avuto l'ispirazione giusta e ho scritto tutto come un treno.
Non vi trattengo oltre^^ Buona lettura
Tutta colpa di zio Nick
«Lumos!» la bacchetta si accese a illuminare il viso del mago, rendendolo più spettrale e spaventoso. «Vi ho mai raccontato la storia del Fantasma Formaggino?» chiese con voce roca per incutere maggior timore in quelli che gli stavano intorno.
«Sì, papà», rispose annoiata Rose, prendendo un libro dalla sua sacca con l’intenzione di leggere e non ascoltare qualche altra stramberia di suo padre. «Se ben ti ricordi lo abbiamo anche conosciuto, è amico di zio Nick», proseguì spiegando con calma come se stesse parlando con un bambino piccolo.
Ron abbassò la bacchetta sconfitto: aveva deciso di portare la sua famiglia a fare un campeggio, prima che ricominciasse la scuola; voleva essere un’esperienza “alla Babbana”, ma aveva ben poco del tradizionale campeggio babbano. Infatti la tenda era una Super Deluxe Per Campeggi Estremi Per Maghi Temerari, anche se di temerario c’era stato ben poco, e dotata di ogni tipo di comfort.
Quella era l’ultima sera che passavano in campeggio, la mattina seguente sarebbero ritornati a casa con una Passaporta, e Ron voleva che fosse tutto indimenticabile e perfetto.
Hermione gli aveva raccontato che solitamente i Babbani durante i campeggi raccontavano storie di fantasmi, così, qualche giorno prima della partenza, si era letto qualche libro sull’argomento ed era prontissimo a impaurire i suoi pargoli. Peccato che sembravano immuni alla paura, lo zio Harry aveva raccontato in più di qualche occasione cos’era successo con Voldemort e loro ne erano rimasti affascinati, tanto che qualche fantasma innocuo non li avrebbe certo spaventati, anzi.
Anche Sir Nicholas aveva fatto un “buon lavoro”, infatti quando Rose era arrivata a Hogwarts non aveva perso tempo e dapprima si era fatto chiamare “zio Nick”, poi le aveva raccontato ciò che era successo a lui e agli altri fantasmi della scuola tranquillamente. Anche le cose più spaventose erano diventate barzellette.
Ron rientrò nella tenda, lasciando accanto al fuoco Rose intenta a leggere il Nuovo Manuale per la Difesa Contro le Arti Oscure e Hugo a giocare con il videogioco regalatogli dai nonni.
«Perché non mi ascoltano?» piagnucolò sedendosi stancamente sulla prima poltrona che vide.
«Come mai pensi una cosa del genere?» chiese Hermione affacciandosi dalla cucina, quasi preoccupata dal rientro del marito.
«Rose sta leggendo e Hugo gioca a quel videocoso, quando ho provato a raccontargli qualcosa mi hanno trattato con sufficienza, e non mi hanno lasciato il tempo di continuare», sospirò Ron per l’ennesima volta.
Hermione posò una mano sulla sua spalla per farlo voltare e guardarla così negli occhi: «Se vuoi ci parlo io, non penso vogliano passare l’intera serata a non ascoltare il loro papà», sorrise comprensiva, prima di uscire dalla tenda.
Ron rimase lì, a fissare il vuoto davanti a sé aspettando che uno dei tre lo richiamasse fuori, pensando ancora alla ragione per cui lui non risultasse poi così divertente o interessante come lo erano zio Harry e zio Nick.
“Ma come gli è saltato in testa?” si chiese ripensando a Nick-quasi-senza-testa. D’accordo, i suoi figli e nipoti erano “figli d’arte”, di persone che hanno salvato il Mondo Magico, ma da qui a farsi chiamare zio e raccontargli tutte le cose tremende che gli erano successe da che era in vita era stato un po’ troppo.
Sospirò ancora una volta e, perso nei suoi pensieri, non si accorse che Rose era rientrata in tenda.
«Papà, sei sicuro di stare bene?» chiese sedendosi in braccio al genitore come quando era piccola. «Sei strano», sentenziò guardandolo ancora un attimo.
«Sto bene», cercò di sorridere e tranquillizzarla.
«Allora perché te ne stai qui tutto solo a rimirare la macchia di marmellata sulla tenda?» chiese ancora; evidentemente lo aveva fissato per qualche istante, prima di interrompere il filo dei suoi pensieri.
Ron, fino a quel momento, non si era neanche accorto che ci fosse quella macchia. «Stavo solo pensando», rispose più a se stesso che a Rose.
«A cosa?» domandò la ragazzina anche se l’intuito e qualche parolina di sua madre le avevano già dato la risposta tempo prima. Ma aveva imparato fin da piccola che era sempre meglio assecondare suo padre e non dare tutto per scontato.
Ron non seppe cosa dire, la domanda di Rose lo aveva quasi spiazzato, in fondo non era più la piccola petulante bambina che riempiva di domande chiunque le capitasse a tiro e quindi sentirsi rivolgere tanti quesiti in una sola volta gli sembrava un vero e proprio tuffo nel passato.
«Al fatto che tu e Hugo state crescendo e non volete più ascoltare le storie da me», ammise con un sospiro. «E poi zio Harry e... zio Nick», disse dopo una piccola pausa, perché quel nome gli costava fatica, «vi hanno già raccontato tutto, quindi mi sento un po’ messo da parte».
«Ma loro due ci hanno raccontato delle proprie e delle vostre vite, cosa che hai fatto anche tu, in fondo. Molte volte ti sei unito ai racconti di zio Harry per dire la tua versione e hai reso tutto molto più divertente e leggero», ammise Rose con un sorriso. «Zio Nick ci ha raccontato le storie dei fantasmi, è vero, ma non può averli conosciuti tutti, no?»
Ron si illuminò: non sapeva se fosse opera di Hermione o tutta farina del sacco di Rose, cosa da non escludere, visto quanto fosse sveglia, ma quei pochi minuti a parlare con lei lo rinfrancarono parecchio.
“Allora non sono del tutto inutile” si disse abbracciando di slancio Rose.
«Sei pronta per la mia storia sui fantasmi?», chiese poi sorridendo.
«Basta che non ci parli di quello che vive a casa dei nonni», rispose Rose con una smorfia, ricordandosi di tutte le volte che lo avevano sentito o visto alla Tana.
Ron e Rose si alzarono dalla poltrona e uscirono dalla tenda, dove trovarono Hugo intento a spiegare a sua madre come si giocasse al videogioco e facendo così ridere padre e sorella.
«Mamma, mi dispiace dirlo, ma sei un disastro su tutta la linea», sghignazzò il secondogenito.
«Ma allora c’è qualcosa che non sai fare», esclamò Ron prendendo posto accanto a sua moglie e sfilandole dalle mani il videogioco. «Questo non ci servirà per un po’», sorrise poi, facendo l’occhiolino a Hermione e sillabando un “grazie”.
Ron accese la bacchetta come aveva fatto poco prima per sembrare più spettrale e iniziò a raccontare con voce roca: «Vi ho mai raccontato la storia di Lady Campbell? Si dice che il suo spirito vaghi ancora nel castello di Glamis...».
Note di fine capitolo
Lady Campbell e il Castello di Glamis esistono realmente e davvero si narra che il fantasma della dama vaghi entro le mura del maniero. Ho letto una breve storia del castello l'altro giorno e ho capito fin da subito che poteva starci bene in questa storia.Spero che le spiegazioni del perché Nick-quasi-senza-testa si faccia chiamare zio siano convincenti (uno dei miei beta – il solito – ha detto che non era molto da Nick, ma rileggendo i libri io direi che è molto da Nick XD) e spero che la storia vi sia piaciuta.
La parola a voi, ora^^