Note alla storia

Questa é una storiella assolutamente senza pretese, scritta parecchi anni fa, quand'ero ancora "agli inizi"... ma mi é sembrata abbastanza simpatica per cominciare.
Per chi non conoscesse l'inglese, il titolo significa "La Scelta".

Note al capitolo

DISCLAIMER: I personaggi di questa fanfiction non mi appartengono, bensì sono proprietà di J.K. Rowling (e ringrazio che non conosca l'italiano XD). Indi questa storia è stata scritta & qui pubblicata senza alcuno scopo di lucro, ma per puro e semplice divertimento personale.

“Draco, io.. devo smettere di vederti. Dobbiamo finirla con i nostri incontri segreti e tutto il resto. So che è elettrizzante, ma non riesco più a trovare scuse: i miei amici sospettano qualcosa e…”

“Non potresti dirgli che sei un Don Giovanni o qualcosa del genere?” lo interruppe bruscamente il Serpeverde.

“E secondo te mi crederebbero?” fece Harry alzando un sopracciglio.

L’altro sbuffò.

“In effetti... non sta in piedi come bugia.” notò seccato.

Poi esplose: “Ma che t’importa di loro?!”

Harry lo guardò torvo: “Sono i miei amici, Draco. So che è un concetto che tu non riesci ad afferrare, ma non è poi tanto difficile se ci rifletti un momento.”

“Oh, grazie tante!” si adirò il biondo. “Perché ti preoccupi di loro se puoi avere ME?”

Il Grifondoro si zittì all’istante, fissandolo con gli occhi verde smeraldo spalancati nella penombra della stanza. Si avvicinò lentamente al ragazzo davanti a lui, posandogli una mano sul braccio.

“Me lo chiedo anch’io,” sospirò con tristezza.

Draco fissava un punto indeterminato della sala, lo sguardo stranamente lucido nonostante la scarsa illuminazione.

“Fottiti, Harry,” mormorò a denti stretti, allontanandosi da lui con uno scatto d’ira.

Gli occhi del ragazzo si ridussero a due fessure.

“Non ho detto che per stare con loro debba rinunciare a te.”

Il Serpeverde lo fissò, lo sguardo glaciale traboccante di rabbia.

“Tu forse no, ma io sì.”

“Non fare l’idiota!”

Lui s’infuriò.

“Ma vaffanculo, Harry! Credi che sia difficile solo per te continuare ad incontrarci?! Ci sono un sacco di persone che mi tengono d’occhio ed ogni sera devo fare attenzione che non mi seguano ed è così logorante il timore che ci vedano insieme che è da tempo che mi chiedo perché continuo a venire da te! Ma non appena mi baci e sento la tua pelle sulla mia non sto più a pensare a certe cazzate! E se tu non riesci a capire quel che sento allora vaffanculo e non se ne parla più!”

Harry lo guardò a bocca aperta, sorpreso. Il Serpeverde aveva le gote rosse e gli occhi accesi, tanto che non pareva neanche remotamente il freddo Malfoy che incrociava nei corridoi fra una lezione e l’altra.

“Ti senti bene, Draco?” chiese con sincerità.

“No, ma grazie dell’interessamento!” fece sarcastico lui, dirigendosi verso la porta della Stanza delle Necessità, totalmente intenzionato ad andarsene.

Harry gli si parò davanti, frapponendosi fra lui e la porta. Per poco l’altro non gli rovinò addosso.

“Non puoi piantarmi così!” protestò energicamente.

“Mettimi alla prova,” ringhiò Draco, soffocando l’impulso di picchiarlo con tutta la sua forza.

“Cerca di ragionare!” insistette il Grifondoro, trattenendolo per le braccia per impedirgli di uscire dalla stanza.

In un inaspettato impeto d’ira, il biondo lo scaraventò lontano da sé. Mentre Harry sbatteva violentemente contro il duro pavimento di pietra, lui ghignò divertito: “Sembri una ragazza, Harry. È tremendamente facile metterti k.o.”

Il moro gemette per il dolore procuratogli dalla caduta e si rialzò, avvicinandosi nuovamente al compagno. Lo guardò con fare bellicoso, poi disse con voce innaturalmente calma: “Non voglio perdere né te né loro. Volevo essere chiaro su questo.”

“Non fare il bambino, Harry. Prima o poi dovrai fare una scelta. E forse quando ti deciderai non avrai più nessuno fra cui scegliere.”

Draco abbassò la maniglia della porta, attraversò la soglia e la sbattè dietro di sé, lasciando Harry in un turbine di confusione.

Lui ci mise quasi due secondi a realizzare che era rimasto solo, poi spalancò la porta e si fiondò fuori dalla stanza.

Attraversò il corridoio di corsa. Dopo aver raggiunto Draco, lo afferrò per il colletto della divisa e tirò. L’altro perse l’equilibrio e gli cadde addosso, finendo sul pavimento e schiacciandolo col suo peso.

“MA CHE CAZZO FAI?!” sbraitò Draco, cercando di rialzarsi.

Alcuni studenti di passaggio si fermarono a guardarli.

Harry tratteneva il biondo per i fianchi e lo obbligava a stare sopra di lui.

“Mollami!”

“No!” esclamò lui, circondandogli la vita con le braccia e deponendo un bacio nell’incavo del suo collo.

“Ci stanno guardando tutti, Sfregiato!” sibilò Draco.

Apparentemente incurante, il Grifondoro rispose con pacatezza.

“Lo so benissimo. Ed è per questo che lo faccio.”

Gli baciò nuovamente il collo.

Poi un orecchio.

Poi una guancia.

Poi giunse con impazienza alle sue labbra, realmente incurante del mondo attorno a loro.

Draco sorrise sorpreso. “Bravo, Potter,” ghignò.

“Adesso non dovrai più trovare scuse.”

Harry si girò lentamente. L’espressione sul suo viso era più che riconoscibile: assoluta tensione.

PANICO!

Hermione e Ron erano a pochi metri da lui e lo guardavano allibiti. Ron aveva una specie di tic nervoso all’occhio, la sua palpebra si alzava e si abbassava ad intermittenza.

Il Grifondoro tornò a contemplare il viso di Draco, avvicinandolo di nuovo al suo.

“Che fai?” chiese lui allarmato.

“Ti bacio,” rispose Harry, sfiorandogli le labbra con le sue.

“Ma… i tuoi amici?” obbiettò il biondo, dandosi mentalmente dell’ipocrita.

“Ormai lo sanno, no? Tanto vale andare fino in fondo,” fece l’altro.

Poi lo baciò ancora. E stavolta non si limitò ad un casto bacio a fior di labbra.

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