Ron Weasley si sentiva l'uomo più felice del mondo. Fissava da un vetro un piccolo fagotto di coperte da cui sbucava un visino che gli somigliava in tutto e per tutto.
Gli occhi aperti a fatica a causa delle guanciotte piene rivelavano un profondo azzurro e un ciuffo di capelli rossi faceva capolino dal capellino che Luna aveva insistito nel mettergli. Avrebbe tenuto lontani i Nargilli. E quando suo marito, famoso animalista, aveva prontamente annuito, Ron non aveva potuto far altro che mettere a suo figlio quel capellino ridicolo.
Il secondogenito di Ron ed Hermione Weasley aveva visto la luce in quel giorno solare e caldo di luglio, annunciandosi come il più allegro e combina guai di casa.
In effetti suo padre notò anche una certa somiglianza con George.
Sorrise come un padre fa di fronte al suo primo figlio maschio, Ron batté con un dito contro il vetro che separava lui e il suo adorato figlio. Non vedeva l'ora di riportarlo a casa e insegnargli i fondamentali del Quidditch. Prima si cominciava, meglio era.
E poi non poteva permettere che il figlio di Harry, James, superasse un Weasley in quel campo. Il piccolo di casa Potter già sfrecciava come un matto su una scopa giocattolo.
- Può entrare e prenderlo in braccio qualche minuto, se vuole. - intervenne una gentile Medimaga, indicandogli l'entrata. - Sua moglie si è appena addormentata. - l'informò poi.
Hermione.
Accidenti, ancora si domandava come avesse fatto a dare alla luce due dei bambini più belli e dolci del mondo. Ovviamente, questo era un pensiero che aveva colpito ogni singolo padre, Mago o Babbano.
Ron entrò nervosamente nella Nursery del San Mungo e raggiunse con pochi passi la culla dove riposava suo figlio. Gli carezzò la piccola testolina, lasciando che la Medimaga lo prendesse dalla culla con delicatezza e glielo porgesse.
Non aveva mai avuto così paura di prendere qualcosa tra le braccia.
Sarebbe stato più semplice e meno emozionante tenere tutti i componenti della Squadra degli Irlandesi sulla testa.
- Ciao... - sussurrò, sfiorandogli il nasino con un dito.
Quasi per reazione, il piccolo starnutì, facendo sorridere simultaneamente Medimaga e padre.
- Vi lascio soli. - disse lei, richiudendosi la porta alle spalle.
Il piccolo aveva finalmente aperto gli occhi, guardando con curiosità quell'omone enorme dai capelli rossi che lo osservava dall'alto, con l'espressione più strana e rassicurante che ci fosse.
- Io sono il tuo papà. - articolò Ron, lentamente, quasi aspettandosi che il bimbo ripetesse quelle parole o annuisse.
Il bambino si limitò a sbadigliare e sollevare le piccole braccia aprendo e chiudendo il pugno. Ron rise e infilò un dito in uno dei pugni. Se non altro il piccolo aveva una presa forte.
Magari sarebbe diventato il Battitore di qualche squadra famosa, immaginò già con orgoglio Ron.
- Almeno tu, segui le orme di papà. - sussurrò all'orecchio del figlio.
Ormai era evidente che Rose si sarebbe rivelata la fotocopia di sua madre: già pretendeva di leggere e imparare tutto ciò che c'era da sapere su Hogwarts.
Tanto che Hermione, invece della classica favola della buonanotte, le leggeva Storia di Hogwarts-Versione Aggiornata e Riveduta.
- I libri fanno male, piccolo. - se Hermione l'avesse sentito gli avrebbe tolto la custodia chiedendo il divorzio.
Il bambino sembrò capire, o almeno fu quello che Ron pensò, infatti sorrise come se fosse divertito e strinse più forte il dito del padre.
- Ecco, bravo, hai proprio ragione. - continuò quella conversazione come se avesse senso.
Per lui fu il dialogo più bello che avesse mai avuto. Era come se suo figlio gli rispondesse, come se avessero già instaurato un rapporto indistruttibile. In pochi secondi, in pochi sguardi, in poche parole.
- Hai sonno, vero? Deve essere faticoso nascere ed ascoltare le urla di tua madre allo stesso tempo. L'ultima parte posso capirla... - ridacchiò, riponendo suo figlio nella culla.
E poi, dandosi dello stupido, si rese conto che quell'amore di bambino non aveva un nome.
Proprio mentre ci pensava, il bimbo sbadigliò più rumorosamente di prima, producendo un suono simile ad un "...go!"
Sorridendo divertito, Ron ebbe la sua risposta:
- Hugo, ti chiamerai Hugo. - bisbigliò vicino al suo viso. Dopodiché gli posò un bacio sulla minuscola fronte quasi interamente coperta dal cappellino di Luna e lo lasciò addormentare.
Il suo piccolo Hugo.
In un punto imprecisato del cielo, molto molto lontano, Fred Weasley proruppe in un urlo disperato:
- CHE RAZZA DI NOME E' HUGO?!
Alle sue spalle, una coppia di Malandrini ormai famosa anche tra quelle nuvole si teneva la pancia per le risate:
- E noi che credevamo che con "Severus" fosse stato superato il limite dell'indecenza!
Gli occhi aperti a fatica a causa delle guanciotte piene rivelavano un profondo azzurro e un ciuffo di capelli rossi faceva capolino dal capellino che Luna aveva insistito nel mettergli. Avrebbe tenuto lontani i Nargilli. E quando suo marito, famoso animalista, aveva prontamente annuito, Ron non aveva potuto far altro che mettere a suo figlio quel capellino ridicolo.
Il secondogenito di Ron ed Hermione Weasley aveva visto la luce in quel giorno solare e caldo di luglio, annunciandosi come il più allegro e combina guai di casa.
In effetti suo padre notò anche una certa somiglianza con George.
Sorrise come un padre fa di fronte al suo primo figlio maschio, Ron batté con un dito contro il vetro che separava lui e il suo adorato figlio. Non vedeva l'ora di riportarlo a casa e insegnargli i fondamentali del Quidditch. Prima si cominciava, meglio era.
E poi non poteva permettere che il figlio di Harry, James, superasse un Weasley in quel campo. Il piccolo di casa Potter già sfrecciava come un matto su una scopa giocattolo.
- Può entrare e prenderlo in braccio qualche minuto, se vuole. - intervenne una gentile Medimaga, indicandogli l'entrata. - Sua moglie si è appena addormentata. - l'informò poi.
Hermione.
Accidenti, ancora si domandava come avesse fatto a dare alla luce due dei bambini più belli e dolci del mondo. Ovviamente, questo era un pensiero che aveva colpito ogni singolo padre, Mago o Babbano.
Ron entrò nervosamente nella Nursery del San Mungo e raggiunse con pochi passi la culla dove riposava suo figlio. Gli carezzò la piccola testolina, lasciando che la Medimaga lo prendesse dalla culla con delicatezza e glielo porgesse.
Non aveva mai avuto così paura di prendere qualcosa tra le braccia.
Sarebbe stato più semplice e meno emozionante tenere tutti i componenti della Squadra degli Irlandesi sulla testa.
- Ciao... - sussurrò, sfiorandogli il nasino con un dito.
Quasi per reazione, il piccolo starnutì, facendo sorridere simultaneamente Medimaga e padre.
- Vi lascio soli. - disse lei, richiudendosi la porta alle spalle.
Il piccolo aveva finalmente aperto gli occhi, guardando con curiosità quell'omone enorme dai capelli rossi che lo osservava dall'alto, con l'espressione più strana e rassicurante che ci fosse.
- Io sono il tuo papà. - articolò Ron, lentamente, quasi aspettandosi che il bimbo ripetesse quelle parole o annuisse.
Il bambino si limitò a sbadigliare e sollevare le piccole braccia aprendo e chiudendo il pugno. Ron rise e infilò un dito in uno dei pugni. Se non altro il piccolo aveva una presa forte.
Magari sarebbe diventato il Battitore di qualche squadra famosa, immaginò già con orgoglio Ron.
- Almeno tu, segui le orme di papà. - sussurrò all'orecchio del figlio.
Ormai era evidente che Rose si sarebbe rivelata la fotocopia di sua madre: già pretendeva di leggere e imparare tutto ciò che c'era da sapere su Hogwarts.
Tanto che Hermione, invece della classica favola della buonanotte, le leggeva Storia di Hogwarts-Versione Aggiornata e Riveduta.
- I libri fanno male, piccolo. - se Hermione l'avesse sentito gli avrebbe tolto la custodia chiedendo il divorzio.
Il bambino sembrò capire, o almeno fu quello che Ron pensò, infatti sorrise come se fosse divertito e strinse più forte il dito del padre.
- Ecco, bravo, hai proprio ragione. - continuò quella conversazione come se avesse senso.
Per lui fu il dialogo più bello che avesse mai avuto. Era come se suo figlio gli rispondesse, come se avessero già instaurato un rapporto indistruttibile. In pochi secondi, in pochi sguardi, in poche parole.
- Hai sonno, vero? Deve essere faticoso nascere ed ascoltare le urla di tua madre allo stesso tempo. L'ultima parte posso capirla... - ridacchiò, riponendo suo figlio nella culla.
E poi, dandosi dello stupido, si rese conto che quell'amore di bambino non aveva un nome.
Proprio mentre ci pensava, il bimbo sbadigliò più rumorosamente di prima, producendo un suono simile ad un "...go!"
Sorridendo divertito, Ron ebbe la sua risposta:
- Hugo, ti chiamerai Hugo. - bisbigliò vicino al suo viso. Dopodiché gli posò un bacio sulla minuscola fronte quasi interamente coperta dal cappellino di Luna e lo lasciò addormentare.
Il suo piccolo Hugo.
In un punto imprecisato del cielo, molto molto lontano, Fred Weasley proruppe in un urlo disperato:
- CHE RAZZA DI NOME E' HUGO?!
Alle sue spalle, una coppia di Malandrini ormai famosa anche tra quelle nuvole si teneva la pancia per le risate:
- E noi che credevamo che con "Severus" fosse stato superato il limite dell'indecenza!
Note di fine capitolo
Note di fine capitoloDa dove viene? Dalla mia mente malata, mi viene da rispondere. Penso che a nessuno sia particolarmente piaciuto il nome del secondogenito di Ron ed Hermione. Io ho provato ad immaginare come diavolo sia venuto in mente ai due, quindi ho optato per una via di mezzo. Metà lavoro, se non altro, l'ha fatto inconsapevolmente il bambino.
E poi l'ultima parte... Insomma, al di là del suo animo scherzoso, non penso che a Fred sia andato giù, non credete?xD!
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