Note alla storia
Pubblico questo brano prima che la tentazione diventi troppo forte e mi scappi il dito su canc.Dedicato a Ladyhawke e Freddymercury, che mi hanno sostenuta e consigliata durante la sua stesura.
Le ombre si erano ormai allungate sulla città ed i lampioni gettavano la loro luce ad illuminare l'asfalto, quando Harry affrontò stancamente i gradini di uscita dal Ministero. Salì senza fretta, finendo di allacciarsi l'ultimo bottone del cappotto ed infilando le mani ben in profondità nelle tasche. Rimase per un momento immobile a fissare gli anonimi palazzi dall'altra parte della strada, dove qualche finestra appariva illuminata, piccolo faro nella semi oscurità. Un rumore di passi alle sue spalle lo riportò alla realtà. Abbassò lo sguardo e riprese a salire fino a raggiungere il marciapiede, dove esitò ancora un istante prima di cominciare ad avviarsi.
"Per tutti i troll, che freddo!" esclamò una voce familiare, facendolo sussultare. "Oh, Harry!" gridò la donna, affrettandosi su per i gradini e raggiungendolo per stampargli un bacio sulla guancia.
"Ciao, Hermione" rispose lui, abbozzando un sorriso "Come stai?".
"Stanca morta, sono in piedi dalle sei ed ho attaccato alle sette e mezza, tra poco sono dodici ore, non vedo l'ora di tornare a casa... e tu come mai così tardi?".
"Ah, un po' di grane da sistemare, nulla di che... me la sono presa comoda, in verità".
"Me lo diceva Ron che è un periodo pesante in dipartimento... ah, a proposito, grazie per avergli dato una mezza giornata libera, ci sono i ragazzi a casa e ci teneva tanto a passare del tempo con loro".
"Naturale..." mugugnò lui, distogliendo lo sguardo. "Ma non mi devi mica ringraziare, ancora con queste formalità dopo trent'anni che mi conosci?".
"No, che c'entra, è che per Ron è stato proprio un bel regalo, è passato in ufficio per dirmelo prima, era al settimo cielo" fece Hermione, sistemandosi la sciarpa fin quasi a coprire la bocca e cercando lo sguardo dell'amico. "Tu non hai voglia di prenderti del tempo libero? Potresti farlo, non ti assenti da almeno un anno..." aggiunse, con voce leggermente incerta.
"Sì, potrei, ma… magari in un altro momento, adesso le festività sono state già abbastanza"
"Cosa è successo, Harry?" chiese Hermione, avvicinandosi e cercando ancora una volta lo sguardo dell'amico.
"Le cose non vanno bene, lo sai" rispose lui con voce atona, spostandosi all'indietro per appoggiare la schiena ad un palo. "Ed io non ho voglia di tornare a casa, certo non prima del previsto".
"La situazione è peggiorata? Ginny mi accennava qualcosa, ma credo abbia preferito non entrare troppo nel merito".
"Lei non ne parla molto volentieri, forse si illude che da un giorno all'altro possa passare, non lo so. Sta di fatto che l'altra sera, appena tornati da scuola, eravamo a tavola e stavamo per alzarci, quando James si è acceso una sigaretta come se niente fosse, senza minimamente abbassare lo sguardo, come per vedere se qualcuno avrebbe avuto da ridire. In fin dei conti non me ne frega niente della sigaretta in sé, ma mi sono reso conto che sto perdendo sempre più autorevolezza su di lui. Ho iniziato ad accorgermene quest'estate, quando una notte è tornato almeno tre ore dopo l'orario pattuito, e per di più ubriaco perso. Non si reggeva in piedi, ma non ha perso l'occasione per sfidarmi, non ha abbassato lo sguardo neanche per un istante. Non ci ho visto più e gli ho mollato uno schiaffo, forse per la prima volta, ma poi poco dopo, mentre mi rigiravo nel letto ho capito che alla fine, per assurdo, avevo fatto il suo gioco. Speravo che tornare a scuola gli avrebbe fatto bene, ma da quando è tornato le cose sono ancora peggiorate. Una serie di provocazioni, sfide, sguardi sprezzanti e frasi taglienti alternate a mutismi infiniti. Ieri sera ho trovato Ginny che piangeva, perché aveva ricevuto l'ennesimo rifiuto e perché si sente un fallimento come madre”.
"Caspita, non pensavo che la situazione fosse così pesante" mormorò Hermione, mordicchiandosi le labbra pensierosa. "Ma quindi Ginny la vive molto male?".
"Sì, lei si sente in colpa, è convinta di essere inadeguata ed incapace, non sa come comportarsi con lui e le sembra che qualunque strategia sia fallimentare" si interruppe, guardandola stringersi nel cappotto e tirare la sciarpa ancora più su. "Stai gelando, sarà meglio andare... ci vediamo domani".
"Oh, no, non ho fretta... ma magari potremmo trasferirci in quel bar, almeno evito di tremare in questo modo imbarazzante" fece lei, indicando un'insegna illuminata in fondo alla via. Si incamminarono in silenzio, i passi che risuonavano nella strada deserta. Giunti davanti al locale, spinsero la porta che tintinnò lievemente. Si diressero verso il bancone, dove un anziano barista stava lucidando un bicchiere prima di riporlo.
"Una burro... una birra, grazie" disse Harry, infilando una mano in tasca ed estraendo degli spicci, cercando di trattenersi dal ridere. Alla sua destra, Hermione diede in una risata acuta, che tentò di mascherare tossendo rumorosamente.
"Come la vuole?" chiese il barista con voce roca, posando il bicchiere nella piattaia.
"Doppio malto, grazie. Tu, Hermione?".
"Un caffè..." borbottò lei, faticando ancora a trattenersi dal ridere.
Poco dopo, raggiunsero un tavolo in un angolo e si sedettero, sistemando il vassoio in mezzo a loro.
"Ehi, piantala di ridere! Mi sento vagamente preso in giro..." si lamentò Harry, fingendosi offeso. "Un po' di rispetto per un vecchio Auror rintronato!" aggiunse, unendosi alla risata dell'amica.
"Sicuro che tanto lavoro ti faccia bene? Mi sembri un po' confuso, non distingui neanche i locali babbani dai Tre manici di scopa!" sghignazzò Hermione, slacciandosi il cappotto e togliendosi la sciarpa per posarla sulla sedia accanto sopra alla sua borsa.
"La sciarpa è opera tua, vero?" chiese Harry, sistemandosi di fronte a lei e bevendo un sorso di birra.
"Sì, l'ho fatta l'anno scorso mentre ero a casa con la bronchite, mi annoiavo".
"E' bella, quanto ci hai messo? Io non ci avrei impiegato meno di tre anni, ma se non ricordo male sei rimasta a casa soltanto quattro giorni".
"Ci ho messo un pomeriggio, in realtà... me la sono presa comoda".
"Ah, certo, comoda... lo dicevo io. Almeno tutto quel lavoro per gli elfi domestici è servito a qualcosa di concreto, ora sei una spada a lavorare ai ferri".
"Ron mi dice di stare attenta a non esagerare, o finirò col fare concorrenza a sua madre".
"Ah, lascia perdere, ho un ripiano dell'armadio soltanto per i maglioni fatti da lei, più due scatole in soffitta! Per non parlare del resto della collezione, che comprende quattro sciarpe, un cappello, due gilet e non so cos'altro".
"Ron sta messo peggio, con te un po' è inibita, da noi arriva spessissimo qualche pacco a sorpresa. Mi chiedo come faccia, visto che ha sei figli da rifornire".
"Non chiederlo a me, che per fare ai ferri anche soltanto una sciarpa per neonati ci metterei un mese nel migliore dei casi, figurati se posso capire come accidenti faccia ad andare ad una tale velocità".
"Oh be', cinquanta anni di esperienza in campo le saranno serviti, suppongo" fece Hermione, svuotando una bustina di zucchero nel caffè e prendendo a girare lentamente. "Comunque, dicevi?" chiese, posando il cucchiaino sul piatto e portandosi la tazza alle labbra. Vedendo l'espressione perplessa sul volto dell'amico, aggiunse "Prima, in strada. Mi stavi dicendo di Ginny... ma tu come stai?".
"Sto... be', come al solito, come vuoi che stia?" chiese Harry perplesso, portando nuovamente il boccale alle labbra e trangugiando alcune sorsate.
"Come al solito? E allora com'è che non vuoi tornare a casa?" insistette lei, sporgendosi per guardarlo negli occhi.
Harry indugiò a tormentarsi il colletto della camicia, prima di decidersi a rispondere. "Io non mi so spiegare perché la situazione si sia così esasperata, le cose non andavano così male fino a qualche tempo fa. E' stato via per mesi, non so perché abbia maturato tutto questo rancore. Sembra che non gli importi di niente se non di provocare e mettere alla prova. O meglio, prima era così, ora è soltanto sprezzante e silenzioso, a tavola non apre bocca se non per poche battute taglienti rivolte a me e a Ginny... anche con Al sembra meno affiatato a dire il vero, solo con Lily è in buoni rapporti. Al si impegna tantissimo a scuola, Lily è sempre un tesoro, James... non lo so, Hermione...".
"Sta avendo problemi anche a scuola?".
"No, prende quasi tutti Oltre ogni previsione e qualche Eccezionale, però...".
"Però cosa, Harry? Devi sempre mettere dei però quando parli di James?" lo interruppe Hermione, alzando il tono della voce.
Lui rimase interdetto ed aprì e richiuse la bocca diverse volte prima di riuscire a parlare. "Che... che vuoi dire?".
"Che devi sempre aggiungere un però quando parli di lui, ci fosse una volta che riesci ad evitarlo".
"Ma io...".
"No, stammi a sentire. James ha fatto un sacco di cazzate e ne sta facendo tutt'ora, e anche belle grosse, io non lo sto giustificando. Ma vorrei ricordarti che la colpa non è mai solo da una parte, ma che in tutti i rapporti umani ci sono sempre due parti. Con Al e Lily sicuramente il compito è più semplice, ma James è tuo figlio come gli altri e merita che tu faccia uno sforzo per provare a capirlo".
"Io sono preoccupato, Hermione, non riesco più ad interagire con mio figlio, è come se si fosse chiuso il canale di comunicazione. Io non so quale sia la chiave di lettura della situazione, né tanto meno conosco la via per uscirne. So benissimo che James è mio figlio quanto gli altri, ma non capisco cosa abbia potuto fare per generare tanto rancore, visto che gli altri due non me ne serbano... non certo a questo modo, almeno. Ho avuto rari screzi anche con Al e Lily, ma roba da poco. James sai quanto era esuberante da piccolo e quanto io e Ginny abbiamo faticato a volte per tenerlo a bada, ma era sempre un bambino solare e brioso, pieno di gioia di vivere. In fin dei conti lo è rimasto anche per i primi anni di scuola, ora invece è cambiato" si interruppe, gettando un'occhiata all'orologio. "Ti sto facendo fare tardi in modo indegno, Ron domani mi incenerirà. Mi sa che è il caso di avviarsi" proseguì, alzandosi e tornando ad indossare il cappotto. Dall'altra parte del tavolo, Hermione indugiò per un attimo prima di mettersi in piedi ed imitarlo. Si fermò per un istante davanti alla porta a sistemarsi la sciarpa, poi uscì nella penombra della strada deserta, dove Harry la aspettava, lo sguardo che vagava lungo il marciapiede.
Si incamminarono lungo la via, le mani affondate nelle tasche, il silenzio rotto soltanto dai loro passi e dai rumori della città. Una macchina passò alla loro destra, ma nessuno dei due alzò gli occhi. Il rombo del motore si spense allontanandosi, e una vecchia canzone anni cinquanta li accompagnò per un tratto, uscendo da un pub fumoso in vecchio stile.
"Harry?" la voce di Hermione echeggiò leggermente nel vano di un portone.
"Mh?".
"Stavo pensando a quello che mi hai detto poco fa..." si interruppe, schiarendosi la voce. "Be', se vuoi sapere la mia, l'unica cosa che puoi fare è stare a vedere come si evolvono le cose".
"Ma a me pare che le cose si stiano logorando, se resto a guardare andranno a puttane".
"Se le cose vanno male come dici, e io non ho motivo di dubitarne, James non ha certo voglia di parlarti, ora... di sicuro non vuole né una predica né una cosa che possa vagamente avvicinarcisi. Quindi puoi solo restare a guardare, cercando di andare oltre".
"Intendi oltre l'apparenza?".
"Sì, ma anche oltre i pregiudizi e preconcetti che ti sei fatto, togliendo quell'accidenti di però davanti a qualunque qualità tu gli riconosca".
Oltrepassarono un'auto parcheggiata da cui provenivano voci concitate, poi un'anziana signora uscì da un portone con un bassotto al guinzaglio, gettando un'occhiata distratta ai due passanti. "Che ci farà mai la gente ancora in strada alle otto passate, eh Trixy? Una volta si andava a letto, a quest'ora... ecco che si faceva!" borbottò rivolta al cane, che non la degnò di uno sguardo. "Tu mi capisci, lo so" aggiunse, allontanandosi caracollando verso l'angolo dell'isolato.
"Ma da dove viene fuori, quella? Mia nonna in confronto era la donna del futuro!" rise Hermione, quando la signora ebbe svoltato l'angolo.
"Ricorda vagamente mia zia Petunia in versione antiquata, avrebbe potuto essere così se fosse nata una ventina di anni prima" fece Harry, ridacchiando a sua volta. "Ma quanto sono cretino stasera!" esclamò poi "Parlando non mi sono neanche accorto che per te questa non è la strada di casa. Scusami, stasera sono fuso".
"Ah, figurati, sono stata seduta fino ad ora, sgranchirmi le gambe non può farmi che bene... tanto più che Ron è stato così carino da farmi presente che quando ci siamo sposati le mie cosce erano parecchio più sottili di ora, e che dopo aver avuto i bambini la pancia non è più tornata piatta come prima. Naturalmente l'ho spedito sul divano per una settimana e mandato in bianco per venti giorni, ora non perde occasione per ricordarmi che per lui sono sempre bellissima e che non potrebbe desiderare di meglio!" rispose lei, sorridendo. "Spero che tu non abbia mai detto niente di simile a Ginny".
"A Ginny? Stai scherzando? Non voglio mica lasciare i miei figli orfani! E se dicessi una cosa del genere, sarei..." si interruppe mentre si accingevano a girare l'angolo, quando un ragazzo attraversò di buon passo il loro campo visivo, la sigaretta stretta tra le dita intirizzite, lo sguardo fisso al suolo per evitare di scivolare sul ghiaccio che iniziava a ricoprire l'asfalto.
"Come vedi la sigaretta non gli manca mai" fece Harry facendo cenno alla figura che si allontanava.
"Farai come ti ho consigliato?" chiese Hermione, mentre affrontavano gli ultimi metri di strada che li separava da Grimmauld place. Il rumore di una porta chiusa annunciò che James era entrato in casa. "Ci proverai, almeno?".
"Sì, ci proverò Hermione, anche se non sono molto fiducioso".
"E mi verrai a cercare se sentirai di aver bisogno? Non farai l'orgoglioso, vero?" chiese ancora, scrutandolo negli occhi.
"Lo farò".
"Bene, allora io vado, o mi daranno per dispersa" mormorò lei, allungandosi per scoccargli un bacio sulla guancia. "Se hai voglia di un caffè domani mattina, sai dove trovarmi. Saluta Ginny!" aggiunse, voltandosi ed allontanandosi di gran carriera. Le spalle appoggiate alla porta di casa, Harry restò a guardarla allontanarsi, finché non la vide svoltare in un vicolo buio. Rimase per qualche istante ad inspirare l'aria frizzante della notte, osservando il vapore uscire dalle sue labbra; poi trasse la chiave di tasca e la infilò nella serratura, facendola scattare.
"Per tutti i troll, che freddo!" esclamò una voce familiare, facendolo sussultare. "Oh, Harry!" gridò la donna, affrettandosi su per i gradini e raggiungendolo per stampargli un bacio sulla guancia.
"Ciao, Hermione" rispose lui, abbozzando un sorriso "Come stai?".
"Stanca morta, sono in piedi dalle sei ed ho attaccato alle sette e mezza, tra poco sono dodici ore, non vedo l'ora di tornare a casa... e tu come mai così tardi?".
"Ah, un po' di grane da sistemare, nulla di che... me la sono presa comoda, in verità".
"Me lo diceva Ron che è un periodo pesante in dipartimento... ah, a proposito, grazie per avergli dato una mezza giornata libera, ci sono i ragazzi a casa e ci teneva tanto a passare del tempo con loro".
"Naturale..." mugugnò lui, distogliendo lo sguardo. "Ma non mi devi mica ringraziare, ancora con queste formalità dopo trent'anni che mi conosci?".
"No, che c'entra, è che per Ron è stato proprio un bel regalo, è passato in ufficio per dirmelo prima, era al settimo cielo" fece Hermione, sistemandosi la sciarpa fin quasi a coprire la bocca e cercando lo sguardo dell'amico. "Tu non hai voglia di prenderti del tempo libero? Potresti farlo, non ti assenti da almeno un anno..." aggiunse, con voce leggermente incerta.
"Sì, potrei, ma… magari in un altro momento, adesso le festività sono state già abbastanza"
"Cosa è successo, Harry?" chiese Hermione, avvicinandosi e cercando ancora una volta lo sguardo dell'amico.
"Le cose non vanno bene, lo sai" rispose lui con voce atona, spostandosi all'indietro per appoggiare la schiena ad un palo. "Ed io non ho voglia di tornare a casa, certo non prima del previsto".
"La situazione è peggiorata? Ginny mi accennava qualcosa, ma credo abbia preferito non entrare troppo nel merito".
"Lei non ne parla molto volentieri, forse si illude che da un giorno all'altro possa passare, non lo so. Sta di fatto che l'altra sera, appena tornati da scuola, eravamo a tavola e stavamo per alzarci, quando James si è acceso una sigaretta come se niente fosse, senza minimamente abbassare lo sguardo, come per vedere se qualcuno avrebbe avuto da ridire. In fin dei conti non me ne frega niente della sigaretta in sé, ma mi sono reso conto che sto perdendo sempre più autorevolezza su di lui. Ho iniziato ad accorgermene quest'estate, quando una notte è tornato almeno tre ore dopo l'orario pattuito, e per di più ubriaco perso. Non si reggeva in piedi, ma non ha perso l'occasione per sfidarmi, non ha abbassato lo sguardo neanche per un istante. Non ci ho visto più e gli ho mollato uno schiaffo, forse per la prima volta, ma poi poco dopo, mentre mi rigiravo nel letto ho capito che alla fine, per assurdo, avevo fatto il suo gioco. Speravo che tornare a scuola gli avrebbe fatto bene, ma da quando è tornato le cose sono ancora peggiorate. Una serie di provocazioni, sfide, sguardi sprezzanti e frasi taglienti alternate a mutismi infiniti. Ieri sera ho trovato Ginny che piangeva, perché aveva ricevuto l'ennesimo rifiuto e perché si sente un fallimento come madre”.
"Caspita, non pensavo che la situazione fosse così pesante" mormorò Hermione, mordicchiandosi le labbra pensierosa. "Ma quindi Ginny la vive molto male?".
"Sì, lei si sente in colpa, è convinta di essere inadeguata ed incapace, non sa come comportarsi con lui e le sembra che qualunque strategia sia fallimentare" si interruppe, guardandola stringersi nel cappotto e tirare la sciarpa ancora più su. "Stai gelando, sarà meglio andare... ci vediamo domani".
"Oh, no, non ho fretta... ma magari potremmo trasferirci in quel bar, almeno evito di tremare in questo modo imbarazzante" fece lei, indicando un'insegna illuminata in fondo alla via. Si incamminarono in silenzio, i passi che risuonavano nella strada deserta. Giunti davanti al locale, spinsero la porta che tintinnò lievemente. Si diressero verso il bancone, dove un anziano barista stava lucidando un bicchiere prima di riporlo.
"Una burro... una birra, grazie" disse Harry, infilando una mano in tasca ed estraendo degli spicci, cercando di trattenersi dal ridere. Alla sua destra, Hermione diede in una risata acuta, che tentò di mascherare tossendo rumorosamente.
"Come la vuole?" chiese il barista con voce roca, posando il bicchiere nella piattaia.
"Doppio malto, grazie. Tu, Hermione?".
"Un caffè..." borbottò lei, faticando ancora a trattenersi dal ridere.
Poco dopo, raggiunsero un tavolo in un angolo e si sedettero, sistemando il vassoio in mezzo a loro.
"Ehi, piantala di ridere! Mi sento vagamente preso in giro..." si lamentò Harry, fingendosi offeso. "Un po' di rispetto per un vecchio Auror rintronato!" aggiunse, unendosi alla risata dell'amica.
"Sicuro che tanto lavoro ti faccia bene? Mi sembri un po' confuso, non distingui neanche i locali babbani dai Tre manici di scopa!" sghignazzò Hermione, slacciandosi il cappotto e togliendosi la sciarpa per posarla sulla sedia accanto sopra alla sua borsa.
"La sciarpa è opera tua, vero?" chiese Harry, sistemandosi di fronte a lei e bevendo un sorso di birra.
"Sì, l'ho fatta l'anno scorso mentre ero a casa con la bronchite, mi annoiavo".
"E' bella, quanto ci hai messo? Io non ci avrei impiegato meno di tre anni, ma se non ricordo male sei rimasta a casa soltanto quattro giorni".
"Ci ho messo un pomeriggio, in realtà... me la sono presa comoda".
"Ah, certo, comoda... lo dicevo io. Almeno tutto quel lavoro per gli elfi domestici è servito a qualcosa di concreto, ora sei una spada a lavorare ai ferri".
"Ron mi dice di stare attenta a non esagerare, o finirò col fare concorrenza a sua madre".
"Ah, lascia perdere, ho un ripiano dell'armadio soltanto per i maglioni fatti da lei, più due scatole in soffitta! Per non parlare del resto della collezione, che comprende quattro sciarpe, un cappello, due gilet e non so cos'altro".
"Ron sta messo peggio, con te un po' è inibita, da noi arriva spessissimo qualche pacco a sorpresa. Mi chiedo come faccia, visto che ha sei figli da rifornire".
"Non chiederlo a me, che per fare ai ferri anche soltanto una sciarpa per neonati ci metterei un mese nel migliore dei casi, figurati se posso capire come accidenti faccia ad andare ad una tale velocità".
"Oh be', cinquanta anni di esperienza in campo le saranno serviti, suppongo" fece Hermione, svuotando una bustina di zucchero nel caffè e prendendo a girare lentamente. "Comunque, dicevi?" chiese, posando il cucchiaino sul piatto e portandosi la tazza alle labbra. Vedendo l'espressione perplessa sul volto dell'amico, aggiunse "Prima, in strada. Mi stavi dicendo di Ginny... ma tu come stai?".
"Sto... be', come al solito, come vuoi che stia?" chiese Harry perplesso, portando nuovamente il boccale alle labbra e trangugiando alcune sorsate.
"Come al solito? E allora com'è che non vuoi tornare a casa?" insistette lei, sporgendosi per guardarlo negli occhi.
Harry indugiò a tormentarsi il colletto della camicia, prima di decidersi a rispondere. "Io non mi so spiegare perché la situazione si sia così esasperata, le cose non andavano così male fino a qualche tempo fa. E' stato via per mesi, non so perché abbia maturato tutto questo rancore. Sembra che non gli importi di niente se non di provocare e mettere alla prova. O meglio, prima era così, ora è soltanto sprezzante e silenzioso, a tavola non apre bocca se non per poche battute taglienti rivolte a me e a Ginny... anche con Al sembra meno affiatato a dire il vero, solo con Lily è in buoni rapporti. Al si impegna tantissimo a scuola, Lily è sempre un tesoro, James... non lo so, Hermione...".
"Sta avendo problemi anche a scuola?".
"No, prende quasi tutti Oltre ogni previsione e qualche Eccezionale, però...".
"Però cosa, Harry? Devi sempre mettere dei però quando parli di James?" lo interruppe Hermione, alzando il tono della voce.
Lui rimase interdetto ed aprì e richiuse la bocca diverse volte prima di riuscire a parlare. "Che... che vuoi dire?".
"Che devi sempre aggiungere un però quando parli di lui, ci fosse una volta che riesci ad evitarlo".
"Ma io...".
"No, stammi a sentire. James ha fatto un sacco di cazzate e ne sta facendo tutt'ora, e anche belle grosse, io non lo sto giustificando. Ma vorrei ricordarti che la colpa non è mai solo da una parte, ma che in tutti i rapporti umani ci sono sempre due parti. Con Al e Lily sicuramente il compito è più semplice, ma James è tuo figlio come gli altri e merita che tu faccia uno sforzo per provare a capirlo".
"Io sono preoccupato, Hermione, non riesco più ad interagire con mio figlio, è come se si fosse chiuso il canale di comunicazione. Io non so quale sia la chiave di lettura della situazione, né tanto meno conosco la via per uscirne. So benissimo che James è mio figlio quanto gli altri, ma non capisco cosa abbia potuto fare per generare tanto rancore, visto che gli altri due non me ne serbano... non certo a questo modo, almeno. Ho avuto rari screzi anche con Al e Lily, ma roba da poco. James sai quanto era esuberante da piccolo e quanto io e Ginny abbiamo faticato a volte per tenerlo a bada, ma era sempre un bambino solare e brioso, pieno di gioia di vivere. In fin dei conti lo è rimasto anche per i primi anni di scuola, ora invece è cambiato" si interruppe, gettando un'occhiata all'orologio. "Ti sto facendo fare tardi in modo indegno, Ron domani mi incenerirà. Mi sa che è il caso di avviarsi" proseguì, alzandosi e tornando ad indossare il cappotto. Dall'altra parte del tavolo, Hermione indugiò per un attimo prima di mettersi in piedi ed imitarlo. Si fermò per un istante davanti alla porta a sistemarsi la sciarpa, poi uscì nella penombra della strada deserta, dove Harry la aspettava, lo sguardo che vagava lungo il marciapiede.
Si incamminarono lungo la via, le mani affondate nelle tasche, il silenzio rotto soltanto dai loro passi e dai rumori della città. Una macchina passò alla loro destra, ma nessuno dei due alzò gli occhi. Il rombo del motore si spense allontanandosi, e una vecchia canzone anni cinquanta li accompagnò per un tratto, uscendo da un pub fumoso in vecchio stile.
"Harry?" la voce di Hermione echeggiò leggermente nel vano di un portone.
"Mh?".
"Stavo pensando a quello che mi hai detto poco fa..." si interruppe, schiarendosi la voce. "Be', se vuoi sapere la mia, l'unica cosa che puoi fare è stare a vedere come si evolvono le cose".
"Ma a me pare che le cose si stiano logorando, se resto a guardare andranno a puttane".
"Se le cose vanno male come dici, e io non ho motivo di dubitarne, James non ha certo voglia di parlarti, ora... di sicuro non vuole né una predica né una cosa che possa vagamente avvicinarcisi. Quindi puoi solo restare a guardare, cercando di andare oltre".
"Intendi oltre l'apparenza?".
"Sì, ma anche oltre i pregiudizi e preconcetti che ti sei fatto, togliendo quell'accidenti di però davanti a qualunque qualità tu gli riconosca".
Oltrepassarono un'auto parcheggiata da cui provenivano voci concitate, poi un'anziana signora uscì da un portone con un bassotto al guinzaglio, gettando un'occhiata distratta ai due passanti. "Che ci farà mai la gente ancora in strada alle otto passate, eh Trixy? Una volta si andava a letto, a quest'ora... ecco che si faceva!" borbottò rivolta al cane, che non la degnò di uno sguardo. "Tu mi capisci, lo so" aggiunse, allontanandosi caracollando verso l'angolo dell'isolato.
"Ma da dove viene fuori, quella? Mia nonna in confronto era la donna del futuro!" rise Hermione, quando la signora ebbe svoltato l'angolo.
"Ricorda vagamente mia zia Petunia in versione antiquata, avrebbe potuto essere così se fosse nata una ventina di anni prima" fece Harry, ridacchiando a sua volta. "Ma quanto sono cretino stasera!" esclamò poi "Parlando non mi sono neanche accorto che per te questa non è la strada di casa. Scusami, stasera sono fuso".
"Ah, figurati, sono stata seduta fino ad ora, sgranchirmi le gambe non può farmi che bene... tanto più che Ron è stato così carino da farmi presente che quando ci siamo sposati le mie cosce erano parecchio più sottili di ora, e che dopo aver avuto i bambini la pancia non è più tornata piatta come prima. Naturalmente l'ho spedito sul divano per una settimana e mandato in bianco per venti giorni, ora non perde occasione per ricordarmi che per lui sono sempre bellissima e che non potrebbe desiderare di meglio!" rispose lei, sorridendo. "Spero che tu non abbia mai detto niente di simile a Ginny".
"A Ginny? Stai scherzando? Non voglio mica lasciare i miei figli orfani! E se dicessi una cosa del genere, sarei..." si interruppe mentre si accingevano a girare l'angolo, quando un ragazzo attraversò di buon passo il loro campo visivo, la sigaretta stretta tra le dita intirizzite, lo sguardo fisso al suolo per evitare di scivolare sul ghiaccio che iniziava a ricoprire l'asfalto.
"Come vedi la sigaretta non gli manca mai" fece Harry facendo cenno alla figura che si allontanava.
"Farai come ti ho consigliato?" chiese Hermione, mentre affrontavano gli ultimi metri di strada che li separava da Grimmauld place. Il rumore di una porta chiusa annunciò che James era entrato in casa. "Ci proverai, almeno?".
"Sì, ci proverò Hermione, anche se non sono molto fiducioso".
"E mi verrai a cercare se sentirai di aver bisogno? Non farai l'orgoglioso, vero?" chiese ancora, scrutandolo negli occhi.
"Lo farò".
"Bene, allora io vado, o mi daranno per dispersa" mormorò lei, allungandosi per scoccargli un bacio sulla guancia. "Se hai voglia di un caffè domani mattina, sai dove trovarmi. Saluta Ginny!" aggiunse, voltandosi ed allontanandosi di gran carriera. Le spalle appoggiate alla porta di casa, Harry restò a guardarla allontanarsi, finché non la vide svoltare in un vicolo buio. Rimase per qualche istante ad inspirare l'aria frizzante della notte, osservando il vapore uscire dalle sue labbra; poi trasse la chiave di tasca e la infilò nella serratura, facendola scattare.
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