Seduti sul grande tappeto del loro salotto, i coniugi Weasley se ne stavano chini sul mare di carte che coprivano il pavimento.
"Ma siamo proprio sicuri che sia una femmina, tesoro?" chiese Ron, sfogliando l'enorme volume che stringeva tra le mani "Perché qui ci sono tanti bei nomi, da maschio".
"Ron, la vuoi finire di chiedermelo ogni giorno? Ho rifatto l'ecografia, per l'ansia che mi avevi messo, ed è risultata di nuovo femmina" sbuffò Hermione, scocciata. "Se non ti va bene, impegnati di più, la prossima volta".
"Ma sì che mi va bene, amore, è solo che... insomma, lo sai che mi fido poco di questi metodi babbani!".
"Sì, ma sono davvero stanca di sentirtelo ripetere! Scegliamo questo benedetto nome da femmina, poi se avanza tempo penseremo anche a quello per un eventuale maschio. Sono mesi che ne parliamo e siamo riusciti a ridurci ad una settimana dal termine senza aver deciso niente!".
Seguì un breve silenzio, durante il quale si udivano soltanto il ticchettio dell'orologio sopra il camino e le pagine che venivano voltate di tanto in tanto.
"Hermione?".
"Mh?".
"Forse ho trovato quello che fa per noi!".
"Sentiamo..." fece lei, con voce piatta.
"Helen".
"E' il nome di quell'arpia della zia di mia madre, non vorrei mai che nostra figlia fosse accomunata a quell'orribile donna!" esclamò lei, inorridita.
"E che ne diresti di Linda?".
"No, non mi piace, dimmene altri".
"Vediamo... Madison, Magdaleine, Mary..." elencò Ron, grattandosi il mento con aria pensierosa.
"Madison è un nome da vecchia, Mary è banale... Magdaleine non è male...".
Il marito alzò lo sguardo e la fissò, speranzoso.
"...Ma suona male col cognome. Magdaleine Weasley... no, non si può sentire!" continuò lei, senza accorgersi dello sconforto che iniziava a comparire sul volto di Ron. Appoggiò la schiena contro il bordo del divano e allungo le gambe, fissando il quaderno che reggeva tra le mani. "Qui avevamo segnato tra i possibili Ann, Claire, Danielle, Emma e Marian, ma non mi convince nessuno. Credo che...".
"Senti questo!" esclamò Ron, interrompendola "Che ne diresti di Romilda?".
"Che cosa hai detto?" domandò lasciando scivolare il quaderno sul tappeto e sollevandosi in ginocchio per raggiungere l'altezza del marito.
"Ehm, ti chiedevo se ti piace Romilda" ripeté lui, con voce incerta.
"Ronald Weasley, mi stai forse dicendo che io dovrei dare a mia figlia, alla mia bambina, il nome di quella sgualdrina della Vane? Ma dico, ti sei bevuto il cervello, a colazione? Io non so...".
"Ma io veramente..." balbettò lui, abbassando gli occhi e fissando lo sguardo sull'interminabile lista di nomi che gli stava davanti.
"...Che razza di idee assurde ti vengano in testa a volte, che diamine! Sono allibita!" sbraitò Hermione, ignorando i tentativi del marito di placare gli animi. "Mi chiedo come tu possa...".
"Rose?".
"...Voler dare quell'orribile nome a..." si interruppe, realizzando solo dopo cosa aveva appena sentito. "Sì, mi piace".
Ron trasecolò e si pizzicò la gamba per assicurarsi di non star sognando. "Scusa, puoi ripetere?" chiese, con voce incerta.
"Ho detto che mi piace!" ripeté sua moglie, sorridendo "Rose è proprio un bel nome, corto e semplice".
"Me lo dici di nuovo?".
Hermione scoppiò a ridere e si chinò per baciarlo. "Ron, ho detto che mi..." si interruppe, storcendo la faccia in una smorfia e portandosi una mano al ventre "Che mi piace molto, Rose" continuò, riacquistando la sua espressione normale.
"Oh Merlino, Hermione, stai male?" chiese Ron, preoccupato.
"Ma no, tesoro, sto be..." la frase le morì in gola e allungò la mano, afferrando quella di lui e stringendola con tutte le forze, mentre tornava ad appoggiare l'altra sul basso ventre.
Il colore svanì dalle guance di Ron, che assunsero un colorito decisamente pallido. "Per le mutande di Merlino, che... che ti succede? Vuoi che chiami qualcuno? Un guaritore, o un medico, o come diavolo li chiamano i babbani?".
"Ma no, tesoro, non c'è bi..." fu colta da un'altra contrazione più violenta delle precedenti che la costrinse a piegarsi in avanti, trattenendo il respiro. "Sì forse è... è meglio se chiami Harry" esalò, cercando di riprendere fiato prima che il dolore tornasse.
"Harry?" chiese lui, allibito. "Non è meglio che chiami mia madre, magari?".
"Chiama Harry ti ho detto!" strillò lei rossa in viso "Se non vuoi che tua figlia nasca qui sul pavimento!".
"Che mia figlia... Oh santo Merlino! Oh Merlino, Merlino, Merlino!" gridò Ron, alzandosi di scatto e correndo verso il camino, incespicando e rischiando di finire lungo disteso sul pavimento. "La polvere... la polvere..." farfugliò, afferrando a caso oggetti dalla mensola, finché non gli capitò tra le mani un barattolo di polvere. Ne raccolse un pugno e lo gettò tra le fiamme, la mano che gli tremava visibilmente. Cacciò la testa tra le fiamme e appena la familiare cucina di casa Potter apparve davanti ai suoi occhi, urlò "Harry, Harry! Non so cosa tu possa fare, ma corri, Hermione si sente male!. Non attese neanche la risposta dell'uomo bruno che al suono inaspettato della sua voce aveva lasciato cadere la tazza che reggeva in mano, che si era schiantata sul pavimento. Tornò ad inginocchiarsi accanto alla moglie, che stringeva convulsamente il bracciolo della poltrona, e la attirò a sé, iniziando ad accarezzarle la schiena. "Amore, non è che è colpa mia? Voglio dire, ti ho fatta agitare per quella storia del nome...".
"Ma che nome e nome... è solo che tua figlia ha fretta di nascere, ora che ha un nome!" fece lei, sforzandosi di sorridere. "Spero solo che Harry arrivi presto, perché non so quanto potrò resistere...".
"Ma cosa può fare Harry? Perché hai voluto che lo chiamassi? Non è mica un guaritore!".
"Può portarmi in macchina in ospedale, Ron, visto che non posso guidare in queste condizioni e tu hai ancora il foglio rosa!".
Si udì un'auto frenare sulla ghiaia del giardino e poco dopo suonò il campanello. Ron balzò in piedi e corse alla porta, spalancandola con tale forza da farla sbattere contro il muro.
"Allora, è già il momento?" chiese il nuovo arrivato, entrando in casa e avvicinandosi ad Hermione che sedeva ancora sul tappeto. "Come ti senti? Vuoi andare?".
"Sì, meno male che sei arrivato, non ce la faccio più... credo manchi poco!" rispose lei, afferrando la mano dell'amico e lasciando che la aiutasse ad alzarsi.
"Ron, Ginny mi ha raccomandato di ricordarvi di prendere la borsa, lei porta James da tua madre e ci raggiunge in ospedale. Prendila tu, io accompagno Hermione in macchina" fece Harry con tono pratico, prendendola sotto braccio ed avviandosi verso la porta.
"Ti vedo molto più disinvolto del solito, come mai? Ti è bastata l'esperienza della nascita di James?" chiese Hermione, sistemandosi sul sedile posteriore dell'auto.
"Be', sì, anche..." fece lui vago, inserendo la chiave nel cruscotto e mettendo in moto.
"Come anche? C'è qualcosa che dovrei sapere?" riuscì a scherzare Hermione, prima che l'ennesima contrazione le togliesse nuovamente il respiro.
"Il fatto è che... ah, d'accordo, te lo dico. Sono dieci giorni che ogni sera Ginny mi fa ripetere tutto quello che devo fare in questo momento, perché stranamente era certa che Ron sarebbe stato leggermente ansioso, ma soltanto un po', e che sarebbe stato meglio che io mi rendessi utile. Poi sai, a giugno tornerà utile anche a lei, che io me la sappia cavare, no?" disse Harry, ed entrambi scoppiarono a ridere, mentre un pallidissimo Ron apriva la portiera, lasciandosi cadere a peso morto sul sedile del passeggero.
"Ma siamo proprio sicuri che sia una femmina, tesoro?" chiese Ron, sfogliando l'enorme volume che stringeva tra le mani "Perché qui ci sono tanti bei nomi, da maschio".
"Ron, la vuoi finire di chiedermelo ogni giorno? Ho rifatto l'ecografia, per l'ansia che mi avevi messo, ed è risultata di nuovo femmina" sbuffò Hermione, scocciata. "Se non ti va bene, impegnati di più, la prossima volta".
"Ma sì che mi va bene, amore, è solo che... insomma, lo sai che mi fido poco di questi metodi babbani!".
"Sì, ma sono davvero stanca di sentirtelo ripetere! Scegliamo questo benedetto nome da femmina, poi se avanza tempo penseremo anche a quello per un eventuale maschio. Sono mesi che ne parliamo e siamo riusciti a ridurci ad una settimana dal termine senza aver deciso niente!".
Seguì un breve silenzio, durante il quale si udivano soltanto il ticchettio dell'orologio sopra il camino e le pagine che venivano voltate di tanto in tanto.
"Hermione?".
"Mh?".
"Forse ho trovato quello che fa per noi!".
"Sentiamo..." fece lei, con voce piatta.
"Helen".
"E' il nome di quell'arpia della zia di mia madre, non vorrei mai che nostra figlia fosse accomunata a quell'orribile donna!" esclamò lei, inorridita.
"E che ne diresti di Linda?".
"No, non mi piace, dimmene altri".
"Vediamo... Madison, Magdaleine, Mary..." elencò Ron, grattandosi il mento con aria pensierosa.
"Madison è un nome da vecchia, Mary è banale... Magdaleine non è male...".
Il marito alzò lo sguardo e la fissò, speranzoso.
"...Ma suona male col cognome. Magdaleine Weasley... no, non si può sentire!" continuò lei, senza accorgersi dello sconforto che iniziava a comparire sul volto di Ron. Appoggiò la schiena contro il bordo del divano e allungo le gambe, fissando il quaderno che reggeva tra le mani. "Qui avevamo segnato tra i possibili Ann, Claire, Danielle, Emma e Marian, ma non mi convince nessuno. Credo che...".
"Senti questo!" esclamò Ron, interrompendola "Che ne diresti di Romilda?".
"Che cosa hai detto?" domandò lasciando scivolare il quaderno sul tappeto e sollevandosi in ginocchio per raggiungere l'altezza del marito.
"Ehm, ti chiedevo se ti piace Romilda" ripeté lui, con voce incerta.
"Ronald Weasley, mi stai forse dicendo che io dovrei dare a mia figlia, alla mia bambina, il nome di quella sgualdrina della Vane? Ma dico, ti sei bevuto il cervello, a colazione? Io non so...".
"Ma io veramente..." balbettò lui, abbassando gli occhi e fissando lo sguardo sull'interminabile lista di nomi che gli stava davanti.
"...Che razza di idee assurde ti vengano in testa a volte, che diamine! Sono allibita!" sbraitò Hermione, ignorando i tentativi del marito di placare gli animi. "Mi chiedo come tu possa...".
"Rose?".
"...Voler dare quell'orribile nome a..." si interruppe, realizzando solo dopo cosa aveva appena sentito. "Sì, mi piace".
Ron trasecolò e si pizzicò la gamba per assicurarsi di non star sognando. "Scusa, puoi ripetere?" chiese, con voce incerta.
"Ho detto che mi piace!" ripeté sua moglie, sorridendo "Rose è proprio un bel nome, corto e semplice".
"Me lo dici di nuovo?".
Hermione scoppiò a ridere e si chinò per baciarlo. "Ron, ho detto che mi..." si interruppe, storcendo la faccia in una smorfia e portandosi una mano al ventre "Che mi piace molto, Rose" continuò, riacquistando la sua espressione normale.
"Oh Merlino, Hermione, stai male?" chiese Ron, preoccupato.
"Ma no, tesoro, sto be..." la frase le morì in gola e allungò la mano, afferrando quella di lui e stringendola con tutte le forze, mentre tornava ad appoggiare l'altra sul basso ventre.
Il colore svanì dalle guance di Ron, che assunsero un colorito decisamente pallido. "Per le mutande di Merlino, che... che ti succede? Vuoi che chiami qualcuno? Un guaritore, o un medico, o come diavolo li chiamano i babbani?".
"Ma no, tesoro, non c'è bi..." fu colta da un'altra contrazione più violenta delle precedenti che la costrinse a piegarsi in avanti, trattenendo il respiro. "Sì forse è... è meglio se chiami Harry" esalò, cercando di riprendere fiato prima che il dolore tornasse.
"Harry?" chiese lui, allibito. "Non è meglio che chiami mia madre, magari?".
"Chiama Harry ti ho detto!" strillò lei rossa in viso "Se non vuoi che tua figlia nasca qui sul pavimento!".
"Che mia figlia... Oh santo Merlino! Oh Merlino, Merlino, Merlino!" gridò Ron, alzandosi di scatto e correndo verso il camino, incespicando e rischiando di finire lungo disteso sul pavimento. "La polvere... la polvere..." farfugliò, afferrando a caso oggetti dalla mensola, finché non gli capitò tra le mani un barattolo di polvere. Ne raccolse un pugno e lo gettò tra le fiamme, la mano che gli tremava visibilmente. Cacciò la testa tra le fiamme e appena la familiare cucina di casa Potter apparve davanti ai suoi occhi, urlò "Harry, Harry! Non so cosa tu possa fare, ma corri, Hermione si sente male!. Non attese neanche la risposta dell'uomo bruno che al suono inaspettato della sua voce aveva lasciato cadere la tazza che reggeva in mano, che si era schiantata sul pavimento. Tornò ad inginocchiarsi accanto alla moglie, che stringeva convulsamente il bracciolo della poltrona, e la attirò a sé, iniziando ad accarezzarle la schiena. "Amore, non è che è colpa mia? Voglio dire, ti ho fatta agitare per quella storia del nome...".
"Ma che nome e nome... è solo che tua figlia ha fretta di nascere, ora che ha un nome!" fece lei, sforzandosi di sorridere. "Spero solo che Harry arrivi presto, perché non so quanto potrò resistere...".
"Ma cosa può fare Harry? Perché hai voluto che lo chiamassi? Non è mica un guaritore!".
"Può portarmi in macchina in ospedale, Ron, visto che non posso guidare in queste condizioni e tu hai ancora il foglio rosa!".
Si udì un'auto frenare sulla ghiaia del giardino e poco dopo suonò il campanello. Ron balzò in piedi e corse alla porta, spalancandola con tale forza da farla sbattere contro il muro.
"Allora, è già il momento?" chiese il nuovo arrivato, entrando in casa e avvicinandosi ad Hermione che sedeva ancora sul tappeto. "Come ti senti? Vuoi andare?".
"Sì, meno male che sei arrivato, non ce la faccio più... credo manchi poco!" rispose lei, afferrando la mano dell'amico e lasciando che la aiutasse ad alzarsi.
"Ron, Ginny mi ha raccomandato di ricordarvi di prendere la borsa, lei porta James da tua madre e ci raggiunge in ospedale. Prendila tu, io accompagno Hermione in macchina" fece Harry con tono pratico, prendendola sotto braccio ed avviandosi verso la porta.
"Ti vedo molto più disinvolto del solito, come mai? Ti è bastata l'esperienza della nascita di James?" chiese Hermione, sistemandosi sul sedile posteriore dell'auto.
"Be', sì, anche..." fece lui vago, inserendo la chiave nel cruscotto e mettendo in moto.
"Come anche? C'è qualcosa che dovrei sapere?" riuscì a scherzare Hermione, prima che l'ennesima contrazione le togliesse nuovamente il respiro.
"Il fatto è che... ah, d'accordo, te lo dico. Sono dieci giorni che ogni sera Ginny mi fa ripetere tutto quello che devo fare in questo momento, perché stranamente era certa che Ron sarebbe stato leggermente ansioso, ma soltanto un po', e che sarebbe stato meglio che io mi rendessi utile. Poi sai, a giugno tornerà utile anche a lei, che io me la sappia cavare, no?" disse Harry, ed entrambi scoppiarono a ridere, mentre un pallidissimo Ron apriva la portiera, lasciandosi cadere a peso morto sul sedile del passeggero.
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