Note al capitolo

Ringrazio vivamente la mia pignolissima beta Lely1441 che, tra le innumerevoli cose, ha anche giudicato questa storia abbastanza accettabile per partecipare al concorso.

Ginny si lasciò cadere pesantemente sul letto, affondando il viso nel morbido cuscino di piume. Alzò appena il volto in modo da lasciare libero un occhio, fissando insistentemente il poster delle Holyhead Harpies appeso sopra la testata del suo letto.

Era stanca, profondamente stanca. Di cosa, nemmeno lei avrebbe saputo dirlo con esattezza: forse delle insistenti domande di sua madre sul perché avesse perso così di colpo il suo bell'appetito; forse delle occhiate comprensive di Hermione, o di quelle ansiose di Ron. Persino i gemelli la guardavano preoccupati, quando pensavano che fosse distratta; per non parlare di Bill e suo padre, poi!

Eppure lei ci stava provando a reagire, davvero: sorrideva quando qualcuno le rivolgeva la parola, rispondeva con brio ed era educata e collaborativa come non mai nell'aiutare nelle faccende di casa sua madre. Rideva perfino alle battute, quando ne facevano davanti a lei. Certo, recitare la parte le costava una certa fatica, ma il fatto di non poter mai abbassare la guardia quando era davanti agli altri le consentiva di non pensare troppo, e il non pensare era l'unico modo che aveva per non ricordare troppo.

Si rigirò sul letto, voltando il capo verso la sveglia sul comodino: le sette e mezza; tra poco sarebbe stata pronta la cena e sua madre sarebbe salita a chiamarla. Veniva sempre di persona, ogni volta, quasi si aspettasse di ritrovarla incantucciata in un angolino buio a deprimersi per chissà quale motivo.

Lentamente, tirando un sospiro per farsi forza, Ginny si alzò e si diresse verso l'armadio; lo aprì e si specchiò nella parte interna dell'anta, forzando un'espressione forse non felice, ma almeno normale.

"Su Ginny, da brava, sorridi un po'."

Fece appena in tempo a indossare di nuovo la sua maschera di benessere, quando qualcuno bussò alla porta.

"Avanti." rispose lei, rassegnata.

Lo spettacolo stava per iniziare. Di nuovo.

 

 

 

Hermione si fermò davanti alla porta della stanza che condivideva con Ginny, esitante: quello che stava per fare andava contro tutti i suoi principi anti ficcanassaggine, ed Hermione odiava infrangere le sue regole personali. Purtroppo per lei, però, in questo caso non aveva decisamente altra scelta: come poteva anche solo pensare di rifiutare a Molly il favore che le aveva chiesto solo qualche minuto prima?

"Sta male, Hermione, lo hai visto anche tu. Mangia poco, è silenziosa... cerca di non darcelo a vedere, ma si capisce benissimo comunque che qualcosa non va, e a me non dice nulla. Per favore, parlaci tu e cerca di scoprire qualcosa. Siete sempre state buone amiche; sono sicura che anche tu sarai preoccupata per lei, no?"

Certo che era preoccupata, si era detta: chiunque avesse incontrato Ginny quando era normale lo sarebbe stato, in fondo. Il punto fondamentale della questione, però, era che lei sapeva benissimo cosa le fosse preso, e non poteva darle torto.

Era stata quasi sul punto di spiegare a Molly che sarebbe stato meglio lasciare in pace sua figlia ancora per un po', che col tempo sarebbe migliorata da sola, ma l'aggiunta della donna le aveva fatto cambiare istantaneamente idea.

"Così l'avvertirai anche che stasera andrete a prendere Harry, cara. Proprio non capisco perché tu e Ron non abbiate voluto dirglielo subito: è sempre così contenta di vederlo. Chissà che non si tiri su di morale, con questa bella notizia!"

Hermione si era dovuta mordere la lingua: ovviamente non gliene avevano parlato per non darle pensiero. Avevano evitato il più possibile di fare il nome di Harry davanti a Ginny, nei giorni precedenti. Per questo motivo, e per non caricarla di un'ansia non strettamente necessaria, avevano anche evitato di parlarle di quando sarebbero andati a recuperarlo dai Dursley, e come. Soluzione, questa, che ora si stava rivelando totalmente inutile, se non dannosa: non voleva nemmeno pensare a come avrebbe reagito Ginny a ritrovarsi improvvisamente Harry in casa senza un minimo di preparazione. No, decisamente era meglio evitare di tergiversare ancora e parlarle; o provarci, perlomeno.

Per questo motivo aveva annuito silenziosamente alla Signora Weasley e si era avviata su per le scale.

Ed ora era lì, ferma davanti a quella dannata porta con sopra una targhetta col nome di Ginny nei colori di Grifondoro. Sospirò profondamente facendosi coraggio poi, senza nemmeno sapere cosa le avrebbe effettivamente detto, bussò. La voce di Ginny le diede il permesso di entrare, ed Hermione abbassò finalmente la maniglia: ormai non si poteva più scappare.

 

 

 

Ginny si voltò subito verso la porta, l'espressione sorridente ancora ben stampata in viso. Si rilassò appena, quando vide che era Hermione.

"È pronta la cena?"

Aveva cercato di mantenere un tono leggero, ma non doveva essere risultato molto soddisfacente, perché Hermione la guardò seria.

"Che c'è?"

C'era una punta di asprezza nella voce stavolta, ma Ginny non se ne curò: Hermione era strana, e questa cosa non le piaceva.

"Ginny," esordì l'amica; si torceva le mani ed evitava di guardarla negli occhi.

‘Brutto segno,' si ritrovò a pensare ‘Hermione ti guarda sempre negli occhi, quando ti parla.'

"Ginny," ripeté "Dobbiamo parlare."

Lei spalancò appena gli occhi, sorpresa, per poi riprendere un sorriso forzato.

"Che intendi dire, Hermione?"

"Ginny, credimi, non voglio intromettermi troppo, però..."

"E allora non farlo," era palesemente spaventata, e al diavolo la maschera della brava bimba perfetta: aveva capito dove Hermione voleva andare a parare, e non voleva che lo facesse; non ancora, almeno "Per favore, Hermione. Non lo fare."

C'era una nota di preghiera nel suo tono di voce, e la volontà di Hermione vacillò.

"Non sei obbligata a parlare," insistette allora con foga "Non c'è poi molto da dire, in fondo, no?"

"Ginny," riprese l'altra, esitante "Tua madre è molto preoccupata, e anch'io lo sono. Tutti lo siamo, a dire il vero."

"E perché mai?"

Un'occhiata eloquente le fece abbassare lo sguardo, ostinata.

"Ginny, puoi tentare di nascondere che stai male, ma non puoi certo pretendere di imbrogliarci. Non siamo così sprovveduti."

Ginny non rispose, stringendo con più forza il legno della scrivania a cui si era appoggiata.

"Non capisco di cosa tu stia parlando, Hermione," insistette, testarda "Non mi pare di essermi comportata in modo strano, in questi giorni."

Aveva abbassato gli occhi, e una parte di lei si odiò per questa sua debolezza.

"Oh, andiamo Ginny! Fai quel che vuoi, ma non provare a mentirmi: non ne sei mai stata capace, lo sai. Sei assurdamente facile da capire, se ti si conosce un po', e sei stata tutt'altro che normale, in questi giorni."

Ginny alzò il viso, mordendosi il labbro, furiosa; stava già per ribattere qualcosa di cui, ne era assolutamente certa, poi si sarebbe pentita, ma Hermione non gliene diede il tempo. La sua parte ragionevole le fu grata per questo.

"Comunque c'è anche altro di cui ti volevo parlare."

Queste parole ebbero il potere di incuriosirla: era certa che volesse parlare solo di... di lui. Alzò gli occhi su un'Hermione più risoluta di prima, e la fissò confusa.

"Ginny, stasera io e i tuoi fratelli partiamo."

"Partite... ?"

Hermione annuì, continuando a fissarla negli occhi.

"Per dove?"

"Andiamo con l'Ordine a prenderlo."

Ginny sgranò gli occhi; anche senza fare nomi, non era difficile capire di chi stesse parlando.

"Come... ?"

"Lo trasferiremo in un posto sicuro; lì prenderà una Passaporta che lo condurrà qui."

"E se vi scoprono?"

"L'Ordine ci ha già pensato: abbiamo dei diversivi."

"Che diversivi?"

Hermione fece un sorriso sghembo.

"Noi."

Ginny trattenne istintivamente il respiro, poi parve riprendersi.

"La Polisucco?"

Hermione annuì.

"Non accetterà mai, Hermione. Non lascerà che voi corriate dei rischi per lui."

"Lo convinceremo, non temere." fece un mezzo sorriso "Gli strapperemo i capelli a forza, se sarà necessario."

Ginny si morse il labbro, indecisa su qualcosa; Hermione aspettò in silenzio.

"Vengo anch'io." disse infine; non era una richiesta.

Hermione non sembrò affatto sorpresa.

"No."

"Vengo anch'io a prenderlo, Hermione. Ne ho il diritto, mi pare."

"Ginny, sii ragionevole..."

"Al diavolo la ragionevolezza! Non vi lascio andare soli! Non lo lascerò solo!"

"Ginny, per l'amor di Merlino, ascoltami! Sei minorenne, la tua magia può essere rintracciata, e solo Morgana sa quanto questa sia l'ultima cosa che ci serva stanotte. Ma cosa più importante," aggiunse, senza lasciarle il tempo di ribattere "Sarà già difficile convincerlo se siamo noi a correre qualche rischio; ma credi sul serio che permetterebbe a te di correrne?"

Ginny abbassò di nuovo gli occhi e rimase in silenzio; Hermione non desistette.

"Andrebbe a braccia aperte incontro ai Mangiamorte, piuttosto che permetterti di fare da esca. Vuoi davvero che succeda, Ginny?" lei chiuse gli occhi e scosse la testa con forza; Hermione sorrise soddisfatta, poi guardò l'orologio e si rabbuiò.

"Devo andare adesso. Partiamo tra un'ora, e devo discutere un paio di cose con Ron, prima..." per un attimo, sembrò indecisa se abbracciarla o no, ma poi si limitò a salutarla con un cenno mentre si dirigeva verso la porta.

"Quando partirete?"

Hermione si bloccò con la mano sulla maniglia, voltandosi appena.

"Tra un'ora," ripeté, confusa.

Ginny, invece, scosse la testa, gli occhi fissi sul pavimento.

"Non stasera. Poi."

A Hermione bastò un solo secondo per capire.

"Pensavo non volessi parlarne."

Ginny si morse il labbro: ora che il coperchio era stato sollevato, almeno parzialmente, non aveva senso indugiare oltre sul bordo, no?

"Non voglio parlare di giugno. Di questo, invece, sì."

Alzò lo sguardo, puntandolo sull'amica; Hermione sorrise nel rivedere lo sguardo deciso che l'aveva sempre caratterizzata.

"Quando partirete, Hermione?"

"Dopo il matrimonio, suppongo," disse tranquilla, poggiando le mani sui fianchi "Ancora non abbiamo deciso."

"Posso... ?"

"No."

Ginny si accigliò.

"Non ho nemmeno finito la domanda!"

"Non puoi venire con noi, Ginny, lo sai: né Harry né Ron te lo permetterebbero."

"Non volevo chiederti questo... È così!" aggiunse allo sguardo scettico dell'altra "So benissimo di non poter venire, Hermione. A parte Harry e Ron, credi sul serio che mia madre riuscirebbe a sopportarlo, con Percy che fa l'idiota e il resto della famiglia in guerra?"

Hermione sorrise, sollevata dalla dimostrazione di buon senso che Ginny le aveva appena dato. Con un cenno, la invitò a continuare.

"Non volevo chiederti di venire. Volevo... volevo solo farti una semplice domanda..."

"Ovvero?" la incoraggiò.

"Prometti di rispondermi?" incalzò, speranzosa.

"Prometto di darti una risposta ragionevole" concesse guardinga, dopo qualche secondo di silenzio. Ginny si morse il labbro, consapevole che più di questo non avrebbe ottenuto: era Hermione, dopotutto; doveva sapere che non si sarebbe lasciata ingannare facilmente.

"D'accordo, allora, vada per ragionevole..." iniziò a torcersi le mani, agitata.

"Volevo sapere... Insomma..."

"Sì?"

Il tono incoraggiante dell'amica le fece riacquistare decisione.

"Hermione, una volta partiti, che farete?"

Hermione abbassò istantaneamente gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.

"Ginny..." mormorò.

"Hermione, per favore - per favore! Credo di avere il diritto di saperlo..."

"Ginny credimi, vorrei potertelo dire, ma..."

Non la lasciò finire; si avvicinò velocemente, le mani sulle sue spalle.

"Hermione, so che gliel'hai promesso. Lo so. Ma ti prego - per favore - posso accettare di restare indietro, e lo farò, ma non potete lasciarmi nell'ignoranza totale..."

Ma Hermione scosse la testa.

"È troppo pericoloso."

"Sei la mia migliore amica, Hermione," sussurrò, scandendo per bene le ultime parole "Come puoi farmi questo?"

Quella la fissò, un'ombra di sfida negli occhi.

"Ah no, Ginny, non provarci. Non provare nemmeno a farmi sentire in colpa. Lo sai che non posso farlo, che non posso mancare alla promessa che ho fatto ad Harry, e..."

"Hermione, impazzirò a starmene qui senza sapere nulla! Senza sapere che state facendo tu, e Ron, e Harry..." una parte del suo cervello si stupì com'era diventato facile pronunciare il suo nome, una volta iniziato, ma lei la ignorò "Come potete farmi questo? Valgo davvero così poco per voi?"

"È proprio perché ti vogliamo bene che non posso dirti nulla, Ginny!" si liberò dolcemente dalla sua stretta, iniziando a camminare avanti e indietro nella stanza, poi parve avere un'illuminazione; si avvicinò alla ragazza e le prese le spalle tra le mani.

"Poni, solo per un secondo, che le nostre situazioni siano ribaltate. Che tra me e... e Ron ci fosse quello che c'è tra te e Harry. Solo per ipotesi," specificò, interpretando male il sopracciglio alzato dell'altra "E poni anche che Ron ti sveli un segreto che deve restare tra voi tre - tu, lui e Harry - perché potrebbe mettere in pericolo chiunque lo venga a sapere; in grave pericolo. E poni, infine, che io insista per saperlo. Tu me lo diresti, sapendo che a causa di quel segreto potrei morire?"

Ginny abbassò gli occhi e si morse il labbro, indispettita.

"È diverso."

"Non è diverso. È esattamente la stessa situazione: Harry è mio fratello, Ginny; forse non di sangue, ma lo è, a tutti gli effetti. E Ron... Beh, è Ron." tagliò corto "Come vedi è la stessa situazione; gli stessi legami."

"Ma sono io a rimanere indietro, Hermione. Non tu." storse il naso, evidentemente piccata, mentre sedeva sul letto con espressione truce; incrociò le braccia "Sono io quella inutile, tra noi."

Hermione sorrise comprensiva, sedendosi accanto a lei.

"Anche se rimani qui non significa che tu sia inutile, Ginny."

Quella, però, sbuffò.

"Certo, come no. Salverò il Mondo Magico dalla Tana. Ah no, è vero, non dalla Tana: a settembre torno a scuola, quindi lo salverò da Hogwarts."

Hermione non riuscì a soffocare una risatina.

"Sai, Ginny," disse infine "Non è solo chi sta in prima linea che contribuisce alla guerra."

Ginny la fissò dubbiosa.

"È la verità; pensa a... a... al Quidditch."

Ginny scoppiò a ridere.

"Hermione, senza offesa, ma non sei proprio la persona più adatta a parlarne.".

"Sì, beh," fece l'altra, arrossendo vistosamente "Forse non amo questo sport come voi fanatici, te lo concedo, ma ciò non significa che non ne conosca le regole."

"E allora sentiamo, Hermione; esponi la tua teoria sportiva."

Hermione assottigliò leggermente gli occhi di fronte alle risate dell'amica che non accennavano a diminuire.

"D'accordo, d'accordo, ora la smetto, Hermione," fece alcuni respiri profondi, calmandosi "Non rido più."

Ma Hermione aveva ancora uno sguardo vagamente offeso.

"Dai, Hermione, scusami. Dimmi la tua teoria; mi incuriosisce, sul serio."

"Solo perché sei tu," concesse infine l'altra, ancora un po' sostenuta "Se fossi stata qualcun altro, ti avrei già affatturato."

"Sono fortunata, allora." e lo disse in tono sinceramente leggero, per una volta; Hermione sorrise, soddisfatta.

"Allora, dicevi che devo pensare al Quidditch."

"Sì," riprese "Pensa ai giocatori di una squadra: c'è il Portiere che difende gli anelli, i Cacciatori che devono segnare, i Battitori che si occupano dei Bolidi e il Cercatore che pensa al Boccino; confermi?"

"Sì, direi di sì."

"Bene; ora dimmi: se dovessi stilare una classifica dei giocatori per ordine d'importanza, quale sarebbe?"

"Mmmh, non saprei. Obiettivamente, direi che il Cercatore è forse il più importante: il Boccino vale centocinquanta punti, senza è difficile vincere una partita. Ma anche i Cacciatori lo sono: sono loro ad accumulare i punti necessari per mantenere un buon distacco dagli avversari, e senza quello si rischia di perdere comunque, Boccino o no. Poi ci sono i Battitori: senza di loro, gli altri verrebbero sicuramente colpiti da un Bolide, e non è una bella esperienza, fidati."

"Ne dimentichi uno: il Portiere."

"Non l'ho dimenticato, ci stavo arrivando;" sembrò quasi offesa di una simile insinuazione "Ovviamente, senza Portiere gli anelli rimarrebbero indifesi e i Cacciatori dell'altra squadra potrebbero segnare liberamente, quindi le possibilità che essa possa vincere aumenterebbero." si prese il mento nella mano, pensierosa. "Però, così facendo, non ho stilato una vera classifica.".

"E perché?"

"Perché, in definitiva, hanno tutti la stessa importanza."

"Esattamente, Ginny."

Hermione sorrise apertamente; Ginny si chiese quale fosse il punto a cui voleva portarla.

"Harry è il Cercatore," iniziò a spiegare "Lui è quello che ci porterà alla vittoria, quella definitiva. Poi ci sono i Battitori, che guardano le spalle agli altri, in questo caso al Cercatore: quelli siamo io e Ron. E ti posso assicurare, Ginny, che faremo un buon lavoro." Aveva uno sguardo talmente autoritario e sicuro di sé, che Ginny non poté fare a meno di fidarsi. Si limitò quindi a sgranare appena gli occhi, iniziando a capire dove volesse arrivare.

"Poi ci sono i Cacciatori, che stanno in prima linea: l'Ordine e tutti gli altri che combattono ogni giorno i Mangiamorte. Infine, i Portieri, perché ce ne sono più d'uno nel nostro caso: quelli che rimangono in difesa, arretrati rispetto agli altri, ma che risultano decisivi al momento opportuno."

"Ma io sono una Cacciatrice, Hermione." la interruppe Ginny "Io sto in prima linea, non nelle retrovie."

"Ma sei diventata Cercatrice in passato, per aiutare Harry, no? Non potresti diventare Portiere, mentre aspetti il momento giusto per intervenire, se fosse per lui?"

"Io..." Ginny strinse i pugni: poteva farlo, se così aiutava Harry? Poteva riuscire ad aspettare il momento giusto per fare la sua parte, dare il suo contributo?

"Credo di sì," ripose infine "Posso farcela, se è per lui."

Hermione sorrise, poi l'abbracciò.

"Grazie, Ginny."

"Riportamelo indietro, Hermione. Non solo stasera. Fai il tuo dovere di buon Battitore e riportamelo indietro. Integro, possibilmente."

Ad Hermione sfuggì una risatina.

"Te lo prometto, Ginny. Te lo riporterò sano e salvo."

"E anche Ron. E anche tu." continuò, allontanandosi per guardarla negli occhi "Tornate indietro tutti e tre, d'accordo?"

"Te lo giuro, Ginny. Torneremo tutti e tre, e ci daremo alla pazza gioia: avremo un sacco di cose da recuperare, quando la guerra sarà finita e noi avremo vinto."

Ginny annuì, poi sorrise: un sorriso ampio, che le raggiungeva gli occhi; Hermione fu felice di rivederlo sul suo viso.

"Ora devo proprio andare, altrimenti chi lo sente Ron?" e sbuffò, ironica.

"Io scendo tra un attimo."

Hermione annuì, e Ginny la guardò uscire continuando a sorriderle, quindi sospirò, chiedendosi quando sarebbe giunto il suo momento di Portiere: quanto ci sarebbe voluto, ancora, perché potesse difendere quello a cui teneva?

Non sapeva ancora che quel momento sarebbe giunto un paio di mesi dopo, nella Hogwarts dei Mangiamorte. Allora si sarebbe avvicinata con noncuranza a Neville nella Sala Comune di Grifondoro, gli si sarebbe seduta di fianco e gli avrebbe sussurrato ad un orecchio "Neville, credo sia arrivato il turno dei Portieri."

Note di fine capitolo

Non vi tedierò con lunghe note finali, ma ci tengo a spiegare che la scelta del capitolo di riferimento ("In Memoriam") è stata data dalla considerazione che, dato che la scena avviene circa un'ora prima il recupero di Harry, l'arco temporale coperto dalla storia dovrebbe coincidere all'incirca a quello del capitolo.

 

 

Grazie mille per essere giunti fino alla fine di questa storia, ora vi lascio liberi.

Besos^^

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