Note al capitolo

Questa storia è stata scritta durante una notte in bianco, fra le 5 meno 10 e le 6 e mezzo.
Mi sono leggermente ispirata ad un disegno trovato in rete diversi anni fa, inserirò il link appena riuscirò a ricercarlo.
Anche questa volta, la dedica alla fine.
La luce si è affievolita.
Una falce di luna sbircia timida dalla finestra, in quest’ultima serata di agosto.
Io mi intrufolo, sguscio oltre la porta, la socchiudo alle mie spalle tentando di non fare il minimo rumore.
Ti guardo, tu che stai lì, ignara della mia presenza.
Mi avvicino a piccoli passi felpati, o che almeno tentano di esserlo, e mi accovaccio accanto a te, proprio di fronte al tuo viso.
Il respiro che sfugge fra le tue labbra semichiuse è tranquillo e sognante. Sei così dolce, amore mio. Non posso trattenermi dal scostarti una ciocca ribelle scivolata davanti alle tue palpebre chiuse. Appoggio una mano sul tuo cuscino e resto immobile, semplicemente incantato dalla tua immagine. Quanto mi ricordi tua madre, ora che i tuoi occhi azzurri sono stati celati dal sonno: hai i suoi stessi identici capelli, e anche i lineamenti sono incredibilmente somiglianti.
Bimba mia… ma come hai fatto a crescere così tanto? Come è possibile che già non entri più fra le mie braccia? Com’è possibile che tu non sia ancora piccola come pochi anni fa? Hai undici anni, domani inizi il tuo primo giorno di scuola a Hogwarts. Lontano da qui, da Hermione, e da me. Oh, tu sei così eccitata, sei diventata un fremito di emozione per tutta la scorsa settimana: finalmente ti viene permesso di raggiungere i tuoi cugini in quel mondo meraviglioso di cui noi tutti ti abbiamo sempre parlato, e capisco la tua contentezza. Però mi stai sfuggendo fra le dita…
Questa casa sembrerà così grande senza le tue domande, i tuoi incubi indesiderati di alcune notti, i tuoi sorrisi e i tuoi abbracci.
Sistemo meglio la coperta che ti ha scoperto le spalle ora che hai sospirato, e lascio scivolare la mano lungo il lenzuolo. Piccolina, per quanto ancora il tuo corpo continuerà ad assomigliare soltanto minimamente a quello di una donna? Quanto tempo mi resta per rimproverarti, per correggere i tuoi errori, per ridere con te, per asciugarti le lacrime e per dirti che ti voglio bene? Già adesso spesso mi sembra di impazzire al pensiero di non averti vicina a me ogni secondo, non ti ho mai confessato che a volte mi sveglio di notte e ti cerco, prima di ricordare che è ormai passato il tempo in cui ogni tanto dormivi fra Hermione e me per non costringerci ad alzarci quando arrivava il momento di un’altra poppata.
Mi ritrovo a chiedermi se sono stato un buon genitore per te, se sono stato sufficientemente bravo nel fare la mia parte. Quante cose, da ragazzino, non sono stato capace di capire, le stesse che vorrei che tu capissi adesso, evitando i miei errori, ma ho sbagliato, tesoro, e vorrei tanto riuscire a chiederti scusa per questo, anche se forse tu non ne capiresti i motivi. Chissà se ci sono state volte in cui ti ho permesso di sentire la mancanza di un abbraccio, di un incoraggiamento, della mia presenza. Me lo avresti detto? Noi adulti, e mi sembra ancora strano definirmi così, siamo talmente chiusi a volte, quando quello che voi figli chiedete è talmente semplice: continuare a vivere nell’amore e nella sicurezza che vi hanno circondati fin da quando il primo battito è scaturito dal vostro cuore. Sono tentato di non lasciarti andare, sai? Oppure di salire anche io su quel treno con te. Ma, oltre che impossibile, capisco che sarebbe ingiusto: è il tuo percorso, è giusto che tu lo compia, è il tuo momento. Però non hai idea di quanto mi faccia male… un dolore sordo al centro del petto, e una sensazione di abbandono che mi invade tutto, tanto da riuscirne a sentire il sapore in bocca. Mi mancherai più di qualsiasi altra cosa al mondo, streghetta mia. Ora è probabile che tu non lo capisca più di tanto, ma un giorno sarà diverso, quando tu ti troverai al mio posto e dovrai imparare a dire “arrivederci” mentre nascondi la paura che ti attanaglia. Spero che non ti vergognerai di me domani, cercherò di scherzare con te e di goderti fino all’ultimo istante, rimanderò le lacrime a più tardi, quando mi ritroverò in questa stessa stanza insieme alla tua mamma e le condividerò con le sue.
Non vorrei mai smettere di guardare i tuoi occhi chiusi, di adattare il ritmo del mio respiro al tuo e di accarezzarti piano la guancia percependo la delicatezza della tua pelle. Gli occhi mi stanno diventando lucidi, e non so se si tratti di autentica tristezza o di una sensazione sconosciuta che mi riempie e fa impazzire il mio cuore. Sei tu a farmi questo effetto, amore, me lo hai provocato anche la prima volta che ti ho vista, quando eri appena nata. Era un altro tempo, lo so, ed è così strano desiderare che tu trovi il tuo posto nel mondo e che tu abbia ancora bisogno di me nello stesso momento. Io sarò sempre pronto a correre da te, quando me lo chiederai e quando invece non lo farai. Saprò continuare a capirti. Ricordati che potrai sempre fidarti, perché io sarò lì per te.
I tuoi occhi hanno un sussulto, e poi si schiudono, lentamente, un po’.
“Papà,” mormori, la voce assonnata. “Che fai qui?”
Sei mezza sveglia, posso delineare la mia carezza, posso lasciarla libera sul tuo volto.
“Scusa se ti ho svegliata.”
Domani è una giornata importante, non voglio rovinartela con un sonno frammentato.
“Piangi?”
La tua voce è un bisbiglio, mi rassicura.
“Non ti preoccupare, Rosie, non è niente. Dormi, ora.”
Ti sorrido, un sorriso unico riservato a te, tuo, che ti appartiene così come parte della mia anima. Respiri leggermente più forte una volta, mentre torni a chiudere quei bellissimi occhi azzurri uguali ai miei, ma che a te stanno molto meglio.
“Ti voglio bene, papà.”
“Anche io, amore. Buonanotte.”
Per fortuna stai di nuovo sognando quando una lacrima mi scivola via indisciplinata, raggiungendo, dopo un piccolo volo, la mano che hai appoggiato sulla mia. Ti guardo ancora, mentre sei sola in un mondo magico tutto tuo. Le ciglia sono lunghissime, il naso un po’ lungo e all’insù è costellato di graziose lentiggini, la tua bocca è di nuovo socchiusa…

“Ron?”
Questa voce è molto bella.
“Ron?”
Una mano sulla mia spalla cerca di svegliarmi.
Riesco a socchiudere gli occhi.
Davanti a me c’è un viso come quello che ho appena lasciato, ma i suoi occhi sono color cioccolato.
“Ci siamo addormentati,” aggiunge la voce, che ora riconosco appartenente ad Hermione. Mi giro piano, portandomi da un fianco fino a pancia in su, lasciandomi sfuggire un verso dato dall’indolenzimento. Dalla grande finestra filtra il sole che splende della luce di una mattinata non molto inoltrata. La mia testa è appoggiata sulle gambe di Hermione, una che raggiunge il pavimento e l’altra piegata sotto l’altro ginocchio ed appoggiata sull’imbottitura del divano della Sala Comune.
“Hermione…”
Incontro il suo sguardo.
“Devo raccontarti…,” ma poi mi fermo, travolto dalla stanchezza.
Bastano pochi secondi per ricordare tutto. Oggi è il secondo giorno dopo la fine della Grande Battaglia di Hogwarts. Eventi brutti e belli si sono mescolati in poco più di ventiquattro ore. Mio fratello è morto. Hermione è, in un certo senso, la mia ragazza. Non ce lo siamo chiesti, dopo quel bacio, ma noi non ce la siamo mai cavata bene con le parole, e ora non ci servono, sappiamo cosa proviamo, sappiamo cosa stiamo vivendo.
“Stavi piangendo,” mi dice, dolcemente, asciugandomi quella lacrima con le dita, le quali trasformano il gesto in una sorta di carezza.
“No…,” provo a spiegarmi, ma mi accorgo che non mi riesce.
Che sensazione sento ancora adesso! E’ stato solo un sogno? O un piccolo sguardo nel futuro? O la voce segreta del mio cuore ha voluto parlarmi attraverso una visione, rivelandomi un desiderio di cui neanche io ho mai immaginato l’esistenza? Una bambina, mia e di Hermione, il viso un’unione perfetta del mio aspetto e del suo. La figura è ancora impressa nella mia mente, così come l’emozione nel mio cuore, e si dissolvono entrambe molto lentamente. Le sento ancora nitide, vivide dentro di me.
“Grazie, Hermione.”
“Di cosa?”
“Di essere come sei,” rivelo, a bassa voce per via della stanchezza ancora presente.
Lei cambia espressione, e a me sembra ancora più carina di sempre. Se solo anche lei sapesse quanto è importante per me, quanto… quanto la amo. Voglio passare tutta la mia vita a dimostrarglielo, a regalarle il più splendido dei sentimenti, che troppo a lungo è stato costretto ad assopirsi in me. Mi basta sollevare di poco la testa per incontrare le sue labbra e baciarle. Ci separiamo un po’, e lei sorride.
“Volevi dirmi qualcosa prima?”
Un giorno sarà nostra, forse, ora sarebbe impossibile da capire perfino per lei, è una sensazione al di fuori di me.
“No, niente,” dico, sorridendole con un’espressione simile alla sua. “Dormi, ora.”
Il mio sorriso cambia un po’, e lei accentua il suo.
Poi mi volto di nuovo sul fianco sinistro, piegando appena le gambe, e lei riappoggia un braccio sulla mia spalla, adagiandoci poi sopra la testa, l’altra mano, lasciata a sfiorarmi il collo, mi fa quasi solletico. E’ piacevole starsene qui così, con lei. Mi fa battere ancora più forte il cuore. Chiudo gli occhi, accoccolato sul suo grembo, il tepore del corpo che si sta trasferendo dal suo al mio.
E sorrido ancora una volta, fra me e me.
Rosie.
Devo ricordarmelo…

Note di fine capitolo

Una storia nata da importanti punti di riferimento.
Una fan art, che aspettava da cinque anni una sua storia.
Una tradizione, che non mi sono sentita di spezzare.
Un amore, che durerà per sempre, anzi, forse due: uno fra i personaggi, l’altro fra me e loro, con tutti i ricordi, i sogni, le speranze che vi si sono legate.
A lily, Pikky91 e mapina.
Ma, soprattutto, a Ily, con tutto il mio amore.

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