Note alla storia
Questa storia vuole essere un tributo a Sirius, che ho amato fin dal primo momento che è apparso dalla penna di J. K. Rowling.
Il sole si abbassava sempre più e ormai quasi scompariva verso le montagne che circondavano Hogwarts. La luce dorata del tramonto si rifletteva sulla superficie del lago, che appariva leggermente increspato da qualche debole folata di vento autunnale.
Uno stormo di uccelli bianchi si alzò dagli alberi della foresta proibita e si diresse volteggiando verso la torre di astronomia al di là della quale scomparve alla vista.
La fronte schiacciata contro il vetro, Harry fissava fuori dalla finestra il parco della scuola che si stendeva a perdita d’occhio, ma senza vederlo davvero. Il suo sguardo si posò sulla capanna di Hagrid da dove saliva un filo di fumo, poi sui prati deserti e sullo stadio in lontananza. Chiuse gli occhi e rimase per qualche istante perso nei suoi pensieri, poi si riscosse e si raddrizzò. Aveva completamente perso la cognizione del tempo e non aveva assolutamente idea di quanto avesse passato lì, ma non aveva importanza perché non aveva alcuna voglia di stare in mezzo agli altri, di parlare e rispondere a domande che ora gli sembravano futili e fastidiose. Si passò distrattamente una mano sulla fronte a sfiorare la cicatrice, e rimase ad indugiare con lo sguardo su un thestral che si librava sopra il lago, che ora appariva come una lastra di vetro scuro. Poteva essere uno di quelli che lui e gli altri avevano usato per volare al Ministero, in quel folle viaggio in cui aveva trascinato i suoi amici in un’impresa terribile, nella notte in cui aveva perso il suo padrino. Se solo avesse imparato davvero ad usare l’Occlumanzia, se solo avesse capito che Silente doveva avere buone ragioni se voleva che lui smettesse di avere quelle visioni, forse Sirius sarebbe stato ancora lì, protettivo e rassicurante come un padre o un fratello maggiore: l’unica figura che avesse rappresentato la sua famiglia, per quei due anni in cui aveva potuto farlo, prima che… che…
Harry strizzò gli occhi, e una lacrima gli scivolò lungo la guancia, fermandosi sulle labbra. La asciugò con rabbia e si staccò dalla finestra, avviandosi lungo il corridoio deserto.
“Avresti dovuto pensarci prima, avresti dovuto ascoltare Silente, fidarti di lui. Avresti dovuto dar retta ad Hermione, che non faceva che ripeterti che avresti dovuto impegnarti a fare quello che diceva Piton, che dovevi esercitarti ogni sera a chiudere la mente, a tenerla lontana da Voldemort. Avresti dovuto capire l’importanza di stare lontano da quel contatto che non poteva portare niente di buono. Ma il fatto di aver salvato il padre di Ron ti ha annebbiato la mente, e hai perso di vista la realtà e il pericolo che continuare a tener aperto quel canale di comunicazione rappresentava. Non hai voluto capire, e hai trascinato i tuoi amici in un’impresa insensata, sicuro delle tue percezioni, convinto del tuo potere speciale che ti distingueva dagli altri, che potevano solo fidarsi di te, di te solo che avevi il privilegio di vedere nella mente di Voldemort e la pretesa di saper distinguere la realtà dall’illusione. Li hai portati in un vortice di pericoli e morte, li hai portati a rischiare la vita per seguire le tue folli sensazioni. Ti credevi in grado di salvare Sirius e invece l’hai perso, andato per sempre. Sirius, che non ha esitato un istante a precipitarsi fuori dal suo nascondiglio per salvarti, Sirius che è andato incontro alla morte senza batter ciglio, che avrebbe dato qualunque cosa per salvare il figlio del suo migliore amico, Sirius che amava i suoi amici più della sua stessa vita e per quanto aveva potuto, aveva cercato di essere un padre per il figlio di James, il suo amico, il fratello che non aveva mai trovato in Regulus. Sirius non c’era più, non c’erano più quegli occhi profondi, la sua voce roca, le sue braccia forti che solo poche volte si erano strette con calore attorno al suo figlioccio, i suoi capelli folti ed arruffati, la sua risata fragorosa… la risata che l’aveva accompagnato oltre il velo, che era morta con lui, lasciandogli ancora un incredulo sorriso sulle labbra.”
Harry si lasciò cadere sul piedistallo di una grossa armatura e si coprì il viso con le mani, come a reprimere l’urlo di dolore che gli saliva dalle viscere, soffocandolo.
“Sirius…dove sei? Non puoi essertene andato davvero… ho bisogno di te… Sirius! Eri la mia famiglia, eri tutto per me… non puoi essertene andato anche tu, anche tu!” Si accasciò contro la parete, tremante, i singhiozzi che gli mozzavano il respiro, le parole che gli morivano in gola, soffocato da un’ondata di dolore che lo stava annientando.
Il mondo si era fermato, Sirius era morto e niente aveva più senso. Aveva perso i suoi genitori e ora anche lui, il suo padrino, il migliore amico di suo padre, il suo punto di riferimento, il suo consigliere, l’unico che gli desse ancora l’illusione di avere un legame con i suoi genitori. Se ne era andato così, in un attimo, spazzato via da un fiotto di luce verde, caduto per mano della sua stessa cugina. Era semplicemente troppo per poterlo accettare, troppo orribile per poterci anche solo pensare.
“Harry, perdonati.”
Alzò gli occhi cercando di mettere a fuoco il proprietario della voce, la vista annebbiata dalle lacrime che continuavano a cadere copiose.
“Professore…io…”
Silente lo guardava attraverso i suoi occhiali a mezzaluna, lo sguardo triste.
“Harry, devi perdonarti.”
“Professore… io… non...”
“So che ti senti in colpa, ma non potevi sapere cosa sarebbe successo,, non potevi evitarlo. Sirius era un uomo adulto e intelligente, un mago brillante. Era perfettamente in grado di badare a se stesso. Non devi sentirti responsabile per quello che è successo, lui non lo vorrebbe”.
Harry rimase in silenzio, ancora scosso dai singhiozzi.
“Professore… lei non può capire…”
“Oh sì invece, ti assicuro che capisco meglio di quanto tu possa immaginare”
“Lei non può…”
“Sono un uomo anziano, Harry. La vita mi ha dato molto e molto mi ha tolto. Sono su questa terra da molto prima che nascessero i tuoi genitori, e forse anche i tuoi nonni. Ho vissuto a lungo e devi credermi se ti dico che posso capirti. E puoi piangere fino a consumarti gli occhi, forse ti farà bene. Ma poi asciugati le lacrime e vai avanti, Harry. Sirius vorrebbe vederti forte, vorrebbe vederti andare avanti. E anche i tuoi genitori. Non condannarti per colpe che non hai”.
Harry rimase a fissare quegli occhi azzurri, a perdersi in quei pozzi di saggezza per un tempo che gli parve eterno.
“Dispiace anche a me, Harry. Sirius era un uomo coraggioso, una grande persona. È stata una perdita terribile. Lo ricordo ancora ragazzo, quando con tuo padre non c’era giorno che non ci facesse tribolare: due tra gli allievi più brillanti e indisciplinati che Hogwarts abbia mai conosciuto. E forse tra i più valorosi.” Una lacrima scivolò lungo il volto del vecchio mago “Ma ora bisogna comunque reagire. Avanti, Harry, bevi questo” ed estratta la bacchetta, fece apparire un bicchiere di whisky incendiario “E poi vai dai tuoi amici, non isolarti, non escluderli dal tuo dolore. Il signor Weasley e la signorina Granger credo ti abbiano ampiamente dimostrato che puoi fidarti di loro”.
“Io… grazie professore.” Prese il bicchiere che Silente gli porgeva e ne trangugiò il contenuto fino all’ultima goccia.
“Sirius era orgoglioso di te”.
“Cosa… davvero?” balbettò Harry, preso alla sprovvista.
“Certo. Ti voleva un bene incredibile.”
“Io… be’, anch’io gliene volevo, gliene voglio ancora.”
“Vai avanti Harry, fallo per Sirius, per i tuoi genitori, per Cedric e per tutti i nostri valorosi amici che questa guerra infame ci ha portato via. Sono certo che ce la farai. Io sarò con te, con voi. Sempre”
Uno stormo di uccelli bianchi si alzò dagli alberi della foresta proibita e si diresse volteggiando verso la torre di astronomia al di là della quale scomparve alla vista.
La fronte schiacciata contro il vetro, Harry fissava fuori dalla finestra il parco della scuola che si stendeva a perdita d’occhio, ma senza vederlo davvero. Il suo sguardo si posò sulla capanna di Hagrid da dove saliva un filo di fumo, poi sui prati deserti e sullo stadio in lontananza. Chiuse gli occhi e rimase per qualche istante perso nei suoi pensieri, poi si riscosse e si raddrizzò. Aveva completamente perso la cognizione del tempo e non aveva assolutamente idea di quanto avesse passato lì, ma non aveva importanza perché non aveva alcuna voglia di stare in mezzo agli altri, di parlare e rispondere a domande che ora gli sembravano futili e fastidiose. Si passò distrattamente una mano sulla fronte a sfiorare la cicatrice, e rimase ad indugiare con lo sguardo su un thestral che si librava sopra il lago, che ora appariva come una lastra di vetro scuro. Poteva essere uno di quelli che lui e gli altri avevano usato per volare al Ministero, in quel folle viaggio in cui aveva trascinato i suoi amici in un’impresa terribile, nella notte in cui aveva perso il suo padrino. Se solo avesse imparato davvero ad usare l’Occlumanzia, se solo avesse capito che Silente doveva avere buone ragioni se voleva che lui smettesse di avere quelle visioni, forse Sirius sarebbe stato ancora lì, protettivo e rassicurante come un padre o un fratello maggiore: l’unica figura che avesse rappresentato la sua famiglia, per quei due anni in cui aveva potuto farlo, prima che… che…
Harry strizzò gli occhi, e una lacrima gli scivolò lungo la guancia, fermandosi sulle labbra. La asciugò con rabbia e si staccò dalla finestra, avviandosi lungo il corridoio deserto.
“Avresti dovuto pensarci prima, avresti dovuto ascoltare Silente, fidarti di lui. Avresti dovuto dar retta ad Hermione, che non faceva che ripeterti che avresti dovuto impegnarti a fare quello che diceva Piton, che dovevi esercitarti ogni sera a chiudere la mente, a tenerla lontana da Voldemort. Avresti dovuto capire l’importanza di stare lontano da quel contatto che non poteva portare niente di buono. Ma il fatto di aver salvato il padre di Ron ti ha annebbiato la mente, e hai perso di vista la realtà e il pericolo che continuare a tener aperto quel canale di comunicazione rappresentava. Non hai voluto capire, e hai trascinato i tuoi amici in un’impresa insensata, sicuro delle tue percezioni, convinto del tuo potere speciale che ti distingueva dagli altri, che potevano solo fidarsi di te, di te solo che avevi il privilegio di vedere nella mente di Voldemort e la pretesa di saper distinguere la realtà dall’illusione. Li hai portati in un vortice di pericoli e morte, li hai portati a rischiare la vita per seguire le tue folli sensazioni. Ti credevi in grado di salvare Sirius e invece l’hai perso, andato per sempre. Sirius, che non ha esitato un istante a precipitarsi fuori dal suo nascondiglio per salvarti, Sirius che è andato incontro alla morte senza batter ciglio, che avrebbe dato qualunque cosa per salvare il figlio del suo migliore amico, Sirius che amava i suoi amici più della sua stessa vita e per quanto aveva potuto, aveva cercato di essere un padre per il figlio di James, il suo amico, il fratello che non aveva mai trovato in Regulus. Sirius non c’era più, non c’erano più quegli occhi profondi, la sua voce roca, le sue braccia forti che solo poche volte si erano strette con calore attorno al suo figlioccio, i suoi capelli folti ed arruffati, la sua risata fragorosa… la risata che l’aveva accompagnato oltre il velo, che era morta con lui, lasciandogli ancora un incredulo sorriso sulle labbra.”
Harry si lasciò cadere sul piedistallo di una grossa armatura e si coprì il viso con le mani, come a reprimere l’urlo di dolore che gli saliva dalle viscere, soffocandolo.
“Sirius…dove sei? Non puoi essertene andato davvero… ho bisogno di te… Sirius! Eri la mia famiglia, eri tutto per me… non puoi essertene andato anche tu, anche tu!” Si accasciò contro la parete, tremante, i singhiozzi che gli mozzavano il respiro, le parole che gli morivano in gola, soffocato da un’ondata di dolore che lo stava annientando.
Il mondo si era fermato, Sirius era morto e niente aveva più senso. Aveva perso i suoi genitori e ora anche lui, il suo padrino, il migliore amico di suo padre, il suo punto di riferimento, il suo consigliere, l’unico che gli desse ancora l’illusione di avere un legame con i suoi genitori. Se ne era andato così, in un attimo, spazzato via da un fiotto di luce verde, caduto per mano della sua stessa cugina. Era semplicemente troppo per poterlo accettare, troppo orribile per poterci anche solo pensare.
“Harry, perdonati.”
Alzò gli occhi cercando di mettere a fuoco il proprietario della voce, la vista annebbiata dalle lacrime che continuavano a cadere copiose.
“Professore…io…”
Silente lo guardava attraverso i suoi occhiali a mezzaluna, lo sguardo triste.
“Harry, devi perdonarti.”
“Professore… io… non...”
“So che ti senti in colpa, ma non potevi sapere cosa sarebbe successo,, non potevi evitarlo. Sirius era un uomo adulto e intelligente, un mago brillante. Era perfettamente in grado di badare a se stesso. Non devi sentirti responsabile per quello che è successo, lui non lo vorrebbe”.
Harry rimase in silenzio, ancora scosso dai singhiozzi.
“Professore… lei non può capire…”
“Oh sì invece, ti assicuro che capisco meglio di quanto tu possa immaginare”
“Lei non può…”
“Sono un uomo anziano, Harry. La vita mi ha dato molto e molto mi ha tolto. Sono su questa terra da molto prima che nascessero i tuoi genitori, e forse anche i tuoi nonni. Ho vissuto a lungo e devi credermi se ti dico che posso capirti. E puoi piangere fino a consumarti gli occhi, forse ti farà bene. Ma poi asciugati le lacrime e vai avanti, Harry. Sirius vorrebbe vederti forte, vorrebbe vederti andare avanti. E anche i tuoi genitori. Non condannarti per colpe che non hai”.
Harry rimase a fissare quegli occhi azzurri, a perdersi in quei pozzi di saggezza per un tempo che gli parve eterno.
“Dispiace anche a me, Harry. Sirius era un uomo coraggioso, una grande persona. È stata una perdita terribile. Lo ricordo ancora ragazzo, quando con tuo padre non c’era giorno che non ci facesse tribolare: due tra gli allievi più brillanti e indisciplinati che Hogwarts abbia mai conosciuto. E forse tra i più valorosi.” Una lacrima scivolò lungo il volto del vecchio mago “Ma ora bisogna comunque reagire. Avanti, Harry, bevi questo” ed estratta la bacchetta, fece apparire un bicchiere di whisky incendiario “E poi vai dai tuoi amici, non isolarti, non escluderli dal tuo dolore. Il signor Weasley e la signorina Granger credo ti abbiano ampiamente dimostrato che puoi fidarti di loro”.
“Io… grazie professore.” Prese il bicchiere che Silente gli porgeva e ne trangugiò il contenuto fino all’ultima goccia.
“Sirius era orgoglioso di te”.
“Cosa… davvero?” balbettò Harry, preso alla sprovvista.
“Certo. Ti voleva un bene incredibile.”
“Io… be’, anch’io gliene volevo, gliene voglio ancora.”
“Vai avanti Harry, fallo per Sirius, per i tuoi genitori, per Cedric e per tutti i nostri valorosi amici che questa guerra infame ci ha portato via. Sono certo che ce la farai. Io sarò con te, con voi. Sempre”
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