Note al capitolo

L'Ordine della Fenice è una resistenza...e i suoi membri devono agire...
IL TERZO INCONTRO



L’aria salmastra, appena tiepida, gonfiò l’ampia veste chiara a fiorellini minuti che la donna indossava.Aveva lunghi capelli di un lucente rosso mogano, fisico un po’ appesantito dall’avanzata maternità, pelle chiarissima, diafana.

Ma erano gli occhi a colpire: di un verde intenso, come quello del mare che stava osservando, grandi e profondi.

Tuttavia, il suo sguardo non sembrava concentrato sull’ipnotico movimento delle onde: con piccoli sguardi nervosi si spostava su per la sconnessa discesa che portava dal promontorio roccioso, coperto di un verde brillante alla spiaggia dorata. Si trovava in una spiaggia tra Kingsbidge, e Land’s End, in Cornovaglia.

Con un piccolo, impercettibile sospiro di sollievo, vide scendere giù, a salti e balzi, un grosso cane, dal pelame fulvo, simile ad uno spaniel.

Il cane la raggiunse, leccandole la mano. Si mise al passo accanto a lei.

“Immagino che tu e James non siate d’accordo sul fatto che io sia qui, ma non potete fare nulla per impedirmelo… Silente mi ha ordinato di raggiungervi. Ho una sua lettera qui”.

L’animale le si affiancò, annusandole la veste, quasi fosse interessato alla sua tasca ingombra, da cui spuntava una curiosa bacchetta di legno… una bacchetta magica, di tiglio con anima di crine di unicorno, acquistata mesi prima, dopo che la sua prima bacchetta era andata distrutta (1).
“Scommetto che tu e lui non siete nemmeno d’accordo sul fatto che io stia qui tranquilla a passeggiare in una spiaggia semideserta in piena luce del sole… ”.

Il cane emise un ringhio basso e le lanciò uno sguardo ostile. Con i piedi, la giovane donna scostò un mucchio di lunghe alghe ed immerse i piedi fino alle caviglie nell’acqua.

“Non ho intenzione di discutere con lui o con te, Sirius. Quando ho sposato James, ho giurato di seguirlo nella buona e nella cattiva sorte, e poiché di quest’ultima ne abbiamo a iosa, mi vedo costretta a restare accanto a lui, sia che lo voglia o no. E questo significa che lo seguirò dovunque andrà… Inoltre, Silente mi ha chiesto di raggiungervi proprio perché ci sono delle novità che non ha potuto comunicarvi via gufo.”

Il cane, stizzito per gli spruzzi di acqua marina, si allontanò un po’: abbaiò di nuovo, poi tornò su per la scogliera con la sua andatura elastica, vagamente dinoccolata.

La giovane donna lo guardò allontanarsi su per gli scogli, poi tornò pigramente a fissare il mare. Erano diventati così pochi i momenti di pace, per se, per lei e per suo marito… in quel momento, quel ritmico canto delle onde le massaggiava il cuore nel petto, cullandola; sentiva scivolare via quell’angoscia che ormai da anni le soffocava il petto. Aveva vent’anni e aveva visto troppo orrore. La paura del futuro, il dolore per gli amici assaliti e mai più tornati. La paura per il suo amore. La tristezza per i rapporti troncati con sua sorella, che avrebbe partorito da lì a pochi giorni. Il timore per la vita di suo figlio, che sentiva muovere dentro si lei.

Tra un po’ tutto questo sarebbe tornato, non appena avesse rivisto il suo uomo.

Ma in quel momento, no. Quel momento di instabile, fragile pace con se stessa apparteneva solamente a lei.



***



“Ha detto che l’ha mandata qui Silente, James”.

Una testa china su un volume dall’aria molto antica si voltò. Gli occhi scuri, vigili, accesi da un perenne lampo divertito formularono una domanda, non espressa, cui l’altro uomo rispose con un’alzata di sopracciglia.

Si sedettero accanto, su delle scomode sedie di legno. Sotto una tenda da campeggio di color beige, più simile nell’arredamento ad un appartamento dei sobborghi di Glasgow, i due giovani uomini, vestiti in abiti babbani come due normali campeggiatori, avevano attrezzato un tavolo da lavoro, con mappe, libri e pergamene fitte di appunti.

Uno Spioscopio posto all’ingresso della tenda vibrò leggermente ed essi alzarono nuovamente la testa.

“Mi chiedo cosa stiano cercando…e perché…così riusciremmo a capire cosa fare…”

James Potter sospirò forte, frustrato. Si passò una mano tra i capelli, perennemente in disordine, e si tolse gli occhiali, massaggiandosi le tempie.

Il suo compagno, alto, atletico, ben fatto, scostò la sedia con una spinta ed incrociò i piedi sul tavolo. Aveva grandi occhi chiari, intelligenti, che nei momenti di rabbia sembravano poter tagliare come rasoi.

“Ricapitoliamo.” Sirius Black, erede rinnegato della stirpe dei Black, iniziò a dondolarsi sulla sedia, con un’andatura indolente e nello stesso tempo, vagamente dandy, incrociando le mani dietro la nuca.

“Da circa tre settimane Alecto Carrow, detta anche Miss bellezza dei Mangiamorte e il suo fratellino, gradevole quanto una sacca di vomito di drago, Amycus, pattugliano questa zona della costa della Cornovaglia. Periodicamente, spariscono in vari punti della scogliera, per poi tornare a Smaterializzarsi in punti sempre differenti. Ma sempre nel raggio di pochi chilometri. E il punto in cui più spesso si smaterializzano… ”

“E’ al di là di questa collina, nella scogliera… ”

Avevano iniziato a consultare qualunque tipo di documento riguardasse i luoghi magici della Cornovaglia… foreste, montagne… luoghi carichi di magia antica; i testi in runico non avevano detto nulla di sospetto su quella zona della costa. Neanche le carte geografiche magiche, prese dalla biblioteca Daedalus, di Londra, la più completa biblioteca geografica che esistesse nel mondo magico aveva detto loro nulla.

“Eppure… sono sicuro, c’è qualcosa che quei due stanno facendo… ”. James indossò di nuovo gli occhiali e fissò meditabondo il suo amico.

“Silente lo è altrettanto… ed è per questo che stiamo qui a farci beccare dai gabbiani. Se agiscono per Tu-sai-chi, ed è abbastanza scontato che lo facciano, visto che quei due hanno il livello intellettivo di un lombrico, staranno controllando qualcuno… o qualcosa per suo conto”.

“Sì, ma cosa… cosa? Una prigione, una sala da the?Il loro quartier generale?...troppo ovvio… no, è qualcosa di… ”.

“Qualcosa di importante per lui. Silente ne è sicuro.”

La voce bassa e ferma di Lily risuonò alle loro spalle.

James voltò la testa, e con uno scatto fluido si mise in piedi. Guardò sua moglie, quegli occhi verdi che qualcuno avrebbe potuto definire severi, o duri, il viso dolce e determinato. Invece lui aveva sempre trovato quello sguardo pieno di una forza potente, di un coraggio lucido che lo aveva affascinato, sin da Hogwarts, quando gli aveva , da subito, tenuto testa. Era stato questo ad affascinarlo…a legarlo a lei.

Sirius diceva che lei lo aveva domato: non era esatto, aveva risposto lui. Aveva scelto di essere migliore, meno immaturo, meno arrogante, perché lei si meritava questo, una persona migliore. Meno imbecille, aveva rimbeccato Sirius, che così aveva rischiato seriamente un Furunculus. Si erano sposati circa un anno prima, mentre ancora studiavano per le loro rispettive carriere. Lily, che era una pozionista molto abile, aveva scelto la carriera di guaritrice al San Mungo; James aveva intenzione di divenire un Auror. Sirius… beh, lui aveva deciso di vivere di rendita per un po’… e poi si vedrà, aveva detto.

Nulla di questo era accaduto. Quando il potere di Voldemort si era fatto più potente, i Potter si erano schierati con Silente, in modo espresso, forse anche plateale. Avevano rinunciato a tutto, lavoro, carriere, casa… erano entrati in clandestinità circa otto mesi prima, quando avevano affrontato l’Oscuro Signore per la seconda volta.

James le venne vicino, abbracciandola. “Pazza incosciente!” la rimproverò, con un mezzo sorriso, e le accarezzò il viso. Lei gli rispose con un sorriso aperto, baciandogli il dorso della mano.

Sirius si avvicinò, più lentamente. Non voleva intromettersi in quel momento tutto privato. Seppure considerasse quella coppia come due fratelli, si sentì di colpo un estraneo…ed avvertì una strana fitta, un sentimento a metà strada tra l’invidia ed il rammarico. Non conosceva nessuna coppia che riuscisse ad amarsi così… come James e Lily. Il loro sentimento era qualcosa di quasi tangibile. Avevano scelto di sposarsi l’anno precedente, rendendosi conto che l’ascesa al potere di Voldemort avrebbe reso la vita estremamente… complessa, per essere eufemistici. Lui era stato il loro testimone di nozze, e, se fosse stato un maschio, sarebbe stato il padrino del loro primo figlio.

Lily si sciolse dall’abbraccio del marito e tese le mani al loro amico: “Sirius, caro… finalmente posso abbracciarti!”

Sedettero per terra, su dei cuscini: Lily, leggermente affaticata, si stese in grembo al marito, che istintivamente le poggiò la mano sul ventre. Senza parlare, la donna prese dalla tasca una lettera, e la porse a Sirius, mentre James le chiedeva come era andato il viaggio. L’aveva lasciata ad Hogsmeade, in una stanza della vecchia locanda, vicino alla scuola di Hogswarts, proprio perché potesse stare in un luogo protetto, vicino al loro antico professore, Albus Silente, e non le aveva svelato nulla o quasi della sua missione… per non ritrovarsela tra i piedi: troppo rischio per lei e il bambino. Ovviamente, Lily aveva fatto di testa sua.

“Oh, è andata fin troppo bene… il professore ha allestito una Passaporta nel suo ufficio… sai, con la gravidanza non è molto consigliabile Smaterializzarsi, troppo pericoloso per il bambino – allungò la mano verso la borsa e ne tirò fuori un flacone di bagnoschiuma azzurrino – Mi ha detto di usarla anche per il ritorno. A proposito, Sirius.. – si volse, alzando lo sguardo in su, con un sorriso scintillante che le danzava negli occhi verdi– la tua moto è stata molto apprezzata dai gabbiani, lo sai?”.

Il giovane mago cambiò immediatamente espressione:scattò fuori, e subito lo sentirono urlare: “Viaaaa… dannati uccellacci, andate via, togliete quelle zampacce…oh, che schifo”.

I due risero, e James ne approfittò, chinandosi a darle un bacio. “Non dovresti essere qui…tu e il piccolo siete troppo importanti per me”. Bisbigliò, preoccupato.

“E tu per noi… per me!” rispose lei, con un sorriso luminoso.

Un piccolo scintillio li avvisò che Sirius aveva usato la magia per ripulire la moto. Rientrò, seguito da una scia di lunghe piume grigie. “Cavolo, quei dannati pennuti hanno ridotto la mia moto ad un campo di guano… ho pulito e ho applicato un incantesimo repellente… allora, raccontaci tutto, Lily… ”

La donna si mise su, incrociando le gambe: “Sono andata a trovare il professor Silente l’altro ieri, volevo avere tue notizie. E casualmente… aveva bisogno di farvi sapere le ultime novità… e così… ”

“L’hai supplicato di mandarti qui” concluse il marito, secco.

“Non l’ho supplicato – gli rivolse un’occhiataccia in tralice – Ho semplicemente detto che sarei venuta comunque… ”

Iniziò a raccontare le novità. Silente, dopo aver saputo da una vecchia strega sua coetanea degli strani movimenti di Alecto in Cornovaglia, aveva chiesto notizie anche agli altri membri dell’Ordine della Fenice, la forza della Resistenza che avversava il potere di Voldemort. Questi era un potente mago oscuro, i cui poteri erano enormi: si era circondato di un folto gruppo di accoliti, i Mangiamorte, maghi e streghe che avevano rivelato una natura crudele e una sete di potere pari solo alla loro efferatezza; altri maghi, simpatizzanti o semplicemente terrorizzati dal suo potere non facevano alcunché per contrastarlo, e subivano in silenzio quel regime di terrore.

Gli altri compagni dell’ordine avevano risposto negativamente: nulla di anomalo da segnalare… nulla a parte le sparizioni, le torture e le uccisioni gratuite, di maghi e di babbani.

Così aveva deciso di inviare James e Sirius a dare un’occhiata. Ma quella sorveglianza non aveva dato che una conferma della strana attività dei due fratelli Mangiamorte.

“Ecco cosa dice Silente…":

La voce calda e musicale di Lily iniziò a leggere la pergamena che Sirius aveva appena scorso.

“Sirius, James, e a questo punto, anche Lily.

So che questi giorni di sorveglianza devono essere stati frustranti, per voi, ma credo che questa sorta di esilio stia per terminare. Fondate presupposizioni, di cui non parlerò per lettera, mi inducono a pensare che le attività dei due sodali di Voldemort siano al termine.
"Questo significa che dovete stare particolarmente attenti, poiché temo che quest’ultimo possa presentarsi, per cui tenete la guardia alta e rafforzate la vigilanza.

"Ho saputo, da fonte affidabile che Voldemort sta creando degli Inferi: ne sono sicuro, poiché poche sere fa i Paciock ne hanno affrontato un folto gruppo. Voldemort stesso li dirigeva.
"Capirete che, con Alice nella medesima condizione di Lily, la situazione era divenuta critica e solo grazie all’intervento di Moody sono riusciti a trarsi in salvo.

"Dunque, penso che Alecto e Amycus stiano sorvegliando il luogo fisico in cui questi sventurati cadaveri vengono privati definitivamente della loro umanità per divenire prede della furia bestiale dei mangiamorte. Essi li custodiscono e li trasportano ai luoghi in cui dovranno essere impiegati. Sono, per utilizzare una cruda espressione babbana, carne da cannone.

"L’ultima cosa che vi chiedo, dunque, è di trovare questo luogo: deve trattarsi di uno spazio piuttosto grande, protetto da incantesimi potenti. NULL’ALTRO.

"Questa specificazione è necessaria, poiché conosco la vostra tendenza ad…eccedere le consegne. Trovate il luogo, e tornate immediatamente: provvederò io a sigillarlo. Non pensate di affrontare i due seguaci, in alcun modo: spero vi rendiate conto della necessità che questa missione passi inosservata, per togliere al nemico quanto più possiamo… e restituire quei poveri corpi al loro riposo.

"Confido nel vostro buon senso e nella prudenza di Lily, che conosco essere ben maggiore della vostra.

"Un’ultima parola: portatemi da lì un vasetto di panna del Devonshire.



Albus Silente"



“Come mai non ha inviato il patronus per avvisarci?” chiese Sirius, spezzando il silenzio pesante che era scivolato tra loro come nebbia umida.

“Lo ha mandato come protezione ai Paciock… si stanno spostando in un’altra residenza sicura". Rispose Lily, atona, guardandosi le dita.

James non ascoltava: continuava a giocherellare con la bacchetta tra le dita, poggiandola sulla fronte e fissando il vuoto. Sembrava lontano, assorto. I lunghi giorni trascorsi a studiare quelle mappe della costa, fino a farsi dolere gli occhi, stavano per tornare utili, lo sentiva… c’era qualcosa, ci doveva essere…

D’un tratto i suoi occhi nocciola ebbero un guizzo: “Spazi grandi, giusto… segretezza… potrebbe essere… ”

Si alzò bruscamente in piedi,mentre Lily e Sirius si guardarono corrugando la fronte.

“Ecco qui!!”

Con una mossa estremamente rapida per una donna incinta, Lily lo raggiunse accanto al tavolo, dove il marito aveva disteso una larga mappa della costa, consunta ai bordi. Le onde del mare, tratteggiate in azzurro, spumeggiavano lungo la costa frastagliata. Piccole imbarcazioni di pescatori in movimento si spostavano al largo; una famigliola Babbana si stava accampando giù nella spiaggia dove Lily aveva passeggiato poco prima.

E lì, appena nascosta tra gli scogli, con la scritta che danzava tra gli spruzzi in movimento, trovarono la scritta “Thunder’s cave”.

James sfiorò la scritta con la bacchetta, sussurrando “Explano.”

Dall’angolo della carta, un vecchio mago cartografo si schiarì la voce: si rassettò il cappello verde e blu ed iniziò a descrivere in tono accademico: “Thunder’s cave è una grotta, in parte sottomarina, che si cela tra degli scogli nel tratto sud occidentale dela costa della Cornovaglia. La grotta ha una camera d’ingresso piuttosto stretta ed alta, in cui le onde si rifrangono, determinando il caratteristico rumore del tuono; vi è poi una seconda camera, di forma trapezoidale, di più vaste dimensioni, in cui confluisce una fonte di acqua dolce. Estremamente pericolosa per le imbarcazioni Babbane, per raggiungerla si consiglia la Materializzazione”.

Il vecchio mago riacquistò la sua postura austera, mentre l’eco delle sue parole aleggiava, cupo, nella tenda.

“E’ molto probabile che tu abbia ragione, Ramoso”. Il bel volto dell’uomo, era acceso dall’interesse; si massaggiava il mento cercando di far quadrare i pezzi che avevano a loro disposizione… e i pezzi andavano tutti a loro posto.

“Andremo a vedere, allora. E’ deciso” .James guardò la cartina, tamburellando le dita, poi alzò gli occhi a guardare i suoi compagni.

“Quando?” chiese Lily, in un soffio.

“Questo pomeriggio, al tramonto”. Rispose asciutto suo marito.







Note di fine capitolo

(1)Ricordate le parole di Ollivander nel primo volume…parla della “prima bacchetta di Lily”…N.d.A.

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