Note alla storia

Tutti i personaggi citati sono “creature” di JK Rowling.
Un "tuffo" nel passato, in attesa del definitivo balzo nel futuro del settimo capitolo. Enjoy!
"Cosa ci fai tu qui?" chiese stizzita Hermione, non appena, entrata nello studio della professoressa McGranitt, vide Cho Chang seduta davanti alla scrivania dell'insegnante di Trasfigurazione.
"La professoressa McGranitt mi ha mandato a chiamare" rispose la studentessa con aria innocente, mentre alzava gli occhioni scuri sui nuovi arrivati "ma, a dire il vero, non so ancora per quale motivo. E voi?".
"Neanche a noi hanno spiegato il perché ci abbia convocato entrambi qui" tagliò corto Hermione con un tono che non lasciava spazio a repliche.
Ron chiuse la porta dietro di sé e avanzò verso la scrivania, fermandosi un passo indietro rispetto alla ragazza.
Quindi, non avendo fatto caso per nulla alla voluta asciuttezza dell’amica (forse perchè ormai si era abituato a sentirla usare quel tono contro di lui e aveva finito per considerarlo normale), si sentì in dovere di aggiungere "...Speriamo solo che non c'entri con l'aiuto, che abbiamo cercato di dare ad Harry con l'uov...". Ma non fece in tempo a finire la frase, che Hermione gli assestò una fulminea pedata negli stinchi, bloccandogli le parole in gola dal dolore, appena in tempo per evitare che svelasse i loro timori riguardo al motivo di quella convocazione proprio alla fidanzata di uno dei rivali di Harry al Torneo Tremaghi.
"Non temete. Non andrei a dire nulla alla McGranitt che potesse compromettere la partecipazione di Harry alla prova. Anch'io veramente ho paura che mi abbia chiamato qui, perché ho cercato di dare una mano a Cedric con l’indovinello contenuto nell'uovo d'oro".
' In tal caso, credo che la professoressa McGranitt avrebbe potuto dormire sonni tranquilli, perché la tua collaborazione non avrebbe costituito alcun rischio... ' pensò malignamente Hermione, ma subito si pentì di quella piccola cattiveria. pensò malignamente Hermione, ma subito si pentì di quella piccola cattiveria.
In fondo, da quando erano entrati nell’ufficio, Cho si era dimostrata gentile con loro, ma c’era qualcosa in lei e nelle sue maniere che l’irritava...
Comunque preferì annuire mestamente alla ragazza e soffermare gli occhi su di un punto imprecisato del pavimento davanti ai suoi piedi, piuttosto che aggiungere qualsiasi altra parola alla conversazione.
Poco dopo la porta si aprì di nuovo, ma non fu la professoressa McGranitt ad entrare, come tutti si sarebbero aspettati. Fu invece Madame Maxime, preside della Scuola di Beauxbatons a varcare la soglia per mano ad una bambina bionda dall'aria vagamente spaurita, che poteva avere all'incirca otto anni. La piccola sembrava sparire a cospetto di quell'insegnante dalla statura alquanto sovradimensionata.
"Salvé ragassì, non è ancor arrivé pas la professoressa McGranitt?" domandò Madame Maxime con una voce profonda e possente.
"Non ancora" rispose Hermione, scuotendo il capo.
"Bien, nous attendons. Ah, éxcusez-moi! Ho scordatò le presantasioni: questa è Gabrielle, la petite soeur...la sorellina di Mademoiselle Fleur"
"Bonjour" sussurrò la bambina, accennando un timido sorriso.
Hermione era sempre più confusa. A quanto sembrava non era un caso se la McGranitt li aveva convocati nel suo studio tutti quanti nello stesso momento. Ma qual'era il nesso logico che li univa? Lei, Ron e Cho potevano certo esser stati chiamati perché avevano trasgredito alle regole del Torneo, offrendo il loro aiuto a due dei quattro Campioni. Ma Gabrielle era troppo piccola per avere la capacità di suggerire alla sorella maggiore una tattica per affrontare una prova come quella.
E poi, se anche fosse stato, non sarebbe di certo toccato alla McGranitt il compito di punirla per la sua scorrettezza, ma direttamente alla preside di Beauxbatons. E poi era seriamente poco convinta che quell'incapace di Cho, impegnata solo a ronzare attorno ai ragazzi migliori della scuola, avrebbe potuto in qualche modo dare una mano rilevante a Cedric, a parte quella di supportarlo moralmente.
Ma ecco che la porta si aprì di nuovo e questa volta fu davvero la professoressa McGranitt ad entrare.
Hermione notò subito che aveva un volto insolitamente cupo, proprio come avevano detto Fred e George. Senza soffermare lo sguardo su alcuno dei presenti, avanzò a passi spediti in direzione della sua scrivania, dove poggiò i quattro pesanti ed impolverati volumi, che teneva sotto braccio.
"Vogliate scusarmi per l'attesa. Volevo trovare una conferma per l'incantesimo che devo fare, prima di commettere qualche errore. È parecchio tempo che non ne faccio uso. O almeno...non in questo modo. Bene, vi spiegherò brevemente il motivo per cui ho chiamato proprio voi qui tra tutti gli studenti delle tre scuole. Dato il particolare legame che unisce ciascuno di voi almeno ad uno dei Campioni, credo vi sarà giunto all'orecchio qualcosa riguardo all’indovinello alquanto oscuro, contenuto all'interno dell'uovo d'oro, che custodivano i draghi della prima prova...".
La professoressa McGranitt fece scorrere lo sguardo ad uno ad uno sui volti dei tre ragazzi e della piccola Gabrielle. Un'ombra di tristezza velava i suoi occhi. Ad un certo punto, a Hermione parve quasi che stesse trattenendo le lacrime e ciò non le faceva sperare nulla di buono.
Nel caso in cui la sua ipotesi riguardo al motivo di quella improvvisa convocazione fosse risultata giusta, poteva essere così grande la punizione prescritta per la trasgressione delle regole del Torneo, da far soffrire a tal punto l’insegnante?
In fondo, nonostante la loro buona volontà, lei e Ron non erano stati di grande aiuto per Harry...Non erano neanche riusciti a trovare un metodo per farlo respirare sott’acqua per un’ora, come richiedeva la prova...
“Durante la seconda prova” continuò la McGranitt, sedendosi alla sua scrivania “ai quattro Campioni sarà richiesto di scendere nelle profondità del Lago Nero, dove ha sede il popolo delle sirene, per recuperare un bene prezioso che sarà loro stato precedentemente sottratto...questa sera”.
La strega fece un’altra breve pausa, durante la quale sembrò improvvisamente presa dal bisogno impellente di risistemare le carte, già perfettamente disposte sulla sua scrivania.
Il tepore delle fiamme nel camino si spandeva per la stanza, gettando riflessi violacei sui mobili e sulle pareti.
In quel minuscolo lasso di tempo Hermione, che detestava restare all’oscuro delle cose, specialmente se la riguardavano, spronò le sue cellule cerebrali a lavorare a velocità incredibile, finché fu praticamente convinta di aver trovato la risposta ai dubbi che aveva fin lì avuto.
Non si trattava di una punizione, ma anzi proprio loro quattro sarebbero stati probabilmente incaricati di sottrarre quegli oggetti, ai quali i quattro Campioni erano legati maggiormente, quelli a cui faceva riferimento l’indovinello delle sirene.
Però ancora non si spiegava tutta quella tristezza da parte della professoressa McGranitt...In fondo non significava mica rubare. Avrebbero solo preso qualcosa in prestito, finché i Campioni non fossero andati a riprenderselo il giorno dopo.
Però, ora che ci pensava...Gabrielle avrebbe sottratto un oggetto caro alla sorella e la stessa cosa avrebbe fatto Cho a Cedric...Rimanevano solo Harry e Krum e, siccome Ron non aveva decisamente un’amicizia così stretta con Krum...Questo voleva dire che sarebbe stata lei l’incaricata di rubare il suo bene più prezioso!
Ma come avrebbe fatto ad intrufolarsi di nascosto negli alloggi di Durmstrang? E, se anche ci fosse riuscita (magari la McGranitt avrebbe fatto su di loro un Incantesimo dell’Invisibilità per agevolare il loro incarico), cosa ne sapeva lei di quale fosse l’oggetto più caro a Viktor?
Sì, certamente da qualche mese lei ed il Campione di Durmstrang erano “molto vicini”...in sintonia...ma, un po’ per le difficoltà della lingua, un po’ per il carattere alquanto riservato di Viktor...non avevano trascorso molto tempo a parlare di lui.
“Ragazzi, purtroppo è stato affidato a me l’increscioso compito di spiegarvi quale sia il vostro ruolo all’interno della prova e vorrei rassicurarvi subito sul fatto, che ciò non costituirà alcun rischio per la vostra persona...”.
' Sempre che i compagni di Viktor non mi scoprano a frugare nella loro stanza... ' pensò tra sé Hermione, mentre ascoltava attenta il discorso dell’insegnante.
“...Spero che voi accettiate il fondamentale incarico che vi si richiede di svolgere, soprattutto perché in questo modo aiuterete notevolmente i vostri amici a concludere la loro seconda prova con esito positivo, spronati dalla ferma volontà di salvare le vostre vite”.
' ...Le nostre vite? Ehi, aspettate un momento! Deve essermi sfuggito qualche dettaglio... '
Alle ultime parole della McGranitt, Hermione iniziò a sentirsi leggermente allarmata, nonostante cercasse con tutta se stessa di mostrarsi impassibile davanti ai presenti.
A quanto pareva, invece, Ron non sembrava affatto preoccuparsi di mantenere un aspetto sereno davanti alla professoressa. Ormai le sue guance e la fronte erano diventate dello stesso colore dei capelli. Fissava a bocca aperta gli occhi della McGranitt, senza batter ciglio, come se fosse stato appena colpito da un Petrificus Totalus.
Dal canto suo Cho, seduta davanti alla scrivania con la schiena rigida come un manico di scopa, si guardava e riguardava le mani, per paura che, alzando il capo, qualcuno vedesse l’agitazione che trapelava dai suoi occhi.
Accanto a lei, Madame Maxime accarezzava con la sua gigantesca mano la spalla della piccola Gabrielle, per rincuorarla e farle sentire che non era sola a dover affrontare quella situazione.
Ma, in effetti, con lei nel lago l’insegnante non ci sarebbe stata.
“Naturalmente, riguardo alla frase finale dell’indovinello delle sirene, che recitava più o meno...Abbiamo preso ciò che ti mancherà, hai tempo un’ora per poter cercare quel che rubammo...ciò che fu preso mai ritornerà...vorrei tranquillizzarvi ancora una volta, che essa è stata aggiunta solo per far sì che i Campioni siano incentivati a terminare la prova nel tempo stabilito, ma resta il fatto che essa non ha alcuna validità a fine pratico. Certamente non permetteremmo mai la prova se, qualora i ragazzi non riuscissero a raggiungere l’obiettivo, voi doveste rimanere in fondo al Lago Nero...So che questo ritrovato è crudele, ma è necessario per motivi di sicurezza. Non sapendo per quanto tempo siano capaci di rimanere sott’acqua i Campioni, abbiamo deciso di limitare la loro permanenza nel lago al minimo indispensabile. Avete qualche domanda? Allora ve la sentite di aiutare i vostri amici in questo modo? Di certo non sarò io ad obbligarvi, nel caso in cui voi non ve la sentiate...”.
Ron voltò lentamente il capo verso l’amica, senza alterare l’espressione di sgomento, che gli era dipinta in faccia.
Hermione afferrò al volo quello che lui stava pensando.
Se non si fossero trovati nell’ufficio della McGranitt, il minimo che si sarebbe aspettata di sentir uscire dalla sua bocca sarebbe stato un allibito “Miseriaccia!”, ma siccome nessuno si azzardava ad aprir bocca, la ragazza pensò che, se davvero le si chiedeva di scendere in fondo al Lago Nero per un’ora, quantomeno alcune spiegazioni in quel momento le erano più che dovute.
“Professoressa McGranitt, nel caso in cui accettassimo l’incarico, come faremmo a restare un’ora sott’acqua?” e poi, gettando un’occhiata ai libri che poco prima l’insegnante aveva deposto sulla scrivania, aggiunse “...Ci sarà fatto un incantesimo particolare?”.
“Saggia domanda, Signorina Granger. Sì, vi sarà fatto un Incantesimo Paralizzante, un lontano parente del Petrificus Totalus, che possiede però in più la capacità di bloccare anche tutte le facoltà vitali della persona, come quella respiratoria nel caso specifico, a parte il battito cardiaco, che continuerà nonostante la paralisi temporanea. Non vi accorgerete di nulla e tutte le vostre facoltà riprenderanno nell’istante stesso in cui emergerete dall’acqua. Secondo le disposizione del Ministero, però, anche per evitare che qualcuno degli studenti possa accorgersene, sarete presi in custodia dai tritoni già questa notte, col favore delle tenebre. Loro veglieranno su di voi sino a quando i quattro Campioni non vi verranno a recuperare. Sarete, in ogni caso, completamente al sicuro. Quindi...è molto difficile dirvelo per me, ma...nel caso in cui accettiate...dovremmo procedere nel giro di poco più di mezz’ora all’incantesimo”.
“Che cosa?...Non possiamo neanche salutare i nostri amici?...Cambiarci i vestiti?...Chissà che freddo farà laggiù in fondo al lago...” se ne uscì fuori all’improvviso Ron, in tono piagnucolante, mentre le sue labbra tremolavano, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime.
Hermione ghiacciò l’amico con uno sguardo imbronciato. Non era proprio il momento di fare il bambino frignone. Neanche la sorellina di Fleur si comportava in quel modo, eppure lei ne avrebbe avute tutte le ragioni.
“Signor Weasley, sotto l’effetto dell’Incantesimo Paralizzante non sarebbe possibile per lei sentire freddo o caldo alcuno. Il suo corpo sarà completamente insensibile a qualsiasi stimolo esterno. Per quanto riguarda i suoi amici, li rivedrà comunque domani. Come ho già detto, non c’è alcuna necessità che si affretti a portare a termine tutto ciò che ha lasciato in sospeso negli ultimi anni, perché domani sarete di nuovo qui a scuola, sia nel caso in cui il vostro Campione vi salvi personalmente, sia nel caso in cui lui o lei non ci riesca. In quel caso saranno i tritoni e le sirene a riportarvi sani e salvi in superficie, appena terminata la prova”.
Ci fu di nuovo un momento di silenzio assoluto, rotto solo dal crepitare della legna nel caminetto dell'ufficio. Faceva ancora piuttosto freddino per essere alla fine di febbraio.
Un tuffo nelle gelide acque del Lago Nero non avrebbe certamente attirato nessuno che avesse un po’ di sale in zucca. A parte Krum naturalmente che continuava ad allenarsi (probabilmente già in previsione della prova), tuffandosi ogni giorno in costume da bagno dal ponte della nave di Durmstrang. Ma Ron ed Harry non erano proprio convinti che ci fosse mai stato molto sale nella zucca di Viktor Krum. Nonostante questi dubbi, dettati forse da una leggera punta d'invidia (soprattutto se si parla di Ron...), i suoi tuffi riscuotevano un enorme successo presso il pubblico femminile, che si assiepava puntualmente sulle rive del lago per dare un'occhiata a quelle prodezze.
Ancora quella mattina, lui ed Harry si erano molto divertiti a sghignazzargli dietro, ben coperti nelle loro calde sciarpe di Grifondoro, con la schiena appoggiata al tronco di un albero riparato dal vento. Harry rifletteva ancora sul modo di restare in acqua per un'ora il giorno seguente, ma chi l'avrebbe mai detto che in realtà anche lui sarebbe stato costretto a fargli compagnia?
Fu allora che gli venne in mente che Harry non aveva ancora trovato l'incantesimo utile all'immersione e, se lui ed Hermione fossero stati portati quella sera stessa nel lago, non avrebbero più potuto dargli nemmeno il loro aiuto. Avrebbe dovuto cavarsela completamente da solo.
"Allora, ragazzi. Mi dispiace dovervi metter fretta nel decidere, ma purtroppo non ho potuto avvertirvi prima, per timore che voi poteste lasciarvi scappare qualcosa con i vostri amici.
Ditemi, avete già preso una decisione?" chiese allora la professoressa McGranitt con la voce rotta dall'emozione.
Per qualche momento nessuno rispose alla domanda dell'insegnante.
Poi, però, Cho alzò il capo e decise di farsi avanti: "Se è per aiutare Cedric...Io accetto di andare, professoressa McGranitt".
Fu in quel momento che Hermione si sentì avvampare senza alcun motivo apparente da un moto improvviso di rabbia e, senza pensarci due volte, decise di dare anche lei il suo assenso ad essere condotta nel lago.
"Ma...Ma-Ma Hermione..." balbettò Ron a bassa voce, nascondendosi dietro l'amica nel goffo tentativo di non farsi vedere dalla McGranitt, mentre le parlava all'orecchio "...No-No-Noi...Noi non possiamo andare... Come farà Harry a trovare il modo di respirare sott'acqua da solo in-in un'unica notte?...".
Hermione, senza preoccuparsi di non farsi notare, si voltò come una furia faccia a faccia con l'amico e, mantenendo un tono di voce basso, ma irritato, gli rispose senza mezzi termini: "Non fare il codardo, Ron Weasley! Lo so anch'io che Harry avrebbe bisogno di noi stasera, ma non possiamo tirarci indietro. Tu sei il suo bene più prezioso e lui rischierà di essere squalificato dal Torneo, se tu non accetterai di scendere nel lago. Io credo in lui e so che ce la farà a trovare una soluzione. Ci ha dimostrato molte volte di sapersela cavare e so che non ci deluderà nemmeno questa volta".
Detto questo, Hermione si girò di nuovo verso la McGranitt e ribadì ancora una volta le sue intenzioni.
Anche la piccola Gabrielle, dopo qualche esitazione, accettò l'incarico, con Madame Maxime dietro le spalle che continuava ad accarezzarla lievemente con la mano.
"Bene, ragazzi. Apprezzo il vostro sforzo e so che anche i vostri amici terranno di gran conto questo vostro gesto. Signor Weasley, manca solo lei. Che cos'ha deciso?".
I malinconici occhi azzurri di Minerva McGranitt fissavano il giovane da dietro le sue sottili lenti rettangolari. Ron cercò un'ultima volta il viso dell'amica Hermione per trovare il coraggio necessario a prendere quella difficile decisione, ma incontrò davanti a sé solo la sua nuca riccioluta ed immobile.
All'improvviso la ragazza, però, senza nemmeno voltarsi, cercò con le dita la sua mano. Nessuno vide quel gesto di affetto ed incoraggiamento, nascosto dietro le pieghe della tunica nera della ragazza, tranne forse la professoressa McGranitt, che in ogni caso fece finta di niente per non mettere il giovane in ulteriore imbarazzo.
Ron sentì il calore delle dita di Hermione che sfioravano le sue ed un’intensa emozione guidò le sue parole fino alle labbra socchiuse.
"Va bene...Accetto anch'io di scendere nel Lago Nero".
"Complimenti ragazzi. Sapevo di poter contare sul vostro appoggio nell'aiutare i vostri più cari amici. Allora, se non vi dispiace, preferirei procedere subito alla preparazione, affinché tutto proceda per il meglio e nessun altro studente venga a conoscenza di questo nostro piccolo segreto prima di domani. Seguitemi".
La professoressa McGranitt si alzò dalla scrivania e si rimise sotto braccio uno dei quattro libri, con cui era entrata poco prima nell’ufficio. Quindi si diresse verso la porta, l’aprì e fece segno ai ragazzi e a Madame Maxime di uscire.
Hermione fece scivolare via la sua mano da quella di Ron, che la lasciò andare quasi controvoglia, e s’incamminò lentamente dietro Cho Chang.

Quando tutti furono fuori, la professoressa McGranitt diede quattro giri alla pesante serratura che chiudeva la porta. Poi si accertò che non ci fosse nessuno in vista per i corridoi e solo allora fece un po’ di chiarore con la punta della bacchetta.
“Venite dietro di me, in silenzio. Dobbiamo fare attenzione che nessuno noti la nostra presenza”.
I ragazzi la seguirono con passi felpati giù per le scale, poi lungo i corridoi bui ed infine ancora giù verso i sotterranei.
Ron incominciò a quel punto a tremare visibilmente, tanto che, anche nel buio, Hermione poteva sentire i suoi denti che picchiettavano sommessamente gli uni contro gli altri.
“Che hai ancora, Ron?” chiese allora al ragazzo dietro di lei con fare leggermente spazientito. Anche lei aveva paura di quello che stavano per affrontare, ma almeno non lo dava a vedere così palesemente. Solo che sentirsi sempre in dovere di consolare un altro nella sua stessa situazione la iniziava un po’ ad irritare, nonostante fosse molto affezionata a lui.
“Hai...Hai visto do-do-dove ci sta portando? No-no-non mi dire che non te-te ne sei accorta? Questa faccenda non mi piace, miseriaccia! Non mi piace per niente”.
In effetti anche lei si era già chiesta il motivo di quella deviazione verso le segrete del castello, ma, dopo aver fatto qualche considerazione, era arrivata a trovare una spiegazione a tutto ciò.
“Sì, Ron, me ne sono accorta anch’io di dove ci stanno portando. Stiamo andando nell’ufficio del professor Piton. Ma, se tu ti fermassi un attimo a ragionare prima di lasciarti prendere dal panico, capiresti anche tu che i sotterranei sono l’unico posto interno al castello, dal quale sia facile accedere al Lago Nero, senza dover per forza percorrere un lungo tratto di strada allo scoperto. Probabilmente sarà qui sotto che ci verrà fatto l’Incantesimo Paralizzante. Ci porteranno dopo a destinazione con un Incantesimo Levitante o, più semplicemente, facendoci trasportare da Hagrid”.
Ron annuì, anche se sapeva di non poter essere visto dall’amica nel buio. L’unica luce che li guidava era la punta della bacchetta della professoressa McGranitt, in capo alla fila, ma non era così potente da illuminare i loro volti.
Giunti all’ufficio di Piton, la McGranitt bussò lievemente alla porta e quindi scivolò all’interno della stanza. Anche gli altri la seguirono dentro.
Severus Piton era in piedi davanti alla libreria stracarica di libri, che chiudeva la parete di fondo del tetro ambiente.
Davanti alla scrivania erano disposte quattro sedie di legno dall’alto schienale intarsiato.
“Bene, bene. Ecco qui gli amici dei quattro Campioni...” sibilò l’insegnante in tono gelido, senza alzare il naso adunco dal libro che teneva tra le mani “...Accomodatevi pure sulle sedie davanti alla scrivania. Non vorremmo mai che vi faceste male, quando cadrete sotto l’effetto dell’Incantesimo Paralizzante”.
A Ron balenò nella testa la strana impressione, che vederlo crollare a terra, come una pera dall’albero, non sarebbe poi in fondo così dispiaciuto a Piton... Ma cacciò indietro subito quell’idea. C’erano anche la McGranitt e Madame Maxime, che non avrebbero mai permesso che alcuna misura di sicurezza potesse essere trascurata.
Lui certe volte dava la sensazione di essere un po’...sadico...ma di loro si potevano di certo fidare.
I ragazzi si sistemarono sulle quattro sedie.
Gabrielle Delacour non arrivava nemmeno con le gambe a toccare terra e fu costretta a fare un piccolo salto, puntellandosi con le manine, per arrivare al sedile.
La professoressa McGranitt rimase ancora qualche minuto a sfogliare le pagine del grosso libro rilegato in pelle che aveva portato per tutto il tempo con sé, quindi si avvicinò posizionandosi, bacchetta alla mano, al centro della fila di sedie, appena davanti ai piedi di Ron ed Hermione.
“Bene ragazzi” sospirò, abbozzando forzatamente un sorriso rassicurante e sistemandosi le ampie maniche della veste “siete pronti?”.
Ron si voltò verso Hermione, che, non appena incrociò il suo sguardo, sembrò sciogliere la preoccupazione che le tendeva i lineamenti in un timido sorriso. Anche lui contraccambiò quel gesto rincuorante e quindi girò la fronte verso la professoressa, annuendole in risposta alla sua domanda.
Piton, appoggiato con la schiena al muro dietro di lei, osservava la scena, pronto ad intervenire con un Incantesimo Levitante, se uno di loro, perdendo conoscenza, avesse appena dato segno di cadere dalla sedia.
“Allora state tranquilli e fatevi un bel sonno, ragazzi. Ci vediamo domani in riva al lago”.
“A bientot!” le fece eco Madame Maxime, alzando delicatamente la mano smisurata in segno di saluto.
Detto questo, la professoressa McGranitt descrisse un’elegante linea curva con la punta della bacchetta, dalla quale si staccò uno sciame di scintille ambrate, che piovvero lentamente sui tre ragazzi e sulla bambina.
Ron sentì le palpebre divenire pesanti e qualche istante dopo un velo freddo calò sulle sue membra.
Ma, anche nel mentre quella gelida sensazione scendeva in lui, dipinto nella sua mente permaneva il ricordo delle calde dita di Hermione, che discretamente lo prendeva per mano.
Una duplice notte si distese infine sui loro occhi.

Note di fine capitolo

Una piccola spiegazione riguardo al titolo della fanfiction. “Gemina teguntur lumina nocte” sono poche parole tratte dal Carme 51 di Catullo, che mi sembravano calzare a pennello con il particolare rapporto dei primi tempi tra Hermione e Ron e, in modo speciale, con l’immagine finale della storia.
Ecco alcuni versi:
“Egli mi sembra sia simile ad un dio, anzi, se è lecito dirlo, superiore agli dei, lui che, seduto di fronte a te, senza interruzione ti guarda e ti ascolta, mentre sorridi dolcemente, visione che sottrae a me infelice tutti i sensi: perché appena ti guardo, Lesbia, non mi restano più parole;
ma la lingua s’intorpidisce, una fiamma sottile s’insinua nelle mie membra, di un suono interno mi ronzano le orecchie e una duplice notte sui miei occhi si stende...”
Una dedica particolare a Marty Granger...La mia studentessa modello! Grazie 1000 per la lettura! Ogni commento, magari anche utile a migliorare un po’ la caratterizzazione dei personaggi o la forma, sarà più che gradito!

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