Note al capitolo

Dedicata alle mie due Beta-reader che mi hanno pazientemente aiutata a correggere e migliorare la storia. Grazie Fuchsia e grazie ginnyred, vi adoro!
Spero solo che qui questa storia venga apprezzata, visto che non ha avuto successo su un altro sito.
Solo un appunto: il comportamento di Lily è voluto da me.
Buona lettura.
Quello che non immaginavo







Dormiva.
Illuminata da tre quarti di luna, Hogwarts si era pian piano zittita ed ora il suo
silenzio accompagnava qualche gufo in caccia. La notte, con il suo manto scuro, aveva avvisato gli esseri viventi di tacere e, cullati dalle sue stelle e dalla sua spendente sfera argentea, di adagiarsi nelle braccia di Morfeo fino a quando un raggio della dispettosa mattina non avrebbe fatto risvegliare la vita frenetica della scuola.
I prati e la foresta erano, dopo tanto penare, riusciti ad addormentarsi, e solo una leggera brezza muoveva alcuni fili d’erba e le fronde dei grandi faggi e dei pini secolari.
I corridoi della scuola erano deserti e silenziosi e dalle vetrate entrava fioca la luce della luna che creava un gioco di luci ed ombre tale da far sembrare il castello più spaventoso e tetro.
Nessuno si aggirava per la scuola a quell'ora della notte. Troppo pericoloso. Non si sa mai quali incontri potrebbero verificarsi nell'esplorare i meandri di quell'edificio.
Ma le cose cambiano, se vogliamo parlare di un quartetto che, proprio in quelle ore, aveva deciso di mettersi nei guai.
Quattro paia di scarpe, quella notte, erano ai piedi di altrettanti individui piuttosto sospetti e terribilmente agitati. Camminavano veloci, ma attenti a non far rumore, mentre avanzavano in fila indiana. Il primo, un ragazzo alto e snello con lunghi capelli corvini che gli arrivavano alle spalle, dava istruzioni agli altri tre, controllando sistematicamente un foglio di pergamena, che molto probabilmente era una mappa.
Il secondo, un giovane biondino, basso e paffutello, ascoltava le parole del primo e controllava che gli altri due riuscissero a tenere il passo, ma con scarsi risultati.
Il terzo della fila, infatti, un ragazzo abbastanza alto con i capelli castani, aveva l’aria malaticcia e barcollava in modo del tutto anormale, come se avesse le vertigini.
Non riusciva a fare più di dieci passi che doveva fermarsi e poggiare la fronte sulla pietra fredda della parete, respirando profondamente. Sembrava sull’orlo dello svenimento e continui brividi percorrevano la sua schiena, facendolo sudare e impallidile.
Il quarto, un ragazzo magro e un po' dinoccolato, con dei capelli neri, corti ed arruffati, chiudeva la fila. Quest'ultimo portava con sè uno strano mantello argenteo e aveva l’aria molto preoccupata; stava attento ad ogni singola mossa del giovane davanti a lui e, ogni volta che quello si appoggiava al muro, gli asciugava la fronte con un fazzoletto, chiedendogli se fosse il caso che si sforzasse così tanto o se ce la facesse a reggersi in piedi da solo. La risposta era sempre un mugugno, che il ragazzo interpretava come un sì, ma la situazione lo preoccupava, dato che il suo compagno aveva questi strani comportamenti ogni mese. Lui li conosceva bene, ma nessuno, oltre al suo quartetto di amici ed agli insegnanti, doveva venire a conoscenza di questo segreto.
Il terzo ragazzo non c’è la fece più: le continue vertigini gli crearono un senso di nausea, che sfociò in un lungo conato di vomito.


- Accidenti! - esclamò l'ultimo della fila, rivolto al compagno davanti a lui. L’altro, troppo debole per rispondere, si accasciò a terra tremante e con la fronte imperlata di sudore.


- Codaliscia! - chiamò il ragazzo.


- Codaliscia! Peter… Dannazione, Peter, fermati! - ripeté.


- Ramoso, che-… Cavolo! - replicò il biondino, quando si girò a vedere perchè fosse stato chiamato.
La sua espressione, alla vista del giovane, si rivelò un misto tra lo spaventato e il disgustato. Rimase lì, rigido di fronte ai due, e si accorse che al ragazzo a terra stavano crescendo corti peli bruni sulle mani.


- Che diamine fai, Codaliscia?! Abbiamo un’emergenza, e tu dormi in piedi? Svegliati, fai qualcosa. Chiama Sirius!


- S-sì, vado… - disse quello, avendo visto un agitatissimo James sorreggere Remus per un braccio ed asciugargli la fronte con il fazzoletto, ormai grondante.
Stando attento a non far rumore, Peter raggiunse il primo ragazzo della fila, che, non essendosi accorto della situazione, continuava a camminare e ad impartire ordini ai presunti tre che lo seguivano.


- Felpato…


- …al corridoio del quarto piano Vitious sta dalla parte opposta alla nostra… possiamo scendere al terzo piano…


- Felpato, ti prego, ascoltami…


- Non ora, Codaliscia! La McGrannitt è ferma al centro del terzo piano, accanto alla nostra scalinata, non possiamo muov-… Insomma, Peter, che vuoi? - sbottò il ragazzo che, spazientito per i numerosi colpi sulla sua spalla, si girò verso il biondo.


- Ramoso si è dovuto fermare perché Lunastorta sta iniziando a trasformarsi, m-ma è debole e… e non riesce a camminare…


- Perché non me l'hai detto subito? - esclamò il moro, cominciando a correre verso gli altri due.


- Veramente io… Ah! Lasciamo perdere… - disse il piccoletto, vedendo che l’altro non lo ascoltava e, seguendolo per il corridoio, raggiunse i due.
La scena che si presentava ai loro occhi era peggiorata, rispetto a come l’aveva lasciata Peter. Gli splendidi occhi grigi di Remus, ora avevano un colore strano, tendente al giallo, e la sua pelle di stava riempiendo di corti peli scuri. Le orecchie rosee stavano cedendo il posto ad altre due, dall’aspetto più selvatico, mentre le unghie delle mani si trasformavano in piccoli artigli.


- Dannazione, si sta trasformando. - asserì Sirius rivolto a James e Peter.


- Ma va a rilento… La luna non è piena, credo che sia un “effetto collaterale” a nostro favore. - disse Peter. - Mi ricordo che una volta Remus mi disse che i Lupi Mannari si possono trasformare anche prima che la luna diventi piena, ma sono casi rarissimi, non se ne sentono molti.


- Ma che bello! Grazie per la spiegazione, ma francamente adesso non mi interessa. Dobbiamo portare Remus alla Stamberga Strillante, non ci rimane molto tempo.


- Hai ragione, James, ma come facciamo? I corridoi sono sorvegliati dai Prefetti e loro non sanno del problema di Lunastorta. - rispose Sirius, angosciato.


- Smaterializziamoci!- propose eccitato Peter.


- Cosa?


- Sì, abbiamo fatto i corsi, non dovrebbe essere difficile.


- Ti rendi conto delle idiozie che stai sparando? - rispose aspro James - Non ci si può Smaterializzare dentro Hogwarts.


- Già... Ma noi abbiamo il Mantello dell'Invisibilità! - intervenne nuovamente Peter, speranzoso.


- E mi spieghi come fanno quattro persone, tra le quali una è in evidente stato di trasformazione, a stare sotto un mantello che dovrebbe coprirne una sola?- ribattè James, acido.


- Hai ragione...


- Non ci rimane altro che proseguire così, senza farci vedere da nessuno.


- E se nascondessimo solo Lunastorta sotto il mantello?


- Rimarrebbe sempre il problema che noi saremmo visibili a tutti.- rispose angosciato Sirius alla terza proposta di Peter.


- Ma è un’ottima idea! Sei un grande, Codaliscia! Nascondiamo Remus sotto il Mantello, così non si accorgeranno del suo problema, e andiamo verso la Stamberga. Felpato, la mappa ce l’hai ancora tu?


- Naturalmente.


- Bene, aiutam-… Oh, porca miseria, Remus!


Il ragazzo era stato colto dall’ennesimo conato di vomito e, sfinito, si era accasciato a terra, al centro della pozzanghera. I tre, disgustati, sollevarono il ragazzo ma Sirius non resse e, correndo dietro ad un arazzo, imitò il suo amico, creando una nuova maleodorante chiazza densa. Pulitosi alla bell'e meglio con un pezzo di stoffa dell’arazzo (i personaggi raffigurati si lamentarono ed imprecarono contro il ragazzo) raggiunse gli altri due, che avevano coperto Remus con il Mantello.


- Diamine, un po' di dignità, Sirius! Ripulisci quello schifo e, già che ci sei, anche quelle di Remus. - disse James, nauseato, accennando alle tre sostanze liquide.


- Gratta e netta! - enunciò il moro, e le tre pozzanghere scomparvero, insieme all’odore acre che si era creato.


I quattro ripresero a camminare per i corridoi. Sirius continuava a guardare la mappa ed a dare le istruzioni, mentre James e Peter reggevano Remus, coperto dal Mantello dell’Invisibilità. Procedevano spediti e solo qualche volta si fermarono per aspettare che un Prefetto cambiasse direzione o per evitare di sbattere contro le armature.
Non era facile portare Remus. Il ragazzo barcollava, non riusciva a camminare e i due amici dovettero issarlo sulle spalle per poter proseguire. Arrivati al secondo piano, il giovane incominciò a gemere e lamentarsi, mentre la sua voce diveniva sempre più roca e disumana. I quattro si fermarono per vedere se fosse il caso di proseguire o di chiamare aiuto. Coraggiosamente Sirius si avvicinò al ragazzo, alzò il mantello e disse:-Remus?


Una potente zampata colpì in faccia il ragazzo, che volò attraverso il corridoio, fino a sbattere rovinosamente contro un’armatura, che cedette per la grande botta ricevuta.


- Felpato! - urlò Peter, correndo verso l’amico, accasciato a terra. James rimase paralizzato. Sirius era stato appena spazzato via come una foglia da quel qualcosa che stava sotto il suo Mantello.
L’enorme forza che aveva visto agire sul suo amico lo fece rabbrividire. Come poteva un ragazzo come Remus perdere completamente il controllo durante la trasformazione?
Un rumore di passi veloci lo riportò alla realtà. Qualcuno si stava dirigendo verso di loro. La sua ombra si intravedeva nel corridoio, mentre lo scalpiccio delle scarpe si faceva sempre più rapido. Dall’altra parte, Peter era sbiancato alla vista di chi stava per raggiungerli e rimase immobile fino a che non si affacciò lo sconosciuto.
Una folta chioma carminia era appena sbucata di fronte ai quattro ragazzi. Lily Evans, Prefetto dei Grifondoro, nonché unico grande amore di James, era rimasta allibita alla scena che le si presentava davanti.


- Che succede qui, Potter? Non sarà uno dei tuoi soliti giochi? - domandò sprezzante la ragazza al moro.


- No… beh… ecco, vedi noi stavamo… eh… facendo una passeggiata!- azzardò imbarazzato James.


- A quest’ora della notte? Conoscete bene le regole: è severamente vietato girare di notte per i corridoi. E… che cos’è successo qui?


La ragazza inizialmente non aveva notato che Sirius era sommerso dai rottami dell’armatura. Ora era sconvolta.


- Potter, dimmi che succede… PERCHE’ BLACK SI TROVA SOTTO UN’ARMATURA? - urlò Lily, confusa ed adirata.


- Evans, ti posso spiegare… cioè… no, non posso spiegartelo…


- COSA?Io sono un prefetto! Devi dirmi che cos’è successo qui!


- Calmati Evans. - intervenne Sirius, che si era ripreso dalla grande botta. - Non possiamo spiegartelo. Sarebbe troppo shockante per te.


- Forse voi non vi rendete conto che io posso farvi espellere…forse voi non vi rendete conto che io sono pericolosa!


- Ci stai forse minacciando, Evans? - chiese James perplesso.


- Forse voi non vi rendete conto in che situazione vi trovate. Sai cosa siete? Te lo devo proprio dire? Beh sì, te lo dico. Siete tre ragazzi impertinenti, che si credono al di sopra delle regole, che vanno in giro senza badare alla sorveglianza e, da quello che vedo, anche facendo a botte! – gridò la ragazza. Il viso rosso e le mani strette a pugno, adesso osservava i tre ragazzi con aria dura e severa. - Ma non vi rendete conto che, con il vostro comportamento, non pagate solo voi le conseguenze, ma l’intera casa dei Grifondoro? Siete veramente degli egocentrici e degli egoisti! - urlò - Non capisco perché dobbiate fare queste messinscene per farvi notare da tutta la scuola. E poi, Potter - la ragazza si rivolse al moro che le stava di fronte - non mi sarei mai aspettata da te un tale comportamento. Schiantare il tuo migliore amico, ti dovresti vergognare!


- Io non ho schiantato nessuno, Evans! Finiscila di dire scemenze!


- Smettila Ramoso, non la stare ad ascoltare. Forse non ti ricordi che dobbiamo portarlo fuori…


- Lo so Codaliscia, ma non possiamo farlo in sua presenza - rispose il moro, indicando la ragazza.


- Ma che t’importa! È un’emergenza! Dobbiamo portarlo alla Stamberga prima che faccia del male a qualcuno. - intervenne Sirius, che lentamente si stava alzando, sorretto da Peter.


- Hai ragione. Scusa Evans, ma dobbiamo andare. - disse James rivolto alla giovane.


- No, no, no. Voi non ve ne andrete senza avermi detto cosa state facendo.


- Evans, te lo abbiamo detto. È un’emergenza.- disse Peter scandendo perplesso le ultime parole. - per favore… non… non ci scocciar- il biondino si pentì subito delle parole che aveva cercato di dire, perché la ragazza che lo fronteggiava era diventata furiosa a quella presa di comando.


- ‘Non ci scocciare’ un corno! - urlò la rossa - Ora voi mi spiegate per filo e per segno quello che state facendo!


- EVANS STA ZITTA! - urlò Sirius, stanco delle pretese della ragazza. - VAI A FARE LA RONDA, QUI SEI SOLO UN IMPICCIO!
.

Lily rimase sbalordita a causa del tono severo estremamente severoe brusco del ragazzo: nessuno le aveva mai detto di stare zitta, tanto meno di andarsene.


- Come ti permetti di insultare un Prefetto, Black! Venti punti in meno a Grifondoro ed una punizione di due settimane per te, Minus e Potter.


- Al diavolo le tue stupide punizioni! Ramoso, Codaliscia, prendetelo e andiamo…


Ma Sirius non fece in tempo a finire la frase, che un lungo e cupo ululato risuonò per il corridoio.


- Cos’è stato? - domandò con un fil di voce Lily ai tre ragazzi. Loro non risposero. Si scambiarono uno sguardo spaventato e cominciarono a correre per le scale. James afferrò Lily per un braccio e la strattonò, dicendole - Corri, Evans!


- Ma cosa succede? Che cos’era quel verso? Potter, rispondimi!


- Ti ho detto CORRI!


La ragazza non ebbe neanche il tempo di ribattere, che un essere a quattro zampe balzò loro davanti, rendendo impossibile la fuga. La giovane strillò alla vista della bestia che le stava di fronte e. Un Lupo Mannaro le ringhiava contro. Le zampe lunghe e agili erano in posizione di attacco e dalle fauci colava un rivolo di bava, segno che l’essere era affamato e che la sua preda gli stava proprio davanti.
James spostò Lily dietro alla sua schiena per proteggerla, prese la bacchetta, la puntò contro la belva e urlò: - Remus, ascoltami… torna in te! Tu non sei così! Il tuo cuore è umano, Remus. Reagisci! Tu non sei un Lupo! Torna in te!


Ma sembrava che parlasse ad un muro. L’animale non desistette ed incominciò a ringhiare verso i due, avvicinandosi lentamente.


- Lily, quando dico “ora”, tu incomincia a correre e vai da qualche professore a chiedere aiuto. Io starò qui a distrarre il bestione.


- Cosa? Ma sei impazzito? No, io rimango qui ad aiutarti.


- Ti ho detto di andare!


- NO!


Non fecero in tempo a discutere oltre, che la bestia aveva preso a correre verso di loro. Tutto successe in un momento. Uno Schiantesimo colpì l’essere dietro la schiena, facendolo cadere a terra. In fondo al corridoio, dalla parte opposta rispetto ai due ragazzi, c’erano Sirius e Peter con le bacchette sfoderate.


- Meno male che vi siete ricordati di noi! - gridò James all’indirizzo dei due. - Evans, ora ci sono loro ad aiutarmi. Vai a chiamare qualcuno. ORA!


La ragazza non aspettò neanche un secondo e cominciò a correre velocemente. Disperata salì al quarto piano, dove sapeva benissimo di poter trovare qualcuno. La ragazza correva, le mancava il fiato, ma doveva assolutamente andare ad avvisare qualcuno. Trovò il professor Vitious e, in sua compagnia, la professoressa McGrannitt, mentre discutevano delle divise scolastiche, camminando per il corridoio. Quando raggiunse i due professori, Lily si accasciò a terra senza respiro ed incominciò a tremare.


- Cosa succede, signorina Evans? - chiese preoccupato il piccolo insegnante.
.

- Pericolo… io, Potter… Black… Minus… un Licantropo… al secondo piano… pericolo… io ho cercato aiuto… ho paura! - rivelò la ragazza, ansimando.


- Si calmi, Evans. - disse la McGrannitt alla ragazza. - Per tutti i Troll di montagna, com’è possibile? Mi porti da loro, il professor Vitious andrà a chiamare gli altri professori.


- Non possiamo chiamare anche il professor Silente?


- No, Evans. Al momento il Preside non è a scuola. Su, forza! Che fa ancora per terra?


La ragazza annuì, si alzò e condusse l’insegnante al secondo piano.
Arrivate sul luogo, rimasero di stucco alla scena che si presentava loro davanti. James lanciava Schiantesimi al Lupo Mannaro, mentre Minus giaceva a terra svenuto. Black non si vedeva più. Una finestra era stata rotta. A Lily veniva da urlare, ma, quando vide la McGrannit avanzare e sfoderare la bacchetta, si trattenne.


- Evans, mi venga ad aiutare!


- S-sì. - rispose la ragazza.


- Cerchi di non ferirlo! - gridò la professoressa alla rossa. Quella non capì il perché di quel comando, ma obbedì.
Le due donne si unirono al ragazzo, lanciando fatture, e la bestia era nervosa ed infastiditala ciò. L’animale, evitando gli ultimi incantesimi, corse verso la ragazza e le saltò addosso. Lily sentiva l’alito putrido della bestia sopra al viso e, quando la bestia aprì le fauci per morderla, strillò. Più reattivi e con i riflessi pronti, James e la professoressa scagliarono due Schiantesimi, mandando l’animale oltre la ragazza. Lily rimase paralizzata a terra, lo shock di essersi ritrovata un Lupo Mannaro addosso la scosse molto. James corse subito verso la ragazza e la fece mettere seduta, mentre la professoressa controllava il corridoio.


- Lily, come ti senti? – chiese. Lei guardò il ragazzo negli occhi.


-Come vuoi che mi senta, Potter! - rispose. James strabuzzò gli occhi, come poteva una ragazza essere così acida anche dopo uno shock del genere?
Nel frattempo un gruppo di professori, capitanati da Lumacorno, correva verso di loro.


- Minerva, cos’è successo? - domandò il professore, allarmato.


- Un Licantropo. - rispose lei ed indicò con il dito l’animale, steso sul pavimento.


- Vuoi dire “quel Licantropo”? - squittì Vitious.


- Sì. - rispose secco James, che intando stava aiutando Lily ad alzarsi.


- Cosa le è successo? - domandò Lumacorno ancora più preoccupato, alla vista della ragazza un po’ pallida.


- Il Lupo Mannaro ha cercato di attaccarla, ma siamo intervenuti appena in tempo per evitare il peggio. - rispose la McGrannitt con calma.


- Deve essere stato terribile… - mormorò il piccolo professore, guardando ancora la ragazza,che adesso aveva uno sguardo vuoto e fissava un punto impreciso.


- Signorina Evans, come va? - chiese il grasso professore di Pozioni.
Lily alzò gli occhi per rispondere al docente, ma quello che vide la scosse ancora di più di quanto non fosse già, facendole emettere un potente urlo spacca timpani. Di fronte a lei il Lupo Mannaro si stava rialzando. I professori scattarono e sfoderarono le bacchette, pronti a sferrare un attacco nel caso la bestia si fosse avvicinata troppo.
Il Licantropo, stordito, scosse qualche volta il capo e, resosi conto della situazione, si girò lentamente ed incominciò a ringhiare in direzione di James e Lily.


- Alla faccia del coraggio. - commentò James, rivolto a Lily, mentre lei indietreggiava verso il gruppo di professori borbottando strane parole. Al ragazzo parve di capire qualcosa come “paura”, “non immaginavo” e “Licantropo”.
La bestia prese ad avanzare mostrando i denti. I professori, preoccupati, iniziarono a scagliare maledizioni, ma la belva, reduce dall’esperienza iniziale, le evitò tutte e tornò alla sua posizione, al centro del corridoio.


- Non lanciate attacchi violenti! - avvisò la Mc Grannith - Sapete tutti il perché! Cerchiamo di portarlo verso l’uscita!


Lentamente James incominciò ad avvicinarsi alla bestia. Avanzava un passo alla volta, facendo attenzione alla reazione della creatura; si avvicinava sempre più, la mano saldamente attaccata alla bacchetta, il cuore a mille e le gambe tremolanti.


- Che cos’ha intenzione di fare? - chiese preoccupato Vitious agli altri.


- Potter, ritorni qui immediatamente! - ordinò Lumacorno cessando il lancio delle maledizioni. Ma il ragazzo non ascoltò.
Una volta arrivato al limite della distanza di sicurezza, alzò la mano libera e disse - Remus? Mi senti?


La sola risposta che ricevette fu un forte ruggito e un attacco imprevisto. Il Licantropo stava per affondare i denti nella carne del giovane, quando un ululato si diffuse per il corridoio. Dietro ad una statua era apparso un cane nero.


- Sirius... - sussurrò James.


- UN GRAMO! - urlò la professoressa di Divinazione, svenendo. Lumacorno la afferrò subito, prima che cadesse a terra, ma rimase totalmente spiazzato dalla reazione della bestia. Il Lupo Mannaro si era fermato al suono di quel verso. Il cane ululò ancora e la belva, attratta dal richiamo, la raggiunse. Un secondo dopo, le due bestie scomparvero ed uscirono insieme dal castello.


- Potter, che cavolo ti era saltato in mente! - disse la McGrannitt, tirando uno schiaffo sulla nuca del ragazzo.


- AHIA!


- Non le permetterò più di fare cose del genere! Stavo per avere un infarto…


- Su, Minerva. - squittì Vitious. - Si è risolto tutto. Non c’è bisogno di preoccuparsi, anche se mi chiedo come ha fatto quel cane ad entrare nel castello…


- Non credete che dovremmo andare a cercare quelle due bestie? - domandò Lumacorno.


- NO!


- Cosa, Potter?


- Cioè… non credo sia una buona idea… beh… a meno che non vogliate farvi aggredire…


- Mmm, forse ha ragione, Potter, ma andrò lo stesso a vedere da dove può essere entrato quel cane. Chiederò a Mastro Gazza…


La folla dei professori incominciò a sciamare. Tra chi andava in infermeria per portare la povera professoressa svenuta, e chi tornava nei rispettivi posti di ronda, nel corridoio rimasero in cinque, contando Peter, che era svenuto.
La McGrannitt prese in disparte James, lasciando Lily con il professor Vitious. Lo condusse in un’aula vuota e lo fece sedere.


- Come è venuto a conoscenza del segreto del signor Lupin? - chiese, senza esitare.


- Beh… la scusa della madre malata non reggeva molto… così abbiamo iniziato a studiare le sue mosse e un giorno gli abbiamo chiesto se era un Licantropo, e lui ci ha risposto di sì.


- Quando dice “ abbiamo studiato”, mette in mezzo anche Black, Minus e Evans?


- No, solo Black e Minus.


La professoressa rimase silenziosa per un pò. Aveva l’aria pensierosa e il suo sguardo era vacuo e assente.


- Da quando sapete questo segreto? - chiese titubante.


- Due anni.


- Chi lo sa oltre a voi tre nella scuola?


- Penso nessuno.


- Come sarebbe a dire “penso”?


- Può darsi che qualcun altro ha fatto le stesse ricerche, o abbia ascoltato qualche nostra conversazione, però sono solo supposizioni.


- Va bene. Credo che dovremmo modificare la mente della signorina Evans. In fondo lei non sapeva del povero Lupin.


- Sono d’accordo con lei, però lasci fare a me l’incantesimo.


- No, Potter. Non è in grado. - scattò la professoressa.


- Lei crede?


- Quante volte ha usato l’Incantesimo di Memoria? - chiese, dubbiosa.


- Molte.


- Dove?


- La maggior parte delle volte in Sala Comune.


- E le è sempre riuscito?


- Sì.


- Perché?


- Eh… Perché cosa?


- Perché ha usato questo incantesimo, fa solo il quinto e gli Incantesimi di Memoria sono molto difficili da usare. Deduco che ha fatto uso per scopi extra scolastici.


- Ehm… veramente… solamente perché… perché gli altri sentivano cose che non dovevano sentire… intendo dire quelli che stavano nella Sala Comune, come per esempio l’anormalità di Lupin.


- Va bene, Potter. - disse la professoressa non prima di rifilargli un’occhiata severa e arricciare le labbra sottili. - Mi fido di lei. Un solo errore e la espello.


- Ok.


I due uscirono dall’aula e si diressero verso Lily e Vitious.


- Bene. Potter, lei condurrà la signorina Evans alla torre dei Grifondoro. Io e il professor Vitious andremo in infermeria a portare Minus. A proposito… dov’è andato a finire il signor Black? Perché era qui con lei, vero Potter?


- Beh, - rispose James con voce tremolante. - Credo che… sia andato… in … ehm… in … in dormitorio!


- Sei sicuro?


- No… cioè sì!


- Va bene. - borbottò incerta la donna. - Non voglio vedervi in giro.


Il gruppo si sciolse. James, insieme a Lily, si incamminò verso la torre.
La McGrannitt li guardò allontanarsi.


- Non mi convince… mi sa che ci ha raccontato una bugia. - sussurrò la donna a Vitious.


- Cosa vuoi fare. Non avrai per caso in mente di somministrargli il Veritaserum?


- No… non sono capace di compiere un’azione così losca. Per adesso lascerò perdere.









* * *










Una volta giunti davanti al quadro della Signora Grassa, pronunciando: - Cuor di Leone! - James fece apparire il cunicolo dietro al dipinto.
Lentamente fece salire la ragazza e lui la seguì. Una volta dentro la Sala Comune, James fece sedere Lily su un divano e le chiese: - Come stai?


- Male. - rispose la ragazza puntando i suoi occhi sul giovane.


- Immagino sia per il fatto del Licantropo.


- In parte.


Ci fu un attimo di silenzio durante il quale i ragazzi, imbarazzati, non proferirono parola e fissarono le proprie scarpe. James, dopo aver preso un po' di fiato mise coraggiosamente una mano sulla spalla della ragazza e le chiese: - Ti andrebbe di sfogarti?


Non fece in tempo a finire la frase che la giovane incominciò a buttare un fiume di parole incomprensibili.


- James io non sapevo che Remus fosse così. Oddio perché non me lo ha detto mai! Non capisco il motivo, eppure io non avrei raccontato niente a nessuno, insomma, un Licantropo, non è una cosa che si sente tutti i giorni. Devo trovare un modo per aiutarlo, ma cosa? Devo fare qualche ricerca, devo andare alla Biblioteca, ci sarà una cura. Povero Remus, ma come fa a convivere con questa “malattia!” - disse tutta di un fiato.


- Hei frena! - disse James alla ragazza - Innanzi tutto, come sai di Remus?


- Tu lo hai chiamato così…


- Oh, è vero.


Lily continuava a dire cose senza senso, mentre con una mano stringeva un lembo della sua gonna. Non badava più all’odio che provava verso il ragazzo: adesso le serviva solo una spalla su cui sfogarsi e James era stato tanto gentile ad offriglierne una...
Ad ogni respiro per riprendere fiato, sentiva l’odore del ragazzo penetrarle nei polmoni. In quel momento le infondeva sicurezza ed appoggio. Rimase lì immobile, oramai senza più parole.
Dopo un periodo di tempo indeterminato, Lily alzò il viso e, sospirando, ebbe il coraggio di fare una domanda al giovane.


- James? - chiese - Tu sapevi di Remus da… da molto tempo?


- No, l’ho scoperto due anni fa.


- Immagino che sia stato uno shock per te sapere che uno dei tuoi migliori amici si trasformasse ogni mese in una belva.


- Beh, in effetti, mi sono trovato alquanto sconvolto quando ho scoperto questa cosa, però non me ne è importato niente. Non ho creduto che un’amicizia bella come la nostra dovesse finire in quel modo, così ho lasciato perdere le paure ed i luoghi comuni, e sono rimasto vicino a Remus… naturalmente hanno fatto la stessa scelta sia Sirius che Peter.


Lily era impressionata: non si aspettava che un presuntuoso come James avesse un’anima così nobile. I continui scherzi che le faceva erano davvero infantili, e poi quell’aria da divo che esibiva ogni volta che passava davanti ad un gruppo di ragazze, le faceva sempre saltare i nervi. Tutti lo consideravano brillante, intelligente e furbo; era capace di conquistarsi la stima totale della popolazione studentesca solamente con il fatto che era il Cercatore della squadra di Quiddich di Grifondoro, per non parlare degli ottimi risultati che aveva a scuola, ma adesso aveva chiara nella mente un’immagine del ragazzo completamente diversa da quella che cercava di ricordare. Il coraggio ad affrontare il Licantropo, il cuore nobile di fronte ai problemi degli altri: non immaginava che James fosse così.
Sentendosi in colpa per tutte le punizioni e per le grandi litigate in Sala Comune, Lily strinse con maggior forza la presa alla gonna e arrossendo disse - Scusa.


- Cosa?


- Ho detto sc… sc… scusa.


- Ma perché?


- Mi sento in colpa. - ammise la ragazza.


- In colpa per cosa? Non mi hai fatto niente, tranne che darmi l’ennesima punizione stasera. - scherzò James.


- Ecco vedi? - disse lei allargando le braccia - Io ti ho trattato sempre male, ti ho messo troppe volte in punizione solo perché mi chiedevi di uscire o per colpa del mio maledetto ego. Mi sento un grande peso al cuore, tu sei così… così… buono! Mi hai sempre sopportato e io non ho fatto niente per farmi perdonare. Mi dispiace James, mi dispiace davvero tanto. Ti prego, perdonami!


- Perdonare per cosa? - chiese dubbioso, con una punta di ilarità.


- Adesso fai pure il tordo? Ti ho trattato sempre come un cane rognoso, e mi vieni a chiedere anche per cosa?


- Beh, almeno avevo la certezza che in qualche modo esistevo nel tuo mondo perfetto.


Lily non parlò. Quella frase l’aveva spiazzata. Se prima si sentiva in colpa per averlo trattato male, ora aveva anche un gran peso sulla coscienza. Si sentiva una stupida, non era da lei comportarsi in quel modo. E allora perché lo aveva fatto? Qual’era il motivo delle numerose volte che lo aveva messo in castigo? Perché si arrabbiava ogni volta che le chiedeva di uscire? Perchè odiava le sue messinscene nella Sala Comune? Perché non poteva vederlo, quando passeggiava con i suoi amici ammiccando a tutte quelle che incontrava? Perché era pazzamente gelosa, quando qualche ragazza si avvicinava per salutarlo? Perché le veniva voglia di tirare un pugno a tutte quelle che lo mangiavano con gli occhi? Perché se n’era innamorata. Era questa la verità: lei era perdutamente innamorata di James e non poteva fare niente per contrastare questo sentimento. Lily Evans, soprannominata la “Prefetta Perfetta”, era cotta di James Potter, “l’asso del Quiddich dei Grifondoro”. Questo sarebbe stato il titolo perfetto per la prima pagina del giornalino della scuola, se ce ne fosse stato uno.


- Lily…


La ragazza si riscosse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi di James, che la fissavano intensamente.


- Forse è meglio se vai a dormire, non stai molto bene.


- C-certo, hai ragione.- rispose con un fil di voce.


I due si alzarono dalla poltrona e si avviarono verso i dormitori, dalle parti opposte della stanza. Lily non ancora riusciva a credere a quello che aveva scoperto. Com’era possibile che non si fosse accorta prima di quello che provava? Lentamente si girò verso il dormitorio maschile e, con suo grande stupore, vide James appoggiato alla porta che la guardava divertito.


- Perché sei ancora lì?- chiese.


- Volevo avere la certezza che saresti entrata nel dormitorio, invece di scendere a fare la ronda.


- Credevi veramente che dopo quello che è successo questa notte sarei andata a fare la guardia?


- Sì. - rispose secco James.


Lily abbassò lo sguardo e arrossì. In effetti, era proprio quello che avrebbe fatto se non avesse avuto una fifa tremenda di incontrare il Licantropo. Lentamente tornò a guardare James e sorrise.


- Allora io vado in dormitorio. - sussurrò la ragazza, imbarazzata.


- Bene.


- Ehm… Buonanotte, James.


- Buonanotte, Lily.


La giovane aprì la porta e rivolse un altro sorriso al ragazzo, prima di entrare.
James levò la bacchetta in direzione di Lily e mormorò: “Oblivion” appena in tempo, prima che la giovane chiudesse la porta. Il ragazzo osservò le due ante di legno di ciliegio, pensando a quello che era accaduto quella sera. Era stata la prima volta che Lily gli rivolgeva un sorriso, ed era stato bellissimo. Vedere il suo viso sereno, le guance rosse per l’imbarazzo, i suoi occhi non più socchiusi per la rabbia, ma aperti e sorridenti era stato qualcosa di indescrivibile. Ma aveva dovuto farlo. Non poteva tradire un amico per una donna. Anche se era “quella” donna.
“Ci saranno altre occasioni” pensò tra sè.
Sconsolato ed un po’ amareggiato, il giovane aprì il portone ed entrò nel vano, salì fino alla sua stanza, che lui sapeva essere vuota, e si preparò per andare a dormire, convinto che non avrebbe preso sonno nemmeno con una super-pozione preparata da Lumacorno.









* * *









- Insomma, mi stai dicendo che tu e la Evans siete stati il sala Comune, completamente da soli, a parlare e tu non hai colto l’occasione per provarci? - fece Sirius, inghiottendo una generosa dose di porridge.


- No. - rispose amaramente James, che giocherellava con la forchetta e la sua fetta di bacon.


- Incredibile… non ti riconosco più. Dov’è il James che conosco io? Dove lo hai messo? Sei un sosia, vero?- disse abbassandosi sotto al tavolo come se stesse vedendo se c’era qualcun altro - Sei sotto l’effetto della Maledizione Imperius? - questa volta diede uno sguardo per tutta la sala Grande - Perché il mio amico non avrebbe reagito così.


- Sirius… l’ho fatto solo per salvare la pelle a Remus, lo capisci o no? Ti immagini cosa sarebbe successo se la Evans fosse venuta a conoscenza del segreto di Lunastorta? Lo so che stiamo parlando di quella donna, ma non tradirei mai la fiducia di un amico per questo.


- Grazie, James. - mormorò Remus, alzando il viso dal suo piatto di uova strapazzate e rivolgendo all’amico un sorriso radioso.


- Era un mio dovere. - rispose il giovane restituendo il sorriso.


- Ma ditemi, - continuò. - Come siete riusciti ad entrare senza che nessuno se ne accorgesse? O, per meglio dire, come hai fatto, Felpato, a non farti vedere dai professori? Perché Lunastorta è giustificato, ma tu no...


- Ehi, dovresti conoscermi!


Dopo quello che è successo ieri, credo di non conoscere neanche me stesso! - disse sarcastico il moro - Allora?


- Beh, sai, quando ieri notte sono intervenuto per portare Remus fuori dal castello, mi è venuto in mente di prendere anche il mantello, sì insomma, per sicurezza. E ho fatto bene. Questa mattina abbiamo trovato Gazza e Lumacorno al portone, mezzi insonnoliti, che perlustravano tutto il giardino. Penso che stessero cercando me… così ho messo il mantello e sono rientrato. Dovevi vedere le loro facce! Avevano delle occhiaie che gli toccavano i piedi!


- Allora come si spiega quel livido sul braccio?


- Eh… Sono inciampato per le scale…


James e Remus incominciarono a ridere senza pietà del loro amico, mentre Sirius, imbarazzato, urlava: - Cosa avete da ridere? Vorrei vedere te, cornuto di un Ramoso, a salire i gradini del dormitorio congelato e pieno di sonno!


- La prossima volta che ti capita di fare una caduta bella come questa, mi potresti fare un fischio? Non ho nessuna intenzione di perdermi la scena, Black! - lo schernì una voce femminile.


Dall’altra parte del tavolo si era seduta Lily insieme a due sue amiche, i capelli stretti in una coda di cavallo e la spilla da Prefetto che brillava hai raggi del sole. Con quella battuta, la ragazza era riuscita a scatenare il risolino frenetico delle sue compagne.


- Evans, mi stai forse offendendo?


- No, Black. Ci ha già pensato Madre Natura.


Il tavolo dei Grifondoro scoppiò in una risata generale, mentre Sirius prendeva mentalmente nota che l’avrebbe fatta pagare cara a quella ragazza per l’insulto.
James intanto rifletteva. Solo ieri sera era su un divano nella Sala Comune abbracciato a Lily e ora lei se ne stava la con le sue amiche a chiacchierare del più e del meno, ignorandolo completamente. Dall’altra parte della Sala Grande c’era la professoressa McGrannitt che lo guardava male. Aveva un’aria decisamente preoccupata e agitava la forchetta per scaricare la tensione. Ad un certo punto, James vide la docente agitare le mani e fare dei segni. Indicava Lily, muoveva la bacchetta in modo casuale e indirizzava questa sempre alla giovane. Ma James non capiva, e di rimando faceva dei segni inconsulti ed alzava le spalle.


- Ramoso, credo che la professoressa ti stia chiedendo se hai fatto l’Incantesimo di Memoria alla Evans.


- Tu dici, Remus? Pensavo che mi stesse chiedendo di affatturarla.


- No, decisamente, non credo che abbia tanta voglia di perdere una delle sue migliori allieve.


- Gia…


James rispose “sì” alla professoressa, con un cenno del capo.


- Perché mi guarda ancora male? - chiese il ragazzo perplesso e intimorito ai suoi due amici.


- Credo che voglia le prove… La sta indicando ancora. - rispose Sirius serio.
James si alzò dal tavolo e, aggiustatosi alla bell'e meglio la divisa, si sedette affianco a Lily ed appoggiò la schiena ed i gomiti al tavolo, incrociando le gambe. Non fece neanche in tempo di sfoderare il suo sorriso da predatore, che la ragazza scattò dicendo: - No, Potter.


- Ehi, non ho detto ancora niente! - rispose il giovane offeso.


- Già immagino quello che vuoi dirmi.


- Wow! Ho scoperto il nuovo talento di Lily Evans. Sei diventata una Legimens, per caso?


- No, ma non serve molto per capire quello che mi vuoi chiedere.


- E allora dai, esponimi quello che ti avrei chiesto, se tu non fossi intervenuta.


Lily si schiarì la voce e cercò di imitare il tono di James: - Ehm… Carissima Evans, stavo pensando... sabato c’è l’uscita a Hogsmeade e mi chiedevo se tu volessi venire con me…
- Sbagliato! - disse allegro il ragazzo. Lily rimase di sasso.


- Ti volevo chiedere… per caso tu, ieri notte, eri a fare la ronda?


- Sì… ma perché me lo chiedi?


- E, per caso - continuò lui senza badare alla domanda. - E' successo qualcosa di strano?


- No… sono stata sempre in giro per i corridoi, però no… non è successo niente.


- Ok! Grazie per la tua pazienza, Evans, sei stata davvero gentilissima.


Detto questo, James si alzò, diede un buffetto alla ragazza e si diresse verso i suoi amici. Quando si sedette, i due compagni si strinsero a lui e chiesero insieme: - Com’è andata?


- Benissimo! - rispose. Intanto formò con le dita un “ok” e chiamò la professoressa per confermare la riuscita dell’incantesimo.


- Bene, - disse poi. - Che ne dite se prima di andare a lezione, vediamo come sta Peter in infermeria?


- Credi che Madama Chips ci farà entrare a quest’ora?


- No, ma noi lo faremo lo stesso. Siamo o non siamo i “Malandrini”?


I tre si scambiarono uno sguardo complice. Non ci fu bisogno nemmeno di una parola in più. Si alzarono insieme dalle sedie, presero le borse e si incamminarono verso il portone. Arrivati alla soglia, Sirius si fermò di colpo: il suo sguardo da Malandrino era fisso sulla schiena di Lily.


- Aspettate un attimo. - disse agli altri due. Si appoggiò al grande portone di legno e, con la bacchetta levata, sussurrò. “Diffindo” in direzione della gonna della ragazza.


- Andiamo. - aggiunse poi.


- Che cosa hai fatto? - chiese Remus a Sirius. Ma non fece neanche in tempo a finire la frase che dalla Sala Grande si levò una gran risata generale e il delicato urlo di Lily: - BLACK! IO TI UCCIDO!


I tre, scossi dalle risate, presero a correre, immaginando la scena della ragazza infuriata, con la gonna a pezzi.







Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.